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Radiohead: altro che flop

03 Dic

Quando hai finito di registrare un disco, se vuoi farlo arrivare subito all’ascoltatore, non hai altro mezzo che la rete.
Thom Yorke, Radiohead

Mi sembra una sintesi efficace del nuovo corso commerciale dei Radiohead: prima hanno messo in vendita il loro nuovo album online e a prezzo libero (ossia scelto dagli utenti). Iniziativa non originale, ma decisamente una novità per una band della loro notorietà e visibilità commerciale. Poi sono stati accusati – a torto – di aver messo in piedi un’iniziativa fallimentare, perché secondo un’indagine di comScore il 62% degli utenti che ha scaricato l’album non ha pagato nulla (e buona parte della stampa si è infilata dietro questa interpretazione, assolutamente monca). Ora, dati alla mano, parlano loro:

“…non è vera la notizia secondo la quale il 70% non ha pagato (…) I dati li conosciamo solo noi. La prima settimana ci sono stati 1,2 milioni di download, a una media di 6 euro ognuno (circa il 50% ha pagato zero). Hanno detto che è stata una scelta radicale, ma date le circostanze era l’unica possibile. Quando hai finito di registrare un disco, se vuoi farlo arrivare subito all’ascoltatore, non hai altro mezzo che la rete. È un esperimento che i Radiohead si sono trovati in condizione di fare per una serie di circostanze fortunate. Tre in particolare: la scadenza del contratto discografico, il privilegio di avere uno zoccolo duro che li conosce e li apprezza, il fatto che la maggior parte dei loro fan ha familiarità con Internet”.

L’idea di vendere il nuovo album online e in modo indipendente da qualunque logica commerciale aveva uno scopo:

“Dimostrare che non c’è bisogno di tutte queste infrastrutture per far arrivare la musica alla gente. Il processo industriale serve solo a sottrarre guadagni agli artisti e a rendere il disco sempre più costoso”.

Chi si è fermato alla notizia – non completamente vera – che il 60-70% degli utenti che hanno scaricato l’album In Rainbows non ha pagato un centesimo non ha tenuto conto che l’iniziativa dei Radiohead non può essere confrontata con la tradizionale commercializzazione di un disco e quindi il risultato conseguito non può assolutamente essere misurato con i canoni tradizionali: tra i milioni di downloader c’è molta gente che, non conoscendo la band, ha provato a scaricarne l’album per sentire se valeva la pena di essere acquistato. Molti hanno fatto come un lettore (Andrea D.C., citato con il suo permesso) che mi ha scritto: “ho scaricato In Rainbows due volte: la prima volta non ho pagato niente, ho voluto sentirlo come una demo o una ‘evaluation copy’. L’album mi e’ piaciuto e mi sono sentito un po’ in colpa, e allora l’ho riscaricato per 4 sterline”.

Una media di 6 euro ad album su 1,2 milioni di download significa 7,2 milioni di euro. Se vi sembra un risultato fallimentare…

 
3 commenti

Pubblicato da su 3 dicembre 2007 in media, news

 

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3 risposte a “Radiohead: altro che flop

  1. Bloom

    3 dicembre 2007 at 22:44

    E’ miope chi ha visto un flop in questa idea dei RadioHead. I numeri hanno dato ragione a loro e presto anche altri big si organizzeranno…Madonna, Oasis e 9 inch nails hanno gia’ detto che faranno la stessa cosa.
    Le major discografiche non possono ignorare questa novita’ commerciale. I Radiohead hanno avuto successo, come potrebbero non averlo anche gli altri big???

     
  2. MFP

    5 dicembre 2007 at 13:32

    Sono completamene d’accordo con te. D’altronde le cifre parlano da sole. Ed era cio’ che in molti speravano che non accadesse…
    Comunque vada a finire per i Radioheads (secondo me alla fine avranno incassato l’80% in meno della media dei loro album), e’ una vittoria per gli autori.

     
 
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