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La giornata del silenzio fa rumore

07 Lug

Filippo Facci ha dedicato un editoriale alla giornata di silenzio dei blog organizzata per protestare contro i contenuti del ddl intercettazioni che coinvolgono i “siti informatici” (sigh) e promuovere la libertà di espressione e informazione, che va salvaguardata anche – ma non solo – su Internet.

Il tenore dell’editoriale di Facci è intuibile dal titolo “Decreto Alfano: chissenefrega dello sciopero dei blogger”. La visione proposta su questo tema, francamente, sembra piuttosto semplicistica, ad esempio laddove considera che i blogger o sono ragazzini o sono ragazzini dentro, spesso scelgono di non filtrare nulla e di non moderare il proprio blog e di fottersene insomma del codice civile e penale che riguarda quella retroguardia che è il resto del mondo, generalizzando in modo non pienamente realistico, a mio parere.

Mi spiego: è oggettivamente doveroso che, nel pubblicare un testo su Internet, l’autore si debba assumere la piena responsabilità di ciò che ha scritto e sia obbligato a rimuovere o correggere ciò che non risponde a verità. Ma il problema di fondo, almeno dal mio punto di vista (e credo anche di chi ha organizzato la protesta), non è il mantenimento della Rete in una condizione di zona franca e di sicura impunità: il ddl Alfano contiene una norma che, per come è stata scritta dal legislatore, pone tutti i siti web allo stesso livello di oneri e responsabilità a cui sono soggette le testate giornalistiche regolarmente registrate.

L’obbligo di rettifica di un testo non veritiero è indubbiamente da mantenere, ma le regole fissate nel decreto rendono possibile l’eventualità – ad esempio – che un cittadino, nella limitata visibilità del proprio sito amatoriale, sia colpito da una sanzione di oltre 12mila euro per aver scritto nel proprio blog un testo contenente un’inesattezza o una critica mossa nei confronti di un’altra persona, al pari di una testata di rilevanza (e mole di lettori) nazionale.

Inoltre, non riesco a cogliere la pertinenza di un’altra questione evidenziata nell’editoriale di Filippo Facci: l’anonimato dietro il quale milioni di cuor di leoni abitualmente lanciano sassate e nascondono la tastiera. In teoria non dovrebbe essere così già ora: le leggi sulla diffamazione infatti già riguarderebbero anche loro, dovrebbero rispondere cioè di insulti e falsità come chiunque altro. Esatto. Ma in questa considerazione si dimentica che la giornata di silenzio dei blog è stata organizzata e sposata da persone che si sono presentate con tanto di url, nome e cognome. E quindi, come il ddl Alfano mette sullo stesso piano entità diverse, così anche l’articolo scritto da Facci contiene un’equiparazione non congrua: quella fra chi espone il proprio pensiero presentandosi con la propria identità, e chi lo fa in modo anonimo.

In effetti, una considerazione poteva essere legittimamente formulata, in merito alla giornata del silenzio: essendo partita dai blogger, come ha osservato Dario Salvelli, corre effettivamente il rischio di essere percepita – in modo fuorviante – come un’iniziativa tesa alla salvaguardia dei diritti di un determinato gruppo di persone (i blogger, appunto), e non finalizzata a porre l’attenzione sui contenuti (anche sanzionatori) di un provvedimento nato per regolamentare le intercettazioni. Anzi, viste le reazioni direi che ormai il rischio si è concretizzato.

Per questo motivo credo che tutte le iniziative (più o meno efficaci) promosse finora possono contribuire al raggiungimento di un buon risultato: dall’ordine del giorno parlamentare proposto dall’onorevole Palmieri e dal senatore Malan, alla strada dell’emendamento, fino alla giornata di silenzio dei blogger. Se poi quest’ultima iniziativa dovesse essere revocata per il conseguimento del risultato auspicato da tutti, tanto meglio.

 
1 Commento

Pubblicato da su 7 luglio 2009 in news

 

Una risposta a “La giornata del silenzio fa rumore

  1. Ferd

    7 luglio 2009 at 15:26

    Beh… pero’ invece di quel titolo, potevi anche usarne uno piu’ ironico. Io avrei scritto “Ma ci Facci il piacere…”

     
 
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