Come si lancia una campagna pubblicitaria efficace in modo da farla diventare virale? Ad esempio si crea un sito web ad hoc che pubblicizza un nuovo soft drink, con una bacheca in cui tutti possono scrivere ciò che vogliono, senza moderazione e quindi senza alcun tipo di filtro (unici paletti: un messaggio non più lungo di 80 caratteri, ossia mezzo SMS, ed essere utenti di Facebook , affinché si possa essere tracciati attraverso il profilo mantenuto sul social network). Da notare che nella homepage campeggia un conto alla rovescia che scade esattamente il primo aprile…
Il rischio che i contenuti prendano una deriva becera è certo. Ma mentre molti si chiedono se il committente ci è o ci fa (la campagna è sfuggita di mano, o è stata appositamente concepita per renderla roboante e farne parlare il più possibile?) e altri si chiedono se sia tutto un pesce d’aprile (sì, non può che esserlo), la piattaforma continua imperterrita a raccogliere informazioni sugli utenti che ci cascano sentendosi liberi di scrivere ciò che più piace loro…
Facebook ha avviato in questi giorni la pubblicazione dei premium video ads, brevi spot pubblicitari che, almeno per il momento, vengono trasmessi senza audio e fino ad un massimo giornaliero di tre video per ogni utente. L’approccio di questo servizio è decisamente televisivo , ma soprattutto mirato: forte delle proprie potenzialità di profilazione degli utenti, il social network è in grado di proporre agli utenti questi spot con la stessa precisione dei box o banner pubblicitari.
Dal punto di vista pubblicitario, quindi, il valore aggiunto di queste inserzioni è molto elevato. Non a caso – spiegaBloomberg – il servizio viene offerto agli inserzionisti ad una tariffa giornaliera che può andare dal milione ai 2,5 milioni di dollari.
Siete utenti di Google Plus? Avete ricevuto l’entusiasmante notizia sulla possibilità di avere l’URL personalizzato per il vostro account? Avete letto i termini di utilizzo di questa novità? Soprattutto sulla sua insindacabile precarietà e sul fatto che oggi è a costo zero, ma un giorno potrebbe diventare a pagamento?
Ma quando siete su Facebook e venite indotti (su invito di amici, ma soprattutto per curiosità) ad utilizzare un’applicazione che si chiama “Chi ha visionato il tuo profilo?”, dopo aver letto una simile serie di richieste di consenso (incluso quello alla ricezione di spam), per quale irrazionale motivo dovreste cliccare su consenti?
Per quale brama di audience varrebbe la pena cedere all’illusione di scoprire chi ha dato un’occhiata al vostro profilo?
Da quando i messaggi di Facebook sono diventati a tutti gli effetti messaggi di posta elettronica (da fine 2010 chiunque può spedire messaggi a tali indirizzi), non c’è da stupirsi se nelle mailbox Facebook.com arriva spam, phishing e quant’altro rappresenti posta indesiderata.
Ricevete roba simile? Prima di cedere a qualsiasi tentazione, segnalatela.
Anche Facebook lancia la sua operazione trasparenza e pubblica le richieste ricevute dagli enti governativi sui dati degli utenti. Ne parla Colin Stretch – general consuel del social network – illustrando il Global Government Report che evidenzia, per l’italia, 1705 richieste su 2.306 utenti.
Biz Stone, co-fondatore di Twitter, suggerisce a Facebook di introdurre una tariffa mensile per offrire agli utenti un servizio premium senza pubblicità, per migliorare la user experience.
Dubito che il team di Facebook raccolga il suggerimento (con la pubblicità mirata si fanno molti più dollaroni).
Ma non escludo che nei prossimi giorni, sulla base di questa notizia, la catena-bufala su “Facebook che diventa a pagamento” possa prendere nuovo vigore.
Io non so se – nell’era dei social network – il consenso si misura con i Like (o “mi piace”), ma mi limito ad osservare che la querelle a cui molti di noi hanno assistito ieri tra Massimo Russo (che da qualche settimana è il nuovo direttore di Wired Italia) e Riccardo Luna (che ha occupato quella stessa poltrona fino a due anni fa) ne ha mossi parecchi: the day after, alle ore 8, la lettera aperta scritta da Russo a Luna ha superato i 1.500 like, la risposta di Luna a Russo ne conta circa 340.
Considerando la visibilità e notorietà dei due personaggi, mi sembra un risultato sorprendente.
L’intenzione di Facebook di acquistare Waze (notizia diffusa dalla testata israeliana Calcalist) suscita interesse e curiosità. Per chi non lo conoscesse, Waze è una soluzione di social traffic and navigation che integra un servizio di navigazione con le informazioni sul traffico (inclusi incidenti, posti di blocco e rallentamenti di varia natura) fornite dalla community di utenti.
Al momento gli utenti attivi di Waze si aggirano sui 45 milioni. Integrarlo in Facebook significherebbe portare il bacino di utenza ad allargarsi a dismisura e dare un considerevole valore aggiunto a quel mondo di big data su cui il social network più popoloso del mondo ha fatto la propria fortuna. I vantaggi aumenterebbero anche – ovviamente – per il business pubblicitario, perché gli inserzionisti avrebbero l’opportunità di divulgare in modo ancor più preciso le proprie offerte agli utenti in mobilità, cioè quelli che utilizzano Facebook da dispositivi mobili (751 milioni, stando agli ultimi rapporti trimestrali).
TechCrunchscrive che il 4 aprileFacebook potrebbe presentare il suo smartphone.
Io non ho tutta questa ansia di far sapere a Zuckerberg & C. tutto ciò che mi riguarda (contatti, conversazioni, Sms, mail e quant’altro possa essere condiviso). Quindi lo osserverò da lontano.
Mettendo insieme query e tag, un manipolo di sviluppatori ha creato Quag, piattaforma social che integra le funzionalità di due motori di ricerca – Google e Bing – per consentire all’utente (che può iscriversi e pubblicare un proprio profilo) di effettuare ricerche su web ed ottenere “gli stessi risultati generati da questi due motori (salvo piccole differenze dovute alla personalizzazione dei risultati)”.
Online in versione beta, ad ogni ricerca Quag fornisce una serie di risultati e segnala all’utente ricerche analoghe effettuate da altri utenti (anche attraverso un add-on per Chrome e Firefox, realizzato per integrare le funzioni di Quag nella barra laterale di Google). In pratica si tratta di una soluzione di search-sharing, con un’attenzione dichiarata alle tematiche relative alla privacy.
Dopo la pubblicazione di istella, si tratta di un altro interessante contributo made in Italy al mondo delle ricerche su web e al social networking, da osservare con attenzione.
A volte qualcuno si dimentica che in Rete non c’è solo Facebook e intanto LinkedIn – social network orientato al mondo business e naturalmente meno affollato della concorrenza generalista – raggiunge i 200 milioni di utenti. E li ringrazia (anche via mail, come è accaduto al sottoscritto).
Eccola, l’attesa novità di Facebook. Si chiama Graph Search ed è l’evoluzione della ricerca oggi disponibile nel popoloso social network. La nuova feature, presentata al pubblico proprio oggi, permetterà all’utente di fare ricerche avanzate, legate alle proprie amicizie, ai like pubblicati, ai contenuti condivisi, alla città di appartenenza, eccetera.
Interessante notare che Facebook ha circa un miliardo di utenti, dei quali oltre la metà (intorno ai 600 milioni) è attiva da smartphone. E tutti questi utenti potrebbero affezionarsi a queste nuove possibilità social di ricerca, agevolmente integrabili con applicazioni di geolocalizzazione e con finalità pubblicitarie. A scapito del leader del momento, Google. Che certamente reagirà…
Era ora che la ricerca in Facebook migliorasse. Questa evoluzione era attesa da molti utenti, che lamentavano la pochezza della funzione di ricerca nota fino ad oggi e per questo, probabilmente, non verrà ritenuta una rivoluzione come Mark Zuckerberg vorrebbe.
Personalmente mi ha sorpreso di più l’idea (varata finora a titolo sperimentale) di far pagare i messaggi spediti ai non-amici, una sorta di antispam forzato.
Siete utenti di Facebook e odiate la timeline (diario) che siete stati costretti ad adottare, abbandonando forzatamente l’amato wall (bacheca)? Bene, stando ad una delle ultime notizie diffuse da The Next Web, sono in arrivo nuovi cambiamenti nella timeline di Facebook, che per il momento è già attiva solamente per gli utenti della Nuova Zelanda.
Ciò che si vede è un nuovo design a colonna singola, con una colonna a destra più stretta, per contenuti di supporto (numero amici, attività recenti, eccetera). Anche la testata del profilo è stata ridisegnata e – per ciò che si vede nelle immagini proposte – non sono più presenti i dati personali dell’utente. Eliminati anche i box attuali (Amici, Foto, Mappa, “Mi piace”), ai cui contenuti è stato riservato un pulsante. Certamente la nuova interfaccia conterrà altre novità meno evidenti… Piacerà? Non piacera? Ai posteri l’ardua sentenza.