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Facebook ha bisogno di aria nuova?

In alcuni articoli su Computerworld e Mashable si ipotizza per Facebook uno scenario che vede Mark Zuckerberg lasciare la poltrona di CEO, per via di alcuni recenti accadimenti non proprio esaltanti.

In primis, i risultati negativi registrati dopo la quotazione in borsa dell’azienda, il cui titolo azionario è giunto oggi ad un valore pari alla metà di quello del collocamento.

Va tutto bene al quartier generale di Menlo Park? Due recenti notizie stanno scuotendo Facebook in questi giorni, e potrebbero appesantire ulteriormente l’atmosfera.

La prima ha come protagonisti due personaggi di spicco del mondo di Facebook, Peter Thiel – probabilmente il più importante investitore e socio di Zuckerberg – e il co-fondatore Dustin Moskovitz, che in questi giorni stanno mollando cedendo buona parte delle loro quote azionarie: il primo ha venduto 20 milioni di azioni (valore attuale, 400 milioni di dollari), il secondo ne ha cedute 450mila (circa 9 milioni di dollari). Vendere azioni quando sono in calo – e ad un valore pari alla metà di quello del collocamento – può significare scarsa fiducia nella ripresa del titolo e la volontà di realizzare qualcosa prima di soffrire ulteriori perdite.

La seconda è la denuncia della società cinese Cubic Network, che ha creato il social network L99 (a noi sconosciuto, ma noto essenzialmente nel Paese più popoloso al mondo), e che rivendica la paternità della Timeline, il “diario” che in Facebook è stato introdotto nel 2011. Xiong Wanli, numero uno dell’azienda cinese, nel video di una conferenza organizzata alcuni anni fa presso l’Università di Stanford, sottolinea nel pubblico la presenza di un interessatissimo Mark Zuckerberg proprio durante la presentazione della Timeline di L99.

Sulla base degli aspetti finanziari (già al momento dell’IPO il titolo era apparso decisamente sopravvalutato a molti osservatori e addetti ai lavori), alcuni giornali d’oltreoceano si chiedono quanto sia salda in questo momento la posizione di Zuckerberg, che mantiene comunque una quota di controllo (57%) delle azioni dell’azienda che ha fondato e fatto crescere.

Facebook, secondo Mashable, trarrebbe grandi vantaggi dall’ingresso di un nuovo CEO, e cita illustri precedenti di aziende (Apple, Google, Microsoft) in cui l’avvento di un amministratore delegato che non identificabile con il fondatore fu foriero di svolte benefiche.

Ma proprio il CEO di Mashable, Pete Cashmore, ieri su Facebook ha scritto che i discorsi su Zuckerberg che cede la poltrona di amministratore delegato sono delle stupidaggini, perché l’azienda non ha mai smesso di innovare, è leader nel proprio settore e la vendita di azioni da parte di “investitori a breve termine” non deve destare preoccupazioni.

Certo, molti tra coloro che in questo periodo stanno vendendo le azioni di Facebook sono investitori a breve termine, trader e gente che gioca in borsa. Ma persone come Thiel e Moskovitz no: sono persone che hanno una visione concreta e reale dell’azienda, sono soci di un certo peso (quelli veri) e hanno indubbiamente informazioni più complete di altri trader e investitori occasionali.

Facebook è effettivamente leader nel proprio settore. Ma è ancora capace di innovare? Sicuramente ha saputo apportare innovazioni significative nella comunicazione, nel marketing e nella pubblicità, essendo una piattaforma potentissima e straordinariamente convergente: in essa confluiscono i contenuti condivisi dagli utenti, l’attività di profilazione degli stessi utenti iscritti e le inserzioni pubblicitarie mirate sulla base proprio di questa profilazione. Le recenti novità introdotte, però, sono migliorie apportate a caratteristiche di base già consolidate. In questo senso appare forse più innovativo Google+, con la sua integrazione spinta con le varie Google Apps e con lo stesso motore di ricerca (i risultati di una ricerca effettuata su Google da un utente di Google+ possono contenere materiali condivisi da altri utenti del social network).

Non so se la possibilità che Zuckerberg lasci la poltrona di comando sia davvero una stupidaggine, come pensa Pete Cashmore, ma è una possibilità da non sottovalutare. D’altra parte, Google ha avuto per circa dieci anni un CEO come Eric Schmidt (proveniente da Sun), prima che quel posto fosse “finalmente” occupato da Larry Page (co-fondatore xon Sergey Brin), dimostrando che un fondatore e maggior azionista di un’azienda può comunque delegarne l’amministrazione a chi ne sa più di lui…

 
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Pubblicato da su 22 agosto 2012 in Internet, news, News da Internet, social network

 

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Il nuovo social fa selezione all’ingresso

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Si chiama App.net, è un nuovo servizio social che non ha nulla a che fare con il business della pubblicità e si propone quindi come un’innovazione nel mondo dei social network, per il suo deciso orientamento verso gli utenti (a cui viene garantita la titolarità e la libera gestione dei propri dati personali) e gli sviluppatori.

Il funzionamento di App.net fa pensare ad una via di mezzo tra FriendFeed e Twitter: l’utente condivide ciò che vuole (testi, link a contenuti multimediali) concentrandolo in una lunghezza massima di 256 caratteri (un tweet non va oltre i 140 caratteri), dall’interno del proprio profilo, non molto diversamente da Facebook o Google+ (o dallo stesso Twitter).

In totale assenza di raccolta pubblicitaria, come sostentamento, il suo fondatore Dalton Caldwell (qualcuno ricorderà il suo Imeem) ha pensato innanzitutto a finanziare la propria attraverso il crowdfunding di Kickstarter, grazie al quale ha raccolto quasi 750mila dollari (andando abbondantemente oltre i 500mila previsti come base minima).

Per quanto riguarda gli utenti, l’iscrizione sarà a pagamento:

– con una quota minima di 50 dollari si diventa utenti della release alpha del servizio;

– chi versa una quota di 100 dollari beneficia di un account da developer;

– versando almeno mille dollari si ottiene addirittura il supporto telefonico e un colloquio con il signor Caldwell in persona.

Con le centinaia di milioni di iscritti ai vari social network disponibili in forma gratuita (in quanto foraggiati da inserzionisti che sfruttano la profilazione degli utenti per sottoporre loro pubblicità mirata e condizionarne le preferenze di acquisto), quanti sono disposti a pagare per accedere ad una nuova piattaforma che permette di fare più o meno le stesse cose, anche se probabilmente con una maggiore attenzione alla privacy?

I finanziamenti raccolti finora sono iscrizioni a tutti gli effetti, distribuite nelle tre tipologie previste. L’inizio dunque è incoraggiante e potrebbe essere il preludio di un proseguimento in grado di dare soddisfazione. Ma c’è una moltitudine di utenti che probabilmente non sarà interessata: sono persone ormai abituate alla gratuità di questo genere di soluzioni e sempre pronte a mettersi in vetrina, ma soprattutto a cedere almeno un click qua e là verso quelle proposte pubblicitarie che – guarda caso – sembrano pensate apposta per loro.

La vera innovazione – in campo social, ma non solo – dovrebbe consistere nel motivare tutti quegli utenti a riscoprire quanto vale la privacy di ognuno, trasmettendo loro un messaggio in grado di farne comprendere l’importanza. Chissà se App.net è un passo compiuto in questa direzione…

 
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Pubblicato da su 13 agosto 2012 in Internet, news, social network

 

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Cartoline da Facebook

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Facebook sta sperimentando le sue cartoline: l’utente prende una propria foto, seleziona l’opzione cartolina, la compila con i saluti e l’indirizzo civico del destinatario desiderato, poi la fa spedire.

Ovviamente, trattandosi di un servizio sperimentale, non é dato sapere il costo del servizio. Ma sarà interessante vedere se verrà proposto a tutti gli utenti e a quali condizioni.

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Pubblicato da su 9 agosto 2012 in business, news, social network

 

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Numeri e parole sono importanti

Investo un post sul tema dei fake users (utenti fasulli, per chi non rumina l’inglese) di Facebook solo per una piccola precisazione. Le notizie in circolazione evidenziano -soprattutto nei titoli – che l’8,7% degli utenti del social network sarebbero falsi. Prendendo la notizia pubblicata da CNET, ad esempio, basta abbassare gli occhi di un centimetro per leggere la composizione di quella fetta di utenti:

Facebook estimates that 4.8 percent are duplicate accounts, 2.4 percent are user-misclassified accounts, and 1.5 percent are undesirable accounts.

Quindi, traducendo e ricapitolando:

  • il 4,8% è costituito da “doppioni” (come quello dell’utente Pinco Pallino che, raggiunta la quota massima dei 5mila amici, crea un account Pinco Pallino oltre 5mila per non fare torto a nessuno, anche se in realtà chi è amico del secondo account si sente tardivo)
  • il 2,4% è composto da profili classificati in modo errato (ad esempio, profili personali che in realtà sono legati ad attività commerciali, aziende, o associazioni che dovrebbero invece aprire una fan page)
  • l’1,5% sarebbero account indesiderabili (?), utilizzati dagli utenti per condividere contenuti spam

Sono utenti veri? Se per veri intendiamo “utenti unici in carne ed ossa che si iscrivono con un profilo privato”, effettivamente non lo sono.

Sono informazioni utili? Sono utili a chi investe in Facebook, cioè a chi ne segue l’andamento borsistico e a chi si avvale del social network come piattaforma pubblicitaria, che ha tutto l’interesse a capire la composizione del bacino di utenza. Infatti si tratta di stime basate sui numeri contenuti in un rapporto trasmesso alla SEC da Facebook (la SEC è omologa della Consob).

Per questo motivo ritengo che non sia necessario che le testate giornalistiche riservino una posizione di rilievo a questa specifica notizia sui fake users, ma che sia dato il dovuto risalto – a beneficio di coloro che sono realmente interessati – a tutte le informazioni utili contenute in quel documento, da cui emergono molte altri dati, ben più significativi, sull’andamento della società.

Anche gli operatori di telecomunicazioni sono parte interessata, perché hanno ben donde di capire come si muove l’utenza, quella vera. Tanto per fare un esempio, il trend della connettività mobile, in crescente espansione anche nell’ambito di un social network che muove quasi un miliardo di persone, è un dato che ha un’importanza strategica.

 
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Pubblicato da su 3 agosto 2012 in business, social network

 

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Cambiamenti (social) epocali

Questa notizia potrebbe non interessarvi, ma se vi interessa, quasi certamente non vi piacerà. Vi interessa se siete iscritti a Facebook e con il vostro profilo siete rimasti saldamente ancorati al Wall, cioè alla cara, vecchia Bacheca.

Perché, secondo quanto riferisce il Telegraph, a partire dall’8 agosto, ogni profilo non ancora allineato sarà convertito alla Timeline (Diario). Mi spiace.

 
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Pubblicato da su 2 agosto 2012 in Internet, social network

 

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Foto, Instagram. Video, Viddy?

Fabio Lalli oggi segnala di Viddy, una app al momento disponibile per iPhone e iPod (e presto anche per Android) che permette di pubblicare brevi clip (la durata massima è di 15 secondi), con un set di filtri per dare ai video un appeal particolare. “L’Instagram dei video o anche il Twitter dei microfilmati” in un anno ha già conquistato circa 40 milioni di utenti. La notizia vera e propria è che Viddy apre le API e invita gli sviluppatori alla creazione di nuove app, aprendo un contest che mette in palio 10mila dollari e un viaggio a Los Angeles con visita alla sede Viddy, durante la quale sarà possibile sostenere un colloquio di reclutamento.

L’iniziativa è ben congegnata e molto interessante. Non so se nel breve termine l’applicazione calamiterà su di se’ la stesa attenzione che ha attirato Instagram, ma è chiaro che le funzioni sono diverse, come diversi sono i target di fruizione: una foto è immediata, si presta bene alla condivisione di un attimo, può avere un approccio “caricaturale”, richiede un’occhiata o poco più. Se con Instagram tutti possono improvvisarsi fotografi, con Viddy tutti possono… fare un corto: un video si presta ad una condivisione più circoscritta, perché è più impegnativo – sia da realizzare che da vedere – e il limite di durata richiede un’attenzione tesa a non compromettere l’efficacia di ciò che si sta riprendendo. L’apertura delle API, però, potrebbe rappresentare la svolta per una diffusione più capillare.

 
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Pubblicato da su 31 luglio 2012 in Internet, social network

 

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Se siete a Londra evitate di twittare, please

Londra 2012, gara di ciclismo su strada. Gli spettatori impegnati a scrivere messaggi su Twitter sono “accusati” di aver disturbato le comunicazioni

Pare che il CIO, agli appassionati presenti a Londra per seguire le Olimpiadi, abbia chiesto di non twittare messaggi superflui per evitare problemi nelle comunicazioni e nelle cronache: sabato scorso, durante la gara di ciclismo su strada, i commentatori hanno lamentato problemi nel dare informazioni sui ciclisti in fuga perché non erano in grado di ricevere i dati GPS sulla loro posizione. Le centinaia di migliaia di tweet inviati dagli spettatori presenti lungo il circuito avrebbero mandato in tilt le trasmissioni di quei dati:

An International Olympic Committee spokesman said the network problem had been caused by the messages sent by the hundreds of thousands of fans who lined the streets to cheer on the British team.

“Of course, if you want to send something, we are not going to say ‘Don’t, you can’t do it’, and we would certainly never prevent people,” he said. “It’s just – if it’s not an urgent, urgent one, please kind of take it easy.”

Other events due to take place on London’s roads include the men’s and women’s marathon and triathlon.

Delle due, l’una: o l’utenza di Twitter presente a Londra per le Olimpiadi è davvero spropositata, o il sistema di reti mobili predisposto da BT e O2 è scarso.

 
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Pubblicato da su 30 luglio 2012 in News da Internet, social network

 

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Foursquare comincia a monetizzare

Per Foursquare è giunta l’ora della revenue generationarrivano i promoted updates, annunci aziendali con offerte e promozioni destinate agli utenti di Foursquare. Al momento saranno utilizzabili da una ventina di aziende che partecipano al programma pilota di questo nuovo servizio (fra cui grandi nomi come Gap, Best Buy, Hilton).

Il revenue di Foursquare sarà calcolato sul modello cost per action, quindi non sulla base dei click o degli accessi alla pagina degli inserzionisti, bensì per ogni azione posta in essere dagli utenti, dove per azione si intende una forma più concreta di adesione all’inserzione, come la compilazione di un form, l’iscrizione ad un’iniziativa o un acquisto.

 
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Pubblicato da su 25 luglio 2012 in business, cellulari & smartphone, News da Internet, social network

 

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Social lifting in arrivo per LinkedIn

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È in arrivo la nuova versione di LinkedIn e qualcosa ci dice che sarà ancora più social:

We’ve revamped the entire Homepage experience with a new look and feel to make it easier to scan and find the information that matters most to you. This simpler and cleaner design makes it easier to navigate the page and quickly find the updates you’re looking for – whether that’s a news article your boss has recently shared or it’s to see who has just started a new job.

Ma soprattutto, porte aperte alla condivisione e ai commenti su contenuti condivisi e conversazioni tra amici contatti professionali. Ci sarà persino un omologo del like di Facebook e del +1 di Google Plus

It’s also easier for you to see what your connections are talking about and engage in these professional conversations by liking, commenting or sharing the updates that are most important to you.

 
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Pubblicato da su 16 luglio 2012 in Internet, news, social network

 

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Facebook, vicino a “Mi piace” arriverà “Lo voglio”?

La scorsa settimana, nel SDK (kit di sviluppo software) Javascript di Facebook, lo sviluppatore Tom Waddington ha scoperto una funzione che svela il nuovo pulsante Want , non ancora operativo nel social network. Da quando questa novità è stata resa pubblica, Facebook ne ha rimosso il codice dal SDK.

Traducibile con Lo voglio, il nuovo pulsante esprime un concetto differente – e sicuramente più commerciale – da quello del pulsante Like (Mi piace). Pensiamo ad un utente che abbia espresso “Lo voglio” sulla pagina Facebook di un certo prodotto: lui stesso, nel box “persone che potresti conoscere”, potrebbe ritrovarsi altri utenti che hanno fatto la stessa cosa, e i suoi amici di Facebook potrebbero ricevere l’invito a mettere un “Lo voglio” sullo stesso prodotto, veicolandone – ed amplificandone – il messaggio pubblicitario. Il contatore si incrementerà ad ogni click e verosimilmente – una volta a regime – il “Lo voglio” potrà essere uno strumento per elaborare dati interessantissimi e costruire classifiche, che contribuiranno ad aumentare la visibilità delle pagine Facebook che hanno registrato più utenti.

Ma c’è dell’altro: nello stesso SDK è presente un’altra funzionalità non ancora operativa, indicata come  Facebook Social Context, che consente di creare gruppi di utenti accomunati da determinate keyword, ossia parole chiave. Ovviamente, se la parola chiave è un marchio o il nome di un prodotto, in corrispondenza del quale vari utenti hanno cliccato Mi piace o Lo voglio, per Facebook si moltiplicano le possibilità di aggregazione di dati legati agli utenti e preziosi per il marketing, sia perché così gli stessi utenti si trasformano in un campione per indagini di mercato, sia perché possono ricevere proposte pubblicitarie mirate.

La pubblicità è l’anima del commercio. E anche di Facebook.

 
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Pubblicato da su 5 luglio 2012 in business, social network

 

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Facebook: dovevamo essere più chiari

Con un’incredibile applicazione del mai tempestivo (per sua natura) senno di poi, quelli di Facebook si sono resi conto di aver clamorosamente toppato con la sostituzione degli indirizzi e-mail degli utenti nel loro profilo, e anche con le spiegazioni ufficiali che in sostanza recitavano “avevamo annunciato in aprile che avremmo aggiornato gli indirizzi”, senza però chiarire agli utenti l’entità dell’aggiornamento, ne’ quando l’avrebbero fatto, ne’ tantomeno che il tutto sarebbe avvenuto “a loro insaputa”.

Dovevamo essere più chiari – spiegano ora, aggiungendo che l’aggiornamento è comunque annullabile. Altra toppata: l’aggiornamento (ossia la sostituzione dell’indirizzo dichiarato dall’utente con il nuovo indirizzo @facebook.com legato al suo profilo) dovrebbe essere annullato per default, lasciando all’utente la libertà di indicare ciò che preferisce. Tanto tutti hanno capito che questa operazione è stato un patetico tentativo di spingere gli iscritti all’utilizzo della Facebook mail, che nessuno si fila manco di pezza da quando è nata.

Forse il clamore suscitato dall’iniziativa ha ricordato a qualcuno in più che esiste anche questa mail, ma nell’opinione pubblica di centinaia di milioni di utenti è stata solo una picconata in più alla fiducia che gli utenti ripongono in Facebook…

 
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Pubblicato da su 27 giugno 2012 in News da Internet, social network

 

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Facebook cambia la mail nel profilo degli utenti

Siete iscritti a Facebook? Se nelle informazioni del vostro account avete reso pubblico il vostro indirizzo e-mail (potrebbe essere quello che avete utilizzato per iscrivervi), controllatelo: probabilmente troverete un altro indirizzo, con dominio @facebook.com.

A tutti gli utenti che avevano pubblicato un indirizzo e-mail tra le informazioni di contatto, Facebook l’ha sostituito con quello legato alla mailbox del social network, senza chiedere il permesso a nessuno e senza possibilità di modifica o eliminazione, almeno per il momento.

Gli indirizzi e-mail di Facebook sono nati a fine 2010 e sono legati al sistema di messaggistica utilizzato all’interno del social network, ma ora chiunque (anche se non iscritto a Facebook, ma dotato di una qualunque casella di posta elettronica) può spedire messaggi a tali indirizzi. E’ bene tenere presente che sulla gestione della posta ricevuta all’indirizzo @facebook.com non si può interferire più di tanto e questo potrebbe costituire un problema. Un esempio su tutti: ora lo spam può arrivare anche lì, e sarebbe interessante capire come Facebook si sia organizzata a questo proposito.

Questa notizia non interessa ovviamente gli utenti che non hanno reso visibile un indirizzo e-mail tra le informazioni del proprio profilo, ma potrebbe infastidire – e non poco – chi lo ha fatto, nella genuina e legittima convinzione che, avendo scelto un’informazione da rendere pubblica, non sarebbe mai stata modificata. A questi ultimi suggerisco di eliminare l’indirizzo dalle informazioni pubbliche: entrate nel vostro account Facebook, selezionate Informazioni, andate nel box Informazioni di contatto e cliccate modifica. In corrispondenza dei vostri indirizzi e-mail troverete l’opzione per renderlo non visibile. Selezionatela e salvate la nuova impostazione.

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2012 in Buono a sapersi, privacy, social network

 

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Su Facebook arriva la geolocalizzazione degli amici

Facebook tenta ancora di foursquarizzarsi e ci riprova: ecco arrivare sul social network la geolocalizzazione degli amici con Find friends nearby (trova gli amici vicini):

Techcrunch: Facebook finds your friends nearby

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2012 in business, cellulari & smartphone, Internet, social network

 

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Twitter si allarga, ecco gli expanded tweet

Con l’introduzione dei nuovi expanded tweet (i nuovi tweet ampliati, estesi, insomma allargati), Twitter si evolve dal microblogging al social blogginge, forse, punta anche al news blogging: in virtù di questa novità (al momento fruibile solo dal sito web e dall’iPad, ma presto disponibile attraverso apposite app per altri modelli di tablet e smartphone, un post o un articolo linkato in un tweet godrà di maggiore visibilità perché al semplice link vanno ad aggiungersi titolo e introduzione, visibili selezionando View summary, nonché foto e video, selezionando View media. Tutto all’interno di Twitter, senza aprire nuove applicazioni o finestre del browser.

Gli expanded tweet vengono già sfruttati da partner del calibro di The Wall Street JournalBreaking News, TIME , The New York TimesThe San Francisco Chronicle, Der Spiegel OnlineWWEBuzzFeed e TMZ che utilizzano questo nuovo canale alternativo per diffondere i propri contenuti. In pratica è un media per i media.

P.S.: il titolo che ero tentato di dare a questo post: Enlarge your tweets 😉

 
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Pubblicato da su 14 giugno 2012 in Internet, media, news, social network

 

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Indagini 2.0

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Come è riuscita la polizia di Brooklyn ad arrestare la gang dei Brower Boys? Pedinamenti? Intercettazioni? Poliziotti infiltrati?

No, più semplicemente – visto che non si trattava di personaggi molto attenti alle aperture dei social network – dopo aver individuato i sospettati, ha chiesto loro l’amicizia su Facebook ed è stata attenta agli status update e ai messaggi che si scambiavano tra loro, con luoghi e dettagli delle prossime mosse. Mai sottovalutare la potenza informativa dei social network…

 
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Pubblicato da su 7 giugno 2012 in curiosità, Internet, social network

 

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