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Italia.it, gli atti pubblici restano… inaccessibili

Quando il Governo rispose picche a ScandaloItaliano, che aveva chiesto l’accesso agli atti della P.A. relativi alle attività di progettazione e realizzazione di Italia.it, Andrea D’Ambra commentò così il mio post (11 luglio 2007): Generazione Attiva resta ancora in attesa di una risposta dal Governo (nonostante siano trascorsi i 30 giorni previsti). Vediamo cosa risponderanno ad un’associazione di consumatori…

Visto il precedente, forse non era giustificato attendersi una risposta del tipo “ecco gli atti, esaminateli”, ma almeno una motivazione più articolata del diniego, con qualche possibilità di trasparenza all’orizzonte, quella sì, era lecito attendersela.

E’ passato qualche giorno in più mese, e il Governo ha finalmente risposto anche a Generazione Attiva, l’associazione di consumatori presieduta da Andrea D’Ambra:

Questo dipartimento ha ritenuto di richiedere il parere della Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi sul procedimento amministrativo, come previsto dalle leggi n 241/90 e n. 15=05, al fine di verificare la sussistenza o meno della legittimità, per codesta Associazione, di esercitare l’accesso alla documentazione suddetta.
A seguito dell’esame della domanda, la commissione ha concluso, con un motivato parere, che la domanda di accesso, come formulata da codesta Associazione, “…non rientra tra i diritti specifici dei consumatori…in quanto finalizzata genericamente a conoscere i costi della pubblica amministrazione, in funzione di un generico ed indistinto interesse al contenimento della spesa pubblica”.
Pertanto, conformemente alla pronuncia della Commissioni, si porta a conoscenza che la prodotta richiesta di accesso non può essere accolta.

(qui il testo completo)

Secondo la legge su cui si basa questa risposta, deve esistere “un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è richiesto l’accesso” (Legge 241/1990 – articolo 22, comma 1, lettera b). 

Ora, partiamo dal presupposto che Italia.it, indipendentemente da chi ne ha promosso la realizzazione, è comunque un progetto del Governo (presentato in febbraio dal premier Romano Prodi e dal ministro Francesco Rutelli), realizzato con denaro pubblico. Ogni centesimo di euro che entra come voce di spesa nel bilancio di un ente pubblico, e stanziato per un progetto destinato alla fruizione della collettività, deve essere precedentemente approvato e opportunamente giustificato. Lo dice la legge, e la ratio sta nel fatto che è denaro pubblico, destinato all’interesse di tutti.

Il denaro investito dal Governo nel progetto Italia.it è denaro versato dai contribuenti. Denaro investito o denato buttato? Propenderei per la seconda considerazione, dal momento che lo stesso Francesco Rutelli si è detto favorevole ad un cambiamento radicale del progetto: “Facciano qualcosa, altrimenti è meglio lasciar perdere” ha dichiarato durante un incontro del Comitato nazionale per il turismo.

Milioni di euro spesi da un Governo in un progetto da cambiare o da lasciar perdere… la richiesta degli atti che hanno portato a questo triste risultato non è una fattispecie di “un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è richiesto l’accesso”?

 
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Pubblicato da su 25 novembre 2007 in news

 

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Elitel, ultimissime notizie?

Update: questo post è del 22 novembre 2007. Martedì 8 gennaio 2008 ho scritto un nuovo post sulla vicenda. E’ a questo indirizzo (fine update)

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Alessandro segnala che il sito http://www.elitel.it da ieri non è più accessibile. Le difficoltà della compagnia telefonica sembrano dunque aumentare: per un’azienda che si occupa di fornire connettività e comunicazione, sparire da Internet può significare avere gravissimi problemi di salute. Problemi che, trascinati per lungo tempo, sono esplosi a luglio, con oltre 400mila utenze che sono state disconnesse nel giro di pochi giorni. In settembre l’azienda ha cercato di ridimensionare i problemi, dichiarandosi pienamente operativa e con un traffico in sostenuta crescita.

Tra gli addetti ai lavori circolano rumors circa l’apertura, nel 2008, di una nuova società che potrebbe rilevare l’attività di Elitel, ma nel frattempo i clienti disconnessi (che continuano a ricevere fatture da Elitel per il servizio non più erogato) si sono dovuti arrangiare, attivandosi presso altre compagnie telefoniche.

Molti di loro, per i numeri telefonici migrati ad Elitel, hanno ricevuto una lettera da parte di Telecom Italia che comunica l’attivazione (mai richiesta) del servizio di Carrier Pre-Selection (preselezione automatica) con altri operatori: tra i commenti al post di Alex si legge che a un’azienda è stata attivata la CPS con la Uno Communications SpA, i cui ordinativi farebbero capo alla Plexia SpA, che a sua volta rimanda a Vive La Vie SpA (società che detiene una quota del capitale di Elitel). Io so di altri utenti che hanno ricevuto comunicazione analoga, ma la CPS (anche in questi casi mai richiesta) sarebbe stata attivata con Edisontel, operatore che mi risulta essere parte del gruppo Eutelia, ma che da queste informazioni sembrerebbe avere legami anche con Elitel o Vive la Vie (credo che queste attivazioni selvagge di CPS si spieghino solo con il trasferimento dei dati anagrafici degli utenti alle aziende che le hanno ordinate).

I contorni della vicenda mi sembrano sempre più confusi…

AGGIORNAMENTO

La situazione di sito web e mailbox sembra essere stata ripristinata, anche per i servizi legati a Flashnet.it. La spiegazione dell’azienda è che si è trattato di un guasto tecnico. Ringrazio gli utenti Elitel Antonio D. e Pierpa per la segnalazione.

 
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Pubblicato da su 22 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Amazon come iTunes

La notizia circola da almeno un paio di giorni, ma per eccesso di concentrazione su altri fronti (che può essere facilmente scambiata per distrazione) me l’ero persa:

NEW YORK, 19 novembre (Reuters) – Il negozio online Amazon.com (AMZN.O: Quotazione, Profilo) ha annunciato oggi la prossima vendita di un lettore di libri elettronici con accesso wireless incorporato, nell’ultimo tentativo in ordine di tempo di attrarre l’interesse dei consumatori verso l’uso degli apparecchi che consentono di leggere e immagazzinare ebook.

Costerà 399 dollari (più o meno 275 euro) e “potrà contenere fino a 200 libri elettronici, scaricati dal sito di Amazon a un prezzo di circa 10 dollari a nuovo titolo”. Potrebbe essere davvero definito la declinazione editoriale dell’iPod (a parte la questione legata alla diffusione del formato non-standard dei file, che meriterebbe una riflessione diversa), anche in virtù del fatto che l’utente potrà collegarsi ad Internet in modalità wireless per scaricare i libri acquistati (Amazon come iTunes).

Penso che tutti questi presupposti gli diano i numeri per avere miglior fortuna del Librofonino. A proposito (citazione), che fine ha fatto?

 
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Pubblicato da su 21 novembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Presto ci sarà molto traffico

La Stampa oggi riporta quanto è emerso da uno studio condotto da Nemertes Research Group. In poche parole, la ricerca dice che nel 2010 Internet sarà intasatissima, per via della crescita esponenziale del traffico online che rende Internet simile alla più trafficata strada che potete immaginare nell’ora di punta. L’articolo firmato da Luca Castelli spiega che il problema è legato al successo di alcuni servizi Web, in particolare quelli legati alla distribuzione di video (leggi: YouTube) e al P2P (BitTorrent). Il boom è inarrestabile e per definire la quantità di dati che circolano in Rete ormai si è costretti a coniare continuamente nuove unità di misura. Ecco quindi che YouTube è “accusata” dalla ricerca Nemertes di mettere in circolazione su Internet ogni mese qualcosa come 27 petabytes (27 milioni di gigabytes). Mentre complessivamente in un anno in Rete si muovono circa 161 exabyte (cioè 161 miliardi di gigabyte).

E aggiunge una considerazione molto opportuna: Secondo Nemertes l’ingolfamento non è inevitabile. Basta che gli investimenti crescano fino a una cifra stimata intorno ai 137 miliardi di dollari, che è decisamente più alta di quella prevista dai piani industriali delle aziende che si occupano di dorsali, reti a banda larga e infrastrutture varie.

Adesso aggiungo la mia: consapevoli dello stato della Rete italiana, ad oggi ancora nelle mani di un incumbent che detiene una posizione dominante sul mercato, e che in molte realtà è priva di banda realmente larga, mentre in altre realtà è notevolmente precaria (basti pensare alla qualità delle connessioni broad band che crashano durante un temporale, per non parlare dell’umidità che mina l’affidabilità del contenuto di molti armadietti), pensiamo a cosa potrebbe accadere se tutta l’utenza italiana avesse accesso – ad esempio – a soluzioni come Alice Home TV (che guarda caso è attualmente indisponibile) o Alice 20 Mega. Secondo me il 2010 cadrebbe dopodomani.

 
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Pubblicato da su 20 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Conseguenze non politiche

Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato la nascita del Partito del Popolo Italiano, in cui è previsto che confluiscano le forze politiche che fanno capo a Forza Italia, che si scioglierà.

Mantellini commenta: Poi magari gli annali (di Sorrisi e Canzoni) confermeranno che Berlusconi, digerita con difficoltà la peperonata del sabato sera, abbia partorito oggi l’idea fulminante ed improvvisa di regalarsi un nuovo partito. Su due piedi, con un megafono in mano nel casino di piazza San Babila. Tutto molto triste solitario y – si spera- final.

In questa novità c’è comunque un fatto positivo: da ora quando si parlerà di azzurri non si avrà più il dubbio se si tratta di giocatori della nazionale o di rappresentanti del partito fondato da Berlusconi e, quando giocherà la nazionale, si potrà tornare ad inneggiare Forza Italia senza rischiare etichette politiche.

 
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Pubblicato da su 19 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Milano si eccita per il telefonino in Metro

Stamattina ho trovato testate agenzie di stampa che danno risalto a una notizia la cui straordinarietà a mio avviso è un po’ sopravvalutata.

Intendiamoci, niente da dire su titoli come questi:

La notizia è che nella linea 1 della Metropolitana di Milano, nelle stazioni Cordusio e Cairoli, è stata attivata la copertura delle reti di telefonia mobile. Il servizio è fruibile anche a bordo dei treni e nelle gallerie tra le due stazioni, leggo. La copertura permette di telefonare, spedire e ricevere SMS ed MMS, ma anche videochiamare e navigare in Internet sul cellulare durante il viaggio alla velocità (massima, ndr) di 384Kbps. Che è quella consentita dalla tecnologia UMTS. Entro fine 2007 la copertura dovrebbe arrivare anche in altre tre stazioni: Cadorna, Conciliazione e Pagano. Successivamente arriverà anche nelle gallerie che le collegano e si dovrebbe portare il servizio in una ventina di stazioni. L’obiettivo è di arrivare alla copertura delle tre linee attuali entro il 2010.

Va tutto bene, trovo solo eccessivamente roboante il titolo dedicato da Adnkronos: Milano batte New York: si potrà telefonare anche in Metro. Mi sembra che il progetto di New York (su PI Telefonia ne parlai a febbraio 2006), come quello del BART di San Francisco, sia ben più ampio e preveda di portare in due anni la copertura a qualcosa come 280 stazioni. A Milano le stazioni sono 88 e al momento ci sono due stazioni coperte (largo Cairoli e piazza Cordusio sono unite da via Dante e distano circa 300 metri l’una dall’altra).

E comunque Torino era più avanti già a febbraio 2006

 
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Pubblicato da su 18 novembre 2007 in media, news

 

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Google, everything but the phone

Google ha sempre più sete di telefonia mobile e comunicazione wireless. Una sete in grande stile, come dice il Wall Street Journal, tanto da essere pronta ad un’offerta da 4,6 miliardi di dollari per aggiudicarsi le licenze che saranno bandite all’asta in gennaio dalla FCC, l’Authority delle comunicazioni in USA: “Il nostro obiettivo è fare in modo che i consumatori americani abbiano più scelte in un competitivo e aperto settore della telefonia wireless”.

A Google forse non interesserà fare un telefonino (il più volte chiacchierato e smentito Googlephone o Gphone), ma sicuramente è molto orientata al business generato da quello che c’è dentro (Android, piattaforma open per la telefonia mobile) e intorno (il network). Del resto, rende di più vendere cellulari o servizi per i cellulari?

 
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Pubblicato da su 16 novembre 2007 in media, news

 

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Un blog da leggere

Apprendo solo ora, da Stefano Quintarelli, che Enrico Grazzini ha aperto – più di un mese fa – il suo interessantissimo blog, che già per il suo autore merita attenzione.

Tra l’altro si presenta come Blog per la progressive knowledge economy – Blog per lo sviluppo equo, sostenibile e competitivo dell’economia della conoscenza (Appunti liberal sulle comunicazioni e sull’innovazione). Come si fa a non inserirlo nell’aggregatore?

 
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Pubblicato da su 16 novembre 2007 in Links, news

 

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La class action è un’altra cosa…

Paolo sottolinea una cosa importante, che a qualcuno potrebbe essere sfuggita:

E così – dicono tutti – la class action è passata.

Ovviamente non è la class action. Quello che è passato è un regalo a certe associazioni dei consumatori sovvenzionate (che ora applaudono), è uno strumento che toglie diritti al singolo cittadino, che la class action non la può promuovere, ed è una presa in giro, perché chi si rivolge alle associazioni e le spinge a fare la declass action in caso di vittoria dovrà fare un’altra causa per ottenere quanto disposto dalla sentenza di declass action.

Ed oggi è già il dopoguerra: tutti contenti perché è finita, convinti di aver vinto.

Della cosa si è accorta Generazione Attiva, l’associazione presieduta da Andrea D’Ambra, che in un comunicato precisa:

Quella che si presta ad entrare nel nostro ordinamento non ha nulla a che vedere con l’azione collettiva dei consumatori così come concepita negli Stati Uniti, il Senato ha approvato una class action “fasulla”.

Con questa class action all’italiana si è scelto di favorire determinate corporazioni (Associazioni di consumatori finanziate dallo Stato ed altre associazioni scelte dal Governo), uniche ad avere il monopolio dell’azione giudiziaria, ciò contro il principio sancito dalla nostra costituzione dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge (Art. 24 Costituzione Italiana).

 
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Pubblicato da su 16 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Mecenatismo 2.0

Come ha spiegato Alessandro su Repubblica (ma ne hanno parlato anche Germano Antonucci sul Corriere, Valerio Mariani su La Stampa e Luca Salvioli sul Sole 24 Ore), Google ha indetto un super concorso da 10 milioni di dollari, per gli sviluppatori di software per cellulari, sulla nuova piattaforma Android: peccato che dall’Italia non vi si possa partecipare. Colpa di leggi italiane sfavorevoli, spiega Google. Colpa della burocrazia, insomma, che richiederebbe a Google speciali requisiti aggiuntivi per lanciare il concorso, in Italia. Tra gli esclusi, ci troviamo in buona compagnia (si fa per dire): non si può partecipare nemmeno da Cuba, Iran, Siria, Nord Corea, Burma (Myanmar), né dalla provincia canadese del Quebec. Il Quebec e l’Italia, spiega Google, sono i soli esclusi a causa delle restrittive norme locali. Gli altri invece sono banditi a causa delle leggi Usa.

Italiani in lacrime? Forse no: quel vulcano del Quinta, alias Stefano Quintarelli, lancia una soluzione alternativa.

E propone:

Facciamo cosi’:

  • chi vuole partecipare comunque, se lo ritiene, mi manda la documentazione e mi fa provare i servizi.
  • Io li valuto coinvolgendo qualche amico di 1generation.net (devo ancora dirglielo) e a mio insidacabile giudizio, per almeno 5 idee, finanzio e curo la costituzione di una società all’estero, in modo che la società partecipi alla gara.
  • se una poi piglia i soldi, mi restituisce quello che ho speso e chi ha pigliato il finanziamento subentra nella societa’ e cosi’ si trova i soldi e una societa’ all’estero bella e costituita.

E in bocca al lupo!!! 🙂

 
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Pubblicato da su 14 novembre 2007 in news

 

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Ah, sant’Universo non esiste?

La stampa oggi si dedica alla nascita del secondogenito di Lavinia Borromeo e John Elkann.

Repubblica: E’ nato nella tarda serata di ieri all’ospedale Sant’Anna di Torino Oceano Elkann, il secondogenito di Lavinia Borromeo e John Elkann, vice presidente della Fiat.

La Stampa: Nella notte è nato il secondogenito del vicepresidente della Fiat e presidente dell’Ifi, John Elkann, e di Lavinia Borromeo. Gli è stato dato il nome di Oceano.

Corriere della Sera: Nella notte è nato il secondogenito del vice presidente della Fiat e presidente dell’Ifi, John Elkann, e di Lavinia Borromeo. Gli è stato dato il nome di Oceano, santo martire del giorno 4 settembre, data in cui i genitori si sono sposati nel 2004.

Coloro che si congratuleranno con la frase “un mare di auguri” saranno probabilmente considerati dei pezzenti…

 
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Pubblicato da su 12 novembre 2007 in news

 

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Si può fare di meglio

Di questi tempi è molto faticoso, ma vale sempre la pena di profondere lo sforzo, parlare del web come utile strumento di comunicazione, informazione e condivisione. Poi apri il Corriere e leggi:

illatooscurodelweb.jpg

Ha ragione Aghost (via 8log) a definire l’articolo deprimente e almeno quel ma, nell’occhiello sotto il titolo, avrebbe potuto essere dedicato ad un contraltare positivo. Perché si parla di Internet e del suo utilizzo come strumento di comunicazione e veicolo di informazione. Purtroppo esistono tanti esempi negativi e l’articolo parla solo di quelli, ma ne esistono tanti positivi. Perché non dare spazio ad entrambi i fronti, invece di buttare il sasso e nascondere la mano con la conclusione “Con questo non vogliamo assolutamente criminalizzare i nuovi spazi virtuali ma solo segnalare una pericolosa deriva. E’ possibile fare qualcosa? Non lo crediamo. E’ Internet, bellezza”.

Come dire “non possiamo farci niente, è così”. E invece non è vero. Internet è uno strumento ed evidenziarne gli aspetti negativi non serve a vaccinare gli utenti, serve solo ad allontanarli. Anche un martello da muratore e un coltello da cucina sono strumenti, ma non vedo articoli di giornale che li demonizzano, spiegandone i possibili utilizzi criminosi.

Ok, è un paradosso, ma forse non più di tanto: dietro lo strumento Internet c’è molto di più, proprio perché ha importanti implicazioni sociali, economiche, politiche, eccetera. Proprio per questo è importante non sottovalutare l’impatto di un articolo che ne evidenzia soltanto aspetti negativi.

 
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Pubblicato da su 11 novembre 2007 in news

 

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Alcune impressioni sul 3-Skypephone

Daniele Minciotti su I miei silenzi.com si è telefonicamente travestito da rivenditore 3 per interpellare una responsabile di gestione dei punti vendita 3 Italia per avere una serie di chiarimenti ai dubbi sorti sull’offerta del 3-Skypephone. (via Wittgenstein + Gaspar Torriero)

Al di là di alcune imprecisioni veniali e non, il battibecco tra i due interlocutori è interessante perché fa trasparire – nel settore della telefonia mobile, ma anche in altri ambiti – come le offerte commerciali sembrino architettate per generare confusione ed enfatizzare solamente gli elementi allettanti.

Comunque è necessario tenere ben saldo in mente che:

  • nessuno regala niente
  • le offerte commerciali non sono eterne (basta vedere il can can sollevato dalle rimodulazioni tariffarie di Wind e 3)
  • inserire la parola gratis, nelle offerte commerciali legate ad un servizio che prevede un canone o una tariffa, è un abuso.
 
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Pubblicato da su 10 novembre 2007 in Mondo, news

 

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iPhone, déjà vu europeo in edizione ridotta?

Il 29 giugno, fuori dagli Apple Store negli States, c’erano file di iPhoners in attesa di aggiudicarsi l’ambito oggetto del desiderio. Oggi l’iPhone era al suo esordio europeo in Germania e stasera lo è in Gran Bretagna. Che accoglienza gli ha riservato il pubblico?

Da Rainews24:

Sono arrivati a Colonia da tutta la Germania in treno e in macchina e hanno sfidato pioggia e vento pur di accaparrarsi il primo iPhone messo in vendita in Europa dalla Apple e distribuito in Germania dalla T-Mobile, l’affiliata di Deutsche Telekom.

A Colonia a mezzanotte in punto ha aperto le porte il primo negozio europeo che ha messo in vendita il nuovo cellulare cult, capace di combinare telefonino, iPod e internet, e il primo a ottenerlo è stato un ragazzo che aveva fatto la fila per più di quattro ore.
Il negozio è rimasto aperto fino alle tre del mattino e per essere sicuri che nessun acquirente potesse restare a mani vuote i responsabili della T-Mobile l’avevano rifornito con 600 apparecchi, andati a ruba nel giro di un paio d’ore. Per cercare di alleviare i morsi del freddo semipolare che stava facendo intirizzire la fila di clienti, i titolari hanno distribuito ombrelli, coperte, bevande calde e “Brezel”, le tipiche ciambelle incrociate a forma di alfa.

I numeri sono contenuti, ma l’attesa tedesca viene descritta in un modo simile a quella di una preannunciata apparizione divina. Euronews.net parla di febbre da iPhone. Anche il Guardian si aspetta sfracelli nel Regno Unito. Si preannuncia un successo, e probabilmente sarà così. Secondo l’edizione italiana di Reuters, però, l’esordio europeo del music-phone di Apple è arrivato “tra l’entusiasmo e l’indifferenza”:

Fuori dal negozio T-Mobile della via principale per lo shopping della città, la maggior parte dei passanti ha snobbato l’evento per andare a lavoro.

“Ah sì? Non me ne ero accorto”, ha detto un passante rispondendo alla domanda se sapesse della vendita dell’iPhone nel negozio.

Detta così, la notizia dice poco o nulla, non sappiamo l’età del passante, ne’ se avesse attitudini geek, ne’ tante altre cose, che comunque non renderebbero assolutamente indicativa la sua reazione, peraltro raccolta a notte fonda: l’iPhone è stato messo in vendita a mezzanotte ed esaurito alle 3… Le possibilità che il passante potesse avere la dissenteria, avere sonno o essere euforico perché di ritorno dal suo primo appuntamento con la bella del liceo, renderebbero verosimile l’ipotesi che dell’iPhone non gli interessasse un fico secco. No?

 
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Pubblicato da su 9 novembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Punti di svista

Vediamo chi coglie la contraddizione intrinseca di questo articolo del Corriere:

un fallimento l’iniziativa pensata dai Radiohead per promuovere “In Rainbows”
I Radiohead traditi dal “paga quanto vuoi”

Tre fan su cinque non hanno versato neanche un centesimo per scaricare online il nuovo album

LONDRA (Gran Bretagna) – L’iniziativa dei Radiohead era ottima e rivoluzionaria: scaricare il nuovo album della band, “In Rainbows”, pagando quello che si voleva. Anche nulla. Un’indicazione presa alla lettera da 3 fan su 5 della famosa band di Oxford. Stando, infatti, a un’indagine condotta dalla comScore, azienda che monitorizza il comportamento online di circa 2 milioni di “surfers” in tutto il mondo, il 62% dei 12 milioni di appassionati che si sono affrettati a fare il download del disco uscito un mese fa non ha sborsato nemmeno un centesimo (continua).

12 milioni di download in un mese. Già questo è un dato significativo: i Radiohead hanno messo in rete – disponibile per il download – il loro album a prezzo libero e senza DRM. Si parla di un 62% che non ha pagato nulla, quindi di oltre 7,4 milioni di persone. Significa anche, però, che il 38% – oltre 4,5 milioni di utenti – ha pagato. E’ vero, ha pagato il prezzo che voleva (ed è proprio la politica scelta dai Radiohead che lo ha consentito), ma quel denaro è andato ai Radiohead, non alla casa discografica che ha mediato la commercializzazione del’album. Vi pare poco?

Considerando che questa forma di distribuzione scelta dai Radiohead, pur non essendo una novità assoluta, è comunque una strada alternativa a quella tradizionale delle major, non credo si possa parlare di fallimento, semplicemente perché non ritengo che i risultati di questa iniziativa possano essere misurati con i canoni tradizionali. E’ una cosa molto diversa, per cui a mio avviso va valutata con un metro diverso.

UPDATE nr. 1 – Stefano Quintarelli, sottolinea il concetto osservando inoltre:

Un autore, mi dice Enrico, guadagna tra il 5% e il 35% del prezzo di vendita, a seconda del suo potere contrattuale.

Prendiamo una via di mezzo…diciamo il 20%.

Il prezzo medio pagato dagli utenti dei Radiohead e’ stato di 6 dollari. La stessa cifra che avrebbero quindi incassato se il CD fosse stato venduto a 30 dollari. il doppio del prezzo cui si possono comprare gli altri CD dei Radiohead.

Detto in altri termini, è come se avessero venduto 9 milioni di CD in un mese

E aggiunge poi che il musicista John Buckman gli ha spiegato che Magnatunes, un’etichetta indipendente che applica la stessa politica di pricing dei Radiohead, “sta andando benissimo”.

UPDATE nr.2. – L’articolo del Corriere contiene un’inesattezza abbastanza rilevante sul numero dei download. comScore (la cui indagine è la base della notizia) infatti dichiara:

During the first 29 days of October, 1.2 million people worldwide visited the “In Rainbows” site, with a significant percentage of visitors ultimately downloading the album.

1,2 milioni, non 12. Cambia qualcosa? Non le proporzioni del risultato, che restano le medesime.

Nel comunicato, anzi, comScore sottolinea come questo risultato sia incoraggiante per il mercato della musica (non per le major), che sta migrando verso la forma digitale, che i Radiohead sono riusciti da soli a portare a termine un milestone che l’industria discografica ha fallito, e che tutto va rapportato ai costi di distribuzione, promozione e produzione che i Radiohead hanno sostenuto in misura molto limitata. Edward hunter, analista di comScore (che, sottolineo, è la fonte della notizia riportata dal Corriere e da molte agenzie di stampa in tutto il mondo), dice testualmente:

Lo definirei un successo clamoroso per i Radiohead e gli appassionati della musica, e anche un fantastico sforzo artistico.

 
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Pubblicato da su 8 novembre 2007 in media, Mondo, news

 

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