(preoccupato?)
Una news APCom dice oggi testualmente:
Londra, 13 mar. (Ap) – Primo giorno di interrogatorio per Dan Brown nel processo per plagio intentato alla Random House, casa editrice del best seller “Il Codice da Vinci”, da Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, che 22 anni fa diedero alle stampe “The Holy Blood and The Holy Grail” (pubblicato anche in italiano col titolo “Il Santo Graal”), un saggio che a loro dire conterrebbe le tesi sulle quali è costruito il “Codice”.
Il verdetto potrebbe bloccare il debutto britannico del film tratto dal bestseller, previsto il 19 maggio: se il processo dovesse avere esito negativo per Brown, infatti, la pellicola potrebbe essere congelata, in attesa di una decisione sui diritti d’autore. Brown ha affermato che la maggior parte delle ricerche per scrivere il romanzo è stata effettuata dalla moglie Blythe: “Era molto appassionata al tema del sacro femminile”, ha commentato l’autore, che si è detto “scioccato” dalla “incomprensibile” reazione dei querelanti.
“Baigent e Leigh sono solo due dei tanti autori che hanno scritto sulla discendenza ininterrotta (del presunto matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena, tesi su cui si basa anche il “Codice”, ndr), eppure ho fatto di tutto per sottolineare il fatto che proprio loro erano stati quelli che avevano attirato l’attenzione del grande pubblico su questa tesi”, ha continuato Brown, secondo il quale le accuse mosse contro la sua casa editrice contengono “numerose affermazioni categoriche che mi sembrano completamente inventate”.
L’accusa punta il dito non solo sul fatto che la tesi di fondo del “Codice” è identica, ma che anche il nome del protagonista (non il principale, ndr) sarebbe un omaggio ai due autori: ‘Leigh Teabing’, Leigh come il cognome di Richard, Teabing come anagramma di Baigent; senza contare che il loro libro è menzionato come presente nella libreria del detective: nessun dubbio, dunque, sul fatto che Brown ne conoscesse i contenuti.
Nel saggio, sostengono i suoi autori, c’era già tutto: la teoria che Gesù non morì sulla croce, ma sposò Maria Maddalena, dando inizio a una ‘linea del sangue’ protetta dai Templari; la tesi che i suoi eredi vivano tuttora in Francia; le società segrete, le teorie cospiratorie. I due storici pretendono, ovviamente, parte dei diritti d’autore: i guadagni di Brown tra il giugno 2004 e giugno 2005, secondo Forbes, ammontano a 43,8 milioni di dollari. Jonathan Rayner James, legale dei due storici, ha sottolineato come la causa non abbia a che fare con il plagio di specifiche parti del testo, ma con l’appropriazione di temi ed idee contenuti nel saggio. La sentenza dovrà quindi stabilire un delicato precedente: fino a che punto cioè un autore è libero di sfruttare le idee di un altro, dato che la legge sui diritti protegge l’espressione di un’idea piuttosto che l’idea in sé.
Da parte mia posso aggiungere che nel romanzo, Dan Brown si prende molte “licenze letterarie”. La precisazione che è contenuta ne “il Codice Da Vinci”, in cui Dan Brown afferma che la descrizione delle opere d’arte descritte nel romanzo corrisponde alla realtà, è largamente disattesa (i dipinti non sono nemmeno come lui li descrive).
(La Vergine delle Rocce)
Nel romanzo sono inoltre disseminate tantissime contraddizioni, che fanno verosimilmente pensare ad una preparazione “di seconda mano”, per quanto riguarda aspetti di cultura religiosa e storia dell’arte.
Per non parlare del fatto che l’ossatura della storia medesima ricalca quella di “Angeli e Demoni” (che in realtà è stato scritto prima del “Codice Da Vinci”, anche se è stato edito in un momento successivo), ma qui si tratterebbe di auto-plagio…
massimo
13 marzo 2006 at 16:34
Sono davvero impressionato dalla tua poliedricità: uno stimato professionista come te che si mette a parlare di romanzi come una persona normale è per me una piacevole sorpresa. 😛
db
13 marzo 2006 at 21:45
Grazie Max! 😀
Però bisogna precisare che queste sviolinate sono gratuite!
otto
14 marzo 2006 at 00:04
Dario, avevi ragione: che Noè fosse albino lo dice solo uno scritto apocrifo. Per cui non è credibile che mons. Aringarosa, esponente dell’Opus Dei, ne sia convinto.
Un’altra imprecisione di Daniele Marrone 😛