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Archivi tag: tv digitale

YouTube’s final cut

Grazie a Internet con Marco Montemagno, blog che rappresenta il secondo domicilio elettronico del conduttore di Reporter diffusoscopro che è possibile ritrovare i video cancellati da YouTube su delutube, che

è un classico esempio di applicazione che va oltre le volontà di un sito e perché può essere magari utile per ritrovare un video che ci piaceva e che per qualche motivo non è più visibile.

 
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Pubblicato da su 15 marzo 2007 in media, Mondo, news

 

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Il ministro Gentiloni sulle pagine di PI

La copertina di PI del 2 febbraio 2007

Domani su PI c’è un’intervista rilasciata dal Ministro delle Comunicazioni Gentiloni. Focus sul nuovo contratto di servizio RAI e tutto ciò che vi orbita attorno (diritti, accessbilità, net neutrality…). Questo dovrebbe essere il primo passo verso un servizio pubblico davvero aperto. La strada da fare, però, è ancora tanta.

Speriamo che si prosegua nella direzione giusta.

 
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Pubblicato da su 1 febbraio 2007 in media

 

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La TV mobile soffre?

Perché – si chiede oggi Franco Carlini da Chips & Salsanonostante gli sconti, le offerte e i videofonini quasi regalati, il popolo consumatore non li compra e poco li usa per vedere la televisione sul cellulare?

La domanda, a dire il vero, è più che legittima. Quanto sappiamo, in realtà, del gradimento che l’offerta della TV mobile ha riscontrato, fino ad oggi, presso il pubblico? Poco, nonostante il battage pubblicitario degli operatori mobili (che ci informano, tutti e quattro, che la settima edizione del Grande Fratello è finalmente visibile anche sui loto TVfonini) tenti di inculcarci nel cervello che la fighissima opportunità di “guardare la tele” dall’apparecchio telefonico sia la nostra più grande ambizione.

Ma è così? E – se non lo è – perché? Il post di Carlini offre come risposta una riflessione interessante, che si aggiunge agli scetticismi già manifestati in passato da analisti e addetti ai lavori.

 
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Pubblicato da su 25 gennaio 2007 in media

 

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VedRAI su Internet…

Qui trovate un’ottima riflessione che Stefano Quintarelli dedica alle novità contenute nel nuovo contratto di servizio RAI.

Qui invece l’articolo dedicato da Punto Informatico allo stesso argomento.

Qual è la novità? sotto la dicitura del Nuovo contratto nazionale di servizio RAI di durata triennale (fino a fine 2009) si cela una grande riforma fin qui solo sperata dagli utenti italiani. In estrema sintesi, se la riforma rimarrà invariata, la RAI metterà a disposizione della rete italiana i propri contenuti, ne promuoverà di nuovi ad hoc, stimolerà l’autoproduzione degli utenti, darà vita a forme di interazione diretta con chi seguirà il suo nuovo sito, che non solo sarà reso accessibile secondo le specifiche del Web Consortium ma che distribuirà tutti i materiali sotto le licenze copyleft di Creative Commons.

La RAI, quindi, getta le basi per creare un rapporto diretto con l’utente , un aspetto fondamentale per il concetto di neutralità della rete. Ma per approfondire la questione, vi invito a seguire i link riportati all’inizio del post (blog di Quintarelli e articolo di Punto Informatico).

 
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Pubblicato da su 20 dicembre 2006 in media, Mondo

 

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La TV di domani

La tv di domani?

E’ già nata. E avrà poco a che vedere con quella di oggi. Si chiama IPTV e molti operatori puntano su di lei.

“La convergenza tra le tecnologie è una prospettiva ormai concreta, come per esempio tra telefoni, computer, televisioni e infrastrutture di rete. Su queste infrastrutture, oltre al traffico vocale ed a quello dati, transiteranno sempre più anche servizi televisivi. Noi abbiamo avuto già un aumento dei contenuti televisivi attraverso il digitale satellitare: prossimamente ne avremo uno ulteriore attraverso il digitale terrestre, che ha oltretutto il vantaggio di presentarsi con una formula gratuita e quindi socialmente importante, e avremo ancora un incremento di contenuti grazie alla televisione su protocollo internet che si diffondera’ nei prossimi anni”


Sono le parole del ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, intervenuto in videoconferenza ad una tavola rotonda del Nokia Univerity Program.

Su un punto non mi sento molto d’accordo: sul continuare a credere nel digitale terrestre. L’intrattenimento televisivo sembra ormai intenzionato a migrare su Internet e sulla banda larga. Lo dimostra l’interesse degli operatori come Fastweb o Telecom Italia, lo dimostra l’orientamento della gente e il successo di YouTube e di MySpace. E ora sembra che anche Yahoo abbia messo gli occhi (e voglia metterci anche il portafogli) su un altro portale di social broadcasting, Facebook.

Ma in Italia non sembra esserci sufficiente maturità per pensare a questo. Il governo dichiara di pensarci, ma al momento non vediamo ancora nulla di concreto: la Rete è sfruttata da circa il 40% della popolazione. La banda larga conta 7,5 milioni di utenti, ma la rete attuale non è sufficiente all’allargamento del bacino di utenza. Ma finche’ il governo investe sul digitale terrestre, il processo di evoluzione rischia di essere piuttosto lento.
La chiave di volta che potrebbe fornire lo stimolo all’investimento potrebbe essere la pubblicità: l’advertising va dove lo porta il business e anche la TV, c’è da scommetterci, seguirà la stessa strada.

 
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Pubblicato da su 22 ottobre 2006 in media

 

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Dove sta andando la TV?

E’ decisamente succoso e interessante il post che Stefano Quintarelli, nel suo blog, dedica oggi al futuro della tv.

Mi ha fatto molto pensare: naturalmente concordo con l’affermazione “la tv finirà via cavo” (infatti, avendone la possibilità, quando la mia casa era ancora in cantiere tre anni fa feci mettere una presa del telefono vicino a quelle delle antenne della TV).

Ma soprattutto concordo con la conclusione: oggi le Telco vedono l’entertainment e la vendita di contenuti come l’unica evoluzione possibile, ma si tratta solo di una delle posibili strade, così come l’erogazione/distribuzione di servizi realmente innovativi… non certo quelli “a valore aggiunto” attualmente così in voga nella telefonia mobile, ma qualcosa di davvero rivoluzionario.

Il futuro non porterà solo la TV a casa nostra attraverso il cavo telefono, ma non ho ancora un’idea precisa di come sarà l’evoluzione delle Telco. Tuttavia, credo che gli sviluppi non tarderanno a venire, l’evoluzione nel mondo delle TLC è talmente rapida e la convergenza tra servizi si sta spingendo ad un tale livello di accorpamento, che i risultati si vedranno in pochi anni: chissà, noi stessi potremmo diventare canali televisivi

 
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Pubblicato da su 16 agosto 2006 in media, news

 

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Dove va l’ADSL 2+

Comunicazione di servizio: Telecom Italia ha appena pubblicato l’elenco delle centrali per le quali è stata pianificata l’attivazione in settembre 2006, per quanto riguarda l’offerta ADSL wholesale (all’ingrosso) 20 Mbps basata su accessi ADSL2+. La copertura iniziale si sta quindi estendendo.

 
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Pubblicato da su 10 agosto 2006 in news

 

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Si discute sui contenuti?

Dal comunicato stampa diffuso da Telecom Italia:

In merito alle indiscrezioni apparse sulla stampa quotidiana circa ipotesi di accordi con il gruppo editoriale News Corporation, su richiesta della Consob, Telecom Italia conferma che sono in corso discussioni con il predetto gruppo editoriale in merito alla fornitura di contenuti nel campo dei media.

Non sussiste in merito alcuna intesa e tantomeno accordo, neppure con riferimento a possibili scambi azionari.

Discussioni di segno analogo sono in corso anche con altri media content provider.

Rupert Murdoch, immagine tratta da Wikipedia Marco Tronchetti Provera, immagine tratta da Wikipedia
Per capirci: News Corporation è il gruppo che fa capo all’editore Rupert Murdoch, il “papà” di Sky. Le indiscrezioni citate da Telecom sono i rumors insistenti che si sono rincorsi in ambito finanziario nei giorni scorsi, che danno per certo un matrimonio tra l’incumbent italiano e il colosso editoriale. Tra le varie voci, le più accreditate riferiscono la possibilità di un conferimento di Sky Italia a Telecom, di cui News Corp. potrebbe ottenere il 10% del capitale.

Ma, come ricorda Raffaella Natale su Key4biz, ai tempi della fusione Stream+Telepiù che fece nascere Sky Italia, la UE diede il proprio a condizione che il mercato della pay-TV rimanesse aperto e competitivo: “Se Sky e Telecom tornassero ad operare insieme, l’Antitrust potrebbe imporre la cessione di Telecom Italia Media, che controlla La7, perché la nuova unità arriverebbe a controllare cinque piattaforme su cui si trasmettono contenuti TV: terrestre analogico, terrestre digitale, satellite, banda larga e TV mobile”.

Si profilerebbe, quindi, un nuovo monopolista. Un’eventalità che l’Antitrust non può permettere. Anche perché altrimenti darebbe ragione a quanto commentato da Fedele Confalonieri, presidente Mediaset: “Se Murdoch, che è il più grosso imprenditore nel settore tv, si mette con Telecom, che ha una posizione dominante nelle Tlc, sono contento, perchè così non ci rompono più le scatole con la storia della dominanza congiunta Rai-Mediaset nel mercato televisivo. Pensate che Telecom fattura 30 miliardi di euro, noi e la Rai insieme sì e no 6 miliardi di euro’‘.

Ma c’è anche chi profila, in aggiunta e non in alternativa) all’alleanza News Corp. – Telecom, anche un’alleanza Telecom – Mediaset (peraltro già vociferata tempo fa). Il Sole 24 Ore riferisce infatti oggi: “Sarebbe un asset importante per il sistema industriale e finanziario italiano. E avrebbe il vantaggio di evitare che le tlc italiane finiscano in mani straniere e sarebbe un peccato se il governo scartasse a priori questa opportunità bloccando un’eventuale operazione Telecom-Mediaset”.

 
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Pubblicato da su 4 agosto 2006 in media

 

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TVfonini, canoni e…

Gli apparecchi in grado di ricevere segnali televisivi sono in aumento. Oltre al televisore, da qualche tempo a questa parte ci sono anche i PC e i TVfonini di recentissima introduzione.

Di fronte a queste innovazioni tecnologiche, come ci si pone nei confronti del canone RAI? Il dubbio se la legge italiana ne imponga il pagamento, fruendo o meno dei programmi televisivi trasmessi dalla TV di stato, è fugato da tempo: il canone è stato definito come un’imposta, e non come una tassa. Ciò significa che il suo pagamento è dovuto in base al presupposto che si detenga uno strumento idoneo a ricevere segnali televisivi, anche se viene mantenuto spento. Il fatto che non si usufruisca del servizio erogato dalla TV di Stato non c’entra.

Paolo De Andreis, direttore di Punto Informatico, ha intervistato in merito Vincenzo Busa, direttore centrale Normativa e Contenzioso dell’Agenzia delle Entrate, per fare chiarezza in un quadro di incertezze (chi ha un PC idoneo a ricevere segnali TV, o possiede un TVfonino, deve pagare il canone?).

Sagace come sempre il commento di Massimo Mantellini riguardo all’articolo:

“Paolo De Andreis e’ finito a capofitto dentro un’opera di Pirandello semplicemente chiedendo alla Agenzia delle Imposte se lo Stato pretenda un canone di abbonamento Rai per i TVfonini. Esilarante, peccato non ci sia l’audio da ascoltare in religioso silenzio mentre si citano i decreti regi del 1938”.

A me, leggendo una parte dell’intervista, è però venuta in mente una questione di attualità:

“… si fa presente che l’articolo 17 del Regio Decreto Legge 21 febbraio 1938, n. 246, al fine di consentire un monitoraggio sui potenziali contribuenti, prevede in prima battuta l’obbligo di tenuta di particolari registri di carico e scarico in capo ai riparatori, ai commercianti, ai rappresentanti ed agenti di vendita in genere di apparecchi e materiali radioelettrici, dai quali gli organi competenti, in sede di accertamento, possono desumere le generalità degli acquirenti dei medesimi apparecchi o comunque dei soggetti cui questi sono destinati”.

In pratica, venditori e riparatori di televisori (e per analogia, di PC, TVfonini e quant’altro…) sono tenuti a compilare un registo con i dati dei propri clienti, che gli organi competenti sono liberi di consultare. La questione è: ma il diritto alla privacy qui come viene applicato?

 
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Pubblicato da su 31 luglio 2006 in Mondo, news

 

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Digitale terrestre, a quando il vero switch-off?

Se ne è parlato molto. Il 2006 doveva essere l’anno della svolta. L’anno in cui tutti i ripetitori “analogici” sarebbero stati spenti a favore di quelli “digitali”. Poi è cominciata a slittare la data dello switch-off “anticipato”, ossia quello delle due regioni (Sardegna e Valle d’Aosta) più progredite in questo senso, e che quindi dovevano essere già pronte. E ora slitta la data nazionale.

A quando il vero switch-off?  Probabilmente nel 2012. E’ l’opinione del Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Che dichiara: “La politica delle fantasticherie sul T-government è finita… Dobbiamo dire la verità al mercato e ai cittadini”. Domani, su Punto Informatico, qualche dettaglio in più, in un piccolo articolo di approfondimento firmato (immeritatamente) dal sottoscritto, ma soprattutto dall’ottimo (e più meritevole) Alberigo Massucci.

 
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Pubblicato da su 16 luglio 2006 in Senza categoria

 

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Switch off, rimandato al 2008

Era prevedibile, ma come tutte le cose preanunciate come ovvie, è meglio aspettarne l’ufficializzazione: Sardegna e Valle D’Aosta, le regioni designate in posizione pionieristica per lo switch off sul digitale terrestre (ovvero lo spegnimento definitivo dei ripetitori dell’antiquata tv analogica) potranno respirare ancora un po’.

E’ infatti ufficializzato anche dalle agenzie di stampa che slitta al 2008 (dal previsto 31 luglio di quest’anno) la transizione delle trasmissioni televisive analogiche al nuovo sistema digitale.

Reuters: Lo ha annunciato il ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni, nel corso di una conferenza stampa assieme ai governatori delle due regioni, Renato Soru e Luciano Caveri.”Abbiamo previsto la data del primo marzo per la Sardegna e del primo ottobre per la Valle D’Aosta”, ha detto il ministro.L’Italia punta a convertire al digitale tutti i programmi televisivi su scala nazionale entro la fine del 2008. Il ministro non ha comunque escluso slittamenti anche per questo obiettivo.”Non c’è dubbio che la fase di transizione avrà tempi più lunghi, per ora ci occupiamo delle due regioni”, ha precisato il ministro.”Ho sempre detto, e non me lo rimangio, che la tempistica fissata per la transizione è poco credibile”, ha aggiunto. Nel 2001, il governo Amato fissò su scala nazionale il target del 31 dicembre 2006 per il cosiddetto “switch off”. Il governo Berlusconi ha poi fatto slittare alla fine del 2008 l’obiettivo.

Ma c’è di più: il ministro Gentiloni ha dichiarato esplicitamente che non sarà più previsto un finanziamento pubblico sull’acquisto dei decoder. L’investimento, a suo avviso, deve essere indirizzato ai contenuti del servizio, non all’approvvigionamento degli apparecchi per le famiglie. Una pratica seguita dal governo precedente e alquanto discussa, per la presunzione di un conflitto di interessi, che poi si è risolta in un nulla di fatto.

Il DTT, cioè il digitale terrestre, sarebbe già un fallimento, almeno secondo MDC, che così commentava a fine maggio i dati del Rapporto publicato dal CNIPA: I dati diffusi dal CNIPA – ha dichiarato il presidente MDC Antonio Longo – confermano che è giusto continuare la strada percorsa fin dall’inizio, ossia continuare a contrapporsi allo stanziamento di ulteriori fondi pubblici per la convergenza tecnologica esclusiva del Paese sul decoder digitale terrestre, per il quale sono stati spesi oltre 200 milioni di euro per la sua incentivazione, a discapito delle altre opportunità di accesso alle informazioni la cui competitività deve essere scelta dal mercato degli utenti”.

Il sondaggio, voluto dal CNIPA, è stato condotto dall’Istituto Piepoli su un campione di 3.500 utenti di DTT. La maggioranza, si rileva nell’indagine, non usa il digitale terrestre per i servizi di e-Government (ossia il t-Government). I dati del CNIPA evidenziano infatti che il 58 per cento degli italiani interpellati usa il DTT per guardare prevalentemente programmi sportivi.

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2006 in news

 

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3 vuole la TV per entrare in Borsa

Imperdibile la puntata di Report andata in onda questa sera. Si è parlato di H3G, ossia di TRE, l’operatore mobile che ha lanciato in questi giorni il suo nuovo servizio televisivo che si chiama Walk TV, laTV mobile.

A parte il fatto che, nel servizio, ha fatto capolino anche una schermata estratta da internet che riportava un articolo di Punto Informatico firmato dal sottoscritto (e questo, oltre a dare soddisfazione, significa che anche Report legge PI), il reportage è interessante per motivazioni abbastanza condivisibili: H3G intende quotarsi in Borsa (anche se non si sa ancora bene quando, visti i continui rinvii), e quando lo sarà (quotata) la sua vita finanziaria potrà essere legata a quella dei risparmiatori italiani. Legittimo, quindi, conoscerne bene alcuni aspetti, magari di carattere finanziario. Invito tutti a visitare la pagina web del servizio.

Anche per farsi venire qualche dubbio.

UPDATE: non posso che condividere in toto il parere di Beppe Caravita sul servizio di Milena Gabanelli (del quale stila un efficace riassunto)

 
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Pubblicato da su 30 aprile 2006 in media, news

 

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Cosa danno su C|net?

  Il televisore Braun tratto da Wikipedia
Dal blog Cablogrammi di Massimo Russo apprendo con piacere che C|net, che non ha bisogno di presentazioni per ogni buon tecnologo, vara un nuovo canale televisivo.

Mi auguro solo che questo, come altri canali televisivi tematici, possa avere le più ampie possibilità di diffusione e di capillare disponibilità.

 
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Pubblicato da su 21 aprile 2006 in media, news

 

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[Telefonia-DTT] La3, la nuova TV mobile di TRE (H3G)

Fonte: Punto Informatico di oggi

Acquisizione dell’emittente e ottenimento del nulla osta erano gli step obbligatori, per consentire a TRE di dare il via alla propria TV mobile. Che è stata presentata ufficialmente ieri a Milano, nella cornice della sede Profit di via Mambretti in cui si trovano quegli studi televisivi della Bravo Productions che, negli anni ’80, hanno ospitato “storiche” trasmissioni come “Drive In” e “Ok, il prezzo è giusto”.

La nuova emittente si chiama La3, un nome che ricorda il canale televisivo del gruppo Telecom Italia La7. È la nuova tv per videofonini in tecnologia DVB-H che TRE ha svelato ieri alla presenza del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Le prime offerte commerciali in evidenza, come nella migliore tradizione di ogni nuova “piattaforma” televisiva, puntano a calamitare l’attenzione dei potenziali utenti con il calcio. Così La3 annuncia la diffusione in esclusiva e in diretta dei Mondiali di calcio Fifa 2006, che avranno luogo in Germania dal 9 giugno al 9 luglio.

Secondo quanto comunicato da TRE, oltre alle 64 partite previste dai Mondiali, tra gli altri contenuti “premium” offerti non mancheranno le partite del campionato di calcio di serie A, le stesse attualmente in portafoglio a Mediaset per il triennio dal 2006 al 2009, più un’opzione per la stagione 2009-2010, oltre al MotoGP. L’obiettivo di La3 è quindi di aprire la propria stagione televisiva dal mese di giugno, con un bouquet di 15 canali: quattro saranno forniti da Sky (Sky Cinema, Sky Sport, Sky Vivo e Sky TG24), un canale verrà da Mediaset che proporrà trasmissioni scelte dalle tre reti principali (Canale 5, Rete 4 e Italia 1) e dal canale Boing. Seguiranno i tre canali della RAI (attualmente in fase di negoziazione, specifica TRE) e un canale musicale, non ancora presentato.

In questo “bouquet” troverà posto anche il canale La3 Live, con funzione di presentazione dell’intero palinsesto di La3 e di introduzione a Media Shopping, un canale di televendite con cui l’operatore intende saggiare le potenzialità del commercio interattivo via videofonino. Chiudono la quindicina tre canali “autoprodotti” (La3 Star, La3 Sport e La3 Show) e un ulteriore canale ancora in via di definizione.
Entro la fine dell’anno i canali offerti dovrebbero arrivare a 20: ulteriori cinque canali “potranno essere utilizzati anche per dare vita a canali di servizio, a beneficio dei cittadini, della pubblica amministrazione e delle minoranze linguistiche”, riferisce l’operatore.

Il tivufoninoLa copertura del servizio, stando a quanto riferito alla stampa, interesserà il 70% degli utenti TRE. L’investimento per l’acquisizione di Canale 7 (titolare delle frequenze per la trasmissione) ammonta a oltre 200 milioni di euro e 50 milioni annui saranno le spese da sostenere per la gestione, compresi i contenuti e 5-10 milioni per il lancio pubblicitario del servizio. Secondo TRE, il mercato potenziale degli utenti di TV mobile “è di 50 milioni. Siamo sicuri che sarà un mercato di massa”. I costi per l’utenza finale non sono stati specificati, ma un ordine di grandezza c’è: “Si parla di meno di un euro al giorno”, riferisce Vincenzo Novari, amministratore delegato di TRE, aggiungendo un commento sull’aspettativa di mercato per l’acquisizione di nuovi clienti: “Se entro fine anno arriveremo a 500.000 potremo dire che è stato un grande successo”.

Di buon auspicio, e caratterizzate da un certo orgoglio, le dichiarazioni di prammatica: “Un altro primato si aggiunge a quelli che il nostro Paese ha fatto registrare ultimamente nel settore dell’ICT – ha affermato il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni – L’Italia non è seconda a nessuno, in Europa, per tassi di sviluppo della banda larga, è leader nell’UMTS e occupa una posizione di avanguardia nella nuova TV in mobilità. Il DVB-H aumenterà sicuramente il tasso di pluralismo del sistema dei media in Italia, offrendo uno spazio nuovo e di grande potenzialità anche alla Pubblica Amministrazione nel suo dialogo continuo con i cittadini”.

Illustrata la TV, non poteva mancare anche un display per vederla. Con l’occasione, infatti, TRE ha presentato anche il modello U900 di LG, cui è stato attribuito l’altisonante titolo di “primo tivufonino” destinato ai clienti dell’operatore. L’apparecchio è dotato di display TFT panoramico da 2,2 pollici a 262mila colori e di una videocamera da 1,3 Megapixel. Ma, stando alle dichiarazioni di TRE, dovrebbe essere in arrivo anche il modello Stealht di Samsung.

Il successo della tv mobile, per TRE, rappresenta un traguardo indispensabile, visto l’obiettivo (già oggetto di rinvio) della quotazione dell’operatore a Piazza Affari.
Dario Bonacina

 
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Pubblicato da su 21 febbraio 2006 in Senza categoria

 

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[TV digitale] Questo switch off non s’ha da fare…

Mi è già capitato in varie occasioni (magari non qui) di parlare del DTT italiano. Tra l’altro, quando ne parlo su Punto Informatico, ogni articolo suscita un putiferio, almeno all’interno del relativo forum. Che testimonia comunque l’attenzione dei lettori in merito all’argomento, che non è banale.

Domani, a questo indirizzo, ci sarà un nuovo “capitolo” sull’argomento. Com’è noto, Sardegna e Valle d’Aosta sono le prime regioni italiane interessate dal cosiddetto “switch off”, cioè lo spegnimento dei ripetitori della tv “analogica”. In particolare ad oggi è previsto che nel mese di marzo questo avvenga nelle città di Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro (con altri 250 comuni limitrofi) per la Sardegna; Aosta, Saint Vincent e altri 24 comuni per la Valle d’Aosta.

Il governatore della Sardegna Soru (ex patron di Tiscali) non ci sta, per vari motivi che racconta senza problemi. C’è chi polemizza e vede nelle sue parole un dietro-front per motivi di interesse. C’è chi, come le associazioni di consumatori, appoggiano pienamente l’opinione di Soru e chiedono chiarezza.
Sul digitale terrestre, infatti, molte cose non sono chiare. Su Punto Informatico c’è un po’ di storia.

 
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Pubblicato da su 16 febbraio 2006 in Senza categoria

 

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