Sono le parole proferite da Marco Tronchetti Provera durante il CdA riunitosi oggi. All’ordine del giorno, come abbondantemente anticipato qua e là su Rete e carta stampata, il riassetto organizzativo del gruppo Telecom.
La frase “si torna com’era prima” non significa “si stava meglio quando si stava peggio” (o almeno, si spera): si riferisce, in particolare, alla rifondazione di TIM in quanto società, dopo la recente fusione per incorporazione in Telecom Italia. La fusione non sarà costata poco, suppongo. La rifondazione avrà anch’essa i suoi costi. Rifondazione che, oltretutto, è palesemente finalizzata ad una cessione. E a chi fa gola TIM? A tanti operatori e gruppi di private equity non italiani, sicuramente… nei giorni scorsi si sono fatti nomi di aziende come Telefonica e Deutsche Telekom, nonché di gruppi come Carlyle, Apax e Permira.
Un flash-zoom su Carlyle Group: il managing director di questo gruppo, responsabile per le opportunità di acquisizioni, si chiama Marco De Benedetti. Figlio di Carlo De Benedetti e amministratore delegato di TIM fino allo scorso anno, è stato colui che nell’aprile 2005 ha avuto l’indigesto privilegio di annunciarne la fusione con Telecom con queste parole: “L’evoluzione tecnologica porta a una meno chiara distinzione tra trasmissione dati e voce, tra telefonia fissa e mobile”. Potrebbe Marco de Benedetti avere un qualche interesse a tornare in sella alla nuova TIM? 😐
Però non manca anche una “soluzione” anche per la rete fissa, che sarà ceduta ad una nuova società, anche se non appare chiaro che cosa fagociterà questa new company (tutta l’infrastruttura di rete? l’ultimo miglio?). “Pensiamo ad un modello simile a quello inglese – riferisce Tronchetti Provera in conferenza stampa – tra British Telecom e Oftel e di andare oltre”. Audace.
aghost
12 settembre 2006 at 06:48
f
db
12 settembre 2006 at 23:06
C’è un gatto da queste parti? 😉