Lo so, questo titolo è ai limiti dell’appropriazione indebita, spero che la PFM mi possa perdonare 😉
In realtà è un riferimento mirato, che serve a descrivere la situazione che caratterizza le condizioni attuali della connettività italiana. Soprattutto alla luce di ciò che Stefano ha scritto, appunto, in settembre. Che alla domanda pubblicata oggi “Basta migrare a OpenDNS?” già allora sembrava rispondere “no”.
Se è davvero la rete, dunque, a soffrire di problemi strutturali, come si risolve il problema? Una risposta la troviamo nelle parole del presidente di Clusit, Gigi Tagliapietra:
Da i-dome:
“Occorre spostare la nostra attenzione dal virus alle fragilità che amplificano l’effetto degli attacchi informatici in corso. L’attacco ai Dns di questi giorni fa leva su due debolezze: da una parte, la mancanza di una cultura diffusa della sicurezza che facilita la diffusione da un computer all’altro dei virus informatici e, dall’altra, il sovraccarico della rete che rende ogni piccolo intoppo un ostacolo più grande.” afferma Tagliapietra.
“La rete è un organismo che deve essere “nutrito” di investimenti infrastrutturali che ne garantiscano il funzionamento di fronte ad una crescente quantità di informazioni in transito e di educazione diffusa alle norme di “igiene e sicurezza informatica“, altrimenti anche una semplice “influenza” lo può minacciare seriamente. La rete è una risorsa preziosa per il Paese, non solo per le aziende e come risorsa preziosa va protetta e garantita. Ma le azioni di natura puramente tecnica non basteranno a proteggerci dalle nuove minacce che abbiamo di fronte a noi e di cui ci sfuggono i dettagli, la prima risposta si deve basare su uno scambio tempestivo di informazioni e su una rete fidata di collaborazioni che permettano di isolare tempestivamente e di diagnosticare con lucidità gli incidenti e le contromisure più efficaci.
Da quasi due anni il CLUSIT sta cercando di convincere aziende ed istituzioni ad attivare una rete di ISAC (Information Sharing and Analisys Center), ovvero insiemi di esperti e tecnici che condividono informazioni e dati relativi ad attacchi e vulnerabilità informatiche e che aiutino imprese ed enti a gestire le emergenze. Siamo convinti, e l’esperienza americana lo dimostra, che in questo modo avremmo un sistema di analisi e allerta che renderebbe più tempestivi gli interventi sulla Rete. Ci auguriamo che oggi la sensibilità sia più alta e che si possa arrivare finalmente alla costituzione di questo strumento indispensabile per difendere un bene prezioso per tutti.”
aghost
19 dicembre 2006 at 10:33
il ministro di pietro ha stoppato la fusione di autoastrade con albertis con varie motivazioni: tra le piu importanti quella che autostrade NON avrebbe fatto gli investimenti che doveva fare in virtù della concessione statale.
Ora a me risulta che anche Telecom operi con una concessione statale: cosa prevede la concessione dello Stato? Telecom ha fatto gli investimenti necessari? Ho seri dubbi.
Forse non sarebbe male andare a ravanare su cosa significhi operare in concessione e quali sono gli obblighi, se ne ce ne sono, per il gestore di un servizio pubblico che agisce in monopolio.
Una sola cosa mi pare certa: la valanga di miliardi che gli utenti hanno sborsato a Telecom Italia. Ma il prezzo è (era) giusto?
Luca
19 dicembre 2006 at 14:37
Ah, qualcuno se n’è accorto!