Mentre Marco Montemagno (a blog unificati) si rivolge a Berlusconi e Veltroni chiedendo loro “quale è la vostra strategia, il Vostro programma Internet per l’Italia?” (per par condicio questa stessa domanda andrebbe rivolta a tutti i candidati premier, che ormai sono quasi una dozzina, giusto per non creare esclusioni a priori), un manipolo di imprenditori (Stefano Quintarelli, Gianmarco Carnovale, Francesco Face e Guido Tripaldi) ha creato l’agorà di Wikidemocracy, “un ambiente collaborativo e democratico che non si pone contro i partiti, ma che anzi si pone l’obiettivo di aumentare la partecipazione dal basso; usando gli strumenti che sono propri della rete, WikiDemocracy nasce per portare ai candidati le proposte programmatiche del “popolo della rete”“.
Il discorso deve essere mantenuto caldo e portato alla più capillare diffusione perché, come scrive Luca De Biase centrando perfettamente (a mio avviso) la definizione:
Internet non è un medium come la tv e i giornali. E’ piuttosto un ecosistema complesso di persone che si esprimono, si connettono, conversano e si scambiano idee, notizie e approfondimenti. Dal punto di vista mediatico, internet muta profondamente forma e funzione a seconda del modo in cui viene concepita: può essere vista come uno strumento per diffondere messaggi, o come un sistema per organizzare campagne di opinione e di azione, o come un archivio di informazioni, o come una piattaforma di trasmissione per contenuti editoriali, o come un luogo nel quale si incontrano i cittadini per aiutarsi nel difficile compito di elaborare una visione dei fatti. È tutte queste cose insieme: ma è particolarmente efficace solo quando è concepito come uno strumento che, prima di tutto, serve a liberare le capacità di espressione dei cittadini.
Stefano Quintarelli
17 febbraio 2008 at 13:46
Grazie Dario, credo che il punto sia proprio questo: come si intende la rete.
Ho incontrato la settimana scorsa un candidato premier e ci ho parlato per un paio di ore. Ho capito che per lui, Internet=TV+Telefono, ovvero messaggi broadcast e poi vediamo cosa gli risponde la gente.
Io ho cercato di spiegare che il valore sono le conversazioni e piu’ di “cosa ti scrive la gente” e’ “cosa si scrive la gente su di te”, Ovvero, il focus e’ ascoltare e non parlare.
beninteso, ogni iniziativa che aumenti l’awareness, va bene,anche quelle broadcast ma piu’ che parlare, dovrebbero ascoltare… IMHO
Sally
17 febbraio 2008 at 17:51
Ho letto il post di Montemagno ma mi sembra che il suo approccio non sia giusto: chiede i programmi su internet a Veltroni e Berlusconi senza spiegare cosa intende per internet, e a me pare che i nostri rappresentanti politici abbiano bisogno di capirlo.
Secondo me il centro del problema e’ proprio quello. Se poi con Wikidemocracy si puo’ preparare un manifesto di intenti per la rete, il problema e’ risolto: votiamo chi lo sottoscrive. Se lo sottoscrivono tutti, meglio!
Ferd
17 febbraio 2008 at 17:52
Lista dei candidati ad oggi, 17 febbraio 2008. In ordine alfabetico: Berlusconi, Bertinotti, Bonino, Boselli, Casini, Ferrara, Ferrando, Mastella, Santanchè, Tabacci, Veltroni.
Marco Zambianchi
19 febbraio 2008 at 08:52
La soluzione seria e definitiva del “digital divide”, che implica la copertura del 100% della popolazione con linee di prestazioni pari almeno all’ADSL a 640 mbit dovrebbe essere una delle priorità per il prossimo governo.
A parte le ovvie (?) considerazioni sull’utilità di questo strumento per le realtà produttive (chiedete agli amici imprendtori della Valsassina), in questo mondo l’accesso ad Internet ad alta velocità dovrebbe essere un diritto di ogni cittadino.
E se si lanciasse il motto “dove c’è una scuola, là ci dev’essere copertura ADSL”? Eppure in molte, troppe scuole del nostro territorio (provincia di Lecco) ancora questa idea è pari ad un miraggio.
Antonio T.
19 febbraio 2008 at 22:05
marco,
vieniti a fare un giro in sicilia. scoprirai che le risorse digitali limitate della valsassina (io conosco quella zona ho parenti a barzio e casargo) per molti della mia regione sarebbero opportunita’.
sapete che qui (abito vicino a noto) il mio modem a 56K prende la linea una volta si’ e cinque no? e quando la prende, non va sempre a 56K. io il peer to peer non so neppure cos’e’, tanto per intenderci.
sapete lavoro in un ospedale cittadino. internet c’e’ in un solo ufficio. quando funziona riescono a scaricare un po’ di posta ma non si fa molto altro di piu’. peccato non poter usare internet per dare ad esempio il quadro della disponibilita’ dei letti ai centri di pronto soccorso, di non poter fare ricerche in rete per la letteratura medica di alcuni casi medici particolari, per confrontarsi nei forum con i colleghi. peccato non avere una rete che permette di dare e fare tante cose.
non banda larga e fibra… parlo di una rete telefonica decente, ma non c’e’ neppure quella.
questo per confermare quanto dite voi: la banda larga sia un diritto universale. per lo sviluppo del paese ma anche per dare migliori servizi alla collettivita’. ne guadagneremmo tutti!
saluti
antonio