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Vodafone, moti di svalutazione

30 Mag

Tra i risultati finanziari resi pubblici da Vodafone per l’esercizio 2006-2007, emergono dati significativi: Clienti a 27,4 milioni (+ 13,8%), bene dati e multimedia (+8,4%), terminali UMTS 4,9 mln (+67%). Di seguito si legge anche:  Decreto Bersani pesa sul valore dell’azienda per 5,1 mld di euro.

Cifra considerevole. Anche per il fatto che il decreto Bersani (entrato in vigore a inizio marzo), sul bilancio di cui si sta parlando (chiuso a fine marzo), ha inciso per meno di un mese. A un profano o a un lettore poco attento, la frase “Decreto Bersani pesa sul valore dell’azienda per 5,1 mld di euro” può indurre a credere che quella cifra sia il mancato introito derivante dall’abolizione dei costi di ricarica. Nel comunicato, comunque, Vodafone si spiega meglio:

Il Decreto Bersani ha inciso solo sull’ultimo mese dell’anno fiscale. La misura ha invece significativamente ridotto il valore dell’azienda. A seguito della revisione del piano economico-finanziario di lungo periodo di Vodafone Italia, secondo i principi contabili internazionali (IFRS), il Gruppo Vodafone ha dovuto svalutare la sua partecipazione nell’azienda italiana per un importo di circa 5,1 mld di euro. (La revisione di valore segue quella già resa nota a novembre 2006 di 2,08 miliardi di euro dovuta al rialzo dei tassi di interesse).

La spiegazione sembra assumere qui un significato più comprensibile: per via delle ripercussioni future derivanti dal pacchetto sulle liberalizzazioni, il gruppo dichiara di vedersi costretto a svalutare Vodafone Italia. Ma è solo una questione di costi di ricarica? L’amministratore delegato Pietro Guindani lo conferma nelle dichiarazioni rilasciate in un’intervista pubblicata oggi su il Sole 24 Ore:

“La svalutazione è l’effetto del decreto Bersani per l’abolizione dei costi di ricarica. Una riduzione sul bilancio di 700 milioni di euro che pesa a livello sia economico che patrimoniale. Noi stiamo reagendo con una revisione della gestione dei costi, una razionalizzazione degli investimenti e un lavoro sulla crescita, come dimostra la performance dei ricavi da servizi. Il calo dell’ebidta è invece l’effetto della dicotomia tra l’incremento del traffico e la riduzione dei ricavi. Il business è sano e l’azienda è in crescita, ma gli effetti della regolazione e non solo della concorrenza riducono ricavi e margini. Il nostro è un business a due facce: salgono volumi e scendono i prezzi. L’abolizione del costo delle ricariche ha inciso proporzionalmente su tutti togliendo circa il 10 per cento dei ricavi e il 20 per cento dei margini a ogni operatore. Non ha senso dire che abbia penalizzato più gli uni degli altri perché sarebbe come sostenere che i costi per l’asta dell’Umts hanno colpito più un operatore piccolo come era allora Omnitel piuttosto che Tim. Noi non abbiamo mai ragionato così”.

Svalutare la partecipazione in un’azienda sana e in crescita (e il cui margine operativo lordo – come si vede dalla tabella sopra riportata – è il più alto tra quelli delle consociate europee) è una cosa seria. Persino il Ministero dello Sviluppo Economico ha voluto esprimersi in merito, con un comunicato in cui dice – in sostanza – che Vodafone offre spiegazioni inverosimili:

“E’ assolutamente stupefacente e incredibile attribuire al decreto Bersani, come nvece fa l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Pietro Guindani, la riduzione del valore dell’azienda di telefonia di 5,1 mld. Il decreto Bersani, infatti, si è solo occupato di ricariche telefoniche”.

A me, peraltro, risultava che Vodafone avesse svalutato la propria partecipazione anche in altre filiali e Stefano Quintarelli lo conferma, citando notizie ufficiali che motivano la svalutazione considerando l’abolizione dei costi di ricarica, ma richiamando in primis l’aumento dei tassi di interesse a lungo termine (fattore che Vodafone Italia non evidenzia):

the Group recorded an impairment charge of £11,600 million (2006: £23,515 million) in relation to the carrying value of goodwill in the Group’s operations in Germany (£6,700 million) and Italy (£4,900 million). The impairment in Germany resulted from an increase in long term interest rates, which led to higher discount rates along with increased price competition and continued regulatory pressures in the German market.
The impairment in Italy resulted from an increase in long term interest rates and the estimated impact of legislation cancelling the fixed fees for the top up of prepaid cards and the related competitive response in the Italian market.

 
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Pubblicato da su 30 Maggio 2007 in media, news

 

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