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Facebook? Un pretesto per licenziare

28 Feb

Sembra piuttosto inverosimile che Kimberly Swann, giovane impiegata inglese, sia stata licenziata dall’azienda di Clacton (Inghilterra), per aver definito “noioso” il proprio lavoro nel proprio status su Facebook.

Secondo quanto riportato dalla stampa, i suoi superiori avrebbero deciso di interrompere il rapporto di lavoro dopo aver letto alcuni commenti per nulla entusiastici lasciati dalla giovane segretaria, che ha solo 16 anni. Frasi come “Kimberly, primo giorno di lavoro omg (Oh my God, o mio Dio), così noioso” e “Kimberly, tutto quello che fa è macinare fotocopie e fare fotocopie” hanno scatenato l’ira del direttore, che l’ha licenziata perché non voleva che il nome della sua società fosse screditato e messo alla berlina. Per la cronaca, si tratta della Ivell Marketing & Logistics.

Probabilmente dietro a questo licenziamento c’è dell’altro. Ma quando il mostro da sbattere in prima pagina è un social network o Internet, la gara tra i media è sempre aperta.

 
6 commenti

Pubblicato da su 28 febbraio 2009 in media, Mondo, news

 

6 risposte a “Facebook? Un pretesto per licenziare

  1. Avatar di Giorgio

    Giorgio

    1 marzo 2009 at 11:44

    Più che altro trovo strano che uno che dimostra un atteggiamento cosi’ chiuso e retrogrado come quel dirigente, usi Facebook e legga i commenti scritti da una sua dipendente (oltretutto per farlo, deve averla tra i suoi “amici” di Facebook).
    Tu dici che è inverosimile, io concordo e dico che questa storia puzza un pò di bufala…

     
  2. Avatar di genny

    genny

    2 marzo 2009 at 15:26

    può essere una bufala ma la tua privacy non è garantita. A tutti coloro che resistono nel lavoro : http://resistenzaumana.it

     
  3. Avatar di Sally

    Sally

    2 marzo 2009 at 16:22

    Su Facebook è giusto essere responsabili di ogni cosa che si scrive e quindi e’ meglio pubblicare solo cose di cui siamo certi che non ci pentiremo. La nostra provacy su facebook ce la facciamo noi…

     
  4. Avatar di Mario Reiner

    Mario Reiner

    5 marzo 2009 at 10:48

    Ha ragione Sally: al di là del fatto se la notizia sia una bufala (e lo sarà), resta il fatto che se uno è così poco furbo da pubblicare (id est: rendere PUBBLICO) qualcosa che, se letto da qualcuno in particolare, potrebbe danneggiarlo, poi non se ne lamenti. Se tutti fossero responsabili come suggerisce Sally, il mondo sarebbe migliore… La crociata dei media non dovrebbe rivolgersi allo strumento (nella fattispecie, Facebook) ma all’idiozia di chi lo usa malamente.

     
  5. Avatar di genny

    genny

    5 marzo 2009 at 18:26

    per sally e mario reiner: Il problema è che proprio ragionando così, il paese va in mano ai più furbi e la furbizia esclude ogni moralità. Per quanto la tizia sia stata stupida, non è questo il problema, l’essere licenziati per aver scritto che il proprio lavoro è noioso è assurdo! Un conto è parlare male della propria azienda (in questo caso vi do pienamente ragione), un’ altro è essere insoddisfatti del proprio lavoro e comunicarlo pubblicamente…che male c’è? Pensate a tutti i precari, che devono farsi il culo per qualche lavoretto insoddisfacente…devono pure essere felici per forza?
    Perché a ragionare come mi sembrate fare voi, succede che se io fossi il vostro datore di lavoro e volessi togliermi dalle scatole voi miei dipendenti, mi creerei un profilo facebook fasullo e passerei un mese intero a cercare di scucirvi qualche parolina di malcontento verso il vostro lavoro…attenti, perchè se ci cascate…siete licenziati!!! 😉 Cmq, come dice Giorgio, prob è una bufala, ma riflettiamo.

     
  6. Avatar di db

    db

    5 marzo 2009 at 21:36

    Se tu fossi il mio datore di lavoro e ti creassi un profilo fakebook sotto mentite spoglie, non accetterei comunque la tua amicizia… 😉