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Apple e Google multate. Cambierà qualcosa?

26 Nov

10 milioni di euro per Apple e altrettanti per Google “per uso dei dati degli utenti a fini commerciali”: due multine, per un totale di 20 milioni, decise in seguito a due istruttorie parallele che hanno portato l’AntitrustAutorità Garante della Concorrenza e del Mercato – a colpire i due gruppi con la massima sanzione possibile dopo aver accertato, per ognuno, due violazioni del Codice del Consumo: una per “carenze informative” e un’altra per “pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali”. Multine, dicevo, e più avanti vi spiegherò perché.

Le carenze informative riguardano l’uso dei dati personali degli utenti:

  • è noto che per usufruire dei servizi offerti da Google è necessario sottoscrivere un account (e questo avviene ad esempio per tutti coloro che attivano uno smartphone Android): sia in fase di creazione dell’account, che nell’utilizzo degli stessi servizi, l’azienda non trasmette all’utente informazioni importanti per consentirgli di essere consapevole del fatto che i suoi dati personali vengano raccolti e utilizzati con finalità commerciali;
  • analogamente anche Apple, tanto in occasione della creazione dell’ID Apple, quanto mentre l’utente accede a servizi come App Store, iTunes Store e Apple Books, non informa l’utente in modo chiaro e immediato della raccolta di dati e relativo utilizzo con finalità commerciali, premurandosi però di evidenziare che le informazioni ottenute servono a “migliorare l’esperienza del consumatore e la fruizione dei servizi”.

La pratica “aggressiva” viene applicata da Google fin dalla creazione dell’account, per il quale l’azienda prevede per default (cioè in modalità predefinita) che l’utente acconsenta al trasferimento e/o all’utilizzo dei propri dati per fini commerciali. Questa accettazione iniziale permette a Google di acquisire e utilizzare i dati senza la richiesta di conferme successive. Apple invece applica la pratica aggressiva nell’ambito delle attività promozionali, in cui è prevista l’acquisizione del consenso all’uso dei dati degli utenti a fini commerciali senza dare all’utente consumatore la possibilità di scegliere preventivamente se e in che condividere i propri dati. In entrambe le situazioni l’utente cede informazioni personali senza averne la necessaria consapevolezza.

Inutile dire che sia Apple che Google, non essendo disposte ad accettare queste sanzioni, hanno dichiarato di voler presentare ricorso, ritenendosi nel giusto. Ma pensando a quanto fatturano queste due aziende, quanto possono rimanere anche solamente “impensierite” per aver ricevuto, ognuna, una sanzione di 10 milioni di euro? L’importo rappresenta una cifra minima, se rapportata al loro fatturato. Potrebbe essere tranquillamente messa a bilancio come voce relativa alle spese da sostenere per l’ampliamento dei propri database.

Utile però concludere – almeno, lo penso io – che l’accertata acquisizione di dati senza la necessaria consapevolezza dimostra quanto queste due aziende (e non solo loro, basti pensare ai social network) siano in grado di schedare e tracciare gli utenti in modo molto capillare ed efficace. Più di qualunque soluzione complottisticamente ritenuta pericolosa perché presuntamente destinata a tracciare la cittadinanza. Capire a che scopo, poi, è sempre difficile.

 
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Pubblicato da su 26 novembre 2021 in news

 

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