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Il baby-robot

Questa è un’Ansa che può generare ansia:

IN GIAPPONE NASCE IL ROBOT BAMBINO

TOKYO – Un robot in grado di simulare i comportamenti di un bambino di 18 mesi è stato costruito in Giappone da ricercatori dell’Ente nazionale per la scienza e la tecnologia. Come si legge oggi sul quotidiano Yomiuri, l’automa presentato all’università di Osaka è alto 1,3 metri e pesa 33 chili. Modellato con silicone in fattezze simili alla popolare immagine cinematografica di E.T., il robot è stato battezzato CB2, dalle iniziali in inglese di ‘automa bambino con corpo biomimetico’.

Il robot è dotato di oltre 200 sensori ottici, auditivi e tattili, che lo fanno reagire a stimoli ambientali cambiando le espressioni del viso, su cui risaltano i grandi occhi. I movimenti già alquanto complessi di un bimbo di 18 mesi sono replicati grazie a una cinquantina di simulatori muscolari ad aria compressa.

Mi sfuggono due cose:

  1. a che serve?
  2. qual è la foto giusta?

(ANSA)

(Tgcom)

 
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Pubblicato da su 4 giugno 2007 in Mondo, news

 

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La settimana dei virtuali

A partire da questa settimana, nell’arena del mercato della telefonia mobile entrano due nuovi protagonisti: sono CoopVoce e UNOMobile, frutto degli accordi siglati (rispettivamente) tra TIM e Coop e tra Vodafone e Carrefour.

Ho scritto per Punto Informatico (pardon, per PI Telefonia) un articolo con alcuni dettagli delle offerte. Come potrete notare, dalle condizioni proposte dai due nuovi operatori emerge un certo allineamento al mercato. UNOMobile si distingue per non prevedere scatti alla risposta, come invece fa CoopVoce che, però, offre ad ogni ricarica un bonus aggiuntivo del 20% in traffico telefonico.

Il concetto di bonus di ricarica è senz’altro più gradito di quello, mai digerito ma ormai abbandonato (per legge), di costo di ricarica, anche se non è una novità assoluta (all’estero esiste già da tempo, ma anche in Italia si era visto). A mio modesto parere, i consumatori si aspettavano qualcosa di più, in termini di convenienza.

Vedremo come i nuovi arrivati (a cui presto si dovrebbe aggiungere Poste Italiane) si muoveranno nel mercato e quanto impiegheranno a lanciare allettanti offerte promozionali. Un argomento che non dovrebbe essere affatto estraneo ad operatori telefonici legati al mondo della GDO, che sovente propone alla clientela promozioni 3 x 2 e offerte abbinate di prodotto anche diversi tra loro.

(copertina di Punto Informatico di oggi – by Luca Schiavoni)

 
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Pubblicato da su 4 giugno 2007 in news

 

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Visti da vicino. Più vicino.

Direttamente da Mountain View (sede di Google) arriva Street View, un servizio integrato in Google Maps per avere la possibilità di godersi una visuale “terrestre” di quanto, finora, era possibile vedere solo dall’alto, in versione mappa o fotografia satellitare.

Per chi se lo fosse perso, o ne avesse solo sentito parlare, ecco un simpatico video che lo descrive

Street View è attivo (almeno per ora) solo sulle strade di San Francisco, Las Vegas, Denver, New York e Miami. Ma è verosimile pensare che estenderà le proprie funzionalità.

Ammetto che fa una certa impressione poter vedere immagini a questi livelli. Devo ancora capire bene a che cosa può essere utile, al di là di un mero turismo virtuale. Chissà, visto che Google, nel corso della settimana, ha annunciato di aver acquisito Panoramio, non è difficile prevedere che Street View si possa evolvere in una sorta di servizio di reporting localizzabile, accessibile agli utenti.

Davz mi ricorda che c’è qualcosa del genere in Pagine Gialle Visual, che nell’offrire un servizio simile a Google Maps propone anche percorsi in soggettiva street level per varie città italiane (cliccando sul bollino “360°” in basso a destra).

Ecco un esempio in una foto di Bergamo (piazza Vecchia)

Quale preferite?

In entrambi i casi non mancheranno polemiche inerenti alla salvaguardia della privacy delle persone che si trovano ritratte nelle immagini disponibili su web. Anche se non è sempre facile individuare una persona, ne’ capire quando sono state scattate le foto.

P.S.: Piazza Vecchia, comunque, si vede meglio qui.

 
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Pubblicato da su 2 giugno 2007 in Mondo, news

 

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Cocaine is in the air

Vi sentite su di giri? Non è detto che sia merito della primavera…

(via PDA)

 
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Pubblicato da su 31 Maggio 2007 in news

 

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Happy Slapping?

Questa mi mancava:

Si diffonde in Gran Bretagna una curiosa moda: gruppi di giovani prendono a schiaffi i passanti e filmano la scena con il cellulare.

Tempo fa anche loro si dilettavano a scaricare contenuti cellulari, i ragazzi sopratutto suonerie di calcio, le ragazze suonerie di cantanti in genere, in genere, infatti erano ai primi posti in europa nelle classifiche suonerie, oggi, gruppi di giovani girano per le città inglesi e prendono a schiaffi i passanti: questo sarebbe “happy slapping”, di sorpresa e senza motivo, filmando con il loro telefonino la scena, creano il loro video cellulare e lo trasmettono ad altri amici, o addirittura mettendola on line su Internet.

Stando a quanto si legge sopra, praticamente la teoria evolutiva dei giovani utenti d’oggi passa attraverso tre fasi: la prima è avere il telefonino, la seconda è dilapidare un capitale in loghi e suonerie, la terza è prendere a schiaffi la gente riprendendola con la videocamera integrata nel cellulare.

Prima di aspettare la quarta fase, mi chiedo: perchè non vedo nulla di utile e costruttivo nelle videocamere integrate nei cellulari?

 
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Pubblicato da su 31 Maggio 2007 in media, news

 

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Palm Foleo

Finalmente s’è capito, cos’è il nuovo Foleo. La pseudo-rima con Treo, e una ridda di rumors in circolazione fino a ieri, avevano fatto supporre ad un erede della fortunata gamma di Palm, magari da mettere in concorrenza con l’iPhone.

Palm lo qualifica invece come smartphone companion, ossia una sorta di assistente del telefonone, con cui deve vivere a stretto contatto per la necessaria connettività e lo scambio di dati. Si tratta dunque di un piccolo Umpc linux-based dotato di connettività Bluetooth e WiFi, che può essere utile per consultare l’e-mail (e relativi allegati Office e PDF) con una tastiera e un display più comodi di quelli di uno smartphone o PDA-phone (qual dir si voglia). Ma anche navigare in Internet risulta sicuramente più agevole.

Sarà una rivoluzione? Palm e Jeff Hawkins ne sembrano convinti. Ma non mancano pareri dissonanti. Non sembra comodissimo, IMHO, oltretutto pesa 1,1 kg (il mio primo Psion era più leggero). Forse con una SIM-card e le opportune funzioni di connettività (oltre al già presente WiFi, magari, il supporto HSDPA) sarebbe un buon compromesso. In alcuni casi, un utente che viaggia per lavoro potrebbe fare a meno di portarsi appresso laptop e smartphone e usare solo il Foleo: l’editor per documenti Office c’è, il PDF viewer pure, per cui – ripeto, per qualche operazione – ci sarebbe già una certa indipendenza.

In attesa di vederlo e provarlo, per qualche dettaglio in più ecco qui l’apposito link, attivo da un paio d’ore.

 
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Pubblicato da su 30 Maggio 2007 in media, news

 

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Vodafone, moti di svalutazione

Tra i risultati finanziari resi pubblici da Vodafone per l’esercizio 2006-2007, emergono dati significativi: Clienti a 27,4 milioni (+ 13,8%), bene dati e multimedia (+8,4%), terminali UMTS 4,9 mln (+67%). Di seguito si legge anche:  Decreto Bersani pesa sul valore dell’azienda per 5,1 mld di euro.

Cifra considerevole. Anche per il fatto che il decreto Bersani (entrato in vigore a inizio marzo), sul bilancio di cui si sta parlando (chiuso a fine marzo), ha inciso per meno di un mese. A un profano o a un lettore poco attento, la frase “Decreto Bersani pesa sul valore dell’azienda per 5,1 mld di euro” può indurre a credere che quella cifra sia il mancato introito derivante dall’abolizione dei costi di ricarica. Nel comunicato, comunque, Vodafone si spiega meglio:

Il Decreto Bersani ha inciso solo sull’ultimo mese dell’anno fiscale. La misura ha invece significativamente ridotto il valore dell’azienda. A seguito della revisione del piano economico-finanziario di lungo periodo di Vodafone Italia, secondo i principi contabili internazionali (IFRS), il Gruppo Vodafone ha dovuto svalutare la sua partecipazione nell’azienda italiana per un importo di circa 5,1 mld di euro. (La revisione di valore segue quella già resa nota a novembre 2006 di 2,08 miliardi di euro dovuta al rialzo dei tassi di interesse).

La spiegazione sembra assumere qui un significato più comprensibile: per via delle ripercussioni future derivanti dal pacchetto sulle liberalizzazioni, il gruppo dichiara di vedersi costretto a svalutare Vodafone Italia. Ma è solo una questione di costi di ricarica? L’amministratore delegato Pietro Guindani lo conferma nelle dichiarazioni rilasciate in un’intervista pubblicata oggi su il Sole 24 Ore:

“La svalutazione è l’effetto del decreto Bersani per l’abolizione dei costi di ricarica. Una riduzione sul bilancio di 700 milioni di euro che pesa a livello sia economico che patrimoniale. Noi stiamo reagendo con una revisione della gestione dei costi, una razionalizzazione degli investimenti e un lavoro sulla crescita, come dimostra la performance dei ricavi da servizi. Il calo dell’ebidta è invece l’effetto della dicotomia tra l’incremento del traffico e la riduzione dei ricavi. Il business è sano e l’azienda è in crescita, ma gli effetti della regolazione e non solo della concorrenza riducono ricavi e margini. Il nostro è un business a due facce: salgono volumi e scendono i prezzi. L’abolizione del costo delle ricariche ha inciso proporzionalmente su tutti togliendo circa il 10 per cento dei ricavi e il 20 per cento dei margini a ogni operatore. Non ha senso dire che abbia penalizzato più gli uni degli altri perché sarebbe come sostenere che i costi per l’asta dell’Umts hanno colpito più un operatore piccolo come era allora Omnitel piuttosto che Tim. Noi non abbiamo mai ragionato così”.

Svalutare la partecipazione in un’azienda sana e in crescita (e il cui margine operativo lordo – come si vede dalla tabella sopra riportata – è il più alto tra quelli delle consociate europee) è una cosa seria. Persino il Ministero dello Sviluppo Economico ha voluto esprimersi in merito, con un comunicato in cui dice – in sostanza – che Vodafone offre spiegazioni inverosimili:

“E’ assolutamente stupefacente e incredibile attribuire al decreto Bersani, come nvece fa l’amministratore delegato di Vodafone Italia, Pietro Guindani, la riduzione del valore dell’azienda di telefonia di 5,1 mld. Il decreto Bersani, infatti, si è solo occupato di ricariche telefoniche”.

A me, peraltro, risultava che Vodafone avesse svalutato la propria partecipazione anche in altre filiali e Stefano Quintarelli lo conferma, citando notizie ufficiali che motivano la svalutazione considerando l’abolizione dei costi di ricarica, ma richiamando in primis l’aumento dei tassi di interesse a lungo termine (fattore che Vodafone Italia non evidenzia):

the Group recorded an impairment charge of £11,600 million (2006: £23,515 million) in relation to the carrying value of goodwill in the Group’s operations in Germany (£6,700 million) and Italy (£4,900 million). The impairment in Germany resulted from an increase in long term interest rates, which led to higher discount rates along with increased price competition and continued regulatory pressures in the German market.
The impairment in Italy resulted from an increase in long term interest rates and the estimated impact of legislation cancelling the fixed fees for the top up of prepaid cards and the related competitive response in the Italian market.

 
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Pubblicato da su 30 Maggio 2007 in media, news

 

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Il bene e il male

L’episodio di violenza accaduto a Cento, in realtà, non ha molto a che vedere con la pornografia minorile. Qualcuno (fortunatamente sono sempre meno, ma qualcuno c’è sempre) ha cercato di far tornare in auge il concetto di bullismo digitale, ma qui il discorso di fondo è un altro: c’è una generazione – o almeno parte di essa – che non sa distinguere il bene dal male, il morale dall’immorale. E questo è indice di un’educazione lacunosa, in famiglia e nell’ambiente scolastico.

Nel forum dell’articolo pubblicato oggi su PI, in corrispondenza di questo post inserito da un lettore anonimo, ho letto commenti increduli e anche un po’ superficiali. Il lettore ha scritto:

le “educatrici” che lavorano nell’asilo di mia figlia, durante un incontro coi genitori, ci hanno spiegato che certe favole non si possono piu’ raccontare perche’ sarebbero diseducative:
– biancaneve non va bene perche’ c’e’ la strega;
– cappuccetto rosso non va bene perche’ il lupo mangia la nonna e poi viene ucciso dal cacciatore;
– gli orchi cattivi sono figure negative.

Non è una rivelazione, anche a me è capitato di sentire simili considerazioni, applicate anche (qualche anno scolastico più avanti) a opere di letteratura ritenute inappropriate in certi programmi didattici. Ed effettivamente esiste la possibilità che, ragionando in questa direzione, si perdano di vista le metafore, i contenuti educativi e quelli morali.

Ecco perché, a mio parere, parlare di bullismo digitale non ha senso. La colpa non è dei telefonini. Non è nemmeno dei videogiochi. E’ vero, io andavo a scuola 20 anni fa. I telefonini non c’erano, i videogiochi sì. Ma nella scuola che frequentavo allora (insieme ad altri 1.500 studenti), la trasgressione non andava mai oltre qualche spinello fumato ai bagni, e – episodio isolato – una torta all’hashish sbucata fuori ad una festicciola durante i corsi serali. E non ci annoiavamo.

 
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Pubblicato da su 28 Maggio 2007 in media, news

 

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Sexy-stats

Che in Rete il sesso tiri, non è una novità. C’è però da dire che certi numeri, dati in un certo modo, possono essere davvero sensazionali.

(via Mantellini)

 
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Pubblicato da su 27 Maggio 2007 in media, Mondo, news

 

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Doccia fredda sul WiMax

Agcom per il WiMax ha prodotto un regolamento da medioevo della Società dell’Informazione; ovvero un regolamento basato su principi tecnologici di gestione dello spettro concepiti in USA prima ancora che fosse inventato il transistor, e che già sappiamo essere obsoleti; e principi sociali analoghi a quelli con cui il bullo di quartiere nella Roma papale decideva arbitrariamente durante la passatella chi doveva bere e chi no.

E’ con queste parole che Michele Favara Pedarsi inizia un’interessante spiegazione sul perché  il WiMax, con tutta probabilità, in Italia partirà castrato.

Da leggere. Sigh 😦

 
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Pubblicato da su 23 Maggio 2007 in media, news

 

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C’è gente malata

Il massacro avvenuto un mese fa nel campus del Virginia Tech ha avuto un prevedibile e ovvio strascico di dibattiti legati alla sua possibile genesi. C’è chi ha parlato della gioventù difficile – e segnata da numerosi problemi – del giovane Cho Seung-Hui, chi ha sparato le proprie boiate considerazioni riconducendo tutto al bullismo e c’è chi ha puntato il dito contro i videogiochi (come Counter-Strike).

Ma all’imbecillità non c’è mai fine. Dall’ANSA:

VIDEOGIOCO SHOCK SU STRAGE COLLEGE USA

“Speriamo non sia quello che temo”, ho pensato leggendo la notizia.

SYDNEY – Un giovane di Sydney ha creato un videogioco in internet basato sul massacro del mese scorso nel campus dell’università Virginia Tech, il più grave nella storia degli Usa, con 32 studenti uccisi da un collega.

Incredibile. Ma non è finita.

E ora chiede ‘donazioni’ per una cifra equivalente a oltre 1.900 euro per rimuoverlo dalla rete.

Uno sciacallo, che chiede una sorta di riscatto al contrario. Ma c’è anche un aspetto beffardo.

Per altri 960 euro è disposto anche a chiedere scusa.

A volte chi si scusa lo fa perché pentito. Un pentimento può essere mercenario?

A quanto riferisce oggi il Sydney Morning Herald, Ryan Lambourn di 21 anni è la mente dietro il gioco detto ‘V-Tech Rampage’, che offre “tre livelli di segretezza e uccisioni”, ed è ambientato in un facsimile del campus. Il protagonista, che si ispira al pluriomicida e suicida Cho Seung-Huie, si muove tra il dormitorio in cui ebbe inizio la carneficina, l’ufficio postale, da dove mandò il suo manifesto video ad una rete Tv, e l’aula Norris, in cui compì la strage.

“Ho fatto già delle cose che hanno suscitato scandalo, ma mai così popolari”, ha dichiarato al giornale Lambourn, aggiungendo di aver creato il gioco “perché è divertente”.

Io mi divertirei a prenderlo a pedate nel sedere con una forchetta in punta di stivale.

Ha precisato che sono stati dei suoi amici a suggerirgli di chiedere donazioni per chiuderlo, un’idea che ha definito “buffa”.

Nessuno aveva da suggerirgli nulla di meglio?

“L’idea delle donazioni è tanto per esagerare, per fare arrabbiare più persone. E ha funzionato”, aggiunge soddisfatto. La richiesta è inserita nel suo sito web in cui scrive: “Attenzione gente arrabbiata: toglierò questo gioco dal web se l’ammontare delle donazioni raggiungerà i 2000 dollari Usa, e chiederò anche scusa se arriverà a 3000”. Il gioco e il suo creatore sono stati ampiamente condannati e insultati in blog e forum internet.

Dargli del denaro??? Io farei eliminare il gioco dal web dalle autorità e lo metterei ai piombi.

Anche questa idiozia è colpa dei videogiochi?

 
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Pubblicato da su 18 Maggio 2007 in Mondo, news

 

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Il risveglio delle Authority

E’ bellissimo assistere a scontri come quello di oggi tra Antitrust e Agcom. Avete presente la rimodulazione tariffaria annunciata da Wind per il piano tariffario Wind 10?

Riassumo in sintesi per chi si fosse perso qualche puntata: dopo l’abolizione dei costi di ricarica, qualche operatore ha dovuto pensare a come recuperare l’introito perduto. Fra le molte idee, lanciate e ritirate, è rimasta quella di Wind, che ha deciso di imporre nuove condizioni economiche ai clienti del piano tariffario Wind 10 (=10 centesimi al minuto), trasformandolo in Wind 12 (=indovinate? sì, 12 cent al minuto, e non solo).

Dopo qualche settimana, in cui Antitrust e Agcom hanno preso nota del fatto e indagato, oggi arriva – come l’ha definita Aghost – la mazzuolata dell’Antitrust:

“Gli utenti di telefonia mobile ai quali viene comunicata la modifica unilaterale dei piani tariffari devono poter avere immediatamente la portabilità del numero telefonico presso un altro operatore, con il riconoscimento del credito residuo“.

Mettiamo da parte il fatto che una celere portabilità dovrebbe essere la norma, così pure il recupero del credito residuo. L’Antitrust, oltre a fissare questa regola (di cui si dovranno meglio specificare le modalità attuative) ha fatto fare all’Agcom una pessima figura, evidenziandone la pachidermica lentezza: il Garante della Concorrenza e del Mercato, subissato dalle segnalazioni dei consumatori,

ha deciso di inviare le segnalazioni dei consumatori all’Agcom per gli interventi di sua competenza e ha dato incarico al presidente Antonio Catricalà di scrivere al ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, per informarlo delle questioni sollevate dai consumatori.

Come a dire: “Io quello che potevo fare l’ho fatto, adesso la patata bollente tocca all’Agcom , visto che finora non si è mossa”. E subito, con una rapidità che nemmeno un falco pellegrino avrebbe potuto emulare, è arrivata la risposta dell’Agcom, punta sul vivo. Ma più del comunicato stampa, sono i commenti che fanno capire il clima che si respira. Dalle news AGI:

(AGI) – Roma, 14 mag. – Una “deriva demagogica”, un “colpo di teatro” e la “messa a rischio di tanti posti di lavoro”: questa la secca reazione che trapela dagli uffici dell’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni, alla decisione dell’Antitrust, resa nota oggi, sui telefonini, in particolare sulla portabilita’ del credito residuo. “Un colpo di teatro – questa la tesi sostenuta dall’Agcom – che finisce con il danneggiare gli operatori di telefonia mobile piu’ piccoli, Wind e H3G. Il primo non fa mistero di vedere a rischio i propri livelli occupazionali e potrebbe essere costretto a ridurre il personale. Per il secondo la situazione e’ anche peggiore. Un accanimento che puo’ turbare la concorrenza e portare il mercato nelle mani di due soli gestori, quelli con le ‘spalle’ piu’ larghe, e penalizzare proprio gli operatori che avevano portato avanti una politica tariffaria ‘al ribasso’, concludono all’Autorita’. (AGI) Luc 141842 MAG 07 NNNN

Sembra di assistere al confronto tra due candidati politici al ballottaggio. Ma di certo utenti e consumatori preferirebbero vedere questa solerzia tradotta in regole e provvedimenti, e non in comunicati stampa di difesa.

 
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Pubblicato da su 14 Maggio 2007 in Mondo, news

 

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La fibra che ride: parliamone

Il futuro della connettività deve essere argomento di discussione a tutti i livelli, anche istituzionali.  La NGN (Next Generation Network) è un’opera infrastrutturale e, segnala Stefano Quintarelli, deve essere trattata come tale:

Il ponte sullo stretto di Messina, la TAV in val di Susa, la Variante di Valico della A1, sono stati tutti argomenti di discussione ampia, con trasmissioni dedicate in prima serata, dato il rilevante impatto che avranno sulla vita sociale ed economica del Paese.

Di un’altra grande opera infrastrutturale, che è fondamentale per il futuro della società e dell’economia, che ci accompagnerà per i prossimi 60 anni, invece, non si è parlato assolutamente. (si è parlato del suo proprietario, ma non dell’opera).  E’ la cosidetta “rete di nuova generazione”.

Parte da qui l’iniziativa “LA FIBRA CHE RIDE. Discutiamo della NGN come per la TAV e per la Variante di Valico!“, finalizzata a stimolare un dibattito costruttivo sull’argomento.

Insomma: leggiamo, riflettiamo e diffondiamo il verbo. La Next Generation Network è un tema che riguarda tutti: utenti/consumatori e imprese. Troppo importante per disinteressarcene.

 
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Pubblicato da su 13 Maggio 2007 in media, Mondo, news

 

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La Direttiva TV senza frontiere

Eugenio Prosperetti… pardon, l’Avvocato Prosperetti, scrive cose molto interessanti sul suo blog. Oggi segnala:

sapete che c’e’ in giro il testo, emendato e consolidato, della nuova Direttiva TV senza frontiere?
Come ho gia’ avuto occasione di dire si chiama ora Audiovisual Media Services Directive.
Alcuni tratti essenziali (buoni!):

  • il fornitore di contenuti on demand si chiama media services provider e ne ha la responsabilia’ editoriale
  • il fornitore di contenuti lineari (e near-Video On Demand) e’ invece il broadcaster e, anch’esso, ha responsabilita’ editoriale
  • chi svolge attivita’ di mero trasporto di contenuti (ad esempio un ISP) NON HA RESPONSABILITA’ EDITORIALE (da qui discende che una rete disaggregata e neutrale e normativamente possibile!)
  • le quote di riserva per le opere europee valgono solo per i broadcaster, l’on-demand ne e’ esente
  • la normativa su pubblicita’ e sponsorizzazioni vale invece per tutti

La rilancio qui giusto per favorire la discussione sul suo blog, dato che ritengo il tema molto d’attualità.

 
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Pubblicato da su 7 Maggio 2007 in media, news

 

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Microsoft + Yahoo = AntiGoogle?

Si rincorrono, in rete e nei mercati finanziari, le indiscrezioni circa le trattative in corso tra Microsoft e Yahoo, per una fusione delle proprie attività sul web per contrastare la leadership di Google.

Come segnalato da Punto Informatico, “i vantaggi reciproci di un’intesa di questo tipo sono però evidenti: insieme le due aziende che oggi competono con Google potrebbero riuscire a catalizzare maggiormente l’interesse degli inserzionisti, dando vita ad un gigante web capace quantomeno di rivaleggiare con BigG. Anche sotto il profilo tecnologico, le due società potrebbero tirar fuori molto da un’intesa”.

Lo stesso Wall Street Journal, però, dopo aver dato l’annuncio della trattativa in corso tra le due aziende, butta acqua sul fuoco recentemente acceso e dice che i colloqui sono in fase di stallo. Da molto tempo.

Sono comunque molti gli addetti ai lavori che riterrebbero più proficua una partnership, invece di una fusione. E probabilmente è così: analizzando i numeri sulle ricerche effettuate su Internet in USA, Google ha una quota di mercato del 48%, mentre MSN e Yahoo insieme arriverebbero al 38%, evidenzia Bloomberg.com su dati ComScore. E a livello internazionale, il gap è ancor più evidente: Google ha il 66%, Microsoft + Yahoo arrivano al 27%. Il guanto di sfida lanciato a Google da una company unica (risultato di una fusione) rischierebbe di non essere temibile, per cui sarebbe forse meglio studiare soluzioni differenti, dotate di un valore aggiunto, basate su un’intesa strategica.

Al momento, dunque, i rumors sono serviti solo – come spesso accade in casi come questo – a movimentare i mercati finanziari.

MAH!

 
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Pubblicato da su 5 Maggio 2007 in media, Mondo, news

 

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