I follower di Donald Trump avranno notato che un paio di suoi tweet (il secondo è la continuazione del primo) riportano una segnalazione che li etichetta come “non veritieri”. Un tema scottante, dal momento che il 2020 negli USA è l’anno delle elezioni presidenziali e questa iniziativa potrebbe essere vista come una sorta di interferenza.
Il messaggio riguarda l’attendibilità dei Mail-In Ballots, cioè i voti per corrispondenza: Trump li reputa non veritieri perché la posta potrebbe essere rubata o falsificata, e perché il Governatore della California (un Democratico) spedisce schede elettorali a milioni di persone, senza curarsi di chi siano, e alle quali saranno date istruzioni su come e a chi dare il proprio voto. In calce ai tweet, Twitter ha collocato un dicitura in blu, ben evidente, con un punto esclamativo – che richiama l’attenzione del lettore – seguito dalla frase “Get the facts about mail-in ballots”, ossia “scopri i fatti sulle votazioni per corrispondenza”.
Una sorta di “leggi qui come stanno realmente le cose” dove il “qui” è una pagina del sito della CNN con un articolo di approfondimento sulle affermazioni del presidente che, su Twitter, vanta un’audience di oltre 80 milioni di utenti. Ma non c’è solo questo: Twitter per Trump è un vero e proprio megafono social, sul quale fino ad ora nessuno era mai intervenuto con provvedimenti censori o di richiamo. Un intervento di questo tipo, rivolto al presidente USA da parte di chi gestisce la piattaforma, è una novità molto significativa perché è mirato a smentire quanto dichiarato da Trump. L’iniziativa fa seguito ad altri tweet presidenziali di dubbia attendibilità, come quelli in cui Trump ha gettato un ombra su un membro del Congresso per la scomparsa, avvenuta nel 2001, di una sua collaboratrice.
Cade dunque la neutralità che Twitter ha sempre ostentato? Sicuramente ora è stata introdotta una sorta di moderazione ai contenuti pubblicati dai propri utenti. Che non risparmia nessuno, ma che non mancherà di suscitare reazioni: in quest’occasione, dopotutto, a farne le spese iè stato il presidente degli Stati Uniti d’America.
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