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Dal Nasdaq un rimborsino dopo la IPO Facebook

Nasdaq Oxm Group (NOG), società americana che gestisce il listino tecnologico del NYSE , ha attivato un fondo per rimborsare le aziende che hanno lamentato danno emergente derivante dai problemi tecnici che si sono verificati a Wall Street nella mattinata del debutto di Facebook in borsa (sì, quando il felpato Mark Zuckerberg – tra applausi scroscianti – ha suonato la campanella di apertura del Nasdaq dal proprio quartier generale di Menlo Park).

La IPO più controversa del web era partita in ritardo a causa di alcuni disservizi (tra cui malfunzionamenti nel sistema made by IBM utilizzato per la gestione del listino e un temporaneo black out che ha rtiardato e impedito l’aggiornamento di quotazioni e transazioni), per le cui conseguenze NOG ha accantonato quaranta milioni: se la SEC darà il proprio benestare, 13,7 milioni verranno rimborsati cash, mentre oltre 26 milioni si trasformeranno in sconti sulle commissioni applicate sulle prossime transazioni.

Chissà se questa soluzione incontrerà il favore di Citadel Securities, CitigroupKnight Capital Ubs, quattro società che – dice Reuters – lamentano di aver perso 115 milioni di dollari.

 
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Pubblicato da su 7 giugno 2012 in business

 

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Numbers enlargement

Mancano poche ore al debutto in borsa di Facebook e la rete pullula di notizie che riguardano il più affollato social network del mondo. Questa operazione fa notizia per tanti motivi: il prezzo iniziale di collocamento al NASDAQ fissato a 38 dollari (che si traduce in una valutazione della società che tocca quota 104 miliardi di dollari) la porta a conquistare il primo posto tra le IPO (Initial public offering) relative ad aziende del web e il secondo posto assoluto tra quelle nella storia di Wall Street.

Nel presentarsi sul mercato finanziario, Facebook ha dichiarato – tra l’altro – un bacino pari a 901 milioni di utenti attivi mensilmente. Tra questi, oltre la metà (500 milioni) si connettono da un dispositivo portatile (smartphone, tablet, laptop…). Niente male, per un’azienda nata nel 2004 dalla internetizzazione del concetto di annuario scolastico, declinato poi in una piattaforma di socializzazione e di condivisione di dati personali, rivelatisi un patrimonio appetibile per pubblicitari e inserzionisti.

Ma è davvero così? I punti di vista sono vari e contrastanti, tuttavia ci sono alcuni aspetti su cui è opportuno riflettere, e a questo proposito citerò due notizie: la prima è l’annuncio formulato da General Motors, che ha deciso di ritirare tutte le pubblicità presenti su Facebook, per il semplice motivo che per la casa automobilistica – terzo inserzionista americano – l’investimento profuso finora (10 milioni di dollari) non ha avuto riscontri significativi (evidentemente GM si attendeva di vendere molte più auto grazie al veicolo Facebook).

La seconda è che su piattaforme come Twitter e Facebook è possibile barare, millantando un seguito di numerosi followers e fans che in realtà non esistono, ma figurano nei contatori degli utenti perché è possibile acquistarli, peraltro a prezzo vile. Marco Camisani Calzolari in settimana ha fatto la spesa sul sito seoclercks.com: spendendo complessivamente 50 dollari ha comprato 50mila followers per il suo account Twitter e 6mila likes per la propria fanpage su Facebook, dimostrando che anche nel mondo dei social network, in mezzo alle molte agenzie che lavorano seriamente, possono annidarsi procacciatori di doping, la cui presenza (così come nell’ambito sportivo) deve essere resa riconoscibile affinché questi soggetti possano essere isolati e ridotti all’impotenza, anche per non infangare la reputazione di chi lavora onestamente. Come detto in altre occasioni e altri ambiti, la migliore arma è la consapevolezza.

(pubblicato dal sottoscritto su The New Blog Times)

 
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Pubblicato da su 18 Maggio 2012 in news

 

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Facebook acquista Instagram

L’annuncio fa notizia fin da subito: Facebook acquista Instagram. Anche se Massimo Mantellini ha tutti i motivi per dire “Speriamo non faccia la fine di Friendfeed. (Sì, sì, ok, lo so: farà la fine di Friendfeed)”, io azzardo la previsione – forse ottimistica – che questa operazione non cambierà il percorso di Instagram, perché la vedo più funzionale a Facebook.

Un miliardo di dollari l’ammontare messo sul piatto per questa acquisizione, una cifra enorme. Ma è necessario considerare innanzitutto che in questo modo Facebook mette le mani su 30 milioni di utenti iPhone (quelli che già utilizzano Instagram, non un competitor di FB, ma una costola complementare), a cui si andranno presto a sommare gli utenti del mondo Android, nel cui marketplace Instagram è entrata da pochi giorni.

In secondo luogo, ma si tratta di un aspetto che è all’orizzonte e potrebbe essere “il padre di tutti gli obiettivi”, non dimentichiamo che il social network più affollato del mondo è pronto a quotarsi in borsa – probabilmente in maggio – e si parla di una IPO record (a inizio mese il valore della società di Mark Zuckerberg era stimato in 103 miliardi di dollari).

Operazioni di valore considerevole, come questa acquisizione da un miliardo di dollari, sembrano studiate appositamente per supportare le stime di crescita.

 
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Pubblicato da su 9 aprile 2012 in business, media, social network

 

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