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COOPVoce, i dati

Come promesso ieri, dalla conferenza stampa di presentazione di COOPVoce sono emersi i dettagli ufficiali del servizio.

Già da aprile, ad un “campione rappresentativo di soci COOP” sarà offerta la possibilità di testarlo operativamente. Dopo la fase sperimentale, che durerà qualche settimana, i soci avranno la possibilità di acquistare SIM e ricariche nei punti vendita COOP e sul sito www.e-coop.it. I servizi offerti consistono in telefonate nazionali ed internazionali, SMS/MMS, traffico Internet e tutto ciò che può offrire un operatore mobile. Il servizio sarà fruibile dal territorio italiano e anche dall’estero.

Coop gestirà in autonomia i rapporti con la clientela, a cui saranno assegnati numeri telefonici specifici (3311 saranno le prime quattro cifre che contraddistingueranno gli utenti). Il call center di Coop risponderà al numero 188 (numerazione assegnata dal Ministero delle Comunicazioni).

Infine, un ipse dixit:

L’accordo concluso con COOP, oltre ad accrescere il valore degli asset infrastrutturali di Telecom Italia, rappresenta una risposta concreta alle aspettative delle istituzioni e dei consumatori. Questa intesa è infatti una ulteriore dimostrazione della competitività del mercato dell’accesso alle reti mobili ed è coerente con le esperienze di successo nei mercati europei” (Riccardo Ruggiero – Amministratore Delegato di Telecom Italia)

Detto questo, alzo la mano perché non ho capito una cosa letta su Tgfin (la metto in grassetto):

Quel che si sa, al momento, è che Coop non diventerà un gestore di rete, ma acquisterà traffico telefonico da Telecom e lo rivenderà ai propri soci e probabilmente anche ai loro clienti.

 
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Pubblicato da su 30 marzo 2007 in news

 

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Coop, il telefonino è vicino

Si chiamerà CoopVoce l’offerta di telefonia mobile di Coop che, ormai è ufficiale, debutterà prossimamente negli oltre 1.300 punti vendita del gruppo.

Come era stato anticipato la scorsa estate, l’accordo è stato siglato con Telecom Italia. Con questa nuova offerta, Coop diventerà così un operatore mobile virtuale, ossia utilizzerà la rete di un gestore (quella di TIM) vendendo però traffico telefonico (e forse anche cellulari) a proprio nome. Per l’utente, CoopVoce sarà un’alternativa come lo sarà anche l’appena annunciata offerta di telefonia mobile di Poste Italiane.

La scena italiana sembra quindi matura, pronta ad accogliere nuovi attori, in veste di MVNO o di ESP. L’auspicio è che il loro ingresso movimenti il mercato in modo positivo per gli utenti, messi di fronte ad una pluralità di offerte (tra cui sceglieranno, verosimilmente, quella ritenuta più conveniente). Gli aspiranti operatori virtuali non sono solo Coop e Poste Italiane: esistono già trattative aperte da Conad, Auchan e Carrefour, ad esempio, per non parlare di aziende che già operano nel mondo della telefonia come Fastweb, Tele2, BT e Elsacom.

A proposito, le sigle MVNO e ESP hanno un significato ben preciso, come spiega l’Authority delle Comunicazioni:

Operatore virtuale di rete mobile (Mobile Virtual Network Operator, MVNO): operatore non titolare di una licenza per l’utilizzo dello spettro radio e che pertanto utilizza le funzioni e gli elementi della rete radio di uno o più MNO. Le modalità di utilizzo della rete di accesso mobile sono assimilabili a quelle per il servizio di roaming relativamente alle funzioni di registrazione, di raccolta e di terminazione. Il MVNO è quindi dotato di archi di numerazione propri e quindi di SIM card (Subscriber Identification Module card, o moduli di identificazione di abbonato), interoperabili con i terminali mobili (GSM, UMTS). Il MVNO può gestire in proprio le funzioni di commutazione e di trasporto così come può gestire direttamente la base dati di registrazione degli utenti mobili (Home Location Register, HLR). Dalla definizione utilizzata si evince che il MVNO è completamente autonomo nella relazione con il cliente in quanto quest’ultimo non necessita di alcun rapporto diretto con l’operatore di rete mobile ma stipula un unico contratto con il MVNO dal quale riceve la SIM card.

Fornitore avanzato di servizi (Enhanced Service Provider, ESP): operatore titolare di licenza per la fornitura di servizi di telefonia vocale fissa o mobile o titolare di autorizzazione se fornitore di servizi dati o di servizi diversi dalla voce commutata. L’operatore rivende il servizio di comunicazione dell’operatore di rete mobile e fornisce in maniera indipendente servizi a valore aggiunto. Non è dotato di numerazione propria e quindi non emette direttamente proprie SIM card (fornite al cliente dall’operatore di rete mobile), ma utilizza un proprio marchio nella distribuzione e vendita del servizio, marchiando quindi le SIM card in maniera indipendente dall’operatore di rete mobile, e avendo la possibilità di esercitare con una certa autonomia proprie politiche di prezzo e di distribuzione. L’operatore è in generale responsabile delle attività della gestione, del customer care, e della fatturazione del cliente.

 
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Pubblicato da su 29 marzo 2007 in news

 

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Per la tutela dei diritti dei cittadini

e non frenare la nostra economia 

Il Senatore Fiorello Cortiana ha promosso un appello al Parlamento Europeo, per fare in modo che i diritti dei cittadini prevalgano su quelli delle major. Potete trovare tutti i dettagli – incluse le modalità di adesione – in questo articolo pubblicato oggi su Punto Informatico. Questo il testo dell’appello. Passate parola.

Gentili Membri del Parlamento Europeo,

la pirateria e la contraffazione causano un grave danno alle economie dell’Unione Europea, la Commissione Europea a questo fine ha proposto una Direttiva contro la contraffazione e la pirateria anche in relazione alle misure penali finalizzate ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Le conseguenze e le misure di questa Direttiva avranno a che fare con un ecosistema cognitivo particolare, quale quello della rete digitale interconnessa di internet che, per sua natura costitutiva, non conosce la condizione di scarsità, consente la condivisione della conoscenza e si configura come una impresa cognitiva collettiva.

In modo avvertito, il Consiglio d’Europa nel 2000 ha promosso l”agenda di Lisbona” affinché l’Europa possa diventare entro il 2010 “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”.

Nell’economia della conoscenza la condivisione della stessa costituisce un fattore abilitante, per questo “access” e “openness” sono due dei quattro punti che l’Onu ha posto al centro del confronto mondiale nelle due sessioni del summit WSIS (Summit mondiale sulla Società dell’informazione – Ginevra, Tunisi) e nei successivi cinque Forum annuali IGF (Forum sulla Governance di Internet, Atenè06, Brasilià07, ecc.)

Quando pensiamo alle conseguenze della proposta di una direttiva, nel “primo pilastro” (riguardante le politiche economiche, sociali ed ambientali della comunità) dobbiamo considerare che essa introduce per la prima volta misure penali riguardanti il livello minimo della pena che gli stati membri dovranno recepire con specifico provvedimento legislativo indipendentemente dalla loro legislazione. Con particolare riferimento al lavoro delle PMI europee (che rappresentano la gran parte del tessuto economico dell’Unione), è un freno allo sviluppo stesso della nostra economia.

Perché la possibilità da parte delle aziende, le più grandi in questo caso, di intervenire direttamente nelle indagini di polizia è qualcosa che non appartiene ai principi e ai valori sui quali l’Europa e i suoi stati membri sono stati costruiti, cioè quelli di stato di diritto e monopolio della forza.

Nella Relazione al Parlamento Europeo della Commissione Giuridica, accanto all’introduzione di un concetto simile al “Fair Use” per i contenuti coperti dal diritto d’autore, la distinzione tra uso commerciale e uso personale dei contenuti scambiati per via digitale risulta ambigua e contraddetta.

La Convenzione di Strasburgo del 2001 sul “cyber-crime”, in vigore, definisce atti criminali di violazione del copyright quelli commessi “intenzionalmente, su scala commerciale a mezzo dei sistemi di computer” così l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) nell'”Accordo sugli aspetti dei Diritti di Proprietà Intellettuale attinenti al Commercio” (TRIPS) all’art.61 prevede sanzioni per ” la contraffazione dei marchi e la pirateria del copyright su scala commerciale “.

Fino ad ora l’orientamento comunitario e la Direttiva 31 del 2000 sul commercio elettronico, esplicitamente non equipara lo scambio di contenuti digitali alla contraffazione e invece sottolinea l’importanza dell’autoregolamentazione.

Il fatto che una persona possa trarre un vantaggio dallo scambio di contenuti digitali non significa che ne faccia commercio e mercato, la cosa può dare conseguenze penali ai “navigatori” invece di indurre a nuovi modelli commerciali le imprese di contenuti digitali, con particolare riferimento al lavoro delle PMI europee (che rappresentano la gran parte del tessuto economico dell’Unione): è un freno allo sviluppo stesso della nostra economia.

Pirateria e contraffazione sono fenomeni diversi e solo in parte coincidenti, certamente possono essere concepite sanzioni penali comuni contro la contraffazione intesa come produzione e distribuzione in scala economica e seriale di prodotti falsificati, e ciò risponde anche ad una fondamentale esigenza di tutela dei consumatori in ambito europeo, ma tuttavia non si possono sottoporre a sanzione penale in modo generico e indiscriminato tutti quei comportamenti che con l’uso delle tecnologie informatiche di comunicazione possono incidere sul copyright e sui diritti connessi, saltando a piè pari una definizione degli atti penalmente rilevanti come quella, finora adottata e chiarissima, di “scala commerciale”, che ha anche finora costituito il punto di equilibrio ponderato per l’intervento penale in una materia ed in una rete di rapporti economici assai delicata.

Sono evidenti e delicatissime le implicazioni esistenti tra scambio interattivo di contenuti digitali, motivazioni individuali o sociali degli utenti e dei consumatori e rischi per le libertà e la riservatezza in tema di acquisizione e trattamento dei dati personali di traffico e connessione che una formulazione ambigua e generica delle nuove norme renderebbe possibile, rischi incompatibili con le tendenze di difesa della persona.

Con nuove tecnologie interattive come il DVB e le future apparecchiature che costituiranno l’evoluzione degli attuali televisori – lettori dvd, impianti Hi-Fi, telefoni cellulari e non, radio digitali, ricevitori satellitari, media center e computer – il flusso di informazioni digitali e dei dati personali individuali rischierebbe di essere completamente sottratto al controllo degli utenti finali e qualunque informazione di consumo individuale diventerebbe disponibile in base a quanto previsto o concesso dal detentore dei diritti di proprietà intellettuale mediante una infrastruttura tecnologica pervasiva, pagata dagli utenti finali sia in termini di costi economici che anche e soprattutto in termini di libertà digitali e di accesso alla cultura. Chi controllerà questa struttura disporrà di un potere immenso e senza precedenti nella storia, utilizzabile per qualunque fine non solo commerciale ma anche di controllo politico e culturale.

Proprio alla luce delle questioni oggetto del confronto internazionale la questione della proprietà intellettuale in relazione alla rete digitale interconnessa internet e delle azioni di pirateria e contraffazione ad essa correlate è urgente attivarsi affinché nella trattazione della pirateria e della contraffazione a danno della proprietà intellettuale vengano esplicitamente distinti l’uso commerciale e l’uso personale dei contenuti digitali e che siano chiaramente distinti ambito pubblico e ambito privato nella creazione di “squadre comuni”, tra aziende e forze dell’ordine, specificandone il ruolo e le funzioni a garanzia della riservatezza nel trattamento di dati personali di terzi e di imparzialità nelle iniziative di polizia giudiziaria, limitando perciò la presenza di soggetti privati ad una funzione tecnica di ausilio, che ha senso solo con riguardo alla produzione in serie di prodotti contraffatti, ed evitando pericolose e confuse commistioni.

Queste considerazioni rendono efficace il fine della proposta di Direttiva per contrastare la pirateria, la contraffazione e la malavita organizzata ad esse legata, rispettando le finalità dell'”Agenda di Lisbona”.

Vogliamo promuovere la libera circolazione dei prodotti dell’ingegno, anche attraverso le nuove forme di scambio rese possibili dalle tecnologie informatiche, se prive di fini di lucro, che consideriamo un fondamentale fattore di libertà, di eguaglianza e di diffusione della conoscenza.

Per questo vi chiediamo di modificare in modo coerente e senza ambiguità la Proposta di Direttiva che nel testo attuale è un freno allo sviluppo stesso della nostra economia.

Cordialmente,
Sen. Fiorello Cortiana

Passate parola.

 
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Pubblicato da su 28 marzo 2007 in news

 

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Supporto cartaceo

Qualcuno pensa che le chiavette USB siano scomode da usare…

(via conneXioni)

 
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Pubblicato da su 28 marzo 2007 in news

 

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Report su Telecom (2)

C’è delusione, in Rete, per la puntata di Report andata in onda ieri sera. L’inchiesta era dedicata a Telecom Italia e alle intercettazioni selvagge che hanno fatto notizia nell’ultimo anno (ma che in realtà andavano avanti da molto più tempo). Come evidenzia Aghost, molte sono le domande rimaste senza risposta, mentre Gaspar Torriero commenta “Non puoi raccontare una storia se tu per primo non l’hai capita”.

Chissà se si scoprirà di più nel forum della trasmissione, in cui nel pomeriggio sarà presente l’autore dell’inchiesta: anch’io ho notato un’eccessiva presenza di riprese del reporter Sigfrido Ranucci intento a sfogliare carte che, dall’espressione del suo viso, davano l’impressione di documentare qualcosa di molto contorto. La prima impressione, che – confesso – è un po’ maligna, è che non avessero sufficiente materiale da inserire nell’inchiesta e abbiano inserito quelle inquadrature per arrivare ad un minutaggio (=durata dell’inchiesta) dignitoso. Ma ripeto, è solo una mia impressione.

Il mio personale auspicio è che la puntata di ieri fosse un prologo, preparatorio ad un altra puntata in grado di fornire ulteriori dettagli e risposte interessanti.

 
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Pubblicato da su 26 marzo 2007 in media, Mondo, news

 

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Report su Telecom

Domani sera alle 21.30, su RaiTre torna Report e l’appuntamento si preannuncia interessante. L’inchiesta di domani si intitolerà “Telecom: debiti e spie“. Questa la presentazione:

Pensionati e politici, giovani in cerca di lavoro e uomini della finanza italiana e straniera, calciatori ed extracomunitari, veline: tutti spiati. Migliaia di dossier, decine di società d’investigazione, milioni di euro su conti esteri bruciati per attività illegali.
E Telecom? E’ accusata di aver pagato le fatture agli spioni con i soldi delle bollette telefoniche degli spiati. Il settore security della Telecom era stato trasformato in una struttura d’intelligence all’ombra del suo capo Giuliano Tavaroli.
Complici gli amici d’infanzia Emanuele Cipriani, fiorentino, investigatore privato della Polis D’Istinto e Marco Mancini, il numero due del Sismi. Due ex brigadieri dei carabinieri dalla carriera velocissima arrivati ai vertici di Telecom e del Sismi. Con loro un ragioniere che si trasforma in un investigatore privato capace di archiviare in un cd notizie e informazioni riservate su 5.000 persone e 600 aziende.
La rete degli spioni era in grado di avere informazioni riservate da tutto il mondo, aveva rapporti con ex uomini della Cia e di altri servizi segreti, riusciva ad intrufolarsi nei conti correnti italiani e esteri, fino a raccogliere dossier sulle società con sede nei paradisi fiscali.
Perché tutti quei dossier? A chi servivano e come sono stati utilizzati? Le incursioni informatiche dentro le grandi aziende partono dagli uffici Telecom. Un momento difficile per la più grande azienda di telecomunicazioni italiana, sommersa anche dai debiti.

L’inchiesta di Report è firmata da Sigfrido Ranucci, giornalista che vanta un curriculum di un certo pregio (è lui che ha realizzato, tra l’altro, Fallujah, la strage nascosta).

 
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Pubblicato da su 24 marzo 2007 in news

 

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Rimarremo “aboccaperta”?

Il prossimo spettacolo Rai “made by Ballandi” del sabato sera si chiamerà Apocalypse Show. Prenderà il via il 28 aprile e come maestro di cerimonie non avrà l’Adriano Celentano di Rockpolitik, ma Gianfranco Funari.

Dalle agenzie di stampa che parlano della trasmissione si legge che Funari, nel programma, “passerà in rassegna alla sua maniera la tv degli ultimi anni, senza fare sconti a nessuno”. Che dire? Speriamo, secondo me di sconti da fare non ce ne sono proprio. Suggerirei anche uno sguardo verso dove va la televisione, se possibile, con prospettive immediate e future

 
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Pubblicato da su 23 marzo 2007 in media, news

 

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Numero 112 (forse non tutti sanno che…)

In Italia è storicamente il numero di pronto intervento dei Carabinieri. Ma pochi sanno che il 112 è anche il numero unico europeo per le chiamate di emergenza. Ancora meno (ed io ero tra quelli, sino a ieri, quando ho avuto occasione di riparlarne) sono coloro che sanno che il numero vale anche fuori dall’Europa.

Il bello è che il nostro telefono cellulare ne è perfettamente al corrente, tant’è vero che il 112 è componibile anche a tastiera bloccata. E questo vale anche negli States dove, come ricorda un lettore di PI, chiamando il 112 si viene collegati al 911.

L’Italia, insieme ad alcuni Paesi europei, non ha ancora integrato il servizio con la possibilità di localizzare chi chiama, cosa che è prevista da una normativa europea (anche italiana) e che, tuttavia, mi sembra essere già valida per il 118. Non è banale: se si verifica un’emergenza e la persona coinvolta non è in grado di comunicare correttamente la propria posizione, l’operatore del 112 potrebbe localizzarlo (con buona approssimazione, immagino). Per cui, se al 118 questa possibilità esiste, perché non si può estendere anche al 112?

 
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Pubblicato da su 23 marzo 2007 in Mondo, news

 

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ScandaloItaliano scrive a Romano Prodi

ScandaloItaliano ha dato il via ad un’iniziativa che, ancora una volta, merita appoggio:

si tratta di una lettera aperta indirizzata al governo italiano e sottoposta alla libera sottoscrizione di tutti i cittadini che ne condividono la forma e le ragioni.

Cioè? Si tratta di una semplice richiesta: si chiede l’accesso alla documentazione ufficiale di gara e progetto del portale Italia.it, si chiede di esercitare quel diritto di trasparenza relativo agli atti ed ai documenti della Pubblica Amministrazione più volte sancito dalla legislazione italiana.

Chi vuole sottoscriverla, può farlo cliccando il bannerino che ho riportato qui sopra e, una volta entrato in petitiononline, cliccando su sign the petition. Siete pigri e accidiosi? Allora cliccate qui.

Io in questi casi faccio sempre una raccomandazione: se volete dare un valore serio alle vostre adesioni (anche in altre petizioni), vi suggerisco di firmare – ognuno lo faccia una sola volta – con nome e cognome, anziché con il solo nome o il nickname. Non c’è bisogno che qualcuno si aggrappi a scuse pretestuose per dire che il numero di adesioni è gonfiato.

Qui nel seguito, il testo della lettera

Signor Presidente del Consiglio Romano Prodi,
Signori Ministri Francesco Rutelli e Luigi Nicolais,

a noi l’Italia piace.

Il portale Italia.it, da poco rilasciato online, decisamente meno.
Questione di gusti direte voi: non è così.

Dal giorno del suo debutto Italia.it è stato oggetto di una valanga clamorosa di critiche da parte di tutto il mondo web, italiano e non: tecnici, designers, comunicatori, esperti di marketing turistico online, bloggers e semplici utenti.

Accanto a loro un inspiegabile ed assordante silenzio dei canali istituzionali, della stampa e dei media televisivi; con qualche rara eccezione dei pochi che ne hanno trattato marginalmente.

Il portale, che del progetto “Scegli Italia” rappresenta l’elemento catalizzatore per il rilancio del turismo italiano, si è rivelato, alla prova dei fatti, del tutto inadeguato allo scopo.

In considerazione delle ingenti risorse economiche allocate, 45 milioni di euro o più, e del tempo trascorso dall’inizio del progetto, varato il 16 marzo 2004, la cosa appare ancor più grave.

Dal 22 febbraio scorso, data di presentazione del portale, si è assistito ad un balletto di cifre, comunicati, interviste, riunioni di osservatori, interrogazioni e smentite dai quali emerge una sola cosa: una sostanziale assenza di trasparenza e limpidezza su tutta la vicenda.

Noi chiediamo invece che per Italia.it sia tutto chiaro.

Questo governo, anche con suoi recenti atti, ha dato prova di voler iniziare un percorso di modernizzazione e trasparenza di tutto l’operato della pubblica amministrazione: oggi ha modo di far seguire i fatti alle parole.

Senza citare leggi e provvedimenti, che pure garantiscono pieno diritto di accesso a documenti pubblici, in qualità di cittadini appassionati e scrupolosi Vi chiediamo, come semplice atto di responsabilità e di etica civile, di mettere a disposizione su di un sito istituzionale o di far pervenire al seguente indirizzo di posta elettronica

scandaloitaliano@gmail.com

una copia in formato elettronico dei seguenti documenti:

  • studio di fattibilità completo del progetto Scegli Italia
  • costo totale previsto dell’intero progetto, con dettaglio
  • convenzioni tra DIT* e Innovazione Italia per l’esecuzione del progetto Italia.it
  • bando di gara
  • capitolato
  • elenco imprese o RTI* partecipanti alla gara
  • documento di aggiudicazione con dettaglio dei criteri adottati e motivazioni
  • risultati del benchmark internazionale sulle offerte presentate
  • contratto in essere con il RTI: IBM, ITS e Tiscover
  • atto transattivo del 2006 con il RTI: IBM, ITS e Tiscover con dettaglio motivazioni

Confidiamo che questa nostra istanza abbia esito positivo.
Vi ringraziamo sin d’ora per l’attenzione che, ne siamo certi, dedicherete a questo appello.

 
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Pubblicato da su 21 marzo 2007 in media, news

 

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Troppo cara

Ovviamente parlo della foto che, come riporta Repubblica.it, ritrae l’auto di Sircana – portavoce del premier Romano Prodi – che si ferma qualche istante nei pressi di un “presunto transessuale”, per poi riprendere il suo percorso senza far salire nessun passeggero. Forse si era perso per le strade della città e ha chiesto un’indicazione (i vigili urbani non ci sono mai, quando ce n’è bisogno)… Anche il fotografo che è al seguito (si legge nell’articolo che riporta anche lo stralcio di un’intercettazione) si è rammaricato per non aver potuto assistere ad una scena più intrigante. Però ha pensato comunque di lucrarci sopra.

Sì perché, insomma, se quella foto non documenta nulla non vale nulla. Eppure il conto è stato molto salato:

  • 100mila euro (secondo quanto riferito da alcuni articoli pubblicati da varie testate), ma anche i 25mila di cui si parlava inizialmente sono troppi;
  • una colica addominale, con conseguente ricovero in ospedale;
  • una gogna mediatica che, come spesso accade, ha uno strascico duraturo.

Montare un navigatore satellitare sulla Touran sarebbe costato molto meno. Ma chi s’aspettava tutto questo casino?

 
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Pubblicato da su 21 marzo 2007 in media, news

 

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PDA on the blog

In Rete ci ha sempre vissuto, ma ora pare sia giunto il momento di dargli un bloggoso benvenuto: con somma meraviglia di chi lo conosce (e sa che ora avrà ancora meno tempo di prima), Paolo De Andreis, illustre direttore di Punto Informatico, ha eletto a questo indirizzo il suo nuovo domicilio virtuale (esente da ICI, fortunatamente)

P.S.: ormai ci sei e non ti puoi più tirare indietro 😉

 
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Pubblicato da su 20 marzo 2007 in Blogroll, news

 

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YouTube’s final cut

Grazie a Internet con Marco Montemagno, blog che rappresenta il secondo domicilio elettronico del conduttore di Reporter diffusoscopro che è possibile ritrovare i video cancellati da YouTube su delutube, che

è un classico esempio di applicazione che va oltre le volontà di un sito e perché può essere magari utile per ritrovare un video che ci piaceva e che per qualche motivo non è più visibile.

 
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Pubblicato da su 15 marzo 2007 in media, Mondo, news

 

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Fastweb pronta per la Svizzera?

Sembrerebbe proprio che Fastweb sia pronta a diventare svizzera: Swisscom ha annunciato l’intenzione di acquisirne il controllo attraverso un’OPA di natura amichevole.

Quintarelli esprime alcune perplessità (condivisibili) sull’opportunità di una simile operazione per Swisscom, valutando alcuni numeri e la non-modernità dell’infrastruttura di Fastweb. Questa la sua domanda, che motiva la nebbiosità delle ragioni dichiarate alla base dell’operazione:

Spendereste 3,3 miliardi di Euro per comprare una società che non fa utili, la cui posizione finanziaria netta è peggiorata di 322 milioni nell’ultimo trimestre a fronte di un margine operativo (EBITDA) di 128 milioni nello stesso periodo, in un momento in cui il principale competitor sta negoziando con l’autorità uno “sconto” sugli obblighi regolamentari?

Letta così non fa una piega (e fa rispondere no).

 
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Pubblicato da su 12 marzo 2007 in media, news

 

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Costi di ricarica, l’incidente

Non pensavo di tornare così in fretta sull’argomento. Si da’ però il caso che Wind, oggi, sia inciampata in un serio inconveniente tecnico-commerciale.

Dov’eravamo rimasti? Ah sì: ieri sera, Wind in un comunicato ha dichiarato che “non applicherà i contributi di ricarica ai contratti in essere alla data del 4 marzo 2007″. E, proporzionalmente all’entità della cosa, i clienti hanno tirato un sospiro di sollievo. Fino a stamattina, quando due di loro hanno acquistato una ricarica da 10 euro e si sono visti  accreditare solo 8 euro di traffico telefonico.

Subito si mobilitano associazioni come MDC e Adiconsum e, nel pomeriggio, arriva una nota di Wind: a tutti coloro che hanno effettuato ricariche telefoniche tra ieri e oggi, sarà rimborsato il contributo di ricarica sotto forma di traffico telefonico entro la fine di marzo.  L’addebito dei costi di ricarica avvenuto fino ad oggi è dovuto a non ben precisati problemi tecnici, di cui gli altri operatori mobili (TIM, Vodafone, 3) evidentemente non soffrono.

 
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Pubblicato da su 6 marzo 2007 in news

 

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Artecnologia

Anche tu critico d’arte!

L’ANSA riferisce la notizia che dall’8 marzo al 24 giugno, al Palazzo Reale di Milano, si terrà la mostra Kandinsky e l’astrattismo in Italia. L’iniziativa è di indubbio interesse culturale e, secondo me, non è da perdere: la mostra (cito un comunicato) “ha il merito di portare a Milano non solo una quarantina di opere del grande astrattista, ma di accostare il suo lavoro a quello di tanti nostri autori che negli Trenta lo conobbero o che, negli anni successivi alla sua morte, ragionarono in senso critico sul suo lascito”.

Non ho detto tutto, c’è un’iniziativa “accessoria”: l’iniziativa “Anche tu critico d’arte” legata all’audioguida MMS dedicata all’opera “Composizione VII”, con il commento di Vittorio Sgarbi. Per averla è necessario spedire un SMS con scritto “Composizione 7” al numero 340.4399090 (indicazioni che si possono leggere anche nella sala di Palazzo Reale dove c’è l’opera). “Prendendo spunto dal commento di Sgarbi – aggiunge il comunicato – ogni visitatore, durante la visita alla mostra, potrà individuare un’opera e cimentarsi in una breve recensione da inviare via SMS allo stesso numero, partecipando all’iniziativa “Anche tu critico d’arte”, che punterà a costruire una relazione interattiva e dinamica con il pubblico, abituato ad usufruire dell’arte, ma non sempre ad interpretarla attivamente“.

Ok, c’è di mezzo uno sponsor, ma mi sembra uno spunto interessante per iniziative che vedano sempre più legate Arte e Comunicazione.

 
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Pubblicato da su 28 febbraio 2007 in media, Mondo, news

 

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