Comunicazione di servizio: Telecom Italia ha appena pubblicato l’elenco delle centrali per le quali è stata pianificata l’attivazione in settembre 2006, per quanto riguarda l’offerta ADSL wholesale (all’ingrosso) 20 Mbps basata su accessi ADSL2+. La copertura iniziale si sta quindi estendendo.
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L’UE non condivide le mosse dell’Agcom
Leggo dalle news Asca che la Commissione Europea ha scritto all’Agcom dichiarandosi preoccupata per le modifiche recentemente introdotte sul riequilibrio delle tariffe di terminazione e sottolineando che l’Authority italiana, contrariamente a quanto proposto dalla Commissione, ha stabilito che l’arco di tempo nel quale riequilibrare le tariffe di terminazione tra operatore storico e nuovi entranti venga esteso da quattro a cinque anni, ed il riequilibrio non inizi prima del luglio 2007: “Considerando che l’asimmetria tra le tariffe proposta dalla Agcom è tra le più alte d’Europa le giustificazioni fornite dall’Agcom per la modifica delle misure precedentemente notificate non sono convincenti”.
Alcuni operatori italiani, per dirla con Fastweb, si dicono sconcertati: “Riferendosi alle affermazioni contenute nella lettera della Commissione Ue ad Agcom – dice una nota della società – Fastweb le definisce sconcertanti dal momento che pongono l’Unione Europea in contrasto non solo con l’Autorità di regolamentazione nazionale ma anche con l’Antitrust che, più volte, ha sottolineato la necessità di riconoscere i costi per la realizzazione delle nuove reti fisse, come già avvenuto per quelle mobili, nelle tariffe di terminazione”.
Anche Wind non comprende le parole dell’UE. L’amministratore delegato Paolo Dal Pino dichiara infatti: “La decisione dell’Autorità Tlc in materia di tariffe di terminazione considera in modo realistico la situazione italiana nella quale Telecom Italia detiene ancora oltre il 90% della quota del mercato di accesso locale”. L’Authority, secondo Dal Pino, avrebbe infatti “previsto espressamente sia specifici obblighi di trasparenza in capo agli operatori alternativi, sia un eriodico riesame delle condizioni competitive. Non si
comprendono pertanto i rilievi mossi dalla Commissione Europea”.
BT Albacom è allineata alle altre aziende ed esprime “il proprio stupore in merito ai comunicati diffusi ieri da parte della Commissione Europea sulla recente decisione dell’Agcom sul mercato della terminazione su reti fisse”. Un provvedimento ritenuto “giusto ed equilibrato nel riconoscere finalmente il diritto degli operatori alternativi di recuperare i costi sostenuti attraverso le tariffe di terminazione sulla propria rete. L’Agcom – continua l’azienda – non si è limitata a fissare un principio di tariffe eque e ragionevoli, come fatto da altre Autorità europee, ma ha anche stabilito un tetto massimo recependo, inoltre, pienamente le indicazioni della Commissione di prevedere una graduale riduzione di tale tetto; ciò pur non avendo ancora individuato il modello contabile per il calcolo dei costi e, proprio per questo, l’Autorità ha previsto un riesame dei valori massimi al momento definiti. Non comprendiamo dunque assolutamente i rilievi mossi dalla Commmissione’‘.
Abbassa la tua réclame per favor
Pochi conoscono il titolo della canzone che ho indegnamente parafrasato (Silenzioso Slow, di D’Anzi – Bracchi, con Norma Bruni che nel 1940 cantava Abbassa la tua radio per favor…).
Ma tutti conosciamo l’uso delle emittenti televisive di alzare il volume dell’audio in corrispondenza degli spot. Motivato, forse, dalla volontà di una più incisiva penetrazione cerebrale delle pubblicità. La cosa non è gradita a gran parte del pubblico, e nemmeno al ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni che, durante un’audizione in commissione Cultura della Camera, ha dichiarato di aver chiesto all’Iscom di attivarsi per fare delle verifiche: “E’ un argomento che mi appassiona. Si tratta di una vecchia storia ma da utente mi rendo conto che durante le interruzioni pubblicitarie il volume aumenta in modo significativo. La normativa fino a un anno fa lo vietava in modo esplicito e ora auspico che si intervenga in questo senso”.
Fino a un anno fa? La domanda nasce spontanea: perché ora si può fare? A che pro togliere questo divieto?

In ogni caso è prontamente arrivata la risposta della Rai che ha comunicato di aver “già predisposto gli strumenti tecnici atti ad adeguare il livello audio degli spot. Nelle prossime settimane saranno attuati interventi sperimentali di riduzione del volume al fine di recepire le norme che l’Agcom predisporrà a settembre con riferimento ai parametri tecnici e alle metodologie di rilevamento della potenza sonora”.
Non ho modo di sapere in cosa consista, ma spero che la sperimentazione vada a buon fine…
Arriva Imgo, IM made in Italy

Non ho ancora avuto modo di provarlo, ma segnalo anche a voi la notizia dell’arrivo di Imgo, l’instant messenger made in Italy. Non ci sono software da installare, funziona via web ed è dotato di un Rss integrato.
Qualcuno lo vuole provare?
Operatori mobili alla sbarra
Daniele La Cava, per Finanza.com, segnala la chiusura (il 3 agosto) dell’istruttoria da parte dell’Antitrust su un eventuale abuso di posizione dominante da parte di TIM, Vodafone e Wind. I tre operatori rischiano di essere condannati, tra l’altro, per aver impedito ad altre aziende di entrare nel mercato della telefonia mobile come operatori virtuali. Un blocco di mercato che, secondo il Garante, avrebbe creato una situazione sfavorevole anche per gli utenti finali, che in un regime più concorrenziale avrebbero potuto beneficiare di tariffe più vantaggiose, inferiori alle attuali anche del 30%.
L’istruttoria era stata aperta all’inizio del 2005, in seguito ad un esposto inoltrato da aziende come Tele2, Trans World Communication Italia, Startel International e ReteItaly. La chiusura prevista per l’aprile del 2006 era poi slittata: l’Authority l’aveva infatti prorogata (fissando una nuova scadenza per dicembre 2006), deliberandone l’estensione, perché nel corso del procedimento erano emerse “talune circostanze di fatto non conosciute prima dell’avvio dello stesso, consistenti nel rifiuto simultaneo da parte di TIM, Vodafone e Wind di rinegoziare le condizioni economiche dei contratti di roaming con Elsacom”.
La chiusura di pochi giorni or sono fa supporre che una decisione in merito sia imminente. E che si creino ulteriori condizioni favorevoli all’ingresso dei Mobile Virtual Network Operator anche nel mercato italiano.
P.S.: Dico ulteriori perché da più parti (alcuni dettagli qui e qui) arrivano segnali di apertura in questo senso.
Agcom sblocca “Unico” e taglia 12xy e 892.uuu da cellulare
L’Authority per le Comunicazioni l’aveva sostanzialmente bocciato: Unico, il supertelefonino di Telecom Italia che in casa è un cordless (che sfrutta il VoIP su rete WiFi) e fuori casa è un cellulare, era stato stoppato ancor prima della sua commercializzazione (prevista per luglio), perchè ritenuto parte integrante di un’offerta non replicabile.
E dopo un mese dalla disponibilità di una corrispondente offerta sul mercato wholesale (cioè all’ingrosso, e quindi accessibile ad altri operatori), il Garante concede a Telecom di partire con l’offerta, che deve però essere contingentata ad un massimo di 30mila utenti. Una sorta di offerta-pilota, che durerà sei mesi, durante i quali l’Authority terrà d’occhio il servizio, il suo andamento e la sua potenziale concorrenzialità. In base all’esito di questo monitoraggio, si deciderà sul futuro dell’offerta (mantenimento o bocciatura definitiva?). Per i curiosi, intanto, ecco il supertelefono proposto da TIM.
Ma l’Agcom non si è fermata qui in tema di telefonia mobile e comunica l’approvazione di uno schema di provvedimento finalizzato a ridurre il costo del servizio d’informazione abbonati per le chiamate da cellulari. Per dirla con l’Authority, è una “misura temporanea cautelare finalizzata alla riduzione delle tariffe di originazione da rete mobile per le chiamate con telefono cellulare verso i servizi informazione abbonati (12.xy e 892.uuu)“.
Lo schema deve ora essere sottoposto al vaglio dell’Antitrust.
TVfonini, canoni e…
Gli apparecchi in grado di ricevere segnali televisivi sono in aumento. Oltre al televisore, da qualche tempo a questa parte ci sono anche i PC e i TVfonini di recentissima introduzione.
Di fronte a queste innovazioni tecnologiche, come ci si pone nei confronti del canone RAI? Il dubbio se la legge italiana ne imponga il pagamento, fruendo o meno dei programmi televisivi trasmessi dalla TV di stato, è fugato da tempo: il canone è stato definito come un’imposta, e non come una tassa. Ciò significa che il suo pagamento è dovuto in base al presupposto che si detenga uno strumento idoneo a ricevere segnali televisivi, anche se viene mantenuto spento. Il fatto che non si usufruisca del servizio erogato dalla TV di Stato non c’entra.
Paolo De Andreis, direttore di Punto Informatico, ha intervistato in merito Vincenzo Busa, direttore centrale Normativa e Contenzioso dell’Agenzia delle Entrate, per fare chiarezza in un quadro di incertezze (chi ha un PC idoneo a ricevere segnali TV, o possiede un TVfonino, deve pagare il canone?).
Sagace come sempre il commento di Massimo Mantellini riguardo all’articolo:
“Paolo De Andreis e’ finito a capofitto dentro un’opera di Pirandello semplicemente chiedendo alla Agenzia delle Imposte se lo Stato pretenda un canone di abbonamento Rai per i TVfonini. Esilarante, peccato non ci sia l’audio da ascoltare in religioso silenzio mentre si citano i decreti regi del 1938”.
A me, leggendo una parte dell’intervista, è però venuta in mente una questione di attualità:
“… si fa presente che l’articolo 17 del Regio Decreto Legge 21 febbraio 1938, n. 246, al fine di consentire un monitoraggio sui potenziali contribuenti, prevede in prima battuta l’obbligo di tenuta di particolari registri di carico e scarico in capo ai riparatori, ai commercianti, ai rappresentanti ed agenti di vendita in genere di apparecchi e materiali radioelettrici, dai quali gli organi competenti, in sede di accertamento, possono desumere le generalità degli acquirenti dei medesimi apparecchi o comunque dei soggetti cui questi sono destinati”.
In pratica, venditori e riparatori di televisori (e per analogia, di PC, TVfonini e quant’altro…) sono tenuti a compilare un registo con i dati dei propri clienti, che gli organi competenti sono liberi di consultare. La questione è: ma il diritto alla privacy qui come viene applicato?
A cosa serve?

Questo è un cellulare. Lo so, si capisce. Ma oltre ad avere l’aspetto di un telefonino, sembra un gioiello decisamente opulento, per via di quella cinquantina di diamanti (di cui 10 blu) che ne impreziosiscono la scocca. Pensate che possa essere un regalino originale per la vostra fidanzata? Bene, sappiate che costa solo un milione di euro.
Non passa inosservato per tanti motivi. Ma l’unica caratteristica tecnica degna di nota è che è dotato di un sofisticato (o almeno così lo definisce l’azienda russa JSC Ancort che lo produce) sistema di crittografia, che renderebbe le conversazioni telefoniche sicure e a prova di intercettazione.
Sappiamo bene a quali persone potrebbero interessare, ultimamente, questo tipo di apparecchi. Che funzionano (in tema di crittografia e riservatezza) a patto che l’altro interlocutore disponga di un apparecchio ugualmente equipaggiato. Speriamo che questo non significhi che, per la salvaguardia della nostra privacy, uno si debba dotare di questo stesso modello di telefono. La privacy potrebbe diventare un vizio costoso.
Il telefonino è davvero peggio dell’alcol?
Leggo da Reuters: Le persone che parlano al cellulare mentre sono alla guida, anche se fanno uso di apparecchi che lasciano le mani libere, sono pericolose come i conducenti in stato di ebbrezza, secondo dei ricercatori americani.
“Se i legislatori vogliono fare qualcosa per diminuire la distrazione degli automobilisti, allora dovrebbero considerare l’ipotesi di mettere fuori legge l’uso dei cellulari mentre si guida“, ha detto Frank Drews, un professore assistente di psicologia dell’Università di Utah che ha lavorato allo studio.
Per il loro studio, pubblicato nel numero estivo di quest’anno di Human Factors, i ricercatori hanno sottoposto alcuni pazienti a una simulazione di guida. I ricercatori hanno preso in esame 40 volontari che hanno effettuato la simulazione di guida in quattro condizioni differenti — concentrati, al telefonino con e senza auricolari e con un livello di alcol nel sangue pari allo 0,08% — il livello medio legale per non essere idonei alla guida negli Stati Uniti — dopo aver bevuto vodka e succo d’arancia.
Tre dei partecipanti hanno tamponato la macchina che si trovava davanti a loro. Tutti stavano parlando al telefono e nessuno era ubriaco, hanno detto i ricercatori.
I conducenti che parlavano al telefonino o con gli auricolari guidavano leggermente più lentamente ed erano anche il 9% più lenti a premere sul pedale del freno. Inoltre la loro velocità era più irregolare dei partecipanti che hanno guidato senza distrazioni.
Le persone che hanno guidato con un livello di alcol nel sangue dello 0,08% hanno guidato l’automobile un po’ più lentamente degli automobilisti concentrati e di coloro che usavano il telefonino, ma con una guida più aggressiva.
“Parlare al telefonino mentre si guida è pericoloso quanto o forse di più del guidare in stato di ebbrezza”, ha detto Drews, che ha aggiunto che l’alcol è la causa del 40% dei 42.000 casi di incidenti nel traffico che si verificano negli Stati Uniti ogni anno.
Proprio come molte persone che bevono, anche chi usa il telefono alla guida pensa di non essere dipendente, hanno spiegato i ricercatori.
Lasciamo perdere la curiosità su come siano stati risolti i micro-incidenti (hanno compilato la constatazione amichevole? L’Università dello Utah avrà rimborsato i danni?).
Bene, ora quando siete alla guida, guardatevi intorno (senza distrarvi troppo, mi raccomando): oltre a voi, quante persone vedete che guidano l’auto parlando al telefono? Se in quel momento vi sentite relativamente sicuri, pensate vi sentireste altrettanto sicuri sapendo ubriachi quegli stessi automobilisti?
Dopo aver letto l’esito di questo esperimento forse no, ma non so se questo sia giustificato o si tratti di una sorta di terrorismo psicologico indotto, come mi ha scritto un lettore.
Ericsson non regala computer
Dopo aver ricevuto, in un solo giorno, una dozzina di questi messaggi, mi sembra giusto parlarne perché temo che la cosa abbia assunto proporzioni considerevoli. Dario
Circola da qualche giorno una mail, tramite le classiche catene di sant’Antonio, con queste caratteristiche
Subject: COMPUTER ERICSSON DI DISTRIBUZIONE GRATUITA
Testo: La societa Ericsson distribuisce gratuitamente computers portatili con la intenzione di controbattere Nokia che ha fatto lo stesso come strategia di mercato.
Ericsson ha come obbiettivo fondamentale di aumentare la sua popolarita; per questo motivo Ericsson distribuisce gratuitamente il nuovo computer portatile WAP.
Tutto quello che si deve fare e inviare questa email a otto persone che conosci, e in approssimatamente tre settimane, riceverai un portatile Ericsson T18. Se il messaggio e inviato a venti persone o piu, puoi avere la fortuna di ricevere un portatile Ericsson R320.
Per rendere effettiva questa opportunita e importante prendere nota di inviare la sua email in copia a: anna.swelung@ericsson.com E’ importante avere chiaro che non si tratta di uno scherzo. Provatelo, con piacere, regalatevi un computer portatile.
Buona fortuna.
Ma chi ci crede? Non tanto perché nessuno regala nulla, ma anche solo per buon senso, sembra qui inutile dire che un messaggio del genere va ignorato.
In ogni caso si tratta di una palla colossale, ed è solo una variante di una vecchia catena in circolazione da anni e anni, che spacciava per vera la notizia che Ericsson regalava telefonini. Chi si è preoccupato di aggiornare la mail, modificando l’entità del regalo (dal cellulare si è infatti passati ad un avanzatissimo portatile WAP), non ha profuso molta fatica, ne’ ha investito in fantasia, e ha lasciato invariato il testo rimanente. C’è persino lo stesso contatto, l’inesistente (almeno in Ericsson) Anna Swelung (originariamente Swelund).
Se non credete a me, fidatevi almeno della smentita ufficiale pubblicata dalla stessa Ericsson. In ogni caso, ecco l’immagine del portatile WAP che la mail promette e che, se ne seguite le indicazioni, non riceverete mai.

Switch off, rimandato al 2008
Era prevedibile, ma come tutte le cose preanunciate come ovvie, è meglio aspettarne l’ufficializzazione: Sardegna e Valle D’Aosta, le regioni designate in posizione pionieristica per lo switch off sul digitale terrestre (ovvero lo spegnimento definitivo dei ripetitori dell’antiquata tv analogica) potranno respirare ancora un po’.
E’ infatti ufficializzato anche dalle agenzie di stampa che slitta al 2008 (dal previsto 31 luglio di quest’anno) la transizione delle trasmissioni televisive analogiche al nuovo sistema digitale.
Reuters: Lo ha annunciato il ministro per le Comunicazioni Paolo Gentiloni, nel corso di una conferenza stampa assieme ai governatori delle due regioni, Renato Soru e Luciano Caveri.”Abbiamo previsto la data del primo marzo per la Sardegna e del primo ottobre per la Valle D’Aosta”, ha detto il ministro.L’Italia punta a convertire al digitale tutti i programmi televisivi su scala nazionale entro la fine del 2008. Il ministro non ha comunque escluso slittamenti anche per questo obiettivo.”Non c’è dubbio che la fase di transizione avrà tempi più lunghi, per ora ci occupiamo delle due regioni”, ha precisato il ministro.”Ho sempre detto, e non me lo rimangio, che la tempistica fissata per la transizione è poco credibile”, ha aggiunto. Nel 2001, il governo Amato fissò su scala nazionale il target del 31 dicembre 2006 per il cosiddetto “switch off”. Il governo Berlusconi ha poi fatto slittare alla fine del 2008 l’obiettivo.
Ma c’è di più: il ministro Gentiloni ha dichiarato esplicitamente che non sarà più previsto un finanziamento pubblico sull’acquisto dei decoder. L’investimento, a suo avviso, deve essere indirizzato ai contenuti del servizio, non all’approvvigionamento degli apparecchi per le famiglie. Una pratica seguita dal governo precedente e alquanto discussa, per la presunzione di un conflitto di interessi, che poi si è risolta in un nulla di fatto.
Il DTT, cioè il digitale terrestre, sarebbe già un fallimento, almeno secondo MDC, che così commentava a fine maggio i dati del Rapporto publicato dal CNIPA: I dati diffusi dal CNIPA – ha dichiarato il presidente MDC Antonio Longo – confermano che è giusto continuare la strada percorsa fin dall’inizio, ossia continuare a contrapporsi allo stanziamento di ulteriori fondi pubblici per la convergenza tecnologica esclusiva del Paese sul decoder digitale terrestre, per il quale sono stati spesi oltre 200 milioni di euro per la sua incentivazione, a discapito delle altre opportunità di accesso alle informazioni la cui competitività deve essere scelta dal mercato degli utenti”.
Il sondaggio, voluto dal CNIPA, è stato condotto dall’Istituto Piepoli su un campione di 3.500 utenti di DTT. La maggioranza, si rileva nell’indagine, non usa il digitale terrestre per i servizi di e-Government (ossia il t-Government). I dati del CNIPA evidenziano infatti che il 58 per cento degli italiani interpellati usa il DTT per guardare prevalentemente programmi sportivi.
Bill Gates vicino alla pensione?

La famiglia Redmond: Bill Gates, Craig Mundie, Ray Ozzie e Steve Ballmer
Pensione forse no, ma part-time almeno sì. Suscita clamore la dichiarazione ufficiale rilasciata da Bill Gates, in cui si dice che il fondatore e numero uno di Microsoft, "smetterà (per usare le parole di Reuters) dal 2008 di avere un ruolo quotidiano nel colosso informatico da lui fondato, per dedicare più tempo a lavorare per la sua fondazione di beneficenza.Secondo la società, dopo il luglio 2008 Gates sarà ancora presidente della compagnia, ma lavorerà come consulente su progetti chiave di sviluppo e passerà più tempo a lavorare nel campo dell'istruzione e della salute" .
"Ho deciso – ha spiegato colui che è stato indicato come il miglior manager del mondo – che tra due anni riorganizzerò le mie priorità personali. Oggi ho uno dei migliori posti di lavoro al mondo. Ma credo che da una grande ricchezza derivino grandi responsabilità, la responsabilità di restituire alla Società e di assicurarsi che queste risorse siano restituite
nel migliore possibile dei modi a coloro che hanno bisogno".
Nel 2000, con la moglie Melissa, Bill Gates ha costituito la Bill Melinda Gates Foundation, organizzazione al cui vertice ci sono attualmente William H. Gates Sr, il padre di Bill Gates, con Patty Stonesifer (ex membro della delegazione americana all'ONU); la fondazione, probabilmente la più grande al mondo, ha un patrimonio di circa 29 miliardi di dollari e si
occupa di ricerca medica, particolarmente focalizzata sulla lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, al miglioramento delle condizioni di vita nel terzo mondo e all'educazione.
La rivista Times ha dedicato ai coniugi Gates, e a Bono degli U2, la copertina del primo numero del 2006. La fondazione sostiene una spesa annua che per circa il 60% viene destinata a progetti di ricerca medica. Stime dell'OMS riferiscono che i progetti di cui si fa carico coprono oltre il 35% del carico sanitario mondiale. L'attività della fondazione spazia anche in numerosi altri settori: solo negli States, ha realizzato oltre 800 alloggi per persone bisognose, provveduto all'acquisto e alla realizzazione di connessioni internet per 11mila biblioteche e finanziato l'istruzione universitaria di 9mila ragazzi.
News dall’Authority delle Comunicazioni
L'Agcom, in questo periodo, ha molti impegni che si sovrappongono uno sull'altro. Fra le varie incombenze, deve fare attenzione ai contenuti delle dichiarazioni ufficiali.
Uno degli impegni recentemente portati a termine, tra i consensi contrastanti dei consumatori, è l'approvazione della delibera che disciplina la Mobile Number Portability, ossia quella comoda pratica che consente ad un utente di telefonia mobile di cambiare operatore mantenendo il proprio numero di telefono. Comoda per l'utente, un po' meno per operatori ed Authority, evidentemente.
Ne parlo domani su Punto Informatico.

