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Web e terrorismo

Ecco rivelata la proposta del commissario europeo Franco Frattini per la lotta al terrorismo: Terrorismo e Web, la proposta Frattini (da PI).

Per contrastare “l’addestramento e il reclutamento a fini terroristici e l’istigazione a commettere reati terroristici, nonché a prevenire l’uso di esplosivi da parte di terroristi (…) anche quando commessi attraverso Internet”.  Le contromisure proposte prevedono la cooperazione dei provider, che sarano chiamati a cotribuire nelle attività volte a “sventare i piani e identificare i responsabili, garantendo al contempo la protezione dei dati personali e la salvaguardia dei diritti fondamentali”.

Come sottolinea l’articolo di PI, non ci sarà alcuna sorta di censura:

“Si preferisce invece la via giudiziaria, dove le autorità dei singoli paesi e dell’intera Unione si muoveranno per rimuovere all’interno dei propri confini i siti considerati pericolosi. Una misura che potrebbe rassicurare almeno in parte chi temeva un ulteriore sistema di filtering ma che probabilmente non servirà a fermare il proliferare di siti di propaganda o diffusori di informazioni che vengono ritenute illegali”.

Tutto ok, tutto chiaro? Non troppo, a quanto pare: 

Della proposta, però, mancano ancora alcuni importanti dettagli, quelli relativi ad esempio ai sistemi di tracciamento e individuazione online delle informazioni “sgradite”. Sebbene non si parli di apparati di censura, rimane ancora da chiarire quale sia il confine della legalità per webmaster e blogger nella visione europea: le prime proposte di Frattini sembravano andare nella direzione della messa al bando di termini e fraseologie specifici, una prospettiva che aveva allarmato la rete europea.

Per la serie “poche idee, ma confuse”

 
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Pubblicato da su 7 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Rifiuti elettronici, serve l’informazione

L’Italia è lenta. La conosciamo lenta nei progressi tecnologici delle comunicazioni, tanto da perdere moltissimo terreno rispetto ad altri Paesi, e da rischiare di fare tre passi indietro ad ogni passo compiuto (in ritardo).

Ma è lenta ad adeguarsi anche alle normative europee che riguardano i rifiuti elettronici e il loro smaltimento. I RAEE, questi sconosciuti. Quei rifiuti costituiti dai rottami di elettrodomestici, computer, hi-fi, che non possono essere gettati nell’immondizia comune perché sono rifiuti speciali, da trattare con cura, perché contengono metalli pesanti e materiali nocivi (piombo, cadmio, mercurio, cromo esavalente): ho avuto occasione di parlarne per Punto Informatico nel febbraio 2005 – più di due anni fa – all’alba (ossia cinque mesi prima) dell’approvazione di un decreto mirato ad attuare le Direttive comunitarie sullo smaltimento e recupero dei rifiuti elettronici. Poi però le cose sono andate per le lunghe: mancavano sempre i regolamenti attuativi fondamentali per l’applicazione delle direttive. Che sono datate 2002 e 2003, per capirci.

Di rinvio in rinvio siamo arrivati ad oggi, giorno in cui il Corriere scrive:

Butti il pc? Portalo nella piazzola

Rifiuti tecnologici, dovranno smaltirli i produttori. Si potranno lasciare in aree attrezzate.

ROMA – Avete un pc vecchio del quale volete disfarvi? Un componente tecnologico da buttare? La raccomandazione, importante, è: non lasciatelo con la spazzatura. I rifiuti tecnologici contengono infatti metalli e vari inquinanti. Però il problema è: che farne? La soluzione arriva dalle nuove norme per lo smaltimento dei rifiuti tecnologici (i cosiddetti Raee) definite dal Ministero dell’Ambiente e messe in atto ora con un decreto attuativo che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. (continua)

La gestione dei rifiuti speciali, dopo un periodo di transzione che si concluderà a fine anno, dovrebbe dunque finalmente passare dai Comuni ai produttori degli apparecchi elettrici ed elettronici. Dico dovrebbe, perché se ne parla da anni in questi termini (con vari decreti che si sono succeduti nel tempo), ma di obblighi pratici ancora non se ne sono visti.

“Abbiamo rivoluzionato il sistema dei rifiuti tecnologici per salvaguardare le esigenze dei consumatori e per avere forti garanzie di tutela ambientale – ha dichiarato il ministro Pecoraro Scanio – Il nostro obiettivo è quello di raggiungere sin dal primo anno di attività i quantitativi fissati dalla UE”. Be’, visto il ritardo nell’applicazione delle direttive, mi pare un buon intento.

Fra i risultati dell’applicazione di questa normativa fondamentale vorrei vedere i cittadini informati delle possibilità di corretto smaltimento dei rifiuti elettronici e non vedere più televisori, frigoriferi, monitor e altri cimeli abbandonati ai margini di una strada, in un boschetto o nelle discariche abusive ad inquinare.

Per fare questo serve una campagna informativa. Non solo con avvisi e cartelli piazzati nei negozi di elettronica o elettrodomestici, perché queste informazioni non devono arrivare solamente a chi oggi compra un nuovo PC, televisore o frigorifero, ma anche a chi ne ha uno vecchio in soffitta e penserà di liberarsene nel modo più sbrigativo possibile solo quando avrà bisogno di spazio. E senza passare davanti al cartello esposto in un MediaWorld, UniEuro, Expert o Euronics.

Serve informazione. Che arrivi a tutti. Perché l’Italia è lenta nel recepire le direttive e il buon senso, ma incoscienza e ignoranza (che del buon senso se ne fregano) camminano molto velocemente. E inquinano.

 
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Pubblicato da su 6 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Lutto nel mondo dell’informazione

E’ scomparso Enzo Biagi. E, come dice Paolo:

l’affetto con cui viene ricordato enzo biagi in queste ore mi ricorda un po’ quello che si percepiva quando ad andarsene fu indro montanelli.

non ci sperino bocca o scalfari: tutto questo non accadrà più. giornalisti così non ce ne sono più.

Nella sua carriera ha detto e scritto moltissimo, e non raramente qualcosa di ciò che ha detto o scritto può non essere stato gradito a molti. Ma aveva fatto proprio un principio saldo, che ripeteva sovente: diceva di riconoscere un solo padrone, il lettore.

 
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Pubblicato da su 6 novembre 2007 in Mondo, news

 

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Dove va il broad band?

Stefano mi segnala la pubblicazione, da parte dell’OCSE, di questo interessante portale che offre una fotografia della situazione internazionale del broad band. E’ da leggere con attenzione. Qui riporto solo qualche highlight, significativo benché non esaustivo. L’italia non spicca, ma purtroppo non è una sorpresa.

Denmark, the Netherlands, Switzerland, Korea and Norway and Iceland lead the OECD  in broadband penetration, each with over 29 subscribers per 100 inhabitants.

The strongest per-capita subscriber growth over the year was in Ireland, Germany, Sweden, Australia, Norway, Denmark and Luxembourg. Each country added more than 5 subscribers per 100 inhabitants during the past year.

Operators in several countries continue upgrading subscriber lines to fibre. Fibre-to-the-home (FTTH) and Fibre-to-the-building (FTTB) subscriptions now comprise 8% of all broadband connections in the OECD, up from 7% a year ago, and the percentage is growing. Fiber connections account for 36% of all Japanese broadband subscriptions and 31% in Korea.

Il resto lo lascio leggere a voi 😉

 
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Pubblicato da su 5 novembre 2007 in news

 

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Per la cronaca

Stamattina ne ho già sentite tante (*), per cui preciso: oggi è il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate. Si celebra la fine della Prima Guerra Mondiale: il 4 novembre 1918 il Bollettino della Vittoria annunciò la resa dell’impero Austro-Ungarico all’Italia in seguito all’armistizio di Villa Giusti, sottoscritto a Padova il 3 novembre.

(*) Fra le tante sentite stamattina (tra giovani e meno giovani), che iniziano tutte con “Oggi è…”:

  • …la festa della Repubblica 
  • …la festa dell’inizio della Prima Guerra Mondiale 
  • …la festa della Madonna
  • …le festa (?) dei defunti 
  • …l’estate di San Martino
  • …l’Assunzione
  • …l’Ascensione

Avete sentito altre castronerie?

 
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Pubblicato da su 4 novembre 2007 in news

 

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Novità per i clienti Vira

Come molti ricorderanno, i clienti di Intratec – che commercializza servizi di telefonia e connettività con il marchio Vira – dovevano subìre le conseguenze del distacco delle connessioni da parte di Telecom Italia (fornitore wholesale di Vira) con cui l’operatore non è riuscito a raggiungere alcun accordo per la propria posizione debitoria.

Ora per i clienti VoIP di Vira c’è una novità, preannunciata da Vira il 30 ottobre, quando ha comunicato il raggiungimento di “un accordo con una nota società per il subentro nel ramo d’azienda VoIP”. Si tratta di Cheapnet. Questo è l’annuncio diffuso oggi dal provider:

Si è conclusa oggi l’operazione per il subentro di Cheapnet, il dinamico provider toscano che eroga servizi ad oltre 220mila utenti, nella gestione della divisione Voip VIRA di Intratec. Vira è uno dei principali operatori Internet alternativi presente a livello nazionale sia per i servizi voce che dati. L’operazione, di cui si parlava già da tempo, ha trovato una conclusione positiva grazie all’impegno delle due società ed alla determinazione della direzione di Cheapnet che ha voluto fortemente questa acquisizione.
L’annuncio è stato accolto con particolare interesse soprattutto dalle
migliaia di utenti Voip VIRA che, a causa del momento critico vissuto da Intratec, rischiavano seriamente di dover rinunciare al loro servizio VoIP. Grazie all’intervento di Cheapnet gli utenti VIRA Voip potranno contare sulla continuità e la sicurezza del servizio. La tecnologia VoIP (Voice over Internet Protocol) permette di fare e ricevere telefonate gratuitamente o a costi estremamente contenuti tramite Internet e introduce utilizzi fortemente innovativi rispetto alla telefonia tradizionale.
Cheapnet si conferma così un’azienda in forte crescita che, in un momento di difficoltà del mercato delle TLC, ha deciso di investire raggiungendo un ruolo rilevante nel settore. L’acquisizione di Voip VIRA rafforza l’azienda e le dà una ulteriore spinta per lo sviluppo e il miglioramento dei suoi servizi ADSL e VoIP mantenendo come punti fermi l’alta qualità e l’affidabilità delle prestazioni.

La società crede molto nelle potenzialità e nel futuro sviluppo della tecnologia VoIP – dichiara Marco Bondielli, Presidente di Cheapnet – e non escludo che in un prossimo futuro verranno effettuate altre acquisizioni capaci di rafforzare ulteriormente la nostra azienda.”

 
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Pubblicato da su 1 novembre 2007 in news

 

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Ecco il 3-Skypephone. Rivoluzionario…?

3skype.jpg

Presentato ieri mattina a Milano, ecco lo Skypefonino di 3 Italia. Massimo Mantellini, nel citare l’articolo di Vita Digitale (di Federico Cella) sul Corriere lo definisce “il nuovo strano cellulare 3G/skype”.

Più che strano, secondo me, il telefonino (che sfoggia i brand di 3 e di Skype e non quello del produttore, l’azienda cinese Anoi) può essere definito singolare perché sposa la telefonia mobile al VoIP proprietario di Skype. Certo, non è una novità: 3 offre già la medesima soluzione attraverso i cellulari compatibili con l’offerta X-Series (in cui c’è Skype, ma anche vari altri servizi internet), ma questo telefonino ha un target diverso, anche perché è più abbordabile (sul mercato non ci sono molti telefonini UMTS in vendita a 99 euro).

Uno dei limiti più evidenti è l’impossibilità (attuale, ma che potrebbe essere superata in futuro) di effettuate chiamate con il servizio SkypeOut, che permette di veicolare attraverso Skype le chiamate verso numeri telefonici tradizionali. Comunque lo Skypephone è un cellulare, per cui se l’utente vuole chiamare casa o un qualunque altro destinatario non registrato su Skype, può sempre telefonargli in modo tradizionale, ossia non attraverso Skype, secondo il piano tariffario 3 prescelto. La gratuità delle chiamate consentita da questo apparecchio è infatti limitata alle conversazioni tra utenti del mondo Skype, ed è comunque sempre subordinata ai costi dichiarati dall’offerta (qui le condizioni per la soluzione in comodato d’uso):

Tutti i Piani prevedono il pagamento con Carta di Credito o RID, un impegno minimo di 23 mesi per i Piani Abbonamento o di 30 mesi per i Piani Ricaricabili ed un addebito dei costi in caso di recesso anticipato. Il videofonino® viene consegnato in comodato d’uso gratuito con quota di attivazione una tantum. Scegliendo una Ricaricabile, durante i 30 mesi di impegno minimo si dovrà effettuare una Ricarica mensile di importo non inferiore a 10€. Nel caso si effettui una Ricarica di importo inferiore a quello previsto, 3 provvederà ad addebitare su Carta di Credito o RID la differenza.

 
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Pubblicato da su 30 ottobre 2007 in news

 

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Addio, Dogui

Ieri è scomparso il Dogui. Dogui è il soprannome di Guido Nicheli, che è poi il suo nome di battesimo con le sillabe invertite (una sua mania, declinata in mille frasi come quando raccontava di essere in “un posto pieno di gafi”).

Attore conosciutissimo per il suo personaggio del cumenda (o bauscia), la sua filmografia è ricca di commedie e vanzinate abbastanza divertenti. Molti oggi ne ricordano la partecipazione al film di Dino Risi Scemo di Guerra (quando l’ho visto avrò avuto 12/13 anni), dove interpretava uno psichiatra ed era però doppiato (in siciliano, per giunta), ma soprattutto viene ricordato il personaggio del commendator Camillo Zampetti nel telefilm I ragazzi della III^ C. Il Dogui ha fatto anche molta radio, portando sempre con la sua proverbiale milanesità la caratterizzazione del suo personaggio.

Una nota da Daveblog che sottolinea l’immediatezza delle reazioni della rete:

A un minuto dalla notizia la sua pagina su Wikipedia, dove uno va per ripercorrerne la filmografia, era già aggiornata: inquietante.

Eccolo su Youtube

 
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Pubblicato da su 29 ottobre 2007 in news

 

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Un imprimatur su Internet e i blog

Ho appena scritto un post che parla di un (positivo) digital divide istituzionale ed ecco una notizia controcorrente sull’eccezionale benedizione del cardinale Camillo Ruini per la Rete. Leggo da la Stampa:

Il vicario di Benedetto XVI invita le religiose ad utilizzare di più gli strumenti che la tecnologia informatica mette a disposizione di tutti nel mondo della comunicazione. «Suore, navigate su Internet e scrivete sui blog», è il messaggio del cardinale Ruini all’Unione superiori maggiori (Usmi), che a Roma rappresenta 1.287 comunità e oltre 22 mila suore. La chat, quindi, come terreno di evangelizzazione del terzo millennio.

La notizia è stata riportata anche da alcuni TG, ma è già di qualche giorno fa. La rete, che è uno straordinario mezzo di comunicazione globale, può efficacemente svolgere un ruolo comunicativo anche per argomenti religiosi. E l’esortazione del cardinal Ruini – classe 1931 – rappresenta forse un piccolo aspetto della necessità di modernizzazione dell’attività apostolica. Più facile da realizzare per chi ha già confidenza con la rete e i suoi meccanismi.

Speriamo solo che i clergy-blogger non perdano il sonno per la propria posizione in classifica. Ci mancherebbe solo una categoria ad hoc su Blogbabel.

 
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Pubblicato da su 28 ottobre 2007 in media, Mondo, news

 

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Blog, torna il sereno?

Il sottosegretario Levi ha chiarito che il ddl sull’editoria “esclude, per definizione, i blog o i siti individuali che non sono oggetto della nostra legge” . E questo, di per se’, non si traduce in un’ammissione del fatto che la norma sia soggetta ad interpretazioni eterogenee.

Però il fatto che sia stata proposta un’esclusione esplicita lascia pensare che, almeno parzialmente, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio (con delega all’editoria) abbia riconosciuto che il margine di interpretabilità del ddl fosse troppo ampio:

“Vi propongo – ha detto – di prendere in considerazione un comma aggiuntivo”, che esclude i blog. “Sono esclusi dall’obbligo di iscrizione al Roc – recita il comma aggiuntivo all’art. 7 – i soggetti che accedono ad internet o operano su internet in forme o con prodotti, come i siti personali o ad uso collettivo che non costituiscono un’organizzazione imprenditoriale del lavoro”. Altro capitolo importante è quello del finanziamento diretto: “per le categorie come le cooperative e le testate di partito – ha spiegato Levi – ritengo che siano motivazioni valide per un intervento pubblico”.

 
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Pubblicato da su 25 ottobre 2007 in Mondo, news

 

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Gmail è più agile e strizza l’occhio all’iPhone

La mailbox di Gmail lievita e ora offre anche il supporto IMAP, utilizzato tipicamente per lasciare i messaggi sul server e renderli accessibili da più postazioni, apprezzato da chi si collega alla mailbox da un dispositivo portatile – un notebook, uno smartphone – e può scegliere se scaricare l’intero contenuto di un messaggio, o magari solo l’intestazione.

Va da se’ che nel target di questa nuova feature ci siano gli utenti mobile. Un’attenzione particolare è stata riservata a quelli dotati di iPhone, come dimostrato dalle apposite istruzioni dedicate da Gmail.

 
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Pubblicato da su 24 ottobre 2007 in news

 

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Dimmi cosa indossi e ti dirò DOVE sei

Il Corriere di oggi riporta questa novità:

Così i genitori controllano i figli
Da Londra la giacca-spia con il Gps

Permette di localizzare ovunque chi la indossa. E negli Usa il cellulare manda la mappa per dire dove sei: 3 dollari

L’innovativo indumento è realizzato da un’azienda che si chiama Blade Runner (io l’avrei orwellianamente chiamata 1984). La giacca è dotata di un modulo GPS che – dice l’articolo – permetterà ai genitori apprensivi di seguire minuto per minuto il percorso dei figli e di rintracciarli con un’approssimazione di quattro metri quadrati. Un giornalista del Guardian lo ha fatto provare al figlio, che ne ha apprezzato le caratteristiche (“nero, attillato, ha anche una tasca interna per l’iPod”).

Adesso ci manca solo una bella telecamerina nascosta in un bottone, per vedere da casa ciò che vedono i figli. E magari anche un microfono. A me sembra una soluzione più adatta a tenere sotto controllo chi viene messo agli arresti domiciliari. Speriamo che nessuno si dimentichi di dare un’adeguata informativa ai sensi del Codice della Privacy…

Adrian Davis, direttore della Blade Runner, offre un pretesto per comprarlo, suggerendo il giaccone con Gps ai genitori i cui figli fanno sport avventurosi, come lo snowboard: «Sai sempre dove sono e in caso si trovino nei guai possono attivare un allarme per far rilevare immediatamente la loro posizione». Ma non era meglio un ARVA?

 
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Pubblicato da su 24 ottobre 2007 in Mondo, news

 

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Rimodulazioni, multe in arrivo?

Nel momento in cui scrivo la notizia non ha ancora carattere di ufficialità, ma Ultimo Miglio.news dice che

A distanza di sei mesi, arriva finalmente un pronunciamento dell’Agcom sulla rimodulazione del piano tariffario Wind 10. La notizia non e’ ufficiale, indiscrezioni pervenuteci dall’Autorita’ delle comunicazioni parlano di una condanna ad oltre 100mila euro di Wind per il mancato rispetto dell’articolo 70 comma 4 del Codice delle comunicazioni. Nell’aprile scorso, il gestore comunico’ agli utenti tramite sms, che il piano tariffario ‘Wind 10′ sarebbe stato trasformato nel piu’ oneroso ‘Wind 12′. Tale modalita’ e’ stata ritenuta non conforme dall’Agcom. L’Autorita’ e’ stata investita in questi mesi da migliaia di reclami, a distanza di mesi arriva una conferma che le lagnanze degli utenti erano perlomeno fondate. Wind 10-12 fu la prima rimodulazione tariffaria effettuata da un gestore dopo l’entrata in vigore del decreto Bersani – che ha abolito i costi di ricarica delle schede – a questa ne seguirono altre da parte della stessa Wind e di 3 Italia.

Cosa significa “il mancato rispetto dell’articolo 70 comma 4 del Codice delle comunicazioni”? Leggiamolo:

Gli abbonati hanno il diritto di recedere dal contratto, senza
penali,  all'atto  della  notifica  di  proposte  di  modifiche delle
condizioni  contrattuali.  Gli  abbonati  sono informati con adeguato
preavviso,  non  inferiore  a  un mese, di tali eventuali modifiche e
sono  informati  nel  contempo  del  loro  diritto  di  recedere  dal
contratto, senza penali, qualora non accettino le nuove condizioni.

Il provvedimento dell’Authority TLC non dice che la rimodulazione è illegale, ma che Wind non ha adeguatamente informato i propri utenti. Quindi, se altri operatori hanno operato una rimodulazione tariffaria (ad esempio 3 Italia) e si rileva che ciò è avvenuto nel rispetto di quanto stabilito dal Codice delle Comunicazioni, non si potrà applicare lo stesso criterio sanzionatorio.

 
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Pubblicato da su 22 ottobre 2007 in news

 

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TIM avrà o non avrà l’iPhone?

L’ipotesi che TIM potesse aggiudicarsi l’esclusiva italiana dell’iPhone sembra allontanarsi. Fabrizio, un amico che si è recato a Berlino per la convention con cui l’operatore presenta le novità del listino e le prossime strategie di marketing, mi riferisce che il music-phone di Apple non è stato annunciato. Da alcuni rumors si apprende che i negoziati tra le due aziende, anzi, si sarebbero interrotti in seguito all’impossibilità di trovare un compromesso commerciale.

Da notizie di mercato è noto che Apple, nei Paesi in cui vende il proprio apparecchio, chiede all’operatore esclusivista una quota di tutti i profitti derivanti dalle vendite dell’iPhone, ed è quindi possibile che TIM non avesse intenzione di accettare la condizione proposta dall’azienda di Steve Jobs. Se le trattative non riprenderanno, è verosimile ritenere che in Italia l’iPhone – attraverso canali commerciali alla luce del sole – possa arrivare solo quando sarà disponibile la versione 3G: il modello attuale è EDGE, tecnologia supportata praticamente solo da TIM (ce l’avrebbe anche Wind, ma ha una copertura decisamente scarsa, che infatti l’operatore nemmeno reclamizza).

Ma è veramente così? O è solo una propaggine italiana dell’hype montato attorno all’iPhone, basato sulla filosofia del “purché se ne parli”? Qualcuno riferisce che, durante la convention, uno dei responibili del Marketing sta gironzolando con un iPhone” e che domani alle 11 ci sarà una presentazione molto importante…

UPDATE (domenica 21): forse c’è stata la presentazione di una batteria di pentole o la vendita di una linea di pellicceria, magari con in regalo un monto’, un televiso’ e un videoregistrato’ (cit.), ma Fabrizio mi dice che dell’iPhone non s’è vista manco l’ombra, mentre quel poco che ha potuto vedere di Berlino gli è piaciuto.

 
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Pubblicato da su 20 ottobre 2007 in news

 

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Siti web, il governo li vuole iscritti al ROC

Punto Informatico (più tardi gli farà eco Repubblica) stamattina ha messo in evidenza una questione assai spinosa, che non può essere ignorata da chi vanta – in un modo o nell’altro – una presenza in Rete attraverso un sito web:

In pieno agosto è stato sparato il siluro: una proposta normativa che se diverrà legge costringerà qualunque sito o prodotto editoriale, anche senza fini di lucro, a registrarsi al ROC. Il Consiglio dei Ministri ha già dato il via libera

Che cosa significa?

Come scrive Valentino Spataro su Civile.it “il web è libero nel mondo ma in Italia bisogna subordinarlo ad una iscrizione al Roc”. Cos’è il ROC? E’ il Registro degli operatori di Comunicazione, una sorta di anagrafe dei prodotti editoriali. Ma come si fa a capire se un sito web, o un blog, è qualificabile come prodotto editoriale? Per capirlo potrebbero essere sufficienti le seguenti frasi estrapolate dal testo del disegno di legge (evidenzio in grassetto ciò che può apparire più rilevante):

“Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso”.

“Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico”.

“La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi”.

“Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative“.

Il testo non sembra lasciare vie di fuga: se la proposta passasse, diventando una norma a tutti gli effetti, anche un blog personale si trasformerebbe in prodotto editoriale e come tale sarebbe assoggettato alla normativa sulla stampa, con tutte le implicazioni relative alle responsabilità civile e penali in caso di denuncia. Alla stessa stregua di un giornale registrato al Tribunale. Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ideologo del provvedimento, dichiara però: “Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile”.

Ma quale sarebbe l’esigenza alla base di questo provvedimento concepito nello scorso mese di agosto? La chiave di lettura sembra essere qui:

Art. 7
(Attività editoriale su internet)
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che
svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione
delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera
responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle
informazioni.

Paolo scrive su PI: “Senza contare la montagna di introiti extra che il Registro otterrebbe con questa manovra, ne consegue che la giustificazione che viene addotta a questo abominio nuovo provvedimento sia la necessità di tutelare dalla diffamazione. Come se fino ad oggi chiunque avesse avuto mano libera nel diffamare chiunque altro. Il che non è, tanto che più volte siti non professionali e altre pubblicazioni online, anche del tutto personali come dei blog, e anche senza alcuna finalità di lucro, si sono ritrovati coinvolti in un processo per diffamazione”. E aggiunge che questo provvedimento non andrà lontano. I suoi scopi sono altri, i primi articoli del testo sono scritti malissimo: verranno riscritti, è facile prevederlo, forse persino prima che il New York Times titoli qualcosa tipo “Italia nel Medioevo” come fece quando fu approvata la legge sulle staminali.

Speriamo in bene, ma sarà bene tenere d’occhio l’iter di approvazione di queso disegno di legge.

UPDATE: Paolo, sempre sul pezzo come pochi altri, è riuscito a fare due chiacchiere con Nicola D’Angelo, commissario dell’Authority delle Comunicazioni

“Questa esigenza di garanzia, di affermare una responsabilità per i reati a mezzo stampa non può tradursi nell’imporre misure burocratiche per aprire un blog. Il valore universalmente riconosciuto della rete è stato sempre quello di essere uno strumento aperto a tutti, pluralista. Anzi, la rete ha costituito l’elemento di più forte di pluralismo nell’informazione globale e in Italia”. Su tutto questo, spiega il commissario, “imporre regole che limitino la creatività e la dinamicità di un sistema di informazione alternativo e diverso è una cosa che va assolutamente evitata. Cosa si vuole fare? Costringere i blogger italiani ad andare all’estero? Il sistema deve rimanere aperto quanto più possibile”.

La riforma, dunque, è tutta da stabilire. Ma la Rete deve rimanere vigile.

 
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Pubblicato da su 19 ottobre 2007 in news

 

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