Lo dico subito, onde evitare fraintendimenti: quella delle confessioni on line è una bufala e basta. Ma andiamo con ordine.
Leggo dal quotidiano Libero una notizia (a firma di Luigi Santambrogio) che mi stupisce non poco:
È sicuramente la new entry del mese, l’ultima voce della collezione “Ecclesia stupidorum”, il volumone delle santissime scemenze a cura di preti, vescovi, fra’ balossi e para santini che un giorno o l’altro qualcuno dovrebbe mettere per iscritto. Lo stupidario uscito dal breviario di questi (gran) sacerdoti dell’assurdo basterebbe a compilare una poderosa Treccani dello “strano ma sacro” che dai turiboli italiani sale come incenso fino all’alto dei cieli (e chiama vendetta al cospetto di Dio). Ma andiamo con ordine e cominciamo dai fatti che, si sa, battono da sempre la più matta delle fantasie. E i fatti in questione accadono a Pavia, nobile capoluogo lombardo, fra risaie, zanzare e uve da prosecco. È qui che don Gianfranco Poma (classe 1938) e padre Franco Tassone (1962) hanno avuto l’idea folgorante e high tech che, a parere del duo telematico, dovrebbe cambiare la vita alle loro pecorelle: il servizio di confessione via internet, la dichiarazione dei peccati on line (…)
Alt! Fermi tutti. Ma cos’è ‘sta roba? Una notizia? Sembrerebbe di sì. Su Panorama (ma ci casca anche il Corriere) trovo come funzionerebbe questo presunto servizio:
COME FUNZIONA
L’innovativo sistema è attivo 24 ore su 24 e si basa sull’utilizzo della posta elettronica. Per poter accedere la servizio, il “peccatore” intenzionato a redimersi deve prima prendere contatti diretti con i promotori dell’iniziativa. Questi ultimi provvederanno a fornire all’interessato l’indirizzo e-mail a cui inoltrare, via web, le proprie mancanze. I due sacerdoti promettono risposte tempestive e fanno già sapere che le caselle di posta elettronica vengono controllate con periodicità e più volte al giorno. Le prime reazioni sull’argomento oscillano tra la perplessità e il dubbio. D’altronde il mezzo utilizzato appare poco sicuro ed è lo stesso su cui viaggiano spam, pubblicità e virus. Don Gianfranco e padre Franco, però, si mostrano ottimisti e, fiduciosi, sostengono che il servizio servirà a riavvicinare alla chiesa e al rito della confessione numerose “pecorelle smarrite”.
COME “REDIGERE” I PROPRI PECCATI
Le più classiche forme ed espressioni verbali vengono quindi sostituite da nome utente e password. Una volta entrati, i navigatori in via di pentimento sono obbligati a rispondere a una serie di domande legate anche alle abitudini religiose e alla vita sociale (iscrizioni ad associazioni, capacità di dialogo con i non credenti o le altre religioni).
Segue la confessione vera e propria. A disposizione ci sono dalle 1000 alle 3500 battute, seguendo un’importante ordine: prima i peccati mortali e poi quelli veniali. Per gli utenti in imbarazzo o poco abituati al mezzo è disponibile, sul sito della parrocchia, un elenco delle colpe. Per concludere il rito, basta cliccare su una scritta lampeggiante rossa indicata dalla parola «Amen» e aspettare che sullo schermo compaia il segno della confessione. Verrà inoltre indicato il giorno e l’ora fissati per passare in Chiesa e ritirare la propria assoluzione.
La notizia ha un sapore a dir poco bufalino: la confessione si identifica nel sacramento della Penitenza. Nessuno ha mai pensato di farla per telefono, ne’ per lettera… com’è possibile che qualcuno possa prendersi la briga di virtualizzarla? Ad accantonare la mancanza di buon senso di chi ha diffuso questa notizia, ecco una smentita ufficiale:
Confessione on line, Mons. Poma a GRT: “Sconcertato, notizia priva di fondamento”>(AGENZIA GRT) E’ priva di fondamento la notizia riportata questa mattina dal quotidiano Libero, secondo la quale due sacerdoti di Pavia, mons. Gianfranco Poma e padre Franco Tassone, avrebbero ideato la cosiddetta “confessione-on line” come sostituzione del normale sacramento. A confermarlo ai microfoni di GRT è lo stesso Mons. Gianfranco Poma: “Sono sconcertato, non capisco come sia possibile arrivare a pubblicare notizie del genere, visto che la confessione è un atto talmente profondo e privato che non è possibile realizzarlo tramite un computer. La rete – continua Mons. Poma – è uno strumento fantastico, utilizzabile per consigli, problemi personali, scambi di iniziative, ma di certo non per confessare le persone”.
Inutile dire (ma lo faccio ugualmente) che anche don Franco Tassone, responsabile della Comunità Casa del Giovane, smentisce inequivocabilmente la notizia ai microfoni di Radio PNR: “Noi non abbiamo cambiato tradizione. Sappiamo però che la gente ha tanto bisogno di essere ascoltata, in questo clima di accelerazione in cui la gente fa tanto fatica a parlare, che abbiamo creato un’associazione di Preti On Line, per esprimere questo desiderio di ascoltare le persone anche tramite un indirizzo di posta elettronica e una disponibilità, secondo le competenze di tanti sacerdoti, di rispondere anche in breve tempo alle loro necessità. Ma non si può confondere uno strumento di accompagnamento, di cura e di ascolto, con il sacramento. Nel sacramento c’è la grazia di Cristo, nella mail c’è soltanto il byte e il numero di battute che ci permettono di dire a uno coraggio, con una pillola di saggezza, ce la puoi ancora fare nel tuo cammino”.
Per cui, concludo io, non si tratta (come scriveva Libero) dell’ultima voce della collezione “Ecclesia stupidorum”, ma di una semplice figuraccia giornalistica.