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iPhone, déjà vu europeo in edizione ridotta?

Il 29 giugno, fuori dagli Apple Store negli States, c’erano file di iPhoners in attesa di aggiudicarsi l’ambito oggetto del desiderio. Oggi l’iPhone era al suo esordio europeo in Germania e stasera lo è in Gran Bretagna. Che accoglienza gli ha riservato il pubblico?

Da Rainews24:

Sono arrivati a Colonia da tutta la Germania in treno e in macchina e hanno sfidato pioggia e vento pur di accaparrarsi il primo iPhone messo in vendita in Europa dalla Apple e distribuito in Germania dalla T-Mobile, l’affiliata di Deutsche Telekom.

A Colonia a mezzanotte in punto ha aperto le porte il primo negozio europeo che ha messo in vendita il nuovo cellulare cult, capace di combinare telefonino, iPod e internet, e il primo a ottenerlo è stato un ragazzo che aveva fatto la fila per più di quattro ore.
Il negozio è rimasto aperto fino alle tre del mattino e per essere sicuri che nessun acquirente potesse restare a mani vuote i responsabili della T-Mobile l’avevano rifornito con 600 apparecchi, andati a ruba nel giro di un paio d’ore. Per cercare di alleviare i morsi del freddo semipolare che stava facendo intirizzire la fila di clienti, i titolari hanno distribuito ombrelli, coperte, bevande calde e “Brezel”, le tipiche ciambelle incrociate a forma di alfa.

I numeri sono contenuti, ma l’attesa tedesca viene descritta in un modo simile a quella di una preannunciata apparizione divina. Euronews.net parla di febbre da iPhone. Anche il Guardian si aspetta sfracelli nel Regno Unito. Si preannuncia un successo, e probabilmente sarà così. Secondo l’edizione italiana di Reuters, però, l’esordio europeo del music-phone di Apple è arrivato “tra l’entusiasmo e l’indifferenza”:

Fuori dal negozio T-Mobile della via principale per lo shopping della città, la maggior parte dei passanti ha snobbato l’evento per andare a lavoro.

“Ah sì? Non me ne ero accorto”, ha detto un passante rispondendo alla domanda se sapesse della vendita dell’iPhone nel negozio.

Detta così, la notizia dice poco o nulla, non sappiamo l’età del passante, ne’ se avesse attitudini geek, ne’ tante altre cose, che comunque non renderebbero assolutamente indicativa la sua reazione, peraltro raccolta a notte fonda: l’iPhone è stato messo in vendita a mezzanotte ed esaurito alle 3… Le possibilità che il passante potesse avere la dissenteria, avere sonno o essere euforico perché di ritorno dal suo primo appuntamento con la bella del liceo, renderebbero verosimile l’ipotesi che dell’iPhone non gli interessasse un fico secco. No?

 
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Pubblicato da su 9 novembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Punti di svista

Vediamo chi coglie la contraddizione intrinseca di questo articolo del Corriere:

un fallimento l’iniziativa pensata dai Radiohead per promuovere “In Rainbows”
I Radiohead traditi dal “paga quanto vuoi”

Tre fan su cinque non hanno versato neanche un centesimo per scaricare online il nuovo album

LONDRA (Gran Bretagna) – L’iniziativa dei Radiohead era ottima e rivoluzionaria: scaricare il nuovo album della band, “In Rainbows”, pagando quello che si voleva. Anche nulla. Un’indicazione presa alla lettera da 3 fan su 5 della famosa band di Oxford. Stando, infatti, a un’indagine condotta dalla comScore, azienda che monitorizza il comportamento online di circa 2 milioni di “surfers” in tutto il mondo, il 62% dei 12 milioni di appassionati che si sono affrettati a fare il download del disco uscito un mese fa non ha sborsato nemmeno un centesimo (continua).

12 milioni di download in un mese. Già questo è un dato significativo: i Radiohead hanno messo in rete – disponibile per il download – il loro album a prezzo libero e senza DRM. Si parla di un 62% che non ha pagato nulla, quindi di oltre 7,4 milioni di persone. Significa anche, però, che il 38% – oltre 4,5 milioni di utenti – ha pagato. E’ vero, ha pagato il prezzo che voleva (ed è proprio la politica scelta dai Radiohead che lo ha consentito), ma quel denaro è andato ai Radiohead, non alla casa discografica che ha mediato la commercializzazione del’album. Vi pare poco?

Considerando che questa forma di distribuzione scelta dai Radiohead, pur non essendo una novità assoluta, è comunque una strada alternativa a quella tradizionale delle major, non credo si possa parlare di fallimento, semplicemente perché non ritengo che i risultati di questa iniziativa possano essere misurati con i canoni tradizionali. E’ una cosa molto diversa, per cui a mio avviso va valutata con un metro diverso.

UPDATE nr. 1 – Stefano Quintarelli, sottolinea il concetto osservando inoltre:

Un autore, mi dice Enrico, guadagna tra il 5% e il 35% del prezzo di vendita, a seconda del suo potere contrattuale.

Prendiamo una via di mezzo…diciamo il 20%.

Il prezzo medio pagato dagli utenti dei Radiohead e’ stato di 6 dollari. La stessa cifra che avrebbero quindi incassato se il CD fosse stato venduto a 30 dollari. il doppio del prezzo cui si possono comprare gli altri CD dei Radiohead.

Detto in altri termini, è come se avessero venduto 9 milioni di CD in un mese

E aggiunge poi che il musicista John Buckman gli ha spiegato che Magnatunes, un’etichetta indipendente che applica la stessa politica di pricing dei Radiohead, “sta andando benissimo”.

UPDATE nr.2. – L’articolo del Corriere contiene un’inesattezza abbastanza rilevante sul numero dei download. comScore (la cui indagine è la base della notizia) infatti dichiara:

During the first 29 days of October, 1.2 million people worldwide visited the “In Rainbows” site, with a significant percentage of visitors ultimately downloading the album.

1,2 milioni, non 12. Cambia qualcosa? Non le proporzioni del risultato, che restano le medesime.

Nel comunicato, anzi, comScore sottolinea come questo risultato sia incoraggiante per il mercato della musica (non per le major), che sta migrando verso la forma digitale, che i Radiohead sono riusciti da soli a portare a termine un milestone che l’industria discografica ha fallito, e che tutto va rapportato ai costi di distribuzione, promozione e produzione che i Radiohead hanno sostenuto in misura molto limitata. Edward hunter, analista di comScore (che, sottolineo, è la fonte della notizia riportata dal Corriere e da molte agenzie di stampa in tutto il mondo), dice testualmente:

Lo definirei un successo clamoroso per i Radiohead e gli appassionati della musica, e anche un fantastico sforzo artistico.

 
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Pubblicato da su 8 novembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Un imprimatur su Internet e i blog

Ho appena scritto un post che parla di un (positivo) digital divide istituzionale ed ecco una notizia controcorrente sull’eccezionale benedizione del cardinale Camillo Ruini per la Rete. Leggo da la Stampa:

Il vicario di Benedetto XVI invita le religiose ad utilizzare di più gli strumenti che la tecnologia informatica mette a disposizione di tutti nel mondo della comunicazione. «Suore, navigate su Internet e scrivete sui blog», è il messaggio del cardinale Ruini all’Unione superiori maggiori (Usmi), che a Roma rappresenta 1.287 comunità e oltre 22 mila suore. La chat, quindi, come terreno di evangelizzazione del terzo millennio.

La notizia è stata riportata anche da alcuni TG, ma è già di qualche giorno fa. La rete, che è uno straordinario mezzo di comunicazione globale, può efficacemente svolgere un ruolo comunicativo anche per argomenti religiosi. E l’esortazione del cardinal Ruini – classe 1931 – rappresenta forse un piccolo aspetto della necessità di modernizzazione dell’attività apostolica. Più facile da realizzare per chi ha già confidenza con la rete e i suoi meccanismi.

Speriamo solo che i clergy-blogger non perdano il sonno per la propria posizione in classifica. Ci mancherebbe solo una categoria ad hoc su Blogbabel.

 
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Pubblicato da su 28 ottobre 2007 in media, Mondo, news

 

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iPhone, la liberté costa cara?

Scrive Massimo Mantellini:

Forse la notizia di oggi e’ che Apple vendera’ in Francia un iPhone aperto. Magari potrebbe accadere lo stesso anche da noi. O no?

Speriamo di no, almeno non nella forma scelta in Francia.

Spiego: come annunciano Orange ed Apple, la vendita in Francia prenderà il via il 29 novembre, attraverso la rete commerciale dell’operatore mobile di France Telecom, con l’iPhone da 8 GB che costerà 399 euro. L’attivazione si fa, come sempre, con iTunes. Il copione non sembra quindi essere cambiato, vista anche l’intesa raggiunta per la compartecipazione di Apple ai ricavi conseguiti da Orange sulla vendita di tutti i servizi relativi all’iPhone (30%, secondo le indiscrezioni).

Cos’ha di diverso il mercato francese? Semplicemente una normativa che fissa un paletto a tutela della libertà di mercato: come spiega Macworld.it, la legislazione francese impedisce a un operatore cellulare come Orange di vendere un telefono esclusivamente in unione con un abbonamento. Deve essere possibile comprarlo anche svincolato da alcun abbonamento.

La normativa, dunque, impone che l’iPhone in Francia debba essere venduto anche in versione aperta, ossia utilizzabile con SIM differenti da quella di Orange. E da alcuni rumors pare che l’iPhone “libero” sarà messo in vendita. Alla tariffa “dissuasiva” di 999 euro.

P.S.: forse la notizia del giorno è qui:

We want native third party applications on the iPhone, and we plan to have an SDK in developers’ hands in February.

 
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Pubblicato da su 17 ottobre 2007 in media, news

 

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Radersi non basta

Mai entrare in competizione con i propri figli 😀

 
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Pubblicato da su 15 ottobre 2007 in media, Mondo

 

Radiohead, più download e meno DRM

La notizia che i Radiohead hanno deciso di distribuire il nuovo album inRainbows in formato MP3 a prezzo libero ha fatto rapidamente il giro del mondo e riscosso i prevedibili consensi. L’album sarà venduto anche in una versione cofanetto, per i fan disposti a pagare 57 euro, ma è la possibilità del download a offerta libera che ha creato un po’ di scompiglio nel panorama commerciale. E l’idea sta facendo scuola: ora pare che anche i Nine Inch Nails intendano seguire la stessa strada.

E’ vero, esistono altri esempi simili, come Magnatune, che sul fronte del prezzo fa più o meno la stessa cosa, però si tratta di un’etichetta indipendente e che non ha sotto contratto artisti paragonabili ai radiohead, anche in termini di giro d’affari.

Coloro che si sono prenotati per il download di In Rainbows hanno ricevuto questo messaggio:

THANK YOU FOR ORDERING IN RAINBOWS. THIS IS AN UPDATE.

YOUR UNIQUE ACTIVATION CODE(S) WILL BE SENT OUT TOMORROW MORNING (UK TIME). THIS WILL TAKE YOU STRAIGHT TO THE DOWNLOAD AREA.

HERE IS SOME INFORMATION ABOUT THE DOWNLOAD:

THE ALBUM WILL COME AS A 48.4MB ZIP FILE CONTAINING 10 X 160KBPS DRM FREE MP3s.

MOST COMPUTERS NOW HAVE ZIP SOFTWARE AS PART OF THE OPERATING SYSTEM; IF YOUR COMPUTER DOES NOT, YOU NEED TO GET WINZIP OR ZIPIT INSTALLED PRIOR.

YOU CAN DOWNLOAD THEM HERE:

PC: http://www.winzip.com/
MAC: http://www.maczipit.com/

IF YOU HAVE ANY QUESTIONS OR PROBLEMS DOWNLOADING YOUR FILE, PLEASE CONTACT OUR DOWNLOAD CUSTOMER SERVICE TEAM AT
(indirizzo censurato a scopo antispam, ndd)

Che i brani siano distribuiti in formato MP3 e DRM Free è una notizia che non può che fare piacere. Gli utenti più esigenti – come Alessandro Longo – storcono il naso per il fatto che i file sono a 160 Kbps. Brodo Primordiale spiega:

Gli mp3 scaricabili di In Rainbows, il nuovo album dei Radiohead (qui la guida di Pitchfork), sono di qualità talmente bassa che non raggiungono nemmeno i requisiti minimi per essere postati su Oink. That’s fun. A dicembre però arriva il boxset e, ad un primo ascolto, mi sembra che il disco non sia male. Non sono riuscito a trovare la cover art in giro, però pare proprio che sarà al top.

160 Kbps non sono certo il massimo per i puristi del suono, ma a mio avviso sono un compromesso più che dignitoso e accettabile, vista anche la modalità di distribuzione. Comunque trovo che la qualità dei brani di InRainbows non sia affatto male per essere a 160 Kbps. Se fossi un fan serio e i Radiohead fossero una delle mie band preferite, probabilmente investirei nel cofanetto. Forse anche per lo spot di Brodo 😉 .

 
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Pubblicato da su 10 ottobre 2007 in media, Mondo, news

 

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Come registrarsi al Corriere…

…e avere la sensazione di essere schedati, dopo una procedura dal vago sapore di raggiro e un retrogusto di polite-fucking, anche grazie ad un terzo grado che, ai fini di una registrazione online per i commenti, sembra completamente superfluo. E dopo aver dato le risposte ritenute opportune e aver selezionato svariati bottoncini truffaldini per accettare – volente o nolente – di diventare un gigantesco spam-repository, Gaspar Torriero osserva:

Che furbizia da volponi! Che acume! Che vannamarcata! Ma è il sito del Mago di Brusuglio o quello del più grande gruppo editoriale italiano? Comunque: per amore della scienza, ho cliccato “accettato di farmi spammare a morte da cani e porci, anche telefonicamente”, e ho proseguito

(…)

Insomma ti chiedono di tutto di più, ti carpiscono l’autorizzazione a spammarti, ma non guardano se sei un bot, un troll o un essere umano. Ma allora a che scopo tutto questo bizantinismo procedurale, se poi non controllano niente?

Vedi che ho fatto bene a registrarmi come Piero Ostellino?

Applauso 😉

 
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Pubblicato da su 5 ottobre 2007 in media, news

 

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Street View fotografa Londra?

Google Street View, dopo l’introduzione negli USA, è pronto all’esplorazione dell’Europa.  Almeno stando a Dvorak Uncensored, che riferisce infatti di una New Beetle che circola per le strade di Londra armata dell’attrezzatura fotografica stereoscopica necessaria a produrre le ambientazioni da proporre nel nuovo plug-in di Google Maps per curiosi e turisti virtuali.

Arriveranno anche in Italia? E’ possibilissimo, ed è probabile che farà notizia come qualcosa di inatteso, suscitando reazioni contrastanti: l’entusiasmo di coloro che accettano di buon grado tutte le novità proposte dalla grande G di Mountain View e l’indignazione di coloro che riterranno lesa la propria privacy nel vedersi ritratti nelle fotografie pubblicate su web. Magari dimenticando il fatto che lo StreetView de noantri esiste già.

 
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Pubblicato da su 3 ottobre 2007 in media, Mondo, news

 

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Radiohead, scacco alle major?

Terremoto commerciale sulla scena musicale: la band britannica dei Radiohead ha deciso di aprire online le prevendite del nuovo album In Rainbows, in uscita il 10 ottobre. L’album sarà disponibile per il donwload a questo indirizzo e – novità assoluta, almeno per una band di calibro internazionale come i Radiohead – saranno gli acquirenti a stabilire il prezzo: nel carrello, infatti, non c’è alcuna indicazione e la cifra da pagare è lasciata a discrezione di chi compra. Pochi centesimi? Qualche euro? Va bene ugualmente.

Come osserva Luca Annunziata su Punto Informatico, questo tipo di iniziativa potrà essere fonte di preoccupazione per le case discografiche. E’ vero, è necessario attendere gli esiti di questa iniziativa, ma i Radiohead sono fiduciosi. Del resto, non hanno legami con le major e si sono permessi di chiudere le porte in faccia ad iTunes di Apple. Ed è eloquente l’osservazione del produttore americano di alcuni artisti rap pubblicata in questo articolo del Times, che ritiene che il mercato sia ad una svolta:

I Radiohead sono la migliore band al mondo; se è possibile pagare ciò che si vuole per avere la musica della migliore band del mondo, perché pagare 13 dollari o 99 centesimi per qualcun altro dotato di minor talento? Una volta aperta quella porta, e cominciato a distribuire musica legalmente, non sono certo esista un modo per tornare indietro.

 
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Pubblicato da su 2 ottobre 2007 in media, Mondo, news

 

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La rete che cambia la comunicazione

Quanto dista l’informazione convenzionale, di stampa e TG, da quella che viene dai blog? Si può arrivare fino a 36 ore. Da Blogosfere:

Giovedì pomeriggio, verso le 15.00, il sito TheRegister parlava di un pdf con tutti i segreti della Ferrari pubblicato sul sito FIA per errore. Si tratta del verbale del Consiglio del 13 settembre nel quale si è deciso di multare e punire la McLaren in merito alla spystory che ha visto la Ferrari come vittima. A causa di una incredibile svista della FIA tutte le informazioni secretate (con delle banali pecette) sono visibili con un semplice copia/incolla su Blocco Note. L’errore ha scatenato la blogosfera. Verso le 18.00 DownloadBlog riportava la notizia che poi è finita anche su Internet e qualche minuti dopo su Blogosfere e Mondo Auto.

Pensavamo che facesse il giro di tutti gli organi di informazione, ma ci sbagliavamo. Infatti nella mattinata di venerdì solo i blog parlavano del pdf incriminato e di questa incredibile vicenda.

Alle 15:30 finalmente è stato Corriere.it ha dare il via alle “danze” piazzando la notizia in apertura sulla homepage. Poi è toccato a Gazzetta.it, Repubblica.it, LaStampa.it, IlGiornale.it e a molti altri portali di informazione. Verso le 19:00 anche Televideo Rai e Mediavideo ne parlavano. Insomma circa 24 ore dopo la blogosfera anche gli organi di informazione tradizionale si sono attivati. Alle 19:01 SkyTg24 dava per la prima volta la notizia, inserita anche nella scaletta dei vari telegiornali serali (relegata però a news di seconda fascia). Fino ad arrivare ai giornali che solo oggi regalano uno spazio ai segreti non più segreti della spystory Ferrari-McLaren (senza citare blog e blogosfera). Quindi la differenza tra blog e informazione cartacea sta tutta qui: 36 ore. Questo ci fa riflettere. Dovrebbe far riflettere tutti…

Fa riflettere eccome. Anche perché, come osserva Sergio Maistrello su Apogeonline (in un articolo assolutamente centrato, da leggere), “le grandi testate d’informazione italiane guardano a Internet con curiosità. Morbosa, perlopiù, tant’è che non perdono occasione per raccontarne la cronaca nera più improbabile. Costituiscono un’eccezione le dichiarazioni istituzionali di quanti sentono l’urgenza di regolamentare, vincolare, proibire, restringere, codificare – inutilmente, ma loro non lo sanno. E le improbabili celebrazioni di anniversari che nessuno, dentro alla Rete, festeggia davvero”.

Internet e i blog stanno trasformando le strade dell’informazione: dai politici ai gruppi armati, dal marketing alle università, sono sempre di più quelli che vivono e scelgono la Rete per comunicare con il mondo e, forse, per gettare le fondamenta necessarie a cambiarlo, nonostante ci sia chi se ne accorge e tenti di eliminare il problema alla radice.

 
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Pubblicato da su 22 settembre 2007 in Links, media, Mondo, news

 

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La FIA inciampa nelle pecette

Marco Montemagno, a blog unificati, riprende la notizia data da download|blog che evidenzia come la FIA sia riuscita ad incappare in un errore di grossolana trasparenza. Scrive Leo23:

Non ci riesco ancora a credere, ma la notizia è proprio qui sul sito di TheRegister.com.
Secondo quanto scritto la FIA oggi avrebbe erroneamente pubblicato sul suo sito web il documento PDF del verdetto sulla Spy-Story, completo delle mitiche 115 pagine riguardanti i segreti Ferrari.

Un PDF con le “pecettine”, il cui testo – con un copia + incolla – torna subito in chiaro, vanificando ogni secretazione:

fia.jpg

They revealed Mike Coughlan’s salary at McLaren (£300-400K), Ferrari’s work on optimising weight distribution on the 2007 specification Bridgestone tyres, McLaren’s work on the same, Ferrari’s work on a rear braking system and more.

Immediato il ricordo del rapporto Calipari, diffuso dall’amministrazione americana con alcune parti di testo censurate – con le ormai famose “pecette” – per questioni di riservatezza, che furono però svelate con estrema facilità.

Ma chi proprio vuole pubblicare estratti di documenti con le opportune censure, non potrebbe prendersi la briga di riportare il testo con omissis più seri? Sì, potrebbe.

 
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Pubblicato da su 20 settembre 2007 in media, news

 

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E’ partita la PITV

pitv.jpgNon è un errore di battitura (no, non volevo scrivere IPTV): quando avete tre minuti di tempo da investire, guardate il nuovo webgiornale di Punto Informatico

pitv.jpg

Ovviamente lo si può vedere anche dalle pagine di PI. Di che cosa si tratta? Sicuramente il direttore di PI lo spiega meglio del sottoscritto:

pi + n3tv = pi..tv

parte oggi per pi l’avventura videoweb con n3tv, un gran bel progetto che è da una parte tutta sperimentazione e dall’altro una somma di competenze diverse e molto innovative, messe insieme da tommaso e dalla sua inesauribile energia e voglia di fare.

per pi significa collaudare questo genere di iniziativa e iniziare a dar corpo al suo pivideo, una cosa tutta da costruire che oggi muove il suo primo passo.

la prima puntata è online nella home page di pi (cliccando sul titolo si può vedere in dimensioni “maggiorate”) ma mentre scrivo soffre ancora di qualche problemino di visualizzazione. la macchina si è messa in moto, ora bisogna lavorare perché possa accelerare puntata dopo puntata, chissà che non spicchi il volo un giorno o l’altro.

 
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Pubblicato da su 18 settembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Il blog di Grillo nella Web Trend Map

grillowtm.jpg

L’amico Maximilian (citato in cotal guisa con il suo consenso) mi segnala che il blog di Beppe Grillo non passa inosservato nella websfera internazionale e si guadagna una posizione nella Web Trend Map. Si tratta di una rappresentazione grafica realizzata da Information Architets che, con lo stile di una mappa della metropolitana, propone una fotografia delle interconnessioni che legano i 200 più importanti siti web. E’ un’interpretazione come un’altra: nata sulla base della Tokyo metro map nella sua prima versione, è stata profondamente rivista per questa seconda release, che è già comparsa – tra gli altri – su Wired e BoingBoing.

Al di là dell’interpretazione che si vuole dare a questa mappa, resta il fatto che la popolarità del blog di Grillo ha assunto proporzioni piuttosto importanti, il che significa che lui, con il suo staff, ha capito come utilizzare la Rete per veicolare i messaggi che desidera trasmettere con il blog, i MeetUP eccetera, anche senza vivere la blogosfera. La Rete è anche questo. E di certo, dopo l’accresciuta popolarità che ha fatto seguito al V-day (che i media avrebbero prima snobbato e poi seguito), le prossime iniziative (come “I comuni ai cittadini”) potranno contare su un audience notevole.

 
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Pubblicato da su 16 settembre 2007 in media, Mondo, news

 

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Moda o tv fuori controllo?

Accade molto raramente che io segua trasmissioni sportive in TV. Lo sport parlato non mi ha mai entusiasmato e quelle rare volte che mi è capitato di vedere una di queste trasmissioni ero in casa d’altri, oppure a casa mia, ma su richiesta altrui.

Per questo, dopo aver fugacemente dato un’occhiata alla puntata di Controcampo di oggi, sono molto contento di non esserne mai stato un assiduo spettatore: la rissa verbale tra Giampiero Mughini ed Elisabetta Canalis (di cui trovate un’efficace cronaca su Daveblog), se non rimane un episodio isolato, potrebbe aver riaperto una nuova stagione di becerezza televisiva, di cui sinceramente non avevo sentito la mancanza in questi mesi di palinsesti estivi.

Dicendo questo non prendo le parti di nessuno dei due interlocutori, che stimo per motivi diversi; semplicemente dico che non mi piace vedere in TV gente che litiga. Secondo me fa scadere la qualità della trasmissione.

 
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Pubblicato da su 16 settembre 2007 in media, Mondo

 

Google vuole la Luna?

Leggo sull’Official Google Blog che a Mountain View c’è un’iniziativa abbastanza ambiziosa:

Google sponsorizza Lunar X PRIZE per lanciare la corsa spaziale della nuova generazione – Per i vincitori in palio una borsa complessiva di 30 milioni di dollari

Ossia?

“Moon 2.0”, la seconda fase dell’esplorazione lunare, non si limiterà a piantare bandierine e lasciare impronte umane sulla superficie: l’obiettivo stavolta e andare sulla Luna per rimanerci. La Luna è il trampolino di lancio verso il resto del sistema solare, oltre ad essere una fonte di soluzioni ad alcuni dei problemi ambientali più impellenti che si trova a dover affrontare oggi il nostro pianeta, ad esempio l’autonomia energetica e il cambiamento climatico. L’importanza dell’esplorazione lunare è riconosciuta ormai da governi di tutto il mondo e le agenzie spaziali di nazioni come Stati Uniti, Russia, Cina, India, Giappone e dei Paesi dell’Unione Europea progettano già l’invio di sonde sulla Luna nel prossimo decennio.

Chiunque fosse interessato a prendere parte al progetto, deve partire da qui.

Ma perché Google punta alla luna? Potrebbe avere ragione FinanzaWorld, con questa chiave di lettura: l’azienda è finanziariamente sana e vale 151 miliardi di dollari. IBM è avanti di poco (182 miliardi di dollari), mentre Microsoft con i suoi 252 miliardi di dollari è ancora lontana (ma non lontanissima)

Chi avesse investito nella IPO di Google si troverebbe oggi ad aver guadagnato almeno 5 volte il valore del capitale iniziale.

Google sta ancora crescendo, ed è già ad alti livelli, con azioni che hanno un prezzo esagerato. Ma non può permettersi di fermare la sua crescita, e la soluzione è proporre qualcosa di innovativo, straordinario e stupefacente. Se il progetto andrà bene, Google ne risulterà l’ispiratore e avrà un grande ritorno. Se nessuno riuscirà nell’intento, non le sarà costato nulla, ma la pubblicità montata attorno a questo progetto sarà comunque stata enorme.

Intanto c’è chi si muove da Oriente: il Giappone ha già inviato la sua prima sonda allo scopo di trovare nuove prove per capire l’origine e l’evoluzione del satellite, mentre la Cina prevede di inviare la sonda Chang’e One entro fine anno. All’appello non manca l’India, che ha in cantiere un missile per spedire una propria sonda entro il prossimo anno. Tutti questi Paesi prevedono una missione lunare con astronauti a partire dal 2020.

La Luna come “fonte di soluzioni ad alcuni dei problemi ambientali più impellenti” mi fa venire in mente questo:
[Youtube=http://www.youtube.com/watch?v=DfL4NV0pHFs]

 
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Pubblicato da su 14 settembre 2007 in media, Mondo, news

 

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