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Editori, Google promette di più (e chiede meno)

One Pass

Debutta One Pass, servizio di news a pagamento firmato Google e pensato in primis per la fruizione da applicazioni per smartphone e tablet, oltre che da qualunque dispositivo connesso al web. Reuters spiega:

Gli editori potranno far pagare per i contenuti in vari modi, tra cui l’abbonamento, l’accesso a tempo o la vendita di singoli articoli, come ha detto Google oggi in un post nel blog aziendale.

Il servizio, inoltre, consente agli editori di fornire agli abbonati al cartaceo il libero accesso ai contenuti digitali.

Google ha detto che “One Pass” è disponibile in Canada, Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’aspetto del revenue sharing, il modello del sistema di abbonamenti prevede – leggo dal WSJ – che a Google spetti il 10% degli introiti, mentre il rimanente 90% rimanga nella tasca degli editori. Legato a CheckOut, il servizio richiede su ogni transazione una commissione pari al 2%.

Evidente l’intento di proporre un’alternativa al sistema in-app sviluppato per iTunes, sia agli utenti Android – che possono acquistare anche un solo contenuto – che agli editori, a cui Apple lascia una percentuale inferiore, il 70%. Questo fattore, però, potrebbe non essere sufficiente a motivarli ad avvalersi unicamente della distribuzione tramite la piattaforma di Google preferendola a quella di Apple: la forte presenza sul mercato di dispositivi iOS (iPad, iPhone) si traduce in volumi di vendita potenzialmente interessanti e superiori a quelli che – per il momento – esprime il mondo Android. D’altro canto un editore che avesse scelto di operare su entrambi i canali non potrebbe nemmeno pensare di giocarsi la partita con prezzi più allettanti: gli accordi che Apple ha già siglato con molti editori prevedono che questi ultimi non possano praticare prezzi inferiori presso marketplace concorrenti (si veda la diatriba dello scorso anno con Amazon).

 
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Pubblicato da su 17 febbraio 2011 in cellulari & smartphone, Internet, Links, Mondo, news, News da Internet, tablet

 

WiFi, verso la liberalizzazione

La prospettiva di entrare nel prossimo anno con una normativa sul WiFi diversa da quella attuale potrebbe concretizzarsi davvero: Roberto Maroni, Ministro dell’Interno, venerdì scorso ha dichiarato che dal 1° gennaio 2011l’accesso al WiFi pubblico sarà liberalizzato, annunciando il primo passo di un cammino che potrà portare l’Italia a raggiungere – in materia di accesso alla Rete – una disciplina analoga a quella adottata da altri Paesi. In realtà, tutto dipenderà da come proseguirà questo cammino, perché le parole del ministro sono state confortanti, ma non esaustive.

Una nota del Governo informa che “Il Consiglio dei Ministri del 5 novembre 2010 ha approvato un decreto-legge recante misure urgenti in materia di sicurezza, in particolar modo, nelle città e durante le manifestazioni sportive. Il provvedimento inoltre rimuove le restrizioni in materia di accesso alla rete Wi.Fi”. Le ultime due righe del comunicato, che descrive gli ambiti di applicazione del nuovo provvedimento, spiegano: “Infine, pur mantenendo adeguati standard di sicurezza, è previsto il superamento delle restrizioni al libero accesso alla rete WiFi“.

La disciplina dell’accesso alle reti WiFi è contenuta nell’articolo 7 della norma antiterrorismo conosciuta come Decreto Pisanu (poi convertito in legge), che stabilisce l’obbligo – per tutti i soggetti interessati ad offrire un servizio di connettività wireless – di identificazione degli utenti mediante documento di identità e al mantenimento dei log di navigazione. La norma prevede inoltre che il titolare dell’attività che attiva questo servizio debba inoltrare alla questura la richiesta di un’apposita licenza e solamente per questo obbligo era stata fissata una scadenza, definita in prima istanza al 31 dicembre 2007, successivamente prorogata fino all’anno in corso.

In attesa di conoscere i contenuti del decreto legge approvato venerdì scorso, si possono formulare soltanto delle supposizioni: se l’obiettivo del governo fosse quello di non procedere con una proroga al 2011 degli effetti del decreto Pisanu, rimarrebbe in vigore l’obbligo di identificazione con un documento di identità. Per eliminare questa restrizione non sarebbe dunque sufficiente escludere la norma dal decreto milleproroghe (come avvenuto negli ultimi anni), ma si renderebbe necessario un provvedimento che andasse ad abrogare l’articolo 7. Il requisito dell’identificabilità dell’utente potrebbe essere mantenuto solo con nuove disposizioni che – orientate al superamento delle restrizioni oggi in vigore – dovrebbero prevedere l’introduzione di altre forme di tracciabilità.

La spiegazione data dal ministro Maroni preannuncia un percorso in questa direzione: “Per contemperare l’esigenza della libera diffusione del WiFi e quella della sicurezza, valuteremo quali siano gli adeguati standard di sicurezza e dal primo gennaio i cittadini saranno liberi di collegarsi ai sistemi WiFi senza le restrizioni introdotte cinque anni fa e che oggi sono superate dall’evoluzione tecnologica”. Significa che la navigazione degli utenti dotati di laptop, netbook, tablet e smartphone potrà essere tracciata con altri criteri, auspicabilmente rispettosi del diritto alla privacy di ognuno, definiti verosimilmente in un nuovo disegno di legge.

Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, in seguito alle dichiarazioni liberalizzatrici del ministro Maroni, ha espresso preoccupazione sulla possibilità di tracciare elementi utili ad individuare 16mila reati (le fattispecie finora identificate dalla Polizia Postale), ma contemporaneamente ha dichiarato di ritenere “giusto che un tavolo tecnico in tempi rapidissimi lavori per trovare un punto onorevole di mediazione tra sicurezza e libertà”.

Resta dunque da capire quanto queste forme di controllo possano realmente esprimere efficacia nel reprimere obiettivi terroristici o criminali. Non è evidentemente efficace l’obbligo di identificazione attraverso un documento: un malvivente o un terrorista potrebbe presentare una carta d’identità fasulla, non immediatamente verificabile, con buona pace di chi ha visto nell’articolo 7 del Decreto Pisanu una misura antiterroristica applicabile ad un ambito tecnologico. Ne consegue che chi fa parte di un’organizzazione terroristica o criminale, o ha comunque un’adeguata competenza, può eludere o rendere inefficaci gli strumenti di controllo che lo dovrebbero bloccare.

E forse è proprio con questa consapevolezza che il ministro Maroni, la scorsa settimana, si è confrontrato su questi temi con il responsabile antiterrorismo israeliano in occasione di Israel HLS STOP, la prima conferenza internazionale su politiche ed operatività delle tecnologie di sicurezza. L’evento si è svolto a Tel Aviv presso l’Hotel Dan Panorama, che tra i vari servizi offerti ai clienti consente l’accesso a Internet con WiFi, così come moltissimi altri alberghi e caffé, nonché aree pubbliche di una città che può essere considerata il principale centro economico di un Paese che, con il terrorismo, convive purtroppo da molto tempo e che ha accantonato – in questo ambito tecnologico – la schedatura degli utenti, proprio perché ritenuta una soluzione non efficace.

Ma era proprio necessario cercare un conforto consulenziale ad Israele in merito a questo argomento? Probabilmente no: anche in Italia operano esperti in grado di rispondere alle esigenze legate alle problematiche della sicurezza dell’accesso ad Internet. Sarebbe stato sufficiente avere il loro supporto qualche anno fa per comprendere l’esistenza della possibilità di penetrare in una rete WiFi protetta e la scarsa utilità delle misure previste dal Decreto Pisanu. Oggi potrebbero spiegare al ministro che esistono metodi per navigare in mobilità in modo anonimo anche su reti UMTS.

Ben venga, comunque, l’obiettivo di superare le restrizioni oggi previste per l’accesso alle reti WiFi. Ma non si cada nell’errore di vedere in questa iniziativa la possibilità di far decollare l’accesso a Internet in Italia: il digital divide, come fenomeno tecnologico e culturale, esiste ancora.

[pubblicato alle 00:00 di oggi su The New Blog Times]

 
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Pubblicato da su 8 novembre 2010 in Internet, Ipse Dixit, Life, Links, Mondo, news, News da Internet, privacy, security, tecnologia

 

Google News? Pas Merci!

I membri del Syndicat de la Presse Quotidienne Nationale – che rappresenta le più importanti testate francesi – hanno annunciato il progetto di un proprio strumento di aggregazione di notizie, che dovrebbe essere pronto entro fine 2010 per fare concorrenza alla celebre soluzione di Google. Più che di uno strumento, concettualmente, si tratterà di una risorsa: lo scopo dichiarato è infatti quello di monetizzare i contenuti (leggi l‘articolo completo su The New Blog Times).

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Pubblicato da su 23 luglio 2010 in Internet, Links, media, Mondo, news

 

Google punta sui mouse

La profilazione degli utenti tramite le ricerche effettuate attraverso Internet potrebbe presto lasciare il posto ad un più innovativo metodo di analisi: Google ha infatti registrato un brevetto denominato “System and method for modulating search relevancy using pointer activity monitoring”, cioè “Sistema e metodo per modificare la pertinenza dei risultati della ricerca mediante ‘attività di monitoraggio del puntatore”, laddove per puntatore si intende un dispositivo di puntamento come mouse, trackball e affini.

Significa che a Mountain View hanno sviluppato un sistema che traccia ed elabora movimenti e click effettuati dall’utente con il mouse, interpretandoli per capire ad esempio quanto vale un contenuto pubblicato via web, non solo dal numero di click che ottiene – quando si tratta di un link – ma anche da quanto tempo, ad esempio, l’internauta lo punta letteralmente con il mouse, oppure se quel contenuto viene puntato, copiato o incollato.

Google avrebbe quindi sviluppato uno strumento per tentare di capire che tipo di attenzione riscuote ciò che è stato pubblicato su una pagina web e non è affatto inverosimile pensare che questo possa essere utilizzato, ancora una volta, per veicolare presso gli utenti i messaggi pubblicitari dei propri inserzionisti.

 
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Pubblicato da su 16 luglio 2010 in Buono a sapersi, computer, Internet, Life, Links, Mondo, mumble mumble (pensieri), news, tecnologia

 

iPhone 4, quando arriva arriva

A me l’iPhone piace, è uno smartphone con qualche marcia in più rispetto alla concorrenza e certamente la sua quarta generazione non deluderà delle aspettative degli appassionati. Però, se anche desiderassi avere un nuovo iPhone 4, a me basterebbe (e avanzerebbe) sapere che in Italia sarà venduto a partire da fine luglio! Che si trattasse del 31, del 28 o di un altro giorno poco mi importerebbe. Eppure il balletto di notizie continua a fare notizia, perché molti non vedono l’ora di poterne avere uno tra le mani. E Apple non aspetta altro…

 
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Pubblicato da su 13 luglio 2010 in Life, Links, media, Mondo, news

 

Nuove frontiere nelle indagini di polizia

Tutte le polemiche in circolazione in questi giorni sulle intercettazioni presto saranno un ricordo: a che serve complicarsi la vita con cimici e ordinanze di controllo delle utenze di telefonia, quando basta collegarsi a Facebook e sfruttare alcune elementari regole di social engineering?

Da una notizia ANSA:

Gli uomini della squadra mobile di Crotone assieme a quelli del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia scientifica sono arrivati a lui proprio grazie ad internet: Manfredi, infatti, usava una chiavetta per collegarsi a Facebook, che utilizzava non solo per lavoro. Gli agenti dello Sco sono così riusciti ad intercettarlo e a capire dove si trovava e stanotte poco dopo le tre è scattato il blitz.

Dario Salvelli segnala inoltre un bell’esempio di intraprendenza, sempre da parte delle forze di Polizia, che hanno sfruttato Facebook per catturare un rapinatore in latitanza:

Uno degli agenti, stando alla ricostruzione della polizia, si e’ finto donna avvenente su Facebook il social network al quale lo stesso Sorio era iscritto. Nei panni di donna fatale l’agente e’ riuscito a contattare Sorio e ad appurare il luogo dove questi si nascondeva nel tentativo di sottrarsi alle ricerche delle forze dell’ordine che da piu’ di un mese erano sulle sue tracce. Una volta individuato gli agenti del Commissariato di Afragola sono intervenuti per arrestare, a colpo sicuro, il latitante.

 
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Pubblicato da su 16 marzo 2010 in Internet, Life, Links, Mondo, news, privacy, social network

 

Condanna a Google, una questione da chiarire

La condanna inflitta a tre dirigenti italiani di Google per l’incresciosa vicenda Google-Vividown ha scosso la rete e scatenato l’attacco del gruppo di Mountain View, che scrive parole forti in un post intitolato Seria minaccia al web in Italia.

Intendiamoci: esprimere contrarietà alla sentenza è legittimo, ma prima di esprimersi in certi termini sarebbe opportuno conoscerne le motivazioni, che non sono ancora state pubblicate.

Ciò che è stato reso noto, al momento, è che gli imputati (David Carl Drummond, George De Los Reyes, Peter Fleitcher) sono stati condannati a sei mesi di reclusione (con sospensione della pena) per violazione delle normative sulla privacy, mentre sono stati assolti dall’accusa di diffamazione (che riguardava anche Arvind Desikan). La violazione della legge sulla privacy ci sarebbe stata perché le condizioni di utilizzo del servizio non definivano chiaramente che chi procede all’upload di un video deve averne diritto e che non possono essere pubblicati dati sensibili altrui. Nel frattempo traspare una certa opinabile tendenza a responsabilizzare e a investire del ruolo di sorveglianti coloro che forniscono servizi Internet.

Io sono convinto che questa vicenda possa effettivamente costituire un precedente preoccupante per il futuro, sul fronte dell’utilizzo delle tecnologie applicate alla Rete, ma qualunque conclusione – ribadisco – deve essere espressa alla luce delle motivazioni della sentenza, che sembra basarsi su un presupposto non praticabile (come è possibile, per servizi come Google Video, attuare un controllo sui contenuti caricati dagli utenti?). Quantomeno, escludendo l’accusa di diffamazione, la sentenza solleva Google dalle responsabilità proprie di un editore.

Per il momento, dunque, mi limito a una piccola riflessione sull’aspetto che ha portato alla condanna per violazione della privacy, inflitta a chi è stato ritenuto responsabile della pubblicazione sul web di un video di un accadimento e una situazione privata (*) e non posso fare a meno di pensare che qualcosa di molto simile avviene anche al di fuori di Internet.

Un esempio: ogni volta che una testata giornalistica rende pubblico il contenuto di un’intercettazione telefonica commette una violazione della privacy ancor meno interpretabile e opinabile di quella che viene addebitata a Google (ritengo che una conversazione telefonica sia da considerare una questione riservata tra i due interlocutori), quando addirittura non si sfocia nella violazione del segreto istruttorio per il fatto che tale contenuto è base di indagine. Ma nessuna notizia riguardante il processo ad un editore che ha pubblicato tali contenuti si è mai guadagnata gli stessi onori della cronaca del caso Google-Vividown. Perché?

(*) Situazione privata tutta da verificare visto quanto scrive Luca De Biase, evidenziando un aspetto ignorato da molti:

resterà aperta un’altra questione. Rilevante: perché è probabile che il diritto alla libertà di informazione e il diritto alla privacy saranno sempre più in conflitto. E tutti coloro che vorranno ridurre la prima potranno appellarsi alla seconda.

Allora sarà importante capire bene la seconda. E in questo caso a quanto risulta c’è un aspetto molto interessante. Perché in questo caso non ci sarebbe stata nessuna diffusione di dati sensibili sulla salute del ragazzo presentato nel video come affetto da sindrome di Down, se è vero quanto risulta: e cioè che il ragazzo non era affetto da sindrome di Down. Era malato, purtroppo, ma non di quella malattia.

 
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Pubblicato da su 25 febbraio 2010 in Internet, Life, Links, Mondo, news

 

Confusioni 2.0

In Facebook nascono ogni giorno migliaia di gruppi dedicati agli argomenti e agli ideali più svariati, da quelli degli estimatori della foca fino ad arrivare a quelli che invitano a sostenere organizzazioni umanitarie. Ne consegue che, accanto alla vetrina offerta a iniziative nobili e lodevoli, nel mare magnum di un social network può capitare di trovare anche le espressioni più idiote dell’essere umano, e non credo fosse necessario l‘intervento del ministro Mara Carfagna che ha acceso i riflettori su un social network in cui si possono leggere cose che si trovano anche in alcune scritte sui muri.

La differenza tra un gruppo imbecille creato da un social network e una scritta imbecille fatta su un muro è forse proprio la (rin)tracciabilità del suo imbecille autore.

Detto questo, la notizia della rimozione da Facebook di un gruppo aperto da un animale che si crede un ariano a me non fa ne’ caldo, ne’ freddo, ma pone un problema di principio. Non stiamo parlando di un media, con una sorta di palinsesto che gli utenti subiscono passivamente, ma di un social network e di un gruppo, del quale io – e molti altri utenti come me – non sarei mai venuto a conoscenza, se non fosse stato per stampa e telegiornali.

Vicende come questa non meritano spazio in cronaca, ne’ un link, perché metterle in evidenza asseconda le intenzioni dell’imbecille sopra citato e può scatenare spirito di emulazione. Inoltre, a chi ha poca confidenza con Internet, queste notizie fanno pensare che la Rete è piena di persone disgustose e fanno dimenticare che gli imbecilli esistono anche nel Mondofermo. Il risultato? Una confusione che aumenta, anche a livello istituzionale.

 
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Pubblicato da su 22 febbraio 2010 in Internet, Life, Links, Mondo, news, social network

 

Da scoop a bufala in poche ore

Potenza della rete: il clamoroso scoop di TMZ, la foto che avrebbe potuto cambiare la storia, illustrata (con il supporto di esperti) come un momento di relax di John Fitzgerald Kennedy in barca con quattro donne nude negli anni ’50, è stato smascherato come bufala nel giro di poche ore.

Su The Smoking Gun i dettagli: la foto originale a colori, invecchiata con poca fatica prima di essere data in pasto a TMZ, faceva parte di un servizio pubblicato nel 1967 da Playboy.

 
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Pubblicato da su 29 dicembre 2009 in Internet, Links, media, Mondo

 

Grandi speranze

fiber hiper

Dal Corriere della Sera:

«Banda larga, niente stop» Il governo rilancia sulla rete

In discussione sa­rebbero due ipotesi: la prima è quella di una rete fissa, con la necessità d’installare i cavi in fibra ottica, la seconda inve­ce è quella di affidarsi al solo segnale radiomobile, che ri­chiede investimenti di gran lunga inferiori.

Dopo le molte polemiche sull’annunciato congelamento degli investimenti sulla banda larga e un’interrogazione parlamentare, arrivano dunque notizie incoraggianti con buone intenzioni dichiarate sul fronte della banda larga. Resta da capire quale direzione verrà presa (quando parlano di segnale radiomobile parlano di Hiperlan?), con quali tempistiche e su quali risorse finanziarie si potrà contare per gli investimenti necessari. Attendiamo fiduciosi.

 
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Pubblicato da su 15 novembre 2009 in Ipse Dixit, Links, Mondo, telefonia, TLC

 

Due mega subito

Banda larga garantita per legge in Finlandia, dove l’accesso ad Internet a 1 Mb – dalla prossima estate – sarà un diritto istituzionalmente riconosciuto ai cittadini. Yle.fi riferisce infatti che dal prossimo luglio a ogni utente finlandese sarà assicurato il diritto ad avere un accesso broad band da 1 Mbps. Entro il 2015, inoltre, si prevede che tale diritto possa essere esteso, tanto da garantire a tutti i cittadini accesso da 100 Mb.

E in Italia? I problemi della rete nostrana sono ben noti agli addetti ai lavori e anche a chi legge questo blog. Tuttavia c’è chi annuncia una svolta clamorosa. Renato Brunetta, ministro per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione, dai microfoni della trasmissione radiofonica Il Brunetta della Domenica, in onda su RTL, oggi ha dichiarato: “Conto di avere due mega di banda larga per tutti a partire dal 2010”.

Considerando che al 2010 mancano poco più di due mesi, e che – come ogni anno solare – ne durerà 12, considero difficile conseguire entro la fine del prossimo anno questo obiettivo, di cui peraltro la stampa parla senza aggiungere contorni e dettagli, se non un piano di investimenti per 800 milioni di euro, cifra comunque inadeguata che auspico resti almeno destinata allo scopo dichiarato. Intendiamoci, io sarei ben contento che questo risultato fosse raggiungibile in tempi così brevi: faccio il tifo per chiunque si batta per questa causa e sono pronto a fare un passo indietro dal mio scetticismo e ad applaudire con ammirazione chi avrà il merito di riuscirvi, ma considerando i vari fattori di digital divide che ancora oggi caratterizzano il mercato del nostro Paese, ritengo ardua l’impresa di portare “due mega di banda larga per tutti a partire dal 2010”.

Ammesso e non concesso che con “due mega” si intenda 2 Mbps, altrimenti tutto è possibile.

 
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Pubblicato da su 18 ottobre 2009 in Buono a sapersi, Internet, Ipse Dixit, Links, news, tecnologia, TLC

 

BlogBabel, asta chiusa

L’offerta su eBay è stata ritirata (poche ore dopo un’offerta da oltre 40mila euro, come testimoniato dalla sorprendente cronologia delle offerte) e ora BlogBabel ha cambiato padrone.

PS: qui si può leggere la spiegazione alla prematura chiusura dell’asta

 
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Pubblicato da su 8 settembre 2009 in Blogosfera, Blogroll, Internet, Links, Mondo, news

 

Un blog da leggere

Apprendo solo ora, da Stefano Quintarelli, che Enrico Grazzini ha aperto – più di un mese fa – il suo interessantissimo blog, che già per il suo autore merita attenzione.

Tra l’altro si presenta come Blog per la progressive knowledge economy – Blog per lo sviluppo equo, sostenibile e competitivo dell’economia della conoscenza (Appunti liberal sulle comunicazioni e sull’innovazione). Come si fa a non inserirlo nell’aggregatore?

 
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Pubblicato da su 16 novembre 2007 in Links, news

 

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La rete che cambia la comunicazione

Quanto dista l’informazione convenzionale, di stampa e TG, da quella che viene dai blog? Si può arrivare fino a 36 ore. Da Blogosfere:

Giovedì pomeriggio, verso le 15.00, il sito TheRegister parlava di un pdf con tutti i segreti della Ferrari pubblicato sul sito FIA per errore. Si tratta del verbale del Consiglio del 13 settembre nel quale si è deciso di multare e punire la McLaren in merito alla spystory che ha visto la Ferrari come vittima. A causa di una incredibile svista della FIA tutte le informazioni secretate (con delle banali pecette) sono visibili con un semplice copia/incolla su Blocco Note. L’errore ha scatenato la blogosfera. Verso le 18.00 DownloadBlog riportava la notizia che poi è finita anche su Internet e qualche minuti dopo su Blogosfere e Mondo Auto.

Pensavamo che facesse il giro di tutti gli organi di informazione, ma ci sbagliavamo. Infatti nella mattinata di venerdì solo i blog parlavano del pdf incriminato e di questa incredibile vicenda.

Alle 15:30 finalmente è stato Corriere.it ha dare il via alle “danze” piazzando la notizia in apertura sulla homepage. Poi è toccato a Gazzetta.it, Repubblica.it, LaStampa.it, IlGiornale.it e a molti altri portali di informazione. Verso le 19:00 anche Televideo Rai e Mediavideo ne parlavano. Insomma circa 24 ore dopo la blogosfera anche gli organi di informazione tradizionale si sono attivati. Alle 19:01 SkyTg24 dava per la prima volta la notizia, inserita anche nella scaletta dei vari telegiornali serali (relegata però a news di seconda fascia). Fino ad arrivare ai giornali che solo oggi regalano uno spazio ai segreti non più segreti della spystory Ferrari-McLaren (senza citare blog e blogosfera). Quindi la differenza tra blog e informazione cartacea sta tutta qui: 36 ore. Questo ci fa riflettere. Dovrebbe far riflettere tutti…

Fa riflettere eccome. Anche perché, come osserva Sergio Maistrello su Apogeonline (in un articolo assolutamente centrato, da leggere), “le grandi testate d’informazione italiane guardano a Internet con curiosità. Morbosa, perlopiù, tant’è che non perdono occasione per raccontarne la cronaca nera più improbabile. Costituiscono un’eccezione le dichiarazioni istituzionali di quanti sentono l’urgenza di regolamentare, vincolare, proibire, restringere, codificare – inutilmente, ma loro non lo sanno. E le improbabili celebrazioni di anniversari che nessuno, dentro alla Rete, festeggia davvero”.

Internet e i blog stanno trasformando le strade dell’informazione: dai politici ai gruppi armati, dal marketing alle università, sono sempre di più quelli che vivono e scelgono la Rete per comunicare con il mondo e, forse, per gettare le fondamenta necessarie a cambiarlo, nonostante ci sia chi se ne accorge e tenti di eliminare il problema alla radice.

 
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Pubblicato da su 22 settembre 2007 in Links, media, Mondo, news

 

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