La tv di domani?
E’ già nata. E avrà poco a che vedere con quella di oggi. Si chiama IPTV e molti operatori puntano su di lei.
“La convergenza tra le tecnologie è una prospettiva ormai concreta, come per esempio tra telefoni, computer, televisioni e infrastrutture di rete. Su queste infrastrutture, oltre al traffico vocale ed a quello dati, transiteranno sempre più anche servizi televisivi. Noi abbiamo avuto già un aumento dei contenuti televisivi attraverso il digitale satellitare: prossimamente ne avremo uno ulteriore attraverso il digitale terrestre, che ha oltretutto il vantaggio di presentarsi con una formula gratuita e quindi socialmente importante, e avremo ancora un incremento di contenuti grazie alla televisione su protocollo internet che si diffondera’ nei prossimi anni”
Sono le parole del ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, intervenuto in videoconferenza ad una tavola rotonda del Nokia Univerity Program.
Su un punto non mi sento molto d’accordo: sul continuare a credere nel digitale terrestre. L’intrattenimento televisivo sembra ormai intenzionato a migrare su Internet e sulla banda larga. Lo dimostra l’interesse degli operatori come Fastweb o Telecom Italia, lo dimostra l’orientamento della gente e il successo di YouTube e di MySpace. E ora sembra che anche Yahoo abbia messo gli occhi (e voglia metterci anche il portafogli) su un altro portale di social broadcasting, Facebook.
Ma in Italia non sembra esserci sufficiente maturità per pensare a questo. Il governo dichiara di pensarci, ma al momento non vediamo ancora nulla di concreto: la Rete è sfruttata da circa il 40% della popolazione. La banda larga conta 7,5 milioni di utenti, ma la rete attuale non è sufficiente all’allargamento del bacino di utenza. Ma finche’ il governo investe sul digitale terrestre, il processo di evoluzione rischia di essere piuttosto lento.
La chiave di volta che potrebbe fornire lo stimolo all’investimento potrebbe essere la pubblicità: l’advertising va dove lo porta il business e anche la TV, c’è da scommetterci, seguirà la stessa strada.
Carlo M. Riboni
22 ottobre 2006 at 22:36
Sembra un paradosso, ma parlare oggi di digitale terrestre, una tecnologia che deve ancora conoscere diffusione in Italia, e’ gia’ un anacronismo.
La cosa peggiore e’ che a crederci sia un ministro delle comunicazioni che tutti noi ci immaginiamo lontano dalle logiche che hanno spinto Gasparri a varare una legge assurda sul sistema radiotelevisivo.
Ma probabilmente e’ solo una questione di ruolo: il ministro in carica non puo’ spazzare via con un colpo di spugna una soluzione tecnologica che sulla carta sembra buona, ma in realta’ e’ gia’ superata.
Orio
22 ottobre 2006 at 22:38
E che ne sarà delle piccole tv private regionali, provinciali o cittadine se lo stato si ostinerà sul Digitale Terrestre?