Da qualche giorno, dai Terms Of Use (le condizioni d’uso) di Facebook sono scomparse alcune frasi di una certa rilevanza e la cosa ha allarmato gli utenti che se ne sono accorti, o che ne hanno avuto notizia. Questo (che posso riportare grazie a quanto segnalato da Giovy) è ciò che diceva la licenza fino all’inizio di febbraio:
You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to remove your User Content, the license granted above will automatically expire, however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User Content. Facebook does not assert any ownership over your User Content; rather, as between us and you, subject to the rights granted to us in these Terms, you retain full ownership of all of your User Content and any intellectual property rights or other proprietary rights associated with your User Content.
In pratica si dice che ogni utente può rimuovere a propria discrezione i contenuti pubblicati e benché l’azienda (Facebook) possa mantenere in archivio copie di tali contenuti, non farà valere diritti di proprietà su qualsiasi Contenuto e l’utente conserva la piena proprietà di tutti i suoi contenuti, inclusi i diritti di proprietà intellettuale o altri diritti di proprietà associati. Una condizione abbastanza chiara, e che ora è stata rimossa.
Il risultato di questa variazione appare altrettanto chiaro, come ha efficacemente riassunto ieri Luca De Biase sulla base di quanto evidenziato anche da Consumerist.com:
A fronte del divertimento di usare la sua piattaforma, Facebook d’ora in poi si appropria dei contenuti degli utenti. E ne può fare ciò che vuole. Per sempre. Anche quando le persone volessero rimuoverli.
Il rumore suscitato in rete da questa modifica delle condizioni d’uso è notevole e non poteva sfuggire a Mark Zuckerberg, il papà di Facebook, che ha fornito le sue motivazioni, come rileva ancora una volta Luca:
In sostanza, dice Zuckerberg, il cambiamento serve ma non è facile da spiegare. E’ vero che ora i contenuti prodotti dagli utenti non spariscono quando questi si cancellano da Facebook. Ma questo è motivato dal fatto che devono poter restare negli spazi dei loro “amici”. Come una mail ricevuta da una persona resta, anche quando chi l’ha inviata decide di chiudere l’account di posta elettronica dal quale l’ha mandata.
Zuckerberg ammette che tutto questo è complicato. E che gli ci vorranno altri giorni di riflessione per arrivare a spiegare la questione in modo più convincente.
Un utente che elimina il proprio account da Facebook potrebbe anche essere d’accordo sul fatto che i propri contenuti rimangano visibili agli amici, ma a mio avviso il paragone con la posta elettronica regge solo fino ad un certo punto, per tanti motivi, ma per uno in particolare: l’e-mail è una forma di corrispondenza, e in quanto tale mantiene un intrinseco carattere di riservatezza (tutelato dalle normative sulla privacy) e non ha connotati social. Negli intenti dichiarati di Zuckerberg, Facebook è un sistema evoluto di comunicazione tra persone che si conoscono, ma a differenza della posta elettronica, tutto ciò che è stato scritto e pubblicato su quella piattaforma resta su server altrui, mentre la posta elettronica può essere scaricata dai server e mantenuta sul computer dell’utente, che ne può disporre come preferisce.
Per cui – al momento – mi sembra che alle condizioni di utilizzo di Facebook, per quanto riguarda il materiale pubblicato, manchino ancora delle
chiare, opportune e doverose precisazioni, non tanto sull’uso che gli utenti possono fare di Facebook, quanto sull’uso che Facebook farà del materiale degli utenti. Precisazioni rese ancor più necessarie dalla prospettiva che i dati degli utenti possano essere utilizzati
a scopo di marketing (un aspetto di cui gli utenti dovrebbero essere messi a conoscenza e sottoscrivere esplicitamente).
Fino a quando non ci sarà chiarezza su questo fronte, ma in realtà anche dopo, è opportuno mantenere un atteggiamento consapevole di tutte le possibilità (positive o meno) offerte da questo strumento di comunicazione: molti utenti, quando pubblicano qualcosa, pensano che tanto nel “diario” di FB – che si aggiorna minuto per minuto – tutto scorra e sono convinti che ciò che pubblicano oggi svanirà nel giro di qualche giorno.
Dimenticando che, come disse Caio Titus, verba volant, scripta manent.