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Archivi categoria: telefonia

WindTre, risolti i problemi sulla rete

Se siete utenti WindTre e nelle scorse ore avete avuto difficoltà con chiamate telefoniche o connessione Internet, verosimilmente non si è trattato di un problema solo vostro: l’azienda ha confermato i disservizi (comunicando di aver risolto “un problema randomico sulla rete voce”) che sono stati segnalati da molti utenti da ieri pomeriggio intorno alle 16. Gli utenti che rilevano ancora problemi potrebbero risolverli riavviando il dispositivo (smartphone o tablet) per fare un refresh: poco dopo le 11 di oggi, mentre su Twitter compariva la comunicazione relativa al ripristino dei servizi voce, per molti dispositivi anche la connettività ha ripreso vita.

Al momento non sono disponibili ulteriori informazioni, mentre in seguito al sintetico comunicato alcuni clienti hanno segnalato il persistere dei problemi, anche da rete fissa. Molto probabilmente anche questi disservizi sono in fase di risoluzione, ma sarebbe in ogni caso auspicabile una comunicazione tempestiva da parte dell’azienda, i cui clienti hanno ragionevolmente lamentato una mancanza di risposte già ieri. C’è da aggiungere che, molto probabilmente, gli stessi problemi hanno colpito anche i clienti degli MVNO (operatori virtuali) che si appoggiano all’infrastruttura di WindTre (PosteMobile, Very, ecc). A domanda specifica, WindTre ha risposto che “per il mobile sono in corso aggiornamenti su rete nazionale”.

 
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Pubblicato da su 4 febbraio 2021 in cellulari & smartphone, telefonia, TLC

 

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Iliad deve superare l’esame degli utenti, non la macchina della verità

Questo fotogramma potrebbe sembrare estratto da un video di Fabio Rovazzi, invece proviene dalla diretta streaming che vede protagonista Benedetto Levi – amministratore delegato di Iliad – collegato ad un poligrafo (o macchina della verità) mentre risponde ad una sequenza di domande del prof. Maurizio Cusimano, antropologo forense. Il video, di ieri, aveva l’obiettivo dichiarato di confermare la reputazione di trasparenza e chiarezza che l’operatore telefonico persegue e rivendica da quando si è presentato sul mercato italiano e che in questi giorni ha dichiarato di aver raggiunto il suo primo milione di clienti.

Indipendentemente dall’affidabilità di questo tipo di test – in merito al quale vi propongo la lettura dell’articolo “Come ingannare la macchina della verità” – trovo che questa iniziativa sia un’idea di marketing tanto originale quanto superflua. Trasparenza e chiarezza sono requisiti fondamentali per tutti, fondamentalmente per un motivo: è diritto degli utenti ricevere condizioni trasparenti e chiare, ma è innanzitutto dovere dell’azienda fornirle. Altre pretese degli utenti, non meno importanti, sono l’affidabilità e la qualità del servizio. E’ su questi fattori che l’azienda deve giocarsi la propria reputazione, fermi restando i doveri che devono essere rispettati. Tutto il resto sono chiacchiere.

Un’azienda che è sul mercato da poche settimane, la reputazione, se la deve costruire da zero. La conquista iniziale del parco clienti può avvenire con la sola arma utilizzabile: un prezzo assolutamente concorrenziale, che con Iliad è di 5,99 euro al mese per un’offerta che, in estrema sintesi, offre minuti illimitati e 30 GB di dati. Raggiunto nelle scorse ore l’obiettivo del primo milione di clienti, ora sarà interessante capire due aspetti:

  1. il riscontro sul mercato, su cui Moody’s lancia una previsione sul possibile effetto boomerang derivante dalla guerra sui prezzi scatenata dalla stessa azienda;
  2. la capacità di Iliad, a medio termine, di migliorare la qualità del proprio servizio.

La vera prova della macchina della verità sarà il mercato, con i riscontri che emergeranno in seguito a come Iliad affronterà la situazione.

 
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Pubblicato da su 19 luglio 2018 in cellulari & smartphone, telefonia

 

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Iliad, low cost per il primo milione di clienti

Sul mercato della telefonia mobile è arrivato il (nuovo) quarto operatore, Iliad. E’ da circa due anni che se ne parla (qui ne ho scritto a settembre 2016), ora dalle parole si passa ai fatti. In Francia, dove è nata l’azienda fondata da Xavier Niel, è riuscita a conquistare importanti fette di mercato offrendo tariffe competitive con il marchio Free. In Italia Iliad parte in modo aggressivo: minuti e sms illimitati, 30 GB (di cui 2 in roaming UE) per un costo mensile di 5,99 euro (non si poteva fare direttamente 6 euro?), che includono le chiamate verso numerazioni di telefonia fissa di 65 Paesi e fisso-mobile USA e Canada. La sim costa 9.99 euro (non si poteva fare direttamente 10 euro?). Il resto del listino è pubblicato nella brochure prezzi.

“Per sempre” (vedremo), ma non per tutti, perché chi prima arriva, meglio alloggia: la compagnia dichiara che l’offerta-lancio è per il primo milione di clienti. L’azienda promette massima trasparenza e chiarezza nelle condizioni. Uno degli argomenti su cui molti utenti si interrogano è la copertura effettiva del servizio, di cui sul sito aziendale c’è una mappa con un box di verifica.Controllate se vi è tutto chiaro, io non sono riuscito ad ottenere alcun risultato, se non una cartina dell’Italia che appare completamente “coperta”… forse aver scelto di usare la versione free di Google Maps ha dei limiti e il traffico di visitatori satura in fretta la disponibilità. Comunque Iliad, per la propria rete mobile, sta utilizzando una parte delle antenne dismesse da Wind e Tre in seguito alla loro fusione, e sta provvedendo ad ampliarla. In mancanza di copertura si attiva il roaming sulla rete WindTre.

La qualità del servizio è tutta da verificare, ma farlo ha un costo decisamente accessibile. Altro aspetto interessante della strategia commerciale: le simbox per l’acquisto di sim fai-da-te.

 

 
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Pubblicato da su 30 Maggio 2018 in telefonia

 

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Una rapida occhiata al mercato degli smartphone

Questa è la classifica mondiale – in migliaia di unità – delle vendite di smartphone suddivise per produttore nel 2017. La leadership di Samsung è evidente, seppur in flessione. Quella che segue – sempre espressa in migliaia di unità – è invece la stessa classifica suddivisa per sistema operativo. Qui spicca il primato di Android.

Poi non dite di non sapere quanta gente è nelle mani di Google (che di Android è il papà).

 
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Pubblicato da su 23 febbraio 2018 in telefonia

 

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Offerte incredibili. Appunto

È davvero incredibile che ancora oggi Vodafone si ricordi di me, sette anni dopo aver migrato ad un altro operatore mobile uno dei miei numeri telefonici. Incredibile che si ricordi di me, che mi rivoglia indietro – come il padre misericordioso della parabola del figliol prodigo – e che, per riavermi, sia disposta a formularmi offerte sempre più vantaggiose! Ma non è ancora tutto: il giorno dopo la scadenza di un’offerta speciale (ma quanto sono stato sprovveduto a non acchiapparla subito?), me la ripropone – solo per me – raddoppiando addirittura i Giga! A questo punto, se continuo a fare il prezioso ancora per un po’ di tempo, andrà a finire che mi pagherà pur di riavermi!?

Questo è quello che potrei pensare se fossi un utente ingenuo e sprovveduto. Tra le righe degli sms che descrivono queste offerte “speciali” si legge una realtà ben diversa, di un mercato che è peggio di una giungla e che per spregiudicatezza fa a gara sia con il mercato degli pneumatici – non ci meravigliamo più se un gommista ci pratica uno sconto minimo del 55% sul prezzo di listino di quattro gomme nuove – che con quello dei divani di Poltronesofà, che in questo periodo pubblicizza i suoi “doppi saldi” su tutta la collezione, mentre per tutto l’anno formula offerte promozionali “valide fino a domenica”.

Naturalmente, quanto a pelo sullo stomaco, vincono le compagnie telefoniche (io sto citando Vodafone solo per esperienza personale, ma potrebbe trattarsi di un altro operatore) che si permettono di proporre “modifiche contrattuali unilaterali” senza chiedere nemmeno un parere alle Authority competenti, pur muovendosi in un mercato regolamentato. In questo caso specifico, da tempo viene applicato il famigerato periodo di fatturazione di 28 giorni, che ha sollevato prima polemiche e poi provvedimenti sanzionatori nei confronti delle compagnie telefoniche, per mancanza di trasparenza verso i consumatori e per sopraggiunta illegittimità. Ma proprio a proposito di Vodafone, il ritorno della fatturazione mensile è stato annunciato lo scorso ottobre, come si legge in fondo a questa intervista concessa dall’amministratore delegato Aldo Bisio al Corriere:

“Abbiamo dunque deciso che ritorneremo al ciclo di fatturazione precedente (…) e lo faremo rapidamente”

L’illegittimità del periodo di fatturazione di 28 giorni è arrivata due settimane dopo queste parole, a metà novembre, attraverso un emendamento al decreto legge fiscale, che ha dato alle compagnie telefoniche 120 giorni di tempo per adeguarsi. Sono passati “solo” due mesi e le offerte promozionali che riceviamo, io e altri utenti, parlano ancora di canoni addebitati “ogni quattro settimane”, pertanto la frase “lo faremo rapidamente” sembra in realtà sovrapporsi ai quattro mesi concessi dal provvedimento di novembre, anziché essere un’iniziativa aziendale.

Se e quando si applicherà nuovamente la fatturazione mensile, nessuno potrà comunque cantare vittoria: fatturare ogni 28 giorni significa riscuotere tredici canoni annuali. Tornare a dodici mensilità fatturabili significa rinunciare a quel +8,6% di ricavi che le compagnie telefoniche avevano ottenuto ed è verosimile prevedere, in seguito, nuove rimodulazioni tariffarie che, ça va sans dire, ritoccheranno al rialzo i costi sostenuti dagli utenti.

AGGIORNAMENTO: Nel sito web aziendale – sezione Vodafone Informa – l’azienda ha annunciato l’atteso ritorno della fatturazione mensile (dal 28 marzo per i clienti con ricaricabile prepagata, dal 5 aprile per gli abbonamenti di telefonia fissa e mobile). Come volevasi dimostrare, la sostanza non cambia:

Il numero dei cicli di fatturazione si riduce da 13 a 12 e di conseguenza l’importo mensile delle offerte aumenterà dell’8,6%. Per avere maggiori informazioni puoi contattare il 42590.

 
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Pubblicato da su 18 gennaio 2018 in cellulari & smartphone, news, telefonia, TLC

 

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Chiamate indesiderate: per il Senato vanno liberalizzate

In Senato è stato presentato e approvato un emendamento al decreto legge sulla concorrenza, con l’obiettivo di regolamentare le chiamate indesiderate provenienti da servizi di telemarketing selvaggio. “Finalmente”, si potrebbe dire. E invece no, dal momento che il testo dell’emendamento, anziché frenarle, le permette. Perché è stato scritto con i piedi.

L’emendamento – proposto dai senatori Castaldi, Girotto e Petrocelli – prevede un’integrazione all’art. 130 del codice della Privacy, con l’inserimento del comma 4-bis che avrebbe questo testo:

Gli operatori e i soggetti terzi che stabiliscono, con chiamate vocali effettuate con addetti, un contatto anche non sollecitato con l’abbonato a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale, hanno l’obbligo di comunicare all’esordio della conversazione i seguenti dati:

– gli elementi di identificazione univoca del soggetto per conto del quale il contatto avviene;

– l’indicazione dello scopo commerciale o promozionale del contatto

A questo andrebbe aggiunto il seguente comma 4-ter:

Il contatto è consentito solo se l’abbonato destinatario della chiamata, a seguito della comunicazione di cui al comma 4-bis, presta un esplicito consenso al proseguimento della conversazione.

Questa frase consente quindi all’operatore di chiamare un utente, neutralizzando il principio del consenso preventivo che è, ad esempio, il fondamento su cui si basa il Registro delle Opposizioni (che già è limitato, in quanto valido solo per i numeri pubblicati dagli elenchi telefonici) e, di conseguenza, l’unica possibilità consiste nel rispondere la chiamata e negare il consenso, affinché successivamente non si ricevano chiamate per promozioni di quell’azienda, ovvero di quel “soggetto per conto del quale il contatto avviene”, come dice il testo della norma. Quindi, se un operatore di telemarketing ci chiamerà per parlarci delle offerte promozionali dell’azienda Acme e noi negheremo il consenso, secondo questa legge non sarà più possibile ricevere chiamate promozionali dell’azienda Acme. Ma di altre aziende, finché non negheremo loro esplicitamente il consenso, di volta in volta.

Questo testo, incassato l’ok dal Senato, dovrà essere ora vagliato alla Camera. Che speriamo vi ponga rimedio bocciandolo, imponendo il consenso preventivo ed eventualmente proponendo che il Registro delle Opposizioni sia realmente efficace e valido per tutti gli utenti, di telefonia fissa o mobile.

 

 
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Pubblicato da su 5 Maggio 2017 in brutte figure, diritto, telefonia

 

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Quando la telefonia fissa è mobile

PosteMobile lancia il suo servizio di “telefonia fissa” basato su rete mobile: si chiama PosteMobile Casa e include chiamate a numeri nazionali (fissi e mobili) senza scatto alla risposta, servizio di segreteria telefonica, avviso di chiamata e apparecchio telefonico ad un canone fisso oggi di 20,90 euro da pagare mensilmente.

Il sito aziendale dice ogni quattro settimane, ma sappiamo che Agcom recentemente ha stabilito che per la telefonia fissa i periodi di fatturazione devono essere mensili. Benché si parli di telefonia fissa, infatti, è bene sapere che il servizio è completamente basato sull’utilizzo della rete mobile, esattamente come Telefono Fisso di Vodafone: entrambe le compagnie offrono al cliente un telefono cellulare non portatile, in cui è inserita una Sim abbinata ad un numero di telefonia fissa con prefisso del distretto telefonico di residenza. In questo caso la rete è quella di PosteMobile, che opera come operatore virtuale su rete Wind, con tutti i pro e contro che conseguono all’abbandono del cavo della vera telefonia fissa: come per ogni altra utenza che si appoggia ad una rete radiomobile, il servizio non funziona se a casa vostra il cellulare agganciato a quella rete “non prende”. Dal momento, però, che la rete Wind si avvantaggerà delle sinergie derivanti dall’unione con la rete di 3, le probabilità che tale problema si verifichi si ridurranno progressivamente.

Però non chiamatela “telefonia fissa”, eventualmente telefonia domestica.

 

 
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Pubblicato da su 11 aprile 2017 in telefonia

 

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Ad Agcom non piace il calendario di TIM. Ma a TIM piace quello di Agcom?

L’Agcom (Authority per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha deliberato che per la telefonia fissa la cadenza della fatturazione deve essere mensile. Il provvedimento va contro la decisione unilaterale di TIM, che nelle scorse settimane ha comunicato alla clientela un cambiamento nel calendario di fatturazione, suddiviso (dal primo aprile) in tredici periodi di 28 giorni anziché in dodici mesi

Ora vedremo in che misura verrà considerata questa delibera (e quindi anche l’autorità e l’autorevolezza dell’Authority), che fin da subito Assotelecomunicazioni – AssTel ha definito “priva di basi giuridiche”.

Personalmente mi aspetto due scenari alternativi:

  1. la compagnia telefonica ignora la delibera e prosegue nel fatturare ogni 28 giorni, ricorrendo nel frattempo contro la delibera, con azioni legali e/o tramite associazioni di categoria;
  2. la compagnia telefonica accoglie la delibera e fattura mensilmente, ma applicando una tariffa maggiore.
 
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Pubblicato da su 24 marzo 2017 in telefonia, TLC

 

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TIM cambia il calendario (di fatturazione)

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Dal 1 aprile 2017 – e non sarà uno scherzo – TIM modificherà la durata dei periodi dei servizi di abbonamento di rete fissa, il cui corrispettivo non sarà più calcolato su base mensile, ma su 28 giorni, cioè quattro settimane. Facendo banalmente due conti, è come se i periodi di fatturazione annuale passassero da 12 a 13. La comunicazione della discutibile novità è nella fattura di febbraio:

Ti informiamo che, a seguito delle mutate condizioni del mercato e a fronte dell’esigenza di allineamento delle nostre offerte al contesto competitivo, a partire dal 1 aprile 2017, le fatture non saranno più mensili ma verranno progressivamente emesse ogni 8 settimane; inoltre il corrispettivo degli abbonamenti delle offerte e dei servizi sarà calcolato su 28 giorni e non più su base mensile. Per effetto delle suddette modifiche contrattuali, si determinerà – da un lato – un incremento del costo delle offerte pari all’8,6% su base annua e – dall’altro – un risparmio fino a 20 euro su base annua (se ricevi ancora la fattura cartacea e utilizzi i bollettini postali come strumenti di pagamento).

Da notare la (inconsistente) mossa strategica: da un lato si evidenzia l’incremento dei costi annuali, dall’altro si prospetta una possibilità di risparmio sulle spese di spedizione della bolletta (emessa e spedita non mensilmente, ma ogni otto settimane). Naturalmente il risparmio non esiste per gli utenti che non si fanno spedire la fattura cartacea e la ricevono già in formato digitale.

L’utente può rifiutarsi di accettare questa variazione contrattuale? Ma certo! E cosa può fare, rinegoziare le condizioni? Assolutamente no, ma ha due altre opzioni: recedere dal contratto o passare ad un’altra compagnia telefonica senza costi, comunicando la decisione con raccomandata A/R entro il 31 marzo 2017. Decisamente una magra consolazione!

Anche il modus operandi aziendale sulla presentazione dell’offerta è alquanto discutibile: oggi, 20 febbraio, i dettagli delle offerte vengono indicati tuttora con costi mensili (per alcune soluzioni sono validi solo per il primo anno), ma – come anticipato sopra – al 1 aprile, quindi tra poco più di un mese, verranno superati dalla rimodulazione del periodo di fatturazione (e probabilmente quei 22,90€/mese si trasformeranno in 22,90€ ogni 4 settimane). Un’avvertenza sulle variazioni in corso sul calendario di fatturazione sarebbe auspicabile.

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Ma lo sarebbe (auspicabile) anche un intervento delle authority competenti (Agcom e Agcm), quantomeno per non lasciare che le compagnie telefoniche applichino variazioni contrattuali in modo arbitrario.

 

 

 
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Pubblicato da su 20 febbraio 2017 in telefonia

 

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Non fanno più i telefoni di una volta

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Rimaneva sempre fermo nel suo angolino a casa e nessuno si sognava di spostarlo da lì, se non in casi eccezionali, improponibili per la versione da parete.

Era pesante e voluminoso, impossibile da portare appresso, collegato ad una presa a muro con il suo cavo, guinzaglio indispensabile al funzionamento.

Efficiente anche se saltava la corrente, in caso di chiamata si faceva sentire con una suoneria squillante, che doveva sempre rimanere la stessa, perché non c’era alcuna possibilità di cambiarla.

Per telefonare, prima si sollevava la cornetta e poi si componeva il numero telefonico: per ogni cifra si doveva infilare un dito – l’indice – nel foro corrispondente sul disco, che andava poi ruotato in senso orario finché non si fermava sul dentino di fine corsa. Quando il disco tornava indietro, si ripeteva l’operazione per ognuna delle cifre successive. A fine telefonata si riagganciava la cornetta.

Era e rimane il mio telefono preferito. Perché non devo continuamente ricaricargli la batteria. E soprattutto perché, con tutti i limiti che può avere, nel confronto con qualunque telefono fisso o mobile moderno, vince in longevità: il Siemens S62, dopo oltre cinquant’anni dalla sua prima chiamata, funziona ancora.

 
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Pubblicato da su 25 ottobre 2015 in news, telefonia

 

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WhatsApp, chiamate attive (ma evitate le bufale)

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Gli utenti di WhatsApp da oggi possono anche chiamarsi, almeno da smartphone Android (per gli altri è necessario pazientare ancora qualche giorno).

L’attivazione della nuova opzione è automatica e avviene con l’ultimo aggiornamento utile, non più su invito. Tutte le comunicazioni a catena che invitano a cliccare su link e a girar messaggi e inviti ad altri utenti sono bufale truffaldine, da cestinare senza remore.

P.S: a margine della notizia, vorrei smorzarne il carattere rivoluzionario ricordando – a chi oggi scopre il VoIP – che Skype, ad esempio, esiste dal 2002 e permette chat, chiamate e videochiamate. E prima di WhatsApp sulle chiamate erano arrivati da tempo Viber e soprattutto BBM (app BlackBerry con le medesime funzionalità, disponibile anche per iOS e Android)

 
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Pubblicato da su 1 aprile 2015 in telefonia, VoIP

 

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Giornata Europea della Privacy. E quindi?

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Oggi la Giornata Europea della Privacy è stata trattata – in coerenza con il suo tema – con grande riservatezza. Ma come avrebbe potuto essere celebrata? Con iniziative focalizzate a sensibilizzare tutti sul fatto che oggi, più che mai, le nostre informazioni personali, che abbiamo il diritto di proteggere dall’invadenza altrui, sono estremamente vulnerabili.

Mentre a Roma il nostro Garante della Privacy ospita un convegno intitolato “Il pianeta connesso. La nuova dimensione della privacy”, il Guardian ci spiega che il nuovo piano antiterroristico approntato dalla Commissione UE prevede la raccolta e la memorizzazione di 42 differenti tipi di dati personali relativi a chi viaggia in aereo su voli da o per l’Europa (dati anagrafici, informazioni relative al viaggio, ma anche “all forms of payment information”, “general remarks” nonché “any collected advanced passenger information system information”).

Ancora nessuno dei promotori istituzionali, però, nemmeno nella (o a partire dalla) giornata che hanno dedicato alla protezione dei dati personali, mette in guardia i cittadini europei sulle possibili violazioni a cui tutti vanno quotidianamente incontro, ne’ sulle soluzioni da adottare per avere maggiore tutela.

Qualche spunto – molto superficiale e per nulla esaustivo – che riguarda il mondo digitale:

  • Quante volte vi è stato raccomandato di non spedire un messaggio e-mail con molti destinatari in chiaro per non diffondere informazioni altrui senza consenso?
  • Vi hanno mai fatto notare che, in un gruppo WhatsApp, il vostro numero telefonico viene liberamente diffuso a terzi e potrebbe quindi finire anche sotto gli occhi di qualche utente da voi non tollerato?
  • Siete capaci, in Facebook, di impostare il vostro account mantenendo sotto controllo chi può vedere ciò che pubblicate?
  • In Internet, se effettuate un pagamento online, siete certi di utilizzare un servizio basato su server sicuro?
  • Sapete riconoscere un messaggio e-mail fraudolento mirato a carpire i vostri dati di accesso a conto corrente bancario, account della carta di credito o altri servizi finanziari?
  • Sapete che spesso i concorsi online hanno lo scopo di promuovere un prodotto o un servizio, e nel contempo di raccogliere i dati personali degli utenti che vi partecipano?
  • Siete consapevoli che buona parte dello spam che ricevete tramite e-mail, ma anche delle telefonate promozionali che ricevete, è frutto di un consenso che avete accordato a qualcuno mentre inserivate i vostri dati personali?
  • Qual è l’utilizzo che un supermercato può fare della vostra tessera fedeltà?
  • Perché su Internet vedo banner pubblicitari sull’ultimo prodotto di marca XYZ (e simili) proprio dal giorno dopo in cui ho cercato in Internet notizie sui prodotti di marca XYZ?
  • Come fa Google a far comparire nel suo doodle gli auguri di buon compleanno proprio nel giorno in cui lo festeggiate?

Se non sapete dare una risposta (o una spiegazione) ad almeno una di queste domande, che rappresentano semplici esempi quotidiani, significa che non siete stati efficacemente sensibilizzati sulla tutela della vostra privacy. E quindi, per chi organizza la Giornata Europea della Privacy, c’è ancora tanta strada da fare…

 
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Pubblicato da su 28 gennaio 2015 in security, telefonia

 

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Google è pronto a diventare operatore virtuale di telefonia mobile (negli USA)

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Google sta per diventare MVNO (operatore virtuale di telefonia mobile) negli USA. Tecnicamente utilizzerà le reti mobili Sprint T-Mobile, ampliando la copertura offerta dai due network reali con l’appoggio delle reti WiFi pubbliche.

Secondo quanto riportano il Wall Street Journal e The Information l’ingresso nel mercato dei servizi di telefonia mobile (il progetto condotto da google in questo senso si chiama Nova) potrebbe avvenire entro fine anno. L’ampliamento telefonico del business di Google, ovviamente, ha altre implicazioni: oltre alla geolocalizzazione attraverso i dispositivi Android, le azioni di monitoraggio e profilazione degli utenti potranno avvenire anche in base ai dati delle conversazioni telefoniche (durata, destinazione, orario e altre informazioni caratteristiche). D’altronde, big data means big business.

Google sarà interessata a valutare questa possibilità su altri mercati nazionali? Assolutamente sì, sicuramente nei Paesi in cui è già presente ed esistono ulteriori possibilità di sviluppo. Guardando dentro casa nostra, ad oggi il mercato italiano degli operatori alternativi potrebbe essere definito diversamente florido (consultando l’elenco degli operatori si nota che il numero delle cessate attività non è affatto trascurabile). Verosimilmente, l’interesse verso un Paese in cui il numero degli smartphone accesi si avvicina sempre più a quello dei residenti è alto e un’azienda come Google ha sicuramente qualche marcia in più per muoversi bene in questo settore.

 
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Pubblicato da su 23 gennaio 2015 in cellulari & smartphone, news, telefonia

 

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Non ci sono più i Nokia (di una volta)

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Il sospetto divenne certezza e venne il giorno in cui il marchio Nokia sparì dagli smartphone: due anni dopo l’acquisto della divisione mobile dell’azienda finlandese, Microsoft ha deciso di apporre solo il proprio brand sui nuovi apparecchi della gamma Lumia, a partire dal modello 535.

I Lumia sono qualcosa di diverso dai Nokia di un tempo, che venivano considerati i Cellulari per antomomasia. Quell’epoca è finita da anni e ora la sparizione del brand Nokia dal mercato è solo l’ultimo atto formale.

Una prece.

 
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Pubblicato da su 12 novembre 2014 in cellulari & smartphone, telefonia

 

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TIM e Vodafone, cosa si paga da oggi

TelefoninoMonete

TIM e Vodafone da oggi inizieranno a far pagare alcuni servizi che fino ieri erano a costo zero. Si tratta di LoSai ChiamaOra per TIM, e di Chiamami e Recall per Vodafone. Sicuramente le due compagnie telefoniche hanno avvisato tempestivamente i propri utenti, ma è bene ricordarlo perché questi servizi generalmente sono attivi per default.

L’introduzione del servizio a pagamento è a tutti gli effetti una modifica contrattuale legittima – se avviene con opportuno preavviso – ma da parte del cliente è altrettanto legittimo poter disattivare a costo zero un’opzione che diventa per lui onerosa: TIM addebiterà al cliente 1,90 centesimi a quadrimestre, quindi 5,70 euro all’anno. Vodafone chiede un po’ di più: 6 centesimi di euro per ogni giorno di utilizzo. Quindi, in caso di utilizzo giornaliero, in un anno si potrà arrivare a pagare fino a 21,90 euro.

Per disattivare questi servizi, il cliente TIM deve rivolgersi al numero 40920 (attenzione: i servizi viaggiano in coppia e non possono essere disabilitati disgiuntamente), mentre il cliente Vodafone può scegliere cosa disattivare chiamando il 42070 (per disattivarli entrambi, chiamare il 42593) o utilizzando l’area Fai da te del sito web di Vodafone.

Mentre Vodafone attiverà gli addebiti a partire da oggi senza distinzioni, TIM  ha previsto cinque scaglioni differenziati , fissando altrettanti appuntamenti per l’attivazione del pagamento dei servizi. Questo significa che, per i clienti prepagati o ricaricabili, il servizio diventa a pagamento da oggi, mentre per altri la data di partenza potrebbe essere 4 agosto, 18 agosto o 1 settembre (l’informativa ricevuta da ogni utente dovrebbe chiarirlo). I titolari di un contratto con abbonamento si vedranno addebitare questi servizi a partire dal 7 settembre (per loro l’addebito sarà mensile e pari a 48 centesimi di euro).

 
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Pubblicato da su 21 luglio 2014 in business, cellulari & smartphone, news, telefonia

 

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