La storia di copertina proposta dall’ultimo numero di Wired è, a mio avviso, affascinante ed inquietante allo stesso tempo. Alla base c’è la nota leggenda denominata Paul is Dead, il cui protagonista, Paul McCartney, sarebbe morto in un incidente stradale il 9 novembre 1966 e l’uomo che ne porta il nome da allora sarebbe in realtà l’ex poliziotto William Campbell, un sosia collocato nella vita privata e pubblica del cantante per non compromettere la trionfale carriera dei Beatles.
Sulla storia, che già si contraddistingue per avere una linearità contraria rispetto a quelle legate ad altre star (come quella che vuole Elvis Presley ancora vivo, dimostrandolo con presunti avvistamenti), hanno indagato Gabriella Carlesi (anatomopatologa) e Francesco Gavazzeni (informatico), partiti nel 2006 con la convinzione di confutare rapidamente gli assunti della leggenda e arrivati, in seguito ad una serie di rilevazioni antropometriche – rilevate da immagini scattate prima e dopo il 1966 – a risultati sorprendenti, che porterebbero a dimostrare che tutto ciò che ruota attorno a Paul is Dead è quantomeno verosimile.
Non voglio entrare nel merito delle rilevazioni e delle valutazioni formulate dai due periti: ai miei occhi di profano, non ho modo di rendermi conto delle differenze craniometriche evidenziate nelle fotografie che ritraggono Paul McCartney prima e dopo il 1966. Differenze che, peraltro, ritenevo insignificanti in quanto – a mio avviso – spiegabili con una posa leggermente diversa, o dovute all’invecchiamento.
Volendo però rimanere nel novero di coloro che trovano la leggenda tanto inverosimile quanto degna della sceneggiatura di una fiction, sottolineo innanzitutto una cosa: «I dubbi sono molto forti e le discordanze numerose, ma non ci si può esprimere ancora con assoluta certezza” ha osservato la dott.ssa Carlesi, che considera inoltre: “Comunque, se sostituzione c’è stata, il vero capolavoro è stato quello di trovare un sosia con caratteristiche antropometriche tutto sommato molto vicine all’originale“.
Un sosia somigliante, musicista e per di più mancino, cone l’originale. Ma non essendo possibile effettuare alcuna analisi del DNA, visto che si tratta di un cantante, ossia di un musicista che lavora anche di voce, perché nessuno sembra aver preso in considerazione il ricco materiale disponibile nella discografia di Paul McCartney per fare un confronto tra le varie canzoni (live inclusi), con riguardo allo spettro emesso dalle sue corde vocali?

