Non abbiamo imparato niente: nonostante negli ultimi tempi si siano verificati numerosi casi di attacchi hacker, ransomware e violazioni di database con credenziali e dati riservati di utenti, siamo ancora così pigri da usare sempre le password più facili, intuibili e indovinabili. Le più stupide, quindi, come si può vedere nella classifica compilata da NordPass, che qui possiamo vedere in tutto il suo splendore…
Tutte abbastanza intuibili, in funzione del contesto in cui si lavora (per quanti se lo fossero chiesto, senha significa “password” in portoghese). I motivi per cui la password stupida regna sovrana sono sempre gli stessi: il tempo e la memoria.
Il tempo, perché la gravosa attività di pensare a quale nuova password scegliere viene vista come una rottura di scatole, per cui sovente si pensa rapidamente a quale inventarsi, e magari lo si fa di corsa perché una password è scaduta e si ha fretta di accedere, ma anche per digitarla serve (poco) tempo.
La memoria, perché ovviamente poi la password bisogna ricordarsela, per cui più è semplice, più sarà semplice ricordarsela… infatti, come dico spesso: si fa prima con “0000” oppure con “Qp5%èMa9C#”?
Però c’è un’altra cosa che osservo sempre: onestamente, tra digitare una password di 4 zeri e una password complessa, pur composta da lettere, numeri e caratteri speciali, c’è una differenza di qualche secondo. E’ da considerare come un investimento di tempo, breve ma utile alla sicurezza delle informazioni che dobbiamo proteggere.
Altrimenti è troppo facile indovinare le credenziali di un utente. Poi tocca dar ragione a quei personaggi che prima scrivono boiate su Twitter e Facebook, poi si accorgono di averla fatta grossa e ritrattano, accampando una scusa evergreen come “Non l’ho scritto io, il mio profilo è stato hackerato”.