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Marty McFly, 25 anni dopo

La trilogia di Back to the future – Ritorno al futuro non potrà avere un seguito, ma chi avrebbe mai detto che un apparentemente banale remake del trailer originale potesse, nel 2010, far fare un balzo indietro nel tempo ai fan di Marty McFly e avere un successo virale?

Il video ha ugualmente uno scopo “pubblicitario”: serve ad annunciare la Back To The Future 25th Anniversay Reunion che avrà luogo in occasione degli Scream Awards 2010. Il remake è fedelissimo (vedere qui sotto l’originale per credere):

E’ anche un’occasione per vedere che Michael J. Fox, impegnato con la sua fondazione a contribuire alla ricerca sulla malattia di Parkinson (con cui l’attore convive da quasi vent’anni), non ha perso il suo smalto.

 
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Pubblicato da su 14 ottobre 2010 in Life, media, Mondo

 

Dubutta oggi il social thriller di Vito di Bari

Si chiama Social Killer, ma è un social thriller: Vito di Bari ha pensato di modernizzare il concetto di romanzo a puntate, declinandolo in chiave social. Al centro della storia c’è infatti il social network Datebook, utilizzato da un serial killer per raccogliere amicizie tra cui scegliere le proprie vittime. Ma Datebook è anche il nome di un blog vero e proprio che apre i battenti proprio oggi e che è stato realizzato allo scopo di coinvolgere i lettori nella caccia all’assassino.

Il romanzo è formato da 108 capitoli, scaricabili di giorno in giorno, per quattro mesi. L’utente potrà effettuare il download di ogni capitolo sul proprio smartphone e interagire con i profili dei personaggi presenti su Facebook. L’opera non prevede un vero e proprio costo di acquisto, ad eccezione di quelli richiesti dall’operatore di telefonia mobile per la connessione necessaria ai download.

Gli utenti dotati di iPhone o iPod Touch troveranno su iTunes Store l’applicazione Social Killer e i capitoli del romanzo, nella sezione libri. I clienti Vodafone potranno invece ricevere settimanalmente tre link per scaricare su cellulare i vari capitoli del romanzo, inviando un SMS con scritto “Killer” al numero 4887700.

E’ un’iniziativa interessante, che mostra una delle possibili strade alternative che l’editoria potrebbe sperimentare.

Se vi interessa il primo capitolo, eccolo qui (grazie Vito):

1. Una piccola torcia

Se ora entrasse nella cameretta per controllare, nel letto del figlio la signora Lina vedrebbe solo una collinetta. È la sagoma di un bimbo che dorme rannicchiato sotto le coperte.
Ma non è il figlio, e non dorme.
Suo figlio è cresciuto e vive lontano, sotto quelle coperte ora c’è un altro bimbo che tiene in mano una piccola torcia e legge un libro. Fa finta di dormire e legge per ore, ha otto anni ed è il figlio della vicina, Fernanda, che abita al piano di sotto e lavora di notte.

“Me lo terrebbe lei, signora Lina?” le aveva chiesto tre anni prima, dando la mano a quel ragazzino con l’aria da monello e il sorriso di un angelo. “Glielo porto alle nove e vengo a prendermelo verso le due, quando smetto di lavorare.”
“Tutte le sere?” aveva risposto la signora Lina per prendere tempo, ma aveva già deciso.
“Sì, tranne i lunedì quando riposo. Le darei qualcosa, naturalmente. Per il disturbo …”
Il bambino disturbo non gliene dava. La signora Lina si sentiva molto sola in quella casa rimasta prima orfana del marito e poi abbandonata dai figli. Le disse di accomodarsi, si misero d’accordo.
Passarono gli anni, tutte le notti Fernanda veniva a riprendersi il figlio addormentato e lo portava in braccio al piano di sotto perché si svegliasse nel suo letto dopo essersi addormentato in un altro. Lui si addormentava sempre tardi, non aveva mai voglia di dormire. Gli piaceva leggere storie fantastiche nei libri che gli comprava la mamma. Immaginava di essere un cavaliere antico, un esploratore, un pirata, uno sceriffo. Dormendo, gli sembrava di buttare via il tempo. Ma la signora Lina era inflessibile.
“Alle nove e mezza si spegne la luce e si dorme” aveva detto.
“Posso avere quella piccola torcia, mamma?” aveva chiesto il figlio alla madre, al supermercato.
Lei aveva detto di sì e così era iniziata quell’avventura segreta sotto le coperte. Al riparo dei rimproveri della signora Lina, leggeva per ore tutte le notti.

“Che guaio!” pensa il bambino, chiudendo il libro “sono stato uno stupido!”

 
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Pubblicato da su 6 ottobre 2010 in e-book & e-reader, Internet, Life, media, news, News da Internet, social network, tecnologia

 

Due facce dell’Italia vista dall’estero

L’Italia è un Paese eccezionale: riesce a far parlare di se’, all’estero, sia nel bene che nel male e in questo caso riesce a farlo per due notizie di rilievo per tematiche ambientali.

Mercoledì scorso Tocco da Casauria, un paese abruzzese di 2700 abitanti, si è guadagnato un articolo di lode sulla prima pagina del New York Times per il suo impianto di produzione di energia eolica che, realizzato tra il 2007 e il 2010, consente di conseguire grandi benefici economici, che finora si sono tradotti nell’adeguamento sismico della scuola locale, nella ristrutturazione del castello ducale e in risorse utilizzate per le nettezza urbana.

Solo tre giorni dopo, altri riflettori si accendono sull’Italia, che si guadagna l’attenzione del Time, con un articolo dedicato all’irrisolto problema dei rifiuti che da tempo affligge (e mai abbandona) la città di Napoli.

A Radio anch’io, pochi giorni fa, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso osservava: “Non si capisce per quale ragione oggi ci sia a Napoli la spazzatura nelle strade, c’è qualcosa che non mi torna“. Stando alle testimonianze raccolte, il problema sembra di proporzioni più vaste di quanto chiunque si aspetti e secondo il professor Angelo Genovese dell’Università di Genova, il centro di Napoli è l’area urbanizzata con la più alta produzione di rifiuti per metro quadro che esista al mondo.

Quindi, nonostante le varie soluzioni adottate, sembra che questi volumi facciano sì che qualcosa debba sempre tornare: i rifiuti.

 
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Pubblicato da su 4 ottobre 2010 in Life, media, Mondo, news, News da Internet

 

TechCrunch è di AOL

La trattativa di cui parlava Om Malik è andata in porto:  TechCrunch è stata acquisita da AOL e quindi ora è sorella di Engadget.

 
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Pubblicato da su 29 settembre 2010 in Internet, media, Mondo, news

 

Analisti su Marte

Paolo Attivissimo, Marco Cagnotti del Corriere del Ticino e Claudia Di Giorgio su Le Scienze ci segnalano che la trasmissione di Rai2 Voyager ha ormai oltrepassato i confini della scienza per approdare con determinazione al delirio senza controllo.

Continuo infatti a non comprendere il motivo per cui nessuno controlli questo tipo di contenuti (molto fanta e per nulla scientifici) che trova ampio spazio sulla TV di Stato, che giustifica con il proprio nome una tassa annuale (Canone RAI) a carico di chiunque abbia un televisore o un qualunque altro strumento per ricevere segnali televisivi. Sarebbe ora di gratificare i contribuenti con programmi di valore, anziché offenderli con sensazionalismi costruiti superficialmente e mascherati da servizi scientifici.

L’alternativa c’è: mettere tutte queste panzane in un contenitore umoristico. Non ci sarebbe molta differenza tra Boyager e Kazzenger…  

 
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Pubblicato da su 11 settembre 2010 in (dis)informazione, media, Mondo

 

Google local spot

Tra le conseguenze che temo di più, in seguito all’imminente arrivo di Google TV nei nostri salotti, in primo piano vedo una rivoluzione del business trainante di tutto questo circo, cioè quello degli spot pubblicitari.

Letteralmente “in primo piano” perché prevedo banner pubblicitari posti in sovraimpressione ad ogni programma televisivo e diversificati per localizzazione: mentre guardiamo Cosmo in TV, io potrei vedere lo spot del Kebabbaro di largo Garibaldi, un romano in una zona residenziale potrebbe vedere quello di una boutique di via Condotti, un milanese di Città Studi quello della copisteria all’angolo.

Una consolazione ci sarebbe, però: non vedrei più quell’improbabile igienista che va a lavarsi i denti alla cascata, ne’ quei noiosi siparietti con Enrico Montesano che mendica il sorbetto a casa Clerici.

 
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Pubblicato da su 8 settembre 2010 in business, Internet, Life, media, Mondo, news, Tv & WebTV

 

Apple socializza e rilancia la sua TV

Aria di novità nell’Apple Event di ieri: iOS 4.2, un nuovo volto per iTunes che entra nel mondo dei social network grazie a Ping, con cui gli utenti potranno entrare in relazione anche con gli amici e i profili degli artisti preferiti, condividendone contenuti e informazioni pubblicate. Tutto sarà fruibile da iPod (di cui sono stati presentati i nuovi Shuffle, Touch e Nano, ora anch’esso multitouch), iPhone e iPad.

La novità introdotta dal classico “one more thing” consiste, dopo circa quattro anni dalla sua prima versione, nella nuova formula pensata per la Apple TV, un piccolo dispositivo da collegare al televisore di casa e a Internet. In pratica una pay-internet-tv che consentira di vedere programmi televisivi e film, grazie ad una partnership siglata con Rupert Murdoch e Netflix.

Tutto ciò che passerà dalla Apple TV sarà fruibile in streaming e ciò comporta l’obbligo di disporre di una connessione broad band di qualità. Per questo motivo, tutto bellissimo, ma temo che in Italia – viste le condizioni attuali della rete – potrebbe avere qualche difficoltà a sfondare.

 
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Pubblicato da su 2 settembre 2010 in cellulari & smartphone, Internet, media, Mondo, news, tecnologia, Tv & WebTV

 

Un iPhone come stetoscopio

iStethoscope è un’applicazione per iPhone apparsa su iTunes circa un paio di anni fa. Successivamente è stata sostituita dalla versione Pro che prevede un costo di 0,79 euro (quella attualmente disponibile richiede il firmware 4.0) Fino alla scorsa settimana l’applicazione aveva totalizzato oltre 3 milioni di download, ma ora potrebbe essere soppiantata dalla versione free che, da quando è ricomparsa, secondo il Guardian è stata scaricata ogni giorno da oltre 500 persone.

Non sono un medico e quindi non ho la competenza per verificare l’efficacia di questa applicazione, ne’ approfondirò la mia (nulla) curiosità sulla sensazione provata nel parlare a uno smartphone che viene appoggiato sul torace dei pazienti. Limitandomi a leggere alcune customer reviews pubblicate su iTunes, mi azzardo comunque a pensare che i titoli che dicono che i medici lo preferiscono allo stetoscopio tradizionale siano un pochino esagerati.

 
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Pubblicato da su 31 agosto 2010 in media, Mondo, news

 

Blockbuster, fine di un’epoca

La crisi di Blockbuster sembra insanabile: gli amministratori dell’ex leader della distribuzione di home video presenteranno istanza di fallimento a metà settembre.

A chi attribuisce la colpa di questa situazione a Internet ripeto quanto già scritto mesi fa in proposito:

a mio avviso, la catena è rimasta vittima della propria immobilità e dall’incapacità di comprendere e cavalcare il cambiamento del mercato: NetFlix, RedBox e video on demand disponibili da iTunes, Amazon e dalle tv via cavo sono soluzioni che si sono conquistate una loro fetta di mercato, in cui anche Google intende entrare e dire la propria. Mentre la concorrenza innovativa cresceva, Blockbuster ha perso l’occasione di innovarsi in modo efficace e competitivo: se l’accordo con Motorola non sembrava già in partenza una scelta particolarmente azzeccata (per partner e soluzione), il lancio del suo set-top-box appare ora un goffo tentativo di salire in corsa su un treno già partito da tempo.

Dal punto di vista del consenso del pubblico, la prospettiva attuale rende alquanto claudicante anche il futuro della piattaforma DVDsByMail lanciata poche settimane or sono in partnership con Comcast. Un tentativo di salvare il salvabile che potrebbe rivelarsi estremamente tardivo.

 
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Pubblicato da su 30 agosto 2010 in Internet, Life, media, Mondo, news, tecnologia

 

Dal 15 settembre, Diaspora

In maggio – l’ultima volta in cui ne ho parlato – era ancora un progetto. Ma nel campo della tecnologia, e soprattutto in Internet, lo sviluppo dei progetti può essere breve e ora Diaspora sembra già maturo per partire: presentato come social network innovativo,  open source, che consente all’utente un reale controllo delle proprie relazioni in una piattaforma di condivisione trasparente, prenderà il via il 15 settembre.

Come spiegano i quattro studenti Ilya, Raphael, Maxwell e Daniel – che si erano prefissati l’obiettivo di raccogliere almeno 10mila dollari attraverso Kickstarter per finanziare l’avvio del progetto –  il codice è pronto, i test (condotti dai quattro studenti e da un gruppo di amici) sono stati soddisfacenti e presto si potrà contare su una degna interfaccia utente. Il 15 settembre sarà il giorno in cui verrà reso pubblico il codice e si darà avvio alle iscrizioni al nuovo social network. Con il plus di poter scegliere, di volta in volta,  chi tra gli “amici” potrà vedere che cosa, senza alcun rischio di consegnare dati personali al mondo del marketing.

La partenza è promettente per due fattori fondamentali: i primo è che Diaspora, con queste premesse, sembra rispondere alle esigenze dei detrattori di social network come Facebook, sempre più orientato al business derivante dalla monetizzazione delle relazioni dei propri iscritti. Il secondo è il consenso finora riscosso dal progetto: a fine agosto, i 10mila dollari fissati come primo traguardo sono stati ampiamente superati – scrive Dave Rosenberg su Cnet – da un capitale raccolto pari a 200mila dollari. 

Curiosamente, tra i primi donatori figura anche un certo Mark Zuckerberg, il papà di quel Facebook che, secondo il Financial Times, oggi vale 33,7 miliardi di dollari. Il fatto è curioso proprio perché l’inaspettato consenso conseguito dal progetto Diaspora sembra essere in buona parte legato all’insoddisfazione degli utenti per la percepita disattenzione verso la loro privacy da parte di Facebook e altri social network.

 
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Pubblicato da su 30 agosto 2010 in Internet, Life, media, Mondo, news, privacy, security, social network, tecnologia

 

Ecco Kindle 3

I produttori di tabletApple in testa, con il suo iPad – puntano molto sul mercato dell’editoria digitalizzata e, per un’analogia di dimensioni, spingono i loro device presentandoli ottimi come e-reader ponendoli in concorrenza a prodotti come i Kindle. Ma la neonata ultima generazione del lettore di Amazon sta riscuotendo un grande successo.

La distribuzione ha appena preso il via e le prenotazioni sono possibili da un mese, ma se ciò che dichiara Amazon fosse vero, i primi risultati di vendita sarebbero strepitosi e tali da rendere impossibile avere un nuovo Kindle 3 fino al 17 settembre.

Insperato successo o applicazione della strategia delle piccole scorte, imparata da Apple? Certo, se è vero che il Kindle Store ha il 61% del mercato (e si pone in classifica davanti all’iBookstore) il gradimento del pubblico (la piattaforma Kindle conta oggi più di tre milioni di utenti) è tutt’altro che teorico.

Amazon sembra voler cavalcare questo successo con il nuovo Kindle 3, più piccolo, leggero e maneggevole dei precedenti (il display è da 6 pollici), con più memoria (fino a 4 GB), un nuovo microfono integrato e prezzi quasi anticrisi: 139 dollari per la versione WiFi, 189 dollari per quella 3G. Prezzi interessanti per chi cerca soprattutto un e-reader.

Per ora è possibile acquistarlo solo online presso Amazon, aggiungendo spese di spedizione e oneri doganali per averlo nel nostro Paese.

 
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Pubblicato da su 27 agosto 2010 in e-book & e-reader, Internet, Life, media, Mondo

 

Eppur si muove. Poco

Rallenta il tour del digitale terrestre: le regioni del Nord Italia interessate al previsto switch off di settembre dovranno aspettare molto di più. Pare che il Comitato nazionale italia digitale abbia deciso lo slittamento per garantire le condizioni necessarie perché sia possibile il passaggio alla nuova tecnologia in un’area tanto vasta e complessa.

Queste, dunque, le prossime tappe (salvo ulteriori variazioni, ovviamente):

  • dal 25 ottobre al 26 novembre, Piemonte orientale e Lombardia (incluse le province di Parma e Piacenza)
  • dal 27 novembre al 2 dicembre, Emilia Romagna
  • dal 30 novembre al 10 dicembre, Veneto (incluse le province di Mantova e Pordenone)
  • dal 3 dicembre al 15 dicembre, Friuli Venezia Giulia
  • primo semestre 2011, Liguria
 
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Pubblicato da su 25 agosto 2010 in business, Life, media, news, tecnologia, TLC, Tv & WebTV

 

Cosmo in TV

Luca De Biase si preoccupa di darci un motivo in più per guardare la TV sabato sera

A mio avviso, con la nuova trasmissione televisiva Cosmo – siamo tutti una rete, Luca rischia di ottenere un risultato migliore di tante iniziative (pur buone) finalizzate a far conoscere e spiegare al pubblico i temi della scienza e dell’innovazione. Obiettivo non semplice, ma che a mio avviso sarà raggiunto perché la TV – per fortuna o purtroppo – è il media più capillarmente presente presso la popolazione ed è quello più seguito da chi oggi ha meno confidenza con la rete e con i media più innovativi.

Ah: che cos’è Cosmo? Centotrenta ore di girato. Due mesi di lavoro e ventimila chilometri percorsi per la realizzazione dei servizi. Tre giorni di riprese in studio con quaranta persone (tra le quali chi scrive). Dodici telecamere e macchine fotografiche ad alta definizione. Trenta ore di rendering. Centoquaranta ore di post produzione. E quattrocentosessanta litri di acqua minerale. Il tutto per Cosmo: un evento televisivo di due ore dedicate al futuro che stiamo costruendo per i giovani di questo pianeta. La trasmissione, voluta da Raitre e realizzata dalla Hangar di Gregorio Paolini, in programma per sabato 4 settembre, è pensata per ricostruire una visione di prospettiva sulle conseguenze della scienza e della tecnologia e contribuire alla comprensione dell’evoluzione del corpo umano, dell’intelligenza, dell’ambiente naturale. Per prendere coscienza di come le nostre scelte di oggi definiscano il mondo nel quale vivremo domani.

P.S.: Avete davvero consumato solo quattrocentosessanta litri di acqua? A me sembrano pochi, in tutte quelle ore, con tutte quelle persone…

 
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Pubblicato da su 25 agosto 2010 in Internet, Life, media, Mondo, news, tecnologia, TLC, Tv & WebTV

 

iTunes, cocktail di scam con phishing

Utenti iTunes, attenzione: fonti bene informate segnalano che ha preso il via un’operazione di scam mirata a prosciugare gli account PayPal.

Da PayPal informano della serietà della questione e sulla possibilità di risarcimento per gli utenti, benché dichiarino che i malintenzionati abbiano approfittato di un problema di sicurezza della piattaforma iTunes e a questo siano da imputare le frodi denunciate dagli utenti derubati (uno di essi ha scoperto un addebito di 4.700 sollari sul proprio account).

Apple non conferma, ma consiglia agli utenti iTunes di rivolgersi alla banca per adottare provvedimenti cautelativi, come il blocco del conto corrente o la modifica delle password di accesso e gestione del conto. Sono infatti stati segnalati casi di phishing, con e-mail apparentemente inviate da PayPal che segnalavano addebiti relativi ad acquisti su iTunes. Alcuni utenti PayPal messi in guardia da queste segnalazioni fasulle sono cascati nel tranello, hanno cliccato il link segnalato nella mail (un sito PayPal anch’esso fasullo) e servito i propri dati (username e password) su un piatto d’argento ai malintenzionati, consentendo loro di accedere agli account e effettuare acquisti o addebiti.

 
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Pubblicato da su 25 agosto 2010 in cellulari & smartphone, Internet, Life, media, Mondo, security, tecnologia, truffe&bufale

 

WikiLeaks protegge tutte le sue fonti. Anche finanziarie

La missione che WikiLeaks si è attribuita in questi anni – ma che ha conquistato notorietà globale solo dopo la pubblicazione del video Collateral Murder e di Afghan War Diary, 2004 – 2010 –  implica un paradosso: favorire la trasparenza senza praticarla per se’. Lo ha evidenziato ieri un articolo del Wall Street Journal, in cui si parla del massimo riserbo mantenuto sulle fonti e le reali entità dei finanziamenti su cui il sito può contare, a cui si è riusciti a risalire solo in modo molto superficiale, ossia fino al livello minimo consentito dall’intricato sistema di sostentamento impostato dal fondatore Julian Assange.

Presentandosi come un servizio pubblico multi-giurisdizionale progettato per proteggere informatori, giornalisti e attivisti in possesso di informazioni sensibili da comunicare al pubblico, WikiLeaks non raccoglie solamente informazioni di carattere militare, ma notizie confidenziali di vario interesse: fra quelle in lingua italiana vi si possono trovare ad esempio il famoso Rapporto Caio sulla situazione delle telecomunicazioni in Italia, la Richiesta d’Iscrizione ai Servizi Religiosi della Chiesa di Scientology, alcuni dettagli gestionali sul Comune di Mascali, la trascrizione di un incontro (con registrazione audio) in cui un assessore svela un accordo con i servizi segreti sulla possibilità di divulgare notizie sulla gestione dei rifiuti della propria regione.

Si tratta di informazioni generalmente coperte da segreto per la tutela di determinati interessi, portate alla luce del sole allo scopo dichiarato di favorire la democrazia e un miglior governo:

“Crediamo che la trasparenza nelle attività svolte dai governi porti ad una riduzione dei fenomeni di corruzione ridotto, a un governo migliore e a democrazie più forti. Tutti i governi possono beneficiare di un controllo maggiore da parte della comunità mondiale, così come da parte del loro stesso popolo. Crediamo che questa attività di controllo richieda informazioni.La storia insegna che l’informazione può essere molto costosa, in termini di vita umana e di diritti umani. Ma con i progressi tecnologici – Internet e la crittografia – i rischi legati alla divulgazione di informazioni importanti possono essere ridotti”.

Tutto questo comporta dei rischi e, come ha dichiarato Assange in un’intervista “è molto difficile gestire un’organizzazione costantemente spiata e messa sotto processo”. Per questo comprensibile motivo – e per cautelarsi dalle possibili conseguenze derivanti da eventuali ritorsioni attuate dai soggetti a cui vengono tolti determinati veli – WikiLeaks tutela in modo particolare la gestione delle informazioni relative alle proprie fonti di finanziamento.

A qualcuno – con alle spalle qualche anno in più del sottoscritto, o che conosce la storia – questa vicenda potrebbe apparire come la versione 2010 dei Pentagon Papers, un dossier formato da documentazione top secret raccolta da Daniel Ellsberg e pubblicata dal New York Times nel 1971, che svelò molti retroscena della guerra in Vietnam (una storia ripercorsa da un recente film – documentario), e in effetti WikiLeaks si dichiara allineato ai contenuti della storica sentenza espressa in quel caso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che statuì: “solo una stampa libera e senza vinvoli può rivelare efficacemente l’inganno in un governo”.

Testate ritenute autorevoli che si occupano anche di giornalismo investigativo (anche il Washington Post non fa mistero della propria ostilità verso il sito fondato da Julian Assange) oggi sembrano profondere un certo impegno nel mettere WikiLeaks all’indice dell’opinione pubblica. Potrebbero invece orientare le proprie risorse nell’affiancare lo staff guidato da Julian Assange, anziché combatterlo: il frutto di questa collaborazione sarebbe la diffusione di informazioni con un notevole valore aggiunto, che gli stessi giornali potrebbero capitalizzare.

 
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Pubblicato da su 24 agosto 2010 in Inchieste, Internet, Life, media, Mondo, mumble mumble (pensieri), news