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Microsoft acquista Nokia

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Microsoft ha messo le mani su Nokia: l’annuncio ufficiale è di poche ore fa e formalizza una partnership destinata ad evolversi in questi termini.

In realtà il colosso americano non rileva tutta l’azienda finlandese, ma ciò per cui è conosciuta al grande pubblico con il suo marchio, cioè tutte le attività legate al settore della telefonia mobile, con licenze e brevetti, acquisendo – al momento per quattro anni – i diritti di utilizzo dei servizi di mappe e navigazione Cloud HERE. Rimarranno sotto il cappello Nokia il team di ricerca e sviluppo Advanced Technologies, la divisione Solutions and Networks (già “Nokia Siemens Networks”) e la titolarità dei servizi di mappe e navigazione Cloud HERE (in cui rientrano le attività di Navteq, noto produttore di mappe e sistemi informativi geografici utilizzati da molti navigatori satellitari).

Il valore dell’operazione di acquisto da parte di Microsoft è di 7,2 miliardi di dollari (5,4 miliardi di euro), una cifra decisamente inferiore ai 19 miliardi sparati un paio di anni fa da alcuni rumors che preannunciavano le intenzioni di acquisto su Nokia.

E’ verosimile ipotizzare che il brand Nokia sparisca gradualmente dal mercato della telefonia mobile, a favore del logo Microsoft, che potrebbe essere affiancato al nome della gamma di prodotti (Lumia e Asha). I mercati cambiano velocemente: fino a pochi anni fa Nokia era leader nel mondo dei telefoni cellulari, esattamente come, tempo addietro, lo fu Motorola. Le difficoltà sono iniziate con le evoluzioni del settore: da qualche anno, il cellulare non è più semplicemente un apparecchio telefonico, ma è un computer tascabile pieno zeppo di funzioni e accessori.

Da quando sul mercato sono arrivati gli smartphone, essere produttori di ottimi telefonini non è più stato sufficiente. I cellulari di Motorola sono stati acquistata da Google, quelli di Nokia da Microsoft. I colossi del software si aggiudicano l’hardware.

È una convergenza di business e di interessi. Come quella di Apple, che progetta in casa sia l’hardware che il software.

A qualcuno interessa BlackBerry? Anche loro sono sul mercato.

Post scriptum: altre novità potrebbero arrivare in Microsoft molto presto, considerando che Steve Ballmer è in procinto di abbandonare la sua poltrona di CEO, e che Stephen Elop sta facendo lo stesso passo, uscendo da Nokia per entrare in Microsoft come vice presidente esecutivo della divisione Devices & Services.

 
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Pubblicato da su 3 settembre 2013 in business, cellulari & smartphone, Mondo, news

 

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Biz Stone suggerisce a Facebook l’account premium

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Biz Stone, co-fondatore di Twitter, suggerisce a Facebook di introdurre una tariffa mensile per offrire agli utenti un servizio premium senza pubblicità, per migliorare la user experience.

Dubito che il team di Facebook raccolga il suggerimento (con la pubblicità mirata si fanno molti più dollaroni).

Ma non escludo che nei prossimi giorni, sulla base di questa notizia, la catena-bufala su “Facebook che diventa a pagamento” possa prendere nuovo vigore.

 
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Pubblicato da su 26 luglio 2013 in business, social network

 

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Crescono le news online, soprattutto su smartphone e tablet

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I tablet stanno sempre più affiancando gli smartphone nella loro nuova funzione di portare le notizie agli utenti in tempo reale. Lo zoccolo duro costituito da chi preferisce la TV si sta assottigliando. La conferma arriva dall’ultimo Digital News Report pubblicato dal Reuters Institute, realizzato conducendo una ricerca basata su un campione di lettori online in Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Spagna, Brasile, Giappone e Danimarca.

 
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Pubblicato da su 3 luglio 2013 in business, cellulari & smartphone, Internet, media, studi, tablet

 

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Apple Store, vetrina in allestimento

AppleInAllestimentoAll’Apple Store si stanno preparando a mettere sugli scaffali qualcosa di nuovo…

 
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Pubblicato da su 10 giugno 2013 in business, News da Internet

 

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Tumblr è nelle mani di Yahoo!

YahooTumblr

Marissa Mayer – ex manager di Google e oggi presidente e amministratore delegato di Yahoo, ha confermato le trattative rumoreggiate dalla stampa nei giorni scorsi, comunicando il raggiungimento dell’accordo per rilevare Tumblr (nota piattaforma di tumblelog, ossia di piccolo blog). Le parole poco formali con cui ha dichiarato ufficialmente l’operazione ne fanno il mio mito di oggi:

I’m delighted to announce that we’ve reached an agreement to acquire Tumblr! 

We promise not to screw it up […]

In italiano: “Sono felice di annunciare che abbiamo raggiunto un accordo per acquisire Tumblr! 

Promettiamo di non mandare tutto a… […]”. Significa che non manderanno tutto a rotoli, ma in modo molto gergale (come dire “non manderemo tutto a puttane”, o “non manderemo tutto a farsi fottere”).

Secondo le indiscrezioni, l’operazione potrebbe valere oltre un miliardo di dollari, per cui l’attenzione di non mandare tutto a rotoli appare quantomai opportuna: mettendo le mani su una piattaforma di blogging e di condivisione, Yahoo potrà riuscire a coprire un buco che rappresenta un segmento di mercato che non ha mai toccato, e che è sempre più sbilanciato nel mondo della telefonia mobile (altro mondo in cui Yahoo non ha una presenza forte).

 
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Pubblicato da su 20 Maggio 2013 in business, Internet

 

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Facebook pronta all’acquisto di Waze

Waze

L’intenzione di Facebook di acquistare Waze (notizia diffusa dalla testata israeliana Calcalist) suscita interesse e curiosità. Per chi non lo conoscesse, Waze è una soluzione di social traffic and navigation che integra un servizio di navigazione con le informazioni sul traffico (inclusi incidenti, posti di blocco e rallentamenti di varia natura) fornite dalla community di utenti.

Al momento gli utenti attivi di Waze si aggirano sui 45 milioni. Integrarlo in Facebook significherebbe portare il bacino di utenza ad allargarsi a dismisura e dare un considerevole valore aggiunto a quel mondo di big data su cui il social network più popoloso del mondo ha fatto la propria fortuna. I vantaggi aumenterebbero anche – ovviamente – per il business pubblicitario, perché gli inserzionisti avrebbero l’opportunità di divulgare in modo ancor più preciso le proprie offerte agli utenti in mobilità, cioè quelli che utilizzano Facebook da dispositivi mobili (751 milioni, stando agli ultimi rapporti trimestrali).

 
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Pubblicato da su 9 Maggio 2013 in business, News da Internet, social network

 

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WhatsApp: “Nessun accordo con Google”

A tutte le considerazioni che si possono fare in merito al legittimo interesse di business che motiverebbe Google a sborsare un miliardo di dollari per WhatsApp – ampiamente rumoreggiato da mezzo mondo e ben illustrato da Marco in un documentato post su The New Blog Times – varrebbe la pena aggiungere che la notizia delle trattative (partita da DigitalTrends) è appena stata smentita dai vertici della stessa WhatsApp.

Questo non significa che l’indiscrezione di DigitalTrends sia destituita di fondamento, ma tutto questo sembra utile a far lievitare le quotazioni dell’azienda per una possibile cessione.

 
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Pubblicato da su 9 aprile 2013 in business, news, News da Internet

 

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Anche il social business network cresce

LinkedIn200mioA volte qualcuno si dimentica che in Rete non c’è solo Facebook e intanto LinkedIn – social network orientato al mondo business e naturalmente meno affollato della concorrenza generalista – raggiunge i 200 milioni di utenti. E li ringrazia (anche via mail, come è accaduto al sottoscritto).

 

 
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Pubblicato da su 13 febbraio 2013 in business, news, social network

 

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Italia OnLine, rinata da Libero e Matrix

ItaliaOnLine

 

La notizia del ritorno di Italia OnLine fa tornare indietro la memoria di qualche anno. E’ lo stesso nome di un Internet Service Provider nato nel 1994, il cui portale costituì in quegli anni uno dei punti di riferimento per chi iniziava a navigare in Internet in Italia. Si abbreviava con IOL, quasi a richiamare un’italianizzazione del ruolo da protagonista che aveva AOL). Il logo è simile a quello di allora, ma adesso è una realtà ben diversa, molto più strutturata e articolata in varie soluzioni, si occupa di pubblicità e servizi Internet alle imprese, e nel mercato web italiano è alle spalle di Google e Facebook.

 
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Pubblicato da su 8 febbraio 2013 in business, Internet

 

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Dell: o la Borsa, o la vita

A man wipes logo of Dell IT firm at CeBIT exhibition centre in Hannover

Pare che Dell sia in procinto di abbandonare Wall Street per tornare nelle mani del fondatore Michael Dell e – soprattutto – del fondo Silver Lake Partners. Nel riacquisto, regolato da un accordo appena sottoscritto che dovrebbe valere 24,4 miliardi di dollari, parteciperà anche Microsoft con una quota di 2 miliardi, concessi a titolo di prestito.

L’operazione, per Michael Dell, dovrebbe rappresentare un’opportunità per lavorare con maggiore autonomia al rilancio dell’azienda, oggi in difficoltà in un mercato sempre più proiettato verso Internet e servizi cloud utilizzati da supporti mobili (smartphone e tablet).

 
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Pubblicato da su 5 febbraio 2013 in business, Mondo, News da Internet

 

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Tutto sbagliato, tutto da rifare

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Gizmodo ha anticipato un trailer di jOBS, una sorta di biografia cinematografica di Steve Jobs (non basata su quella ufficiale). Ashton Kutcher, che nel film interpreta proprio Jobs, si dichiara molto soddisfatto.

Peccato che l’altro Steve – Steve Wozniak – che ha fondato Apple insieme a Jobs, sia intervenuto nei commenti e abbia risposto alla recensione, smontando e smentendo tutto ciò che viene descritto nella clip. Nel suo intervento, Woz fornisce una spiegazione articolata che inizia così:

Totally wrong.

Promette bene…

 

 
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Pubblicato da su 25 gennaio 2013 in business, media, Mondo

 

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Facebook Graph Search

Eccola, l’attesa novità di Facebook. Si chiama Graph Search ed è l’evoluzione della ricerca oggi disponibile nel popoloso social network. La nuova feature, presentata al pubblico proprio oggi, permetterà all’utente di fare ricerche avanzate, legate alle proprie amicizie, ai like pubblicati, ai contenuti condivisi, alla città di appartenenza, eccetera.

Interessante notare che Facebook ha circa un miliardo di utenti, dei quali oltre la metà (intorno ai 600 milioni) è attiva da smartphone. E tutti questi utenti potrebbero affezionarsi a queste nuove possibilità social di ricerca, agevolmente integrabili con applicazioni di geolocalizzazione e con finalità pubblicitarie. A scapito del leader del momento, Google. Che certamente reagirà…

Era ora che la ricerca in Facebook migliorasse. Questa evoluzione era attesa da molti utenti, che lamentavano la pochezza della funzione di ricerca nota fino ad oggi e per questo, probabilmente, non verrà ritenuta una rivoluzione come Mark Zuckerberg vorrebbe.

Personalmente mi ha sorpreso di più l’idea (varata finora a titolo sperimentale) di far pagare i messaggi spediti ai non-amici, una sorta di antispam forzato.

 
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Pubblicato da su 15 gennaio 2013 in business, cellulari & smartphone, Internet, news, social network

 

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Un’unica rete europea di telecomunicazioni?

Le telco europee puntano a rete unica per competere sul mercato globale – Key4biz

[…] Tra le ipotesi al vaglio delle telco, la creazione di una newco in cui far confluire le infrastrutture e i debiti associati a questi asset. Il nuovo veicolo, secondo il Financial Times, potrebbe essere usato come base wholesale per tutti gli operatori, con benefici legati alle economie derivanti dagli acquisti in comuni di attrezzature. Sarebbe inoltre facilitato l’accesso ai finanziamenti, pubblici e privati, per la realizzazione delle reti di nuova generazione.

 
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Pubblicato da su 9 gennaio 2013 in business, Internet, telefonia

 

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Instagram: “non vogliamo vendere le vostre foto”

Dopo aver registrato innumerevoli feedback negativi, critiche e lamentele da mezzo mondo in relazione alle novità sulle condizioni contrattuali rese note solo ieri, Kevin Systrom – co-fondatore di Instagram – scrive un nuovo post nel blog aziendale per spiegarsi meglio e “rispondere alle vostre domande, sistemare ogni errore ed eliminare la confusione”. Non solo:

“Modificheremo punti specifici delle condizioni per fare maggiore chiarezza su ciò che accadrà con le vostre foto. I documenti con valore legale possono essere facilmente mal interpretati”.

Rivolgendosi quindi alle specifiche preoccupazioni espresse da tutti, Systrom tiene a precisare che l’advertising è una fonte di auto-sostentamento, ma non è l’unica, e che l’obiettivo delle nuove condizioni è la volontà di sperimentare nuove forme di pubblicità appropriate per Instagram: “invece questo è stato interpretato da molti come l’intenzione di vendere le vostre foto senza alcun compenso. Questo non è vero e il nostro linguaggio fuorviante è un nostro errore . Per essere chiari: non è nostra intenzione vendere le vostre foto”. Foto che, aggiunge, non saranno cedute per diventare parte di inserzioni pubblicitarie.

La parte più rilevante del post chiarificatore è questa:

“Gli utenti di Instagram sono proprietari dei propri contenuti e Instagram non rivendica alcun diritto di proprietà sulle vostre foto”.

Chiarimenti anche sul fronte delle impostazioni della privacy: “Impostando le foto come private, Instagram le condividerà solamente con gli utenti approvati che vi seguono”.

InstagramNationalGeographicQualcuno, alla luce di queste spiegazioni, riguardo alla possibile vendita delle foto da parte di Instagram, ha parlato di bufala. Io non la liquiderei come tale: il fraintendimento non è stato circoscritto in una chiacchierata di quattro amici al bar, ma dalla stampa di mezzo mondo e da moltissimi utenti – tra cui il National Geographic, che come potete vedere ha già preso provvedimenti – e il motivo è nel fatto che tutti hanno letto frasi come questa, che riporto testualmente e traduco (più o meno maccheronicamente) nel seguito:

“You agree that a business or other entity may pay us to display your username, likeness, photos (along with any associated metadata), and/or actions you take, in connection with paid or sponsored content or promotions, without any compensation to you.”

Concordate che una società o altra entità possa pagarci per esporre i vostri nome utente, ritratto, le foto (insieme a tutti i metadati associati), e /o azioni da voi intraprese, collegati a contenuti a pagamento o sponsorizzati o promozioni, senza alcun compenso per voi

Registriamo quindi questa retromarcia da parte di Instagram (lo è, dal momento che introdurranno modifiche alle condizioni rese note ieri), ma continuiamo a mantenere ben dritte antenne e orecchie 😉

 
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Pubblicato da su 19 dicembre 2012 in brutte figure, business, cloud, Internet, Ipse Dixit, mumble mumble (pensieri), news, privacy, security, social network

 

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Back to blog

Sono stato un paio di settimane offblog per impegni di lavoro e di famiglia. Gli argomenti su cui scrivere sarebbero molti, ma per ora mi limito a un paio di considerazioni:

  • A Dubai è in corso la 2012 World Conference on International Telecommunications (WCIT), un meeting a porte chiuse organizzato dall’ITU (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) sulle possibilità di una riorganizzazione e di una regolamentazione della Rete da parte dei governi mondiali. L’argomento e la mancanza di trasparenza sui temi in discussione inducono ad osservarne i lavori con molta attenzione, ma dire che questa conferenza metterà il bavaglio al web – come racconta la petizione varata da Google – è fuorviante e prematuro. Per inciso, il principio dichiarato alla base dell’iniziativa di Google è sacrosanto, ma stiamo pur sempre parlando di un’azienda che fonda i propri interesse sulla libera circolazione delle informazioni, utilizzata per veicolare il proprio business pubblicitario (e qualunque vincolo posto su questo fronte può trasformarsi un una criticità). In ogni caso, le proposte di regolamentazione che scaturiranno dalla conferenza dovranno poi essere recepite dai governi che fanno parte dell’ITU, ognuno con il proprio iter e i propri tempi. Personalmente penso sia più efficace intervenire a questo sub-livello, anziché aderire alla petizione promossa da Google, che mi sembra un’operazione di marketing.
  • News Corp annuncia la chiusura di The Daily, il quotidiano concepito per l’iPad che il gruppo di Rupert Murdoch ha lanciato nel febbraio 2011. 100mila abbonati non hanno costituito un bacino di utenza sufficiente a far funzionare il modello di business sostenuto da un abbonamento annuo (39,99 dollari) oppure settimanale (99 cent). Il fallimento dell’iniziativa non è certo attribuibile al prezzo imposto ai lettori, ma ad altri fattori come la scelta dell’esclusività della piattaforma di distribuzione (solo per iPad) e la proposta di contenuti troppo generalisti, che potrebbero aver impedito alla testata di intercettare le esigenze di un determinato pubblico. Appuntamento alla prossima iniziativa di publishing digitale.
 
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Pubblicato da su 5 dicembre 2012 in business, comunicazione, Internet, istituzioni, media, news, News da Internet, tablet

 

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