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Google mette le mani su Motorola Mobility

E’ stato ufficializzato oggi l’accordo per l’acquisizione, da parte di Google, di Motorola Mobility, la business unit del gruppo americano che si occupa di telefonia mobile. La cifra messa sul piatto dal colosso di Mountain View ammonta a 12,5 miliardi di dollari. L’ingresso effettivo di Motorola Mobility nel gruppo Google è previsto per fine 2011/inizio 2012, dopo il buon fine dell’iter autorizzativo che prevede l’approvazione delle Authority competenti in materia di antitrust.

L’obiettivo di Google in questa operazione è, ovviamente, conquistare sempre maggiori quote di mercato nel settore mobile (smartphone + tablet), dove il consumo di Internet si sta spostando sempre di più. E’ verosimile prevedere che i Google-fonini e i tablet che saranno lanciati sul mercato dal prossimo anno dalla Motorola di Google possano avere qualche marcia in più rispetto ai Motorola attuali (io ho provato un paio di smartphone e ne sono rimasto piuttosto deluso) e agli smartphone sviluppati dai partner attuali (Samsung, HTC, LG, eccetera). Ma nella produzione di Motorola Mobility non bisogna dimenticare anche il settore dei set-top-box, (decoder televisivi, per dirla in parole miserrime), a cui Google potrebbe essere interessata per la propria Internet TV…

 
 

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L’importante è la salute

Legalizzare i casinò online e il poker cash e, nel contempo, cominciare a puntare il dito su Internet e social network (paragonandoli a droga e gioco d’azzardo) è un controsenso. Quanto alla dipendenza da Internet, ignoravo che nel nostro Paese esistessero già misurazioni specifiche di questo fenomeno tali da motivare un intervento straordinario per contrastarlo nel piano per il nuovo anno sanitario 2011/2013, con relativi oneri da sostenere con denaro pubblico. Evidentemente ci sono più italiani intossicati dal web di quanti ne immaginiamo. A proposito, qualcuno sa dire quanti sono?

 
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Pubblicato da su 8 agosto 2011 in computer, Internet, istituzioni, Life, media, Mondo, news, News da Internet

 

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Google+, la crescita è segno dei tempi

Facebook è nato nel 2004, ma solo dall’11 settembre 2006 è stato aperto al pubblico (quello con età dai 13 anni in su). Da allora a oggi è arrivato a 750 milioni di utenti.

Prima, i social network come li intendiamo oggi non esistevano, ad eccezione di realtà come LinkedIn – nato nel 2003 – che, però, per la sua natura professional (quindi più selettiva), ha sempre registrato una crescita di proporzioni inferiori: a fine 2008 sfiorava i 30 milioni, a maggio del 2010 (un anno e mezzo dopo) superava i 68 milioni. Lo scorso marzo  – come riferiscono i dati ufficiali – ha superato i 100 milioni di utenti, ora cresce a botte di un milione di iscritti a settimana, è quotata in borsa e se la passa discretamente bene.

A fare da propulsore di questa crescita, in parte, è stata proprio l’espansione di altre piattaforme di social network e di microblogging: c’è chi ha appreso dell’esistenza di LinkedIn da Facebook e chi l’ha conosciuto grazie a Twitter (con cui ha siglato una partnership a fine 2009). Il passaparola attuato tramite il social networking è indubbiamente un efficace veicolo di condivisione, che permette una rapida diffusione di notizie e informazioni.

Per questo motivo non credo ci sia da stupirsi del fatto che Google+, che si rivolge al mondo intero ed è basato su una soluzione finalmente valida (cosa che Wave e Buzz non erano), abbia registrato una crescita di 25 milioni di utenti in tutto il mondo in un mese di vita, come ha rilevato ComScore (che già il 22 luglio aveva pubblicato i numeri raggiunti in tre settimane). La rapidità impressionante di questa crescita – oltre al presupposto che si tratta di un servizio più accattivante del flop precedenti – mi sembra dovuta a fattori come la forza propulsiva del social networking e la solida base precostituita di utenti delle soluzioni Google (Gmail in primis). Senza contare il fatto che – secondo la classifica Top Sites di Alexa – Google è il sito web più visitato al mondo (il secondo è Facebook).

Con il tempo si vedrà quanti utenti, fra quelli affacciatisi a Google+ con entusiasmo e curiosità, gli resteranno fedeli e quanti invece chiuderanno la finestra per rimanerne fuori (o per non abbandonare la rete già costruita su Facebook).

 
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Pubblicato da su 5 agosto 2011 in business, Internet, Life, Mondo, news, News da Internet, social network

 

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SpiderTruman e associati

Ieri è emerso che I segreti della casta di Montecitorio non è l’iniziativa di un “Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo” (come si autodefiniva l’autore della pagina di Facebook, del blog e dell’account Twitter creati con il nome di SpiderTruman), bensì un’operazione di marketing politico:

“Questa è un’operazione della Rete, non di un gruppo”, puntualizza Mascia. “Sfruttiamo la nostra visibilità per un progetto di cambiamento più ampio che culminerà nella manifestazione di settembre, per cambiare le logiche di cooptazione che affliggono il nostro paese”

In effetti la pagina Facebook e il blog di SpiderTruman, per realizzazione e manutenzione (post che colpiscono e ottengono numerosissimi consensi e commenti, a cui l’autore poi non partecipa), sono paragonabili ai blog di Beppe Grillo e Antonio Di Pietro (curati dalla società Casaleggio Associati).

E tutto questo mi sembra che già sia sufficiente a smorzare gli entusiasmi e gli orgasmi mentali di chi vedeva, nel sedicente precario licenziato da Montecitorio, un comunicatore rivoluzionario: poiché se è vero che l’iniziativa è stata condotta attraverso la Rete come strumento, è altrettanto vero che è il frutto di un progetto politico preciso e orientato ad ottenere il massimo dei consensi per veicolare altre iniziative.

E questo, a mio avviso, è stato un errore: certe iniziative possono avere i più nobili obiettivi di questo mondo e le più valide argomentazioni (sensibilizzare sui privilegi e abusi della “casta” politica in momenti in cui ai cittadini si impongono sacrifici è validissimo), ma devono essere organizzate con altri – più sinceri – biglietti da visita.

La bufala del povero tapino “Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo”, che calamita l’attenzione del popolo facendo leva su sentimenti di compassione e solidarietà, toglie valore alla nobiltà di intento e alle potenzialità di comunic azione offerte dalla Rete ai suoi utenti. Perché la prossima volta che un “vero” precario licenziato – o un’altra persona in una situazione particolare – tenterà di alzare la propria voce in Rete per farla sentite a quanta più gente possibile, rischierà di ottenere innanzitutto diffidenza.

 

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Da Facebook ai TG in due giorni

Licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo, ho deciso di svelare pian piano tutti i segreti della casta.

Sulla base di questa presentazione/motivazione, nello scorso week-end un utente ha aperto una pagina Facebook (a cui ha aggiunto un blog e un account Twitter – in cui si firma SpiderTruman – per cautelarsi da eventuali provvedimenti di cancellazione o oscuramento) in cui, periodicamente, pubblica informazioni relative agli sprechi di denaro pubblico derivanti dai privilegi di cui godono i deputati italiani.

Il titolo della pagina (e del blog) I segreti della casta di Montecitorio è perfetto, sembra preso da quello di un libro o di un film e colpisce nel segno. Ma anche gli argomenti sono quelli giusti, che fanno presa sui cittadini, particolarmente contrariati dall’ultima manovra, ricca di provvedimenti che impongono sacrifici ai contribuenti, ma che non porta alcun taglio concreto ai costi sostenuti dalla classe politica: SpiderTruman racconta viaggi gratuiti in aereo, auto blu e scorte armate utilizzate dai famigliari di un onorevole, irregolarità nelle votazioni alla Camera, barbieri lautamente pagati, denunce di furti inesistenti, sconti sull’acquisto di auto nuove, tariffe telefoniche privilegiate.

Si tratta di notizie che – leggendo i giornali, libri come Lo Spreco o La Casta o seguendo alcune trasmissioni giornalistiche di approfondimento – nel corso degli anni sono uscite dai palazzi ed entrate a far parte dell’immaginario collettivo.

Al di là di alcuni dettagli, dunque, niente di realmente nuovo, purtroppo. Ma SpiderTruman, con le sue rivelazioni, fa notizia innanzitutto per un motivo: in meno di due giorni la sua pagina Facebook ha raccolto un gradimento record (ora si sta avvicinando a 200mila like) e si è guadagnata l’attenzione di giornali e telegiornali nazionali, perché ha scelto di pubblicare le sue informazioni attraverso il social network più grande del mondo, seguitissimo anche in Italia, anche da chi non segue la politica, non legge giornali o libri dedicati.

E’ l’ennesima dimostrazione che le piattaforme social stanno sempre più assumendo un ruolo di canale informativo trasversale, che in casi come questo – per l’attualità dell’argomento e per la sua capacità di calamitare l’attenzione – viene accettato a prescindere dall’attendibilità delle notizie che fornisce.

Con questo non intendo dire che le informazioni pubblicate finora da SpiderTruman siano bufale, ma solo mettere in evidenza quanto può essere facile oggi, toccando le corde giuste, utilizzare il web per dare notorietà ad un fatto, a una persona o ad una notizia.

Quanto a SpiderTruman, per dare un senso al suo ruolo di gola profonda di Montecitorio, credo che ora sia giunto il momento di documentare novità e abusi inediti, se è a conoscenza di qualche episodio diverso da quelli – ad esempio – dei viaggi in aereo per visite ufficiali all’autodromo di Monza o allo stadio di San Siro, di cui la cronaca ha già parlato.

Altrimenti cominceranno ad avere un senso i commenti di chi sospetta che si tratti di una semplice operazione di marketing (e intanto nel blog sono spuntati gli annunci pubblicitari di Google AdSense…)

 
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Pubblicato da su 18 luglio 2011 in Internet, Life, Mondo, news, News da Internet

 

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C’è poca privacy in quelle cerchie

Dite pure che sono all’antica, ma le Norme sulla privacy di Google+ a me sembrano un po’ nebulose e i punti che lasciano scoperti rappresentano problemi non trascurabili. Essendo però un inguaribile ottimista sono convinto che da Mountain View presto affronteranno queste problematiche e sistemeranno tutto, prima che le cerchie si trasformino in gironi.

 
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Pubblicato da su 12 luglio 2011 in Internet, Life, news, News da Internet, privacy, security, social network

 

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AGCOM incassa l’appoggio della SIAE del 1882 e va avanti

Il livello della fossilizzazione della SIAE, la sua mancanza di apertura alle opportunità offerte dalla Rete e l’incongruenza delle argomentazioni con cui latra contro “le società di telecomunicazioni, i provider, i produttori di tecnologie digitali, le cosidette Over the Top” e “pseudo imprenditori senza scrupoli che operano nel mondo digitale” sono egregiamente sintetizzate in questo appello pubblicato oggi in difesa della delibera AGCOM per il diritto d’autore che, sottolineo, affida ad un’Authority delle Comunicazioni ampi poteri, tra cui quello di chiudere un sito web – in parte o integralmente – in base a segnalazione o presunzione di violazione del diritto d’autore, eliminando la necessità di un provvedimento dell’autorità giudiziaria.

Il richiamo storico alla ratio che, nel 1882, mosse illustri personaggi del mondo della cultura dell’epoca a promuoverne la nascita (per dare una risposta alle esigenze di tutela allora necessarie) ci mostra una dimensione parallela in cui sembra vivere oggi la SIAE: nessuno, tra coloro che hanno criticato il provvedimento AGCOM, contesta il principio di tutela del diritto d’autore e l’importanza che un’opera dell’ingegno sia remunerata. Le soluzioni di diffusione e distribuzione oggi messe a disposizione dalla tecnologia sono completamente diverse e implicano solo l’esigenza di una maggiore flessibilità, offerta ad esempio dalle licenze Creative Commons e da possibilità di registrazione alternative, meglio applicabili  in un’epoca di user-generated content.

Mi permetto inoltre di esprimere un dubbio sul fatto che tutti i firmatari dell’appello SIAE (un cospicuo numero di artisti) abbiano l’effettiva consapevolezza di ciò che hanno sottoscritto: fra essi riconosco alcuni membri dei consigli direttivi della FEM (Federazione Autori Musicali), della ANEM (Associazione Nazionale Editori Musicali) e della FA (Federazione Autori), che il 14 gennaio 2011 hanno a loro volta firmato un documento in cui non si mostravano propriamente allineati alla gestione attuata in SIAE. Eccone un significativo estratto:

…La verità e’ che una grande parte degli autori e degli editori professionisti, italiani e non, piccoli o grandi che siano, non possono più permettere che i loro diritti siano calpestati quotidianamente da chi ha fatto della SIAE un proprio territorio di caccia fatto di clientele, da chi ha fatto dell’associazionismo una professione, da chi ha occupato per anni le sedie dei vari comitati di partecipazione in SIAE senza fare nulla per migliorare la società, ma inseguendo solo il gettone di presenza, i rimborsi spese e i propri tornaconti personali, da chi ha molto poco a che fare con la cultura di questo paese e che ha utilizzato la SIAE per inseguire posizioni di potere personale e non per tutelare le proprie opere e i propri diritti….ne’ tantomeno per sostenere la Società degli Autori e Editori. 

Nel frattempo, ecco giungere la conferma della feral notizia da Fulvio Sarzana:

L’AGCOM approva oggi 6 luglio  lo schema di regolamento sul diritto d’autore con i voti di tutti i Commissari tranne quelli del Commissario Nicola D’Angelo e l’astensione del Commissario Michele Lauria.

Il Commissario Gianluigi Magri, contrariamente a quanto era circolato nei giorni scorsi, riprende il ruolo di relatore e firmerà il provvedimento.

All’interno del Provvedimento tutti i meccanismi di rimozione selettiva già annunciati e l’inibizione in casi di siti esteri all’accesso dei cittadini italiani che verranno segnalati ai provider italiani.

Nel caso dei siti esteri non si tratterebbe di un’ordine impartito ai sensi del codice delle comunicazioni elettroniche per i provider ma di un “warning”.

Dopo alcuni warning l’Autorità si rivolgerà  alla Magistratura.

Il testo viene ora messo in consultazione per un periodo di 60 giorni.

Il periodo di contraddittorio è esteso a 15 giorni.

L’Autorità inoltre invierà una segnalazione al Governo al fine di far predisporre una norma  relativa all’ estensione di potere al fine di esercitare direttamente poteri inibitori.

 
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Pubblicato da su 6 luglio 2011 in business, Internet, Life, media, Mondo, news, News da Internet, tecnologia

 

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Aiutiamo gli arruffapopolo a fermare gli ammazzarete

E’ prevista per domani, mercoledì 6 luglio, l’entrata in vigore della delibera dell’AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) con cui si prevede la cancellazione – sommaria e d’autorità (ma senza alcun controllo giudiziario) – dei contenuti pubblicati su Internet ritenuti non rispettosi del copyright, un provvedimento che potrà essere applicato “a tutti i siti, i portali, i blog, gli strumenti di condivisione di file in rete, le banche dati, i siti privati che siano sospettati di contenere anche un solo file in grado di violare il diritto d’autore”.

Personalmente mi trovo perfettamente d’accordo con quanto scritto al riguardo da Massimo Mantellini, che nella sua saggia considerazione sottolinea come la nuova norma porti all’Authority un potere che la pone – per il tema della tutela del copyright – addirittura al di sopra della magistratura. Soprattutto, però, evidenzia la scarsa autorevolezza di quella stessa Authority, rappresentata da un presidente come Corrado Calabrò (secondo il quale i diritti degli autori sono diritti di proprietà) e da commissari come Antonio Martusciello e Stefano Mannoni. I due commissari hanno difeso la posizione di una norma sostanzialmente ammazzarete e parlato degli autori e promotori di quell’ottimo lavoro intitolato Libro Bianco su copyright e tutela dei diritti fondamentali sulla rete internet definendoli, con un manierismo manzoniano alquanto raffazzonato, degli arruffapopolo che indulgono in tirate di propaganda e disinformazione.

Io mi auguro realmente che vada come prevede Massimo (che a questo punto meriterebbe d’ufficio di essere annoverato tra gli “arruffapopolo”):

Ovviamente non funzionerà, come non funziona la disciplina dei tre colpi in Francia e come è stata infine bocciata una ipotesi simile in Spagna, ma questo è un altro discorso. Il discorso di oggi è assai più elementare: Corrado Calabrò e i suoi commissari della Authority senza autorevolezza non rappresentano gli interessi dei cittadini italiani. Non ne hanno titolo, lo hanno dimostrato più e più volte. Qualsiasi loro decisione per nostro conto, semplicemente, non vale niente.

Però, come osserva Marco Pierani, anche a me piacerebbe sapere perché non sono mai state pubblicate dall’AGCOM le risposte e le osservazioni ricevute dai vari stakeholders sulla consultazione pubblica sul provvedimento. Tutto lascia supporre che l’Authority non ritenesse importante rendere noti i motivi per cui è stato deciso di arrivare di corsa, come scrive Marco, “in piena estate mettendo all’ordine del giorno del Consiglio del 6 luglio l’approvazione di un articolato che, peraltro, il Presidente Calabrò nell’incontro di venerdì 24 giugno con la delegazione di Altroconsumo, Adiconsum, Assoprovider, Agorà Digitale, aveva riferito a Fulvio SarzanaLuca NicotraMarco Scialdone Giovanbattista Frontera e al sottoscritto sarebbe stato definitivo, senza alcuna ulteriore consultazione”.

La Notte della Rete partirà oggi dalle 17,30, anche in diretta videostreaming. Partecipate e firmate la petizione da presentare all’Agcom all’indirizzo www.sitononraggiungibile.it e mandate un messaggio ai membri dell’Agcom qui: http://www.avaaz.org/it/it_internet_bavaglio.

Per aggiornamenti, approfondimenti e ulteriori notizie, visitate http://www.agoradigitale.org/nocensura.

Aiutiamo gli arruffapopolo a fermate gli ammazzarete.

 
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Pubblicato da su 5 luglio 2011 in business, Internet, Life, media, Mondo, Net neutrality, news

 

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Forse è un po’ tardi…

Non ho alcun pregiudizio su Google+, ma a mio avviso oggi non c’è alcuna necessità di avere un altro Facebook.

Soprattutto, non credo che Google abbia oggi la possibilità di contrastare in modo significativo il social network più vasto del mondo, nato nel 2004. Prevedo una rapida crescita iniziale, dovuta principalmente ad entusiasmo e curiosità, con un trend meno ripido nel breve-medio termine. In seguito, se Google+ non rappresenterà davvero qualcosa di nuovo, dubito che gli utenti sentiranno la necessità di gestire due account su due diversi social network, e dubito che chi si è insediato precedentemente su Facebook voglia migrare per fare le medesime cose su uno strumento simile.

Tra l’altro, Google+ sta nascendo ora e presenta gli stessi problemi di privacy: guardate ad esempio i post pubblicati dall’utente Sergey Brin o quelli dell’utente Larry Page, potete anche vedere chi è incluso nelle loro cerchie (sigh) con i relativi profili.

 
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Pubblicato da su 3 luglio 2011 in Internet, Life, Mondo, news, News da Internet, social network

 

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Tamarreide, l’esegesi

Se non ci fosse, bisognerebbe inventare altro

 
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Pubblicato da su 14 giugno 2011 in Life, media, Mondo, news, News da Internet

 

Poste: via le nuvole, si riparte

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Mentre gli sportelli di Poste Italiane sembrano aver ritrovato la loro naturale regolarità – testimoniata dai numeri diffusi nella giornata di ieri in cui “è stato registrato, in assoluto, il più alto numero di operazioni, sfiorando i dieci milioni” – vedo con piacere che i commenti al mio articolo di due giorni fa hanno formato una discussione interessante sulla vicenda, da cui emergono alcuni dettagli tecnici che aiutano a comprendere meglio ciò che gira in sistemi complessi con migliaia di utenti.

Come ho scritto , contrariamente a quanto riferito in alcune interpretazioni fuorvianti, le moderne soluzioni di cloud computing di cui tanto si parla oggi non c’entrano affatto: quello delle Poste è in pratica un enorme mainframe con moltissimi utenti (nei 14mila uffici sono operative 60mila postazioni), dislocati in tutta Italia, che lavorano in un ambito infrastrutturale ben definito che appartiene alla medesima azienda. Tra gli utenti e il sistema centrale c’è il network di Poste Italiane. Le soluzioni di cloud computing sono costituite da tecnologie volte a utilizzare, da remoto, le risorse distribuite (hardware o software) messe a disposizione da un fornitore di servizi nell’ambito della sua nuvola, un insieme di risorse eterogenee e non necessariamente definite. In quest’ottica, tra l’utente (consumer o business) e il fornitore c’è Internet.

 
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Pubblicato da su 10 giugno 2011 in computer, Life, Mondo, news, News da Internet, tecnologia

 

Riconoscimento facciale su Facebook? No, grazie!

Non so bene cosa pensare della nuova funzionalità di riconoscimento facciale introdotta da Facebook, ma istintivamente non mi piace: nel dubbio, a salvaguardia della privacy, mi permetto di suggerire a tutti di modificare un’impostazione del proprio account, gentilmente attivata per default.

Da Facebook, selezionare Account (in alto, sulla destra) e cliccare Impostazioni privacy, poi Personalizza impostazioni. Scendere fino Suggerisci agli amici le foto in cui ci sono io, cliccare il pulsante Modifica le impostazioni e selezionare NO, come nelle figura riportata sotto (click per ingrandire)

 
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Pubblicato da su 9 giugno 2011 in business, Internet, Life, Mondo, News da Internet, privacy, security, social network, tecnologia

 

Poste e disservizi, la palla passa a IBM

Come qualcuno avrà notato personalmente, o appreso dalla stampa, dall’inizio di giugno gli sportelli di Poste Italiane funzionano a singhiozzo per problemi tecnici.  La causa ufficiale del problema è stata data ieri da Massimo Sarmi, che a I bastioni di Orione di Daniele Lepido ha spiegato:

“Non si è trattato tanto di un problema di aggiornamento del software, come si pensava ieri o comunque non solo, quanto di un guasto al sistema operativo del mainframe, il Vtam (Virtual telecommunications access method), che gestisce tutte le 60mila postazioni della rete di Poste”

Poste Italiane, però, non intende mantenere il ruolo di capro espiatorio finora assegnatole dagli utenti:

“Il danno arrecato ai consumatori è oggettivo – dice Sarmi – e sicuramente i danni li chiederemo a Ibm anche se in queste ore stiamo veramente lavorando gomito a gomito con i loro tecnici venuti dagli Stati Uniti. Le dico solo che ho passato la notte a parlare con Erich Clementi, senior vicepresident del gruppo per i servizi tecnologici, che ha messo in campo competenze e risorse a livello internazionale. Ora la nostra urgenza è far ritornare il sistema al top nel minor tempo possibile”.

IBM è a capo del raggruppamento temporaneo di imprese (di cui fanno parte anche HP e Gepin) che ha vinto la gara europea per l’introduzione del nuovo SDP (Service delivery platform) che – come è auspicabile in ogni operazione di questo tipo e riferisce anche MF/DowJones – “avrebbe infatti dovuto accelerare i tempi di esecuzione delle operazioni, permettendo agli operatori degli sportelli di svolgere tutte le principali funzioni da ogni terminale in tempo reale”. Da un investimento di oltre 33,7 milioni di euro sarebbe più che lecito attendersi qualche miglioramento.

Nel frattempo, Poste Italiane ha pubblicato un comunicato per scusarsi del disservizio e informare che domani – Giovedì 9 giugno – incontrerà i rappresentanti di tutte le Associazioni dei consumatori. In aggiunta alle varie azioni di richieste di risarcimento danni che le associazioni stanno promuovendo, segnalo la (forse più facilmente ottenibile) richiesta di proroga di termini disponibile sul blog del rompiscatole Carlo Rienzi, presidente del Codacons, a beneficio di coloro che non fossero riusciti a rispettare una scadenza di pagamento a causa dei disservizi.

 
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Pubblicato da su 8 giugno 2011 in computer, Life, Mondo, news, News da Internet, tecnologia

 

iCloud, tutto sarà nella nuvola

Steve Jobs c’era, in (poca) carne e ossa, alla WWDC 2011 di San Francisco. E dopo le ultime novità sui sistemi operativi Lion (che sembra avere il potere di mandare in pensione il mouse) e iOS 5 (che sembra possa finalmente tagliare il cordone ombelicale tra iPhone e Mac) ha presidiato la scena da par suo, spiegando che iCloud – disponibile dal prossimo autunno – permetterà di rendere fruibile agenda, documenti, contenuti editoriali e multimediali tramite MacBook, iPhone, iPad e iPod (Touch). e sarà molto più che uno storage esterno. Certo, sarà la risposta agli analoghi servizi oggi resi disponibili da Google e Amazon, e (anche) per questo sarà una soluzione gratuita.

Il servizio si muoverà in un mercato enorme, i cui numeri sono stati snocciolati nel corso dell’evento: in poco più di un anno – 14 mesi – 15 miliardi di canzoni sono state vendute attraverso iTunes e 130 milioni di libri sono stati scaricati da iBooks Store. In quello stesso periodo sono stati venduti 25 milioni di iPad.

Il video dell’evento è all’indirizzo http://events.apple.com.edgesuite.net/11piubpwiqubf06/event/, mentre il preciso liveblogging di GadgetLab – Wired.com è qua: http://www.wired.com/gadgetlab/2011/06/live-blog-wwdc-2011/

 
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Pubblicato da su 7 giugno 2011 in cellulari & smartphone, computer, Internet, Life, news, News da Internet

 

Internet, diritto umano

Attaccato a computer, tablet o smartphone per tutta la settimana, spesso nei week-end rimango offline (non proprio del tutto, ma quasi) per una forma di disintossicazione. E’ una scelta personale: decido io quando connettermi, quando essere attivo (ad esempio scrivendo, come ora) e quando staccare la spina (mantenendo però il contatto con e-mail e notizie), ma fondamentalmente mantengo sempre la possibilità di connettermi a qualunque ora del giorno o della notte, se necessario, perché trovo che Internet sia uno strumento importante, di enorme utilità, a cui tutti dovrebbero avere accesso.

Per questo motivo ritengo che ogni istituzione dovrebbe fare propria questa convinzione: è l’argomento di un recente rapporto delle Nazioni Unite, che include l’accesso a Internet nei diritti umani e, su questi presupposti, bolla come violazioni dei diritti umani i provvedimenti di disconnessione previsti dalle leggi varate da Francia e Regno Unito a contrasto delle attività di violazione di copyright e di pirateria.

Come evidenzia Wired.com, oltre a soluzioni di blocco e filtraggio per negare l’accesso degli utenti a contenuti specifici su Internet, questi Stati hanno inoltre adottato misure per tagliare completamente l’accesso a Internet, provvedimento che il Relatore Speciale ritiene sproporzionato, a prescindere delle motivazioni addotte, ravvisando quindi una violazione dell’articolo 19, paragrafo 3, della International Covenant on Civil and Political Rights. Nel rapporto, inoltre, il relatore invita tutti gli Stati a garantire in ogni momento la possibilità di accedere a Internet, “anche durante i periodi di agitazione politica” e li esorta “ad abrogare o modificare le leggi vigenti sul copyright intellettuale che permettono le disconnesso degli utenti da Internet, e ad astenersi da tali leggi”.

 
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Pubblicato da su 6 giugno 2011 in computer, diritto, Internet, Life, Mondo, Net neutrality, news, News da Internet, TLC