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Nokia in via di estinzione

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La definitiva acquisizione di Nokia da parte di Microsoft, che sarà perfezionata in questi giorni, porterà alla ridenominazione di tutte le attività legate a Nokia Oy (Nokia Corporation), che prenderà il nome di Microsoft Mobile Oy.

Alcuni rumors prevedono però anche il brand Nokia possa presto scomparire completamente dal mercato, lasciando il posto – su cellulari e smartphone – a Microsoft Mobile. Se anziché un avvicendamento graduale scegliesse un cambio repentino, Microsoft sacrificherebbe un nome storico per segnare il territorio nel mondo della comunicazione mobile. Nei mercati consolidati non sono pochi gli utenti fidelizzati che continuano ad apprezzare le qualità telefoniche dei dispositivi Nokia e in quelli in via di sviluppo il marchio finlandese è molto diffuso. Farlo sparire, scommettendo e puntanto tutto sul marchio Microsoft, potrebbe essere una mossa azzardata.

 
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Pubblicato da su 23 aprile 2014 in business, cellulari & smartphone

 

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AmazonDash, il dittafono per ordinare la spesa online

AmazonDash

Confesso di essere molto incuriosito da Amazon Dash, che non è un detersivo personalizzato, ma un dispositivo WiFi per fare acquisti online, ovviamente tramite Amazon. Si tratta di un lettore di codici a barre dotato di microfono e scheda WiFi, utilizzabile da chi possiede un account AmazonFresh, un servizio per acquistare da casa generi alimentari su Amazon.

La funzione del Dash si concretizza nella compilazione automatica di una lista della spesa, da inoltrare ad Amazon sotto forma di ordine di acquisto, per poi ricevere – se possibile in giornata – i prodotti indicati. L’utente può farne uso a casa propria: per ogni prodotto che vuole acquistare, ne legge il codice a barre (se ne ha una confezione), oppure utilizza il microfono per dettarne il nome (se non lo ha a portata di mano). Una volta memorizzati dal Dash – e visionati dall’utente su AmazonFresh da computer, tablet o smartphone – i prodotti possono essere ordinati direttamente online.

AmazonFresh permette consegne in giornata (o nella prima mattinata del giorno successivo), al momento è disponibile al costo di 299 dollari solo in alcune zone occidentali degli USA (California del sud e le aree metropolitane di San Francisco e Seattle) e prevede la consegna gratuita per ordini superiori ai 35 dollari.

 
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Pubblicato da su 8 aprile 2014 in business, e-commerce, Internet, tecnologia

 

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Occhio al futuro

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In questi ultimi tempi, nel settore della tecnologia, spiccano i business orientati alla wearable technology, la tecnologia indossabile che oggi è già realtà di serie per quanto riguarda gli smartwatch e altri accessori in uso da tempo, e che ora sta puntando dritta agli occhi degli utenti. In particolare si parla molto di due operazioni:

  • l’accordo siglato tra Luxottica e Google per il design dei Google Glass;
  • l’acquisto di Oculus da parte di Facebook.

I primi, per chi non ne avesse ancora sentito parlare sono occhiali per la realtà aumentata, con un piccolo display HD posto in prossimità dell’occhio (che equivale ad uno schermo da 25 pollici visto a due metri di distanza), audio a conduzione ossea, una fotocamera da 5 Megapixel (che può scattare foto e registrare video a 720p), connettività WiFi e Bluetooth e una memoria da 12 GB. Permettono di utilizzare funzionalità simili a quelle degli smartphone (chi li indossa può fare compiere le azioni più svariate). L’accordo con Luxottica rappresenta un matrimonio tra la loro tecnologia e il design, quindi presto potremmo vedere questa tecnologia su occhiali Ray-Ban o Oakley (marchi di proprietà di Luxottica), solo per citare i più sportivi.

Oculus ha progettato un visore per la realtà virtuale, apparentemente ideale per i videogame: indossato, il visore mostra due diverse immagini agli occhi dell’utilizzatore, offrendogli una visione 3D. Il dispositivo è dotato di sensori per rilevare e riprodurre gli eventuali movimenti della testa, e far reagire il “mondo virtuale” di conseguenza. Zuckerberg in questo visore ha visto altro, ossia la possibilità di immergere l’utente nel suo social network per trasformarne l’esperienza per quanto riguarda ogni forma di intrattenimento (per dare all’utente la sensazione di trovarsi dentro un film, nel mezzo di un evento sportivo, o di fronte al docente in un’aula universitaria).

Mirabolanti possibilità per gli utenti, ma soprattutto per le due aziende in campo, che negli ultimi tempi hanno fatto scuola in materia di invasione nella privacy degli iscritti ai loro servizi: questi attraenti dispositivi ampliano a dismisura le loro possibilità di business (e quelle dei loro inserzionisti). Se oggi ci profilano – mediante smartphone o computer – memorizzando i dati delle nostre ricerche, della navigazione e della nostra localizzazione per incrociarli al meglio con le offerte dei loro inserzionisti, domani – mediante un wearable device, dispositivo indossabile – potranno essere ancora più mirati, puntuali e precisi, perché godranno della massima attenzione dell’utente, ancor meno distratto da fattori esterni e quindi più concentrato su quanto percepisce. Il business non è (solo) nella vendita del dispositivo, ma si alimenta con l’indotto dei servizi accessori che gravitano attorno al dispositivo; il legame tra le due entità può non essere immediatamente visibile, ma in realtà è saldo e iindispensabile al buon andamento del mercato in cui si muovono queste grandi aziende.

Come ho avuto modo di dire in passato, la tecnologia non va frenata, ma è necessario conoscerne tutti gli aspetti affinché ognuno possa sfruttarla per perseguire i propri interessi e appia piena consapevolezza tanto dei rischi quanto delle opportunità derivanti dalle innovazioni.

 
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Pubblicato da su 26 marzo 2014 in business, Life, news, wearable

 

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Utenti che lasciano tracce e campagne pubblicitarie che le raccolgono

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Come si lancia una campagna pubblicitaria efficace in modo da farla diventare virale? Ad esempio si crea un sito web ad hoc che pubblicizza un nuovo soft drink, con una bacheca in cui tutti possono scrivere ciò che vogliono, senza moderazione e quindi senza alcun tipo di filtro (unici paletti: un messaggio non più lungo di 80 caratteri, ossia mezzo SMS, ed essere utenti di Facebook , affinché si possa essere tracciati attraverso il profilo mantenuto sul social network). Da notare che nella homepage campeggia un conto alla rovescia che scade esattamente il primo aprile

Il rischio che i contenuti prendano una deriva becera è certo. Ma mentre molti si chiedono se il committente ci è o ci fa (la campagna è sfuggita di mano, o è stata appositamente concepita per renderla roboante e farne parlare il più possibile?) e altri si chiedono se sia tutto un pesce d’aprile (sì, non può che esserlo), la piattaforma continua imperterrita a raccogliere informazioni sugli utenti che ci cascano sentendosi liberi di scrivere ciò che più piace loro…

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Pubblicato da su 24 marzo 2014 in business, social network

 

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Facebook parte con gli spot

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Facebook ha avviato in questi giorni la pubblicazione dei premium video ads, brevi spot pubblicitari che, almeno per il momento, vengono trasmessi senza audio e fino ad un massimo giornaliero di tre video per ogni utente. L’approccio di questo servizio è decisamente televisivo , ma soprattutto mirato: forte delle proprie potenzialità di profilazione degli utenti, il social network è in grado di proporre agli utenti questi spot con la stessa precisione dei box o banner pubblicitari.

Dal punto di vista pubblicitario, quindi, il valore aggiunto di queste inserzioni è molto elevato. Non a caso – spiega Bloomberg – il servizio viene offerto agli inserzionisti ad una tariffa giornaliera che può andare dal milione ai 2,5 milioni di dollari.

Per me è NO.

 
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Pubblicato da su 18 marzo 2014 in business, Internet, social network

 

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Webtax cancellata, problema rimasto

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Al termine di un iter alquanto tortuoso,  la cosiddetta webtax è stata accantonata, ma solo per quanto riguarda l’obbligo, per le aziende che fanno business via Internet, di avere una partita IVA italiana: resta in vigore, per le imprese, la regolamentazione dei pagamenti – che potranno essere effettuati solo con bonifico bancario o postale, o con altri strumenti da cui si possa identificare la corrispondente partita IVA del beneficiario – così come rimangono in piedi anche il requisito della stabile organizzazione e la tracciabilità dei profitti.

Per quanto possa sembrare – ed essere – una soluzione impercorribile così com’è stata concepita, la proposta della webtax testimonia un problema molto serio legato alle opportunità di elusione fiscale da parte di molte grandi aziende. E’ un problema di dimensioni rilevanti e, dato che riguarda realtà che operano su mercati di livello internazionale grazie al regime di libera concorrenza, non può essere affrontato solamente a livello locale e non va pensato unicamente con orientamento ai business legati ad Internet (l’elusione fiscale, i paradisi fiscali esistono da quando esiste il fisco, non da quando esiste la rete), anche se sono quelli che generano i numeri meno visibili: tanto per rendere l’idea del fatto che la questione è più ampia del Vecchio Continente, è sufficiente notare che Google ha la sua base negli USA, ma ha sedi anche in Irlanda, Olanda e Bermuda, e si stima che – in virtù dei differenti regimi fiscali in vigore in questi stati – nel 2012 il risparmio fiscale negli Stati Uniti sia stato pari a 2 miliardi di dollari.

A soluzioni mirate ad evitare il profit shifting (l’opportunità di veicolare profitti nei paradisi fiscali e non avere utili imponibili negli stati in cui si opera) stanno lavorando, in ottica internazionale, la Commissione Europea e l’OCSE, lavorando su due fronti: uno è ovviamente quello fiscale, perché la disinvoltura delle multinazionali che operano su Internet è foriera di danni dal punto di vista delle entrate pubbliche, ma c’è anche da osservare la concorrenzialità dell’ampio mercato in cui queste aziende si muovono, dal momento che sfruttano agevolazioni che danno loro un enorme vantaggio nei confronti di altre aziende, incluse quelle della GDO (Grande Distribuzione Organizzata).

Esiste già una direttiva europea – la n.112 del 2006 – in cui, anche in seguito a modifiche successive, è stato previsto che gli Stati UE possano pretendere il pagamento delle tasse dove vengono erogati i servizi. L’entrata in vigore di questa norma è fissata per il gennaio 2015, ma non si escludono slittamenti. Sarebbe opportuno che non si verificassero: le distorsioni fiscali e di mercato sono già andate oltre ogni limite tollerabile e la proposta della webtax, seppur con le sue criticità, ha avuto un effetto positivo nell’evidenziare la questione e portarla ad alti livelli di discussione, che dovranno tradursi in fatti.

 
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Pubblicato da su 10 marzo 2014 in business, Internet, Mondo

 

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Facebook compra WhatsApp… con tutto il suo elenco telefonico

FacebookWhatsApp

Facebook si fa un bel regalo, per il suo decimo compleanno, comprandosi WhatsApp, come si può leggere nel report pubblicato dal sito web del social network, sezione Investor relations. Il valore dell’operazione pare si aggiri attorno ad una cifra complessiva di 19 miliardi di dollari. Una bella soddisfazione per chi ha fondato WhatsApp dopo aver ricevuto – nel 2009 – un due di picche da Zuckerberg…

BrianActonWhatsApp

Con WhatsApp entra nella famiglia Facebook, oltre a chi è già iscritto ad entrambi i servizi,  anche quella fascia di utenti che, invece di condividere informazioni personali sul social network più popoloso del mondo, preferisce scrivere messaggi e condividere informazioni a livello più ristretto. Conferendo anche il proprio numero di telefono (che è legato all’account WhatsApp), informazione che Facebook chiede spesso ai propri utenti, mai obbligati a darlo (ma sottolineo: se siete utenti di entrambi, ora gliel’avete consegnato, vostro malgrado).

Ora gli ipotetici scenari che si possono aprire sono molti: dai “mi piace” sui messaggini di WhatsApp, ad una messaggistica direttamente integrata in Facebook, alle dinamiche pubblicitarie (magari geo-localizzate) che potrebbero diventare un fattore comune… possono accadere queste e moltre e altre cose. Ma un fatto è certo: Internet viene sempre più utilizzato dagli smartphone e in mobilità. E Facebook si è assicurata il controllo dei due servizi più utilizzati su questi dispositivi. E dei loro utenti.

Poi ogni utente è libero di scegliere l’app che preferisce, per proprie convinzioni in tema di privacy o per migliore user experience personale (io preferisco BBM). L’importante è avere la consapevolezza della portata di queste operazioni, e delle possibili evoluzioni che possono avere…

 
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Pubblicato da su 20 febbraio 2014 in business, cellulari & smartphone, News da Internet

 

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La butto lì…

Google rileva Nest e mira alla domotica. Pronti alle case intelligenti con comando vocale, magari mediato da Android?

 
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Pubblicato da su 14 gennaio 2014 in business, tecnologia

 

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Orange vende elettronica online in Italia

OrangeLogo

Arriva in Italia Orange, la compagnia di telecomunicazioni francese. Il primo passo nel Belpaese consiste nell’apertura di un negozio on-line con articoli di elettronica e prodotti tecnologici che vanno dai telefoni agli accessori, con il plus di un diritto di recesso entro 30 giorni e della consegna a domicilio a costo zero per spese superiori ai 100 euro.

Un concorrente in più per i vari negozi online già esistenti, magari in attesa di comparire tra i competitor delle compagnie telefoniche attive sul “libero” mercato italiano.

 
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Pubblicato da su 9 ottobre 2013 in business, cellulari & smartphone, Internet

 

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Amazon Fai da te

AmazonFaiDaTe

Amazon ha reso disponibile nel suo portale una nuova categoria di articoli. Il nuovo negozio online è stato chiamato Fai da te–beta, per evidenziare che il progetto è in fase di test.

Il fatto che il termine beta coincida con il nome di una famosa azienda brianzola che produce utensili non sembra intenzionale.

 
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Pubblicato da su 2 ottobre 2013 in business

 

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Telecom Italia verso la Spagna

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Telefónica – compagnia di telecomunicazioni spagnola – è pronta (e prossima) a mettere le proprie mani su Telecom Italia. Già oggi possiede il 46,179% della società Telco, che ha una quota azionaria del 22,447% di Telecom Italia.

Bloomberg anticipa alcuni dettagli dell’accordo tra le parti interessate, che prevede un aumento della partecipazione di Telefonica in Telco (dal 46% al 65%), e la conseguente riduzione delle quote possedute  da Generali, Intesa SanPaolo e Mediobanca (che passeranno dall’attuale 54% al 35%). 

 
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Pubblicato da su 23 settembre 2013 in business, telefonia

 

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BlackBerry verso la vendita

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BlackBerry ha annunciato di aver siglato un accordo – una lettera di intenti – con un consorzio che ha come capofila Fairfax Financial Holdings, investitore intenzionato a rilevare il controllo della società (di cui oggi detiene una quota azionaria del 10%).

L’operazione è condizionata all’esito favorevole della due diligence che dovrebbe essere ultimata entro il 4 novembre. Se tutto andrà come previsto, l’azienda rimarrà canadese e il valore della transazione ammonterà a circa 4,7 miliardi di dollari USA.

 

 
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Pubblicato da su 23 settembre 2013 in business, cellulari & smartphone

 

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Scoperte dell’acqua calda: Android era il “piano B” di Nokia

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Tutti in queste ore mostrano grande stupore nel leggere dal New York Times che Nokia, prima di diventare una divisione mobile di Microsoft, avesse valutato la possibilità di adottare Android – anziché Windows Mobile – sui propri smartphone, nonostante un accordo che prevedeva appunto l’utilizzo del sistema operativo di Microsoft. Accordo che però – prima dell’operazione di acquisto di Nokia da parte dell’azienda americana – era a termine, con scadenza prevista nel 2014.

Ma di cosa ci si stupisce? Questa stessa notizia circola da oltre un anno, come testimoniato ad esempio dall’italiano HDBlog (da cui ho preso l’immagine) e ribadito da Forbes. Quindi dov’è lo scoop? Di che novità stiamo parlando?

 
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Pubblicato da su 16 settembre 2013 in business, cellulari & smartphone, news

 

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Apple, obiettivo: diversificazione

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I nuovi iPhone presentati ieri rappresentano una vera svolta per Apple: non più un solo nuovo modello all’anno, ma addirittura due, quindi ormai si può parlare di offerta di gamma, con il modello 5S che introduce il touch id, lettore di impronte digitali (per sostituire l’uso delle password, anche per accedere agli account dei sistemi di pagamento) e il colorato 5C (che viene definito low cost in modo molto fuorviante, eventualmente è lower priced).

 
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Pubblicato da su 11 settembre 2013 in business, cellulari & smartphone, telefonia

 

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Stanno sistemando gli scaffali

AppleStoreChiusoSettembre2013

Stasera novità da Apple

 
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Pubblicato da su 10 settembre 2013 in business

 

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