Si chiama Astro ed è stato presentato ieri da Amazon come un simpatico robot domestico, che gira per casa come un cucciolo curioso, muovendosi grazie alle sue tre ruote e con la sua testa – uno schermo – con due occhioni che cercano di dargli espressività. In pratica è un Echo Show con il “dono” della mobilità, che in più può “obbedire” al comando di spostarsi verso una determinata posizione della casa e riconoscere una persona (che Astro può identificare con un sistema di riconoscimento facciale), per portarle un oggetto, oppure per interagire attivando videochiamate o ancora trasmettere avvisi e allarmi relativi a compiti di videosorveglianza.
Al netto del design – più simpatico che sofisticato – sono però emerse molte perplessità sul “prodotto”, evidenziate da Motherboard: l’importanza del riconoscimento facciale per il suo funzionamento è nel mirino di coloro che sono più attenti alla tutela della riservatezza dei dati personali (per gli amici, la privacy) e lo stesso vale per le informazioni che Astro raccoglie in merito al comportamento dell’utente. Soprattutto perché, a quanto pare, questo “cucciolo elettronico” soffre di alcuni “problemi di gioventù” tutt’altro che trascurabili.
Tra le funzionalità che avrebbero necessità di migliorie, se non di un upgrade di rilievo, ci sarebbe innanzitutto il sistema di riconoscimento delle persone (che analizza e memorizza i volti di ogni persona rilevata nell’ambiente in cui si trova), che sarebbe “decisamente difettoso” e renderebbe quindi non affidabili alcune caratteristiche, come le funzioni di videosorveglianza. Altri aspetti critici consisterebbero nella possibilità di identificare ostacoli o pericoli sul suo percorso, per la presunta incapacità di Astro di riconoscere correttamente una scala e, quindi, di muoversi con il banale rischio di cadere. Quindi, stando a quanto dicono su Motherboard, vede poco e rischia di fare danni.
Vedremo in seguito se Amazon sarà in grado di risolvere i dubbi (non di poco conto) sollevati. Per quanto riguarda le perplessità sulla riservatezza, non c’è nulla di nuovo o diverso da quanto scritto da me in un post di due anni fa, dal titolo: si chiamano assistenti vocali perché assistono.