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Brexit, l’accordo cita tecnologie del secolo scorso

Possiamo ben dire che l’accordo sulla Brexit siglato tra Unione Europea e Regno Unito è un documento tecnologicamente vintage: tra le righe delle sue 1246 pagine, c’è posto per alcune raccomandazioni sull’utilizzo di tecnologie di cifratura ormai superate e a software ormai morti e sepolti:

s/MIME functionality is built into the vast majority of modern e-mail software packages including Outlook, Mozilla Mail as well as Netscape Communicator 4.x and inter-operates among all major e-mail software packages.

Traduzione: La funzionalità s/MIME è integrata nella maggior parte dei moderni pacchetti software di posta elettronica, tra cui Outlook, Mozilla Mail e Netscape Communicator 4.x, e interagisce con tutti i principali pacchetti software di posta elettronica.

Netscape Communicator, con questo nome che si legge nell’accordo, è stato rilasciato nell’ottobre del 1998. E’ una versione del pacchetto di navigazione Netscape che ha debuttato sul mercato nel 1994 ed è scomparso nel 2008. Ampiamente superato, così come la crittografia RSA a 1024 bit e l’algoritmo SHA-1. Secondo quanto si legge su  Hackaday , quella parte di testo che richiama a tecnologie del secolo scorso potrebbe essere dovuta ad un frettoloso copia+incolla di un documento sulla sicurezza risalente a fine anni ’90.

Un accordo che, dal punto di vista tecnologico, è proprio una botte di ferro. Arrugginito.

 
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Pubblicato da su 30 dicembre 2020 in news

 

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Brexit, conseguenze su economia digitale e innovazione

Su AgendaDigitale c’è l’interessante riflessione “Brexit: le conseguenze sull’economia digitale e l’innovazione” che illustra le ricadute “digitali” del risultato referendario sulla Gran Bretagna e i possibili cambiamenti di scenari e protagonisti nel settore.

E’ tutta da leggere, io evidenzio solo quanto mi ha colpito maggiormente:

  1. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, invece che mezzo vuoto, si può pensare che si aprono nuove prospettive per altre zone che volessero candidarsi a diventare la nuova Silicon Valley europea. Secondo Sacco, le piazza alternative a Londra sono Francoforte, Parigi, Milano. La capitale francese ha il problema dello scetticismo americano, determinato anche dal fatto che non si parla inglese. Francoforte, continua Sacco «è una città molto piccola, non è l’ideale per l’innovazione». Milano, paradossalmente, potrebbe avere una carta da giocare. «Lo dico a malincuore, ma potrebbe essere una valida opportunità». Perché a malincuore? Perché la Brexit è un colpo molto difficile «per tutto il continente, per il progetto europeo, per quello che voleva dire. Non sarà una periodo facile da affrontare».
  2. Carnevale Maffè, invece, ritiene che le due alternative migliori siano Dublino e Francoforte. Milano, e l’Italia, scontano un contesto normativo non certo ideale per il fare impresa, Parigi è penalizzata dal fattore linguistico. Perché Dublino? Perché «l’Irlanda ha una tassazione favorevole sulle attività economiche, parla inglese, uno status giuridico sostanzialmente simile a quello britannico, ad esempio sul fronte della protezione della proprietà intellettuale, già oggi è sede di istituzioni finanziarie e di asset management europee. E’ uno dei candidati più semplici», conclude il docente, che come seconda opzione cita invece Francoforte, che rispetto a Dublino vanta migliori comunicazioni (ad esempio, l’aeroporto).

Da problema a opportunità?

 

 

 

 

 
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Pubblicato da su 27 giugno 2016 in news

 

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