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Riforme, il digitale si fa spazio nella Costituzione

Io non so come procederà realmente il cammino delle riforme intrapreso dal Governo in carica. Però ieri un passettino in avanti c’è stato. Anzi, forse i passettini sono stati due.

Il primo è dato dall’approvazione – avvenuta ieri, mentre una parte d’Italia si faceva di Sanremo – di un emendamento di Stefano Quintarelli e Paolo Coppola all’art. 117 della Costituzione, focalizzato sulla definizione e suddivisione delle materie di competenza tra Stato e Regioni. Fino a ieri stabiliva che lo Stato dovesse avere il coordinamento informatico dei dati della Pubblica Amministrazione. Con il nuovo provvedimento (se l’iter della riforma costituzionale procederà come sperato, passando dal Senato e poi ancora da Camera e Senato) le attività di coordinamento saranno estese a processi, infrastrutture e piattaforme informatiche. Non si dovrà perseguire solo uniformità nelle informazioni, ma anche negli strumenti che le gestiscono e nelle relative modalità di utilizzo, con conseguenze positive sull’interoperabilità dei sistemi (fondamentale ad esempio per Sistema Pubblico di Identità Digitale, Fascicolo Sanitario Elettronico, ecc.) e, quindi, su efficacia ed efficienza nel trattamento dei dati. Certo, anche con la favorevole prosecuzione di tutto l’iter legislativo, sarà la concretezza dei fatti a portare i veri risultati, ma la premessa costituzionale è il giusto punto di partenza del percorso.

Foto di S. Quintarelli

Foto di S. Quintarelli

Il secondo è dato dal carattere del risultato: un’approvazione unanime (368 presenti, 364 votanti, 364 favorevoli, 4 astenuti) conseguita da un provvedimento che, fino a pochi minuti prima, era diretto al cestino, poiché aveva ricevuto il parere negativo del Governo e della Commissione che aveva il compito di valutarlo. Su questo presupposto si è basata una tattica che si è rivelata vincente: dopo che Stefano Quintarelli ne aveva annunciato il ritiro, Antonio Palmieri ne ha invece sostenuto le argomentazioni, portando l’Aula ad un’inversione di marcia e aprendo la strada ad una serie di interventi da parte di tutti i gruppi parlamentari che hanno fatto proprio quel provvedimento ormai pronto ad essere accartocciato. Un Governo che ostenta impegno sull’innovazione e promuove l’Agenda Digitale non può far finta di niente di fronte ad una simile presa di posizione. Probabilmente per questo motivo il ministro Maria Elena Boschi – dopo alcune consultazioni – ha comunicato un riconvertito parere favorevole del Governo, precedendo una votazione plebiscitaria.

 
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Pubblicato da su 11 febbraio 2015 in PA

 

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IVA sugli e-book, altro giro…?

Un paio di settimane fa ho parlato di alcuni aspetti legati alla campagna Un libro è un libro mirata a chiedere l’equiparazione dell’IVA sugli e-book (oggi al 22%, mentre sui libri cartacei si applica l’aliquota del 4%). Il differente trattamento tributario è dato dal presupposto che l’e-book è formalmente considerato come un servizio digitale concesso con licenza d’uso, quindi l’acquirente non ne acquista la proprietà. In questi giorni il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini ha annunciato la presentazione di un emendamento all’articolo 17 della legge di stabilità 2015, con lo stesso obiettivo della campagna:

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L’emendamento – che prevede “di considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice ISBN e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica” –  va nella direzione giusta e segue un analogo provvedimento adottato in Francia, ma è una posizione coraggiosa da sostenere.

Come spiegavo giorni fa, il concetto di e-book come servizio digitale (e non bene acquistabile come invece è la pubblicazione cartacea), con tutte le conseguenze tributarie che ne derivano, è una definizione dell’Unione Europea ed è dunque a quel livello che va aperta e condotta una trattativa.

Andare contro questa disposizione significa rischiare di subire una procedura di infrazione (che porterebbe ad invalidare il provvedimento), ma il governo ne è ben consapevole: la scorsa primavera, nel decreto legge per la promozione della Cultura e del Turismo, era stato già previsto un precedente tentativo di abbassamento dell’IVA sugli e-book, che non fu approvato proprio in quanto contrario alle norme dell’Unione Europea.

Da allora nulla è cambiato su questo fronte, nemmeno la conseguenza di un minor gettito di IVA, quindi non ho modo di capire quali siano le aspettative reali del ministro e del governo in merito a questa nuova iniziativa. Nella speranza non si tratti di un refresh di facciata, spero possa essere il primo passo verso un risultato concreto.

 
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Pubblicato da su 21 novembre 2014 in news

 

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