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E’ sempre troppo tardi

Ho percorso quelle strade – la SS 36 e il cavalcavia soprastante quel tratto – innumerevoli volte, mai con la preoccupazione che quel ponte potesse crollare all’improvviso sopra o sotto i veicoli. Perché un automobilista, quando viaggia, deve concentrare la propria attenzione sul percorso, sulla segnaletica e sulle condizioni della viabilità, mentre può essere naturalmente distratto sulle condizioni delle infrastrutture, confidando in ciò che normalmente dovrebbe essere svolto da chi ne ha competenza e responsabilità: progettazione adeguata, collaudi, controlli, manutenzioni, applicazione e rispetto delle norme.

Ora dalle inchieste conseguenti all’incidente dovrà emergere quali, tra quelle attività, non sono state svolte a dovere. Ai nostri occhi, tuttavia, è davvero assurdo dover assistere a rimpalli di responsabilità e apprendere di complicazioni burocratiche che avrebbero ritardato la doverosa chiusura di quel tratto di strada, quando le sue condizioni non proprio esemplari – se non dalla memoria degli automobilisti attenti che potrebbero averle constatate – erano e sono visibili persino dalle immagini di Google Street View (anche quelle risalenti al 2011).

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Tecnologie come questa, utilizzate con il senno di poi, non servono a nulla. Ma sarebbe davvero amaro arrivare alla conclusione che immagini simili, se esaminate preventivamente con la dovuta attenzione da parte dei responsabili di quelle strade, avrebbero potuto far scattare un allarme utile ad evitare la tragedia di venerdì. E chissà che catastrofi analoghe non possano essere evitate, con un’attenta osservazione delle immagini di censimenti fotografici periodici delle infrastrutture e conseguenti sopralluoghi, utili ad individuare le possibili cause di deterioramento prima che sia troppo tardi.

Quel crollo – così netto – di quel cavalcavia non è avvenuto solamente per il peso dell’autotreno, ma per l’impotenza e l’insostenibilità di un sistema caratterizzato dalla mancanza di risorse e dalla burocrazia. Altre responsabilità, tecniche o di altra natura, emergeranno dalle inchieste.

 
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Pubblicato da su 30 ottobre 2016 in news

 

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Coming Soon: The Floating Piers on Google Street View

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Il 3 luglio 2016 sarà l’ultimo giorno possibile per visitare The Floating Piers, ma l’opera galleggiante di Christo avrà un seguito virtuale: il percorso pedonale di tre chilometri sopravviverà infatti su Google Street View. La mappatura del Google Trekker ha preso il via stamattina, concretizzando il progetto nato dalla collaborazione tra Google, Provincia di Bergamo e Cai, che fa seguito alla mappatura dei sentieri delle Orobie.

 

 
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Pubblicato da su 1 luglio 2016 in news

 

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L’età del motorino

Google oggi compie quattordici anni e spegne altrettante candeline. Oggi? In effetti non è facile capire quale sia la data corretta del “compleanno” e forse non hanno le idee chiare nemmeno a Mountain View, dato che in passato – come ricorda Webnews – i festeggiamenti sono caduti in altre date, ma sempre nel mese di settembre.

C’è da festeggiare? Sì e no: giusto dopo un’operazione molto scenica – l’estensione di Street View alla Grande Barriera Corallina e ad alcuni stupendi scenari marini, dalle Filippine alle Hawaii, che attirerà molto pubblico e molto traffico – Google registra l’ordine di arresto di Fabio Jose Silva Coelho, (il suo numero uno in Brasile), a causa della mancata rimozione di due video pubblicati su YouTube e ritenuti diffamatori nei confronti di Alcides Bernal, candidato sindaco della città di Campo Grande.

Quattordici anni sono comunque un’epoca, per un’azienda nata in un garage di Menlo Park che oggi da’ lavoro a 55mila persone ed è ai vertici del web e di molti altri settori di mercato (dall’advertising alla telefonia mobile). In ogni caso, buon compleanno.

 
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Pubblicato da su 27 settembre 2012 in Internet

 

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Street View, semaforo verde in Svizzera. Però…

L’accoglienza che la Svizzera ha riservato negli scorsi anni a Street View non è mai stata particolarmente calda: le prime opposizioni erano giunte dalla Swiss Federal Data Protection and Information Commission, che aveva contestato al servizio di Google Maps la facile identificabilità di volti e targhe di automobili.

In seguito è giunto il pronunciamento del TAF (Tribunale amministrativo Federale), che ha sentenziato il divieto di fotografare una persona senza il suo esplicito consenso, obbligando dunque Google Street View a pubblicare immagini conformi all’applicazione del diritto alla riservatezza personale, con particolare riguardo a localizzazioni sensibili (tribunali, sedi carcerarie, ospedali o altri luoghi “delicati”), e non solamente le immagini offuscate in virtù dei controlli attivati dall’azienda. All’epoca Google aveva ricorso contro il provvedimento, precisando di poter salvaguardare la riservatezza dei cittadini con il proprio sistema in grado di offuscare il 99% dei dettagli critici di ogni immagine.

La decisione promulgata nei giorni scorsi dal TAF va proprio in questa direzione, dato che ora riconosce a Google una tolleranza dell’1% sull’attendibilità del sistema di offuscamento di volti e targhe di veicoli, ma deve sempre salvaguardare al massimo l’identità (volti, targhe, eccetera) di chi viene ritratto in localizzazioni sensibili. Quindi prima o poi verrà resa conforme anche l’immagine riportata sopra (uno screenshot preso oggi da Street View e basato sulle coordinate di un policlinico svizzero, qui basta un click per ingrandirla, ma nell’originale le targhe si leggono piuttosto bene).

 
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Pubblicato da su 11 giugno 2012 in Internet

 

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