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Anonymous colpisce ancora

Hackerato il social network russo Vkontakte, anche noto come Vk: lo annuncia Anonymous con un tweet pubblicato dall’account @AnonOpsSE.

L’obiettivo dell’iniziativa è contrastare i canali di informazione uffuciali, spedendo massivamente agli utenti – utilizzando l’account ufficiale di VKontakte – una serie di messaggi che informino sulla situazione in Ucraina con i dati sulle conseguenze del conflitto e i numeri delle vittime, militari e civili.

Gli attivisti hanno inoltre reso noto di avere (ovviamente) accesso anche alle informazioni condivise dagli utenti sul social network e alla messaggistica personale, per individuare i sostenitori del presidente Putin.

Vkontakte è l’ennesima “vittima” russa di Anonymous dopo altre istituzioni governative e la tv di Stato.

 
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Pubblicato da su 21 marzo 2022 in news

 

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Google down, incidente o attacco?

Lunedì grigio oggi, per i servizi Google che sono rimasti down nel tempo della pausa pranzo italiana: molti di coloro che hanno tentato di accedere a Gmail, Google Drive, Meet, Classroom, Sites, Youtube o altri servizi della famiglia, tra le 12.55 e le 13.45 si sono trovati a piedi e hanno potuto vedere solo un bel messaggio di errore.

Come riportato dalla Dashboard di Google Workspace, i problemi hanno coinvolto gran parte dei servizi del gruppo. Prevedibili i disagi per le scuole che hanno previsto di utilizzare Classroom e Meet per la didattica a distanza e sono rimaste in panne.

Ma cos’è accaduto? Non sono state ancora comunicate spiegazioni, ma ho l’impressione che il problema si sia verificato su un aspetto che riguarda l’autenticazione degli utenti: personalmente ho constatato che comunque, anche in quell’intervallo di tempo, era possibile effettuare una ricerca su Google o guardare un video su Youtube – servizi utilizzabili senza autenticarsi – mentre erano inaccessibili altri servizi che richiedono l’inserimento di username e password.

Il disservizio cade a poche ore di distanza da un altro incidente che si è verificato ai danni dei sistemi di posta elettronica di alcuni dipartimenti USA – tra i quali quelli del Tesoro e del Commercio – colpiti, secondo funzionari del governo USA, da una serie di attacchi hacker sferrati dalla Russia verso alcune agenzie governative d’oltreoceano. Esperti federali e privati sono certi che il mandante dell’attacco sia un’agenzia di intelligence russa.

Indipendentemente dalla reale origine dell’attacco, c’è chi ha collegato i due fatti, ipotizzando una correlazione tra i disservizi Google e l’attacco hacker. Anche a causa di alcuni messaggi “customizzati” comparsi dalle pagine di accesso alla riunioni di Google Meet, ma generati per burla. Oltre al down, anche la beffa…

 
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Pubblicato da su 14 dicembre 2020 in cloud, news

 

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Tutti gli smartphone del Presidente (interessano a Cina e Russia)

Cina e Russia intercettano le telefonate personali del presidente Donald Trump: lo riferisce il New York Times citando fonti coperte da anonimato, ma vicine all’attuale POTUS (the President Of The United States) in quanto suoi collaboratori, attuali e non solo. Le finalità, secondo queste fonti, sarebbero diverse e parallele: mentre l’intercettazione della Russia rientrerebbe nell’attività di intelligence mirata alla sicurezza nazionale, la Cina porrebbe attenzione agli argomenti a cui Trump è interessato per mantenere viva una guerra commerciale con gli Stati Uniti, con la complicità di uomini d’affari cinesi in contatto con il presidente americano e alcune persone di sua fiducia.

Secondo le rivelazioni, Trump ha due iPhone “ufficiali”, che la NSA (National Security Agency) ha opportunamente modificato per limitarne la vulnerabilità, uno per l’account Twitter e uno per le telefonate. Ma dispone anche di un terzo iPhone assolutamente standard, che utilizza perché gli permette di memorizzare i contatti (opzione eliminata sugli altri due apparecchi). Non sarebbe stato necessario fare alcuna attività di hacking sugli smartphone: le intercettazioni riguardano comunque le conversazioni telefoniche che viaggiano sulle reti telefoniche fisse e mobili attraverso infrastrutture con apparati, antenne, cavi.

Altri tempi, in confronto al suo predecessore Barack Obama, che non si era sottratto ai vincoli della sicurezza: con il suo smartphone non poteva telefonare (il microfono era disattivato, così come la fotocamera), riceveva mail solo da un indirizzo riservato e non poteva gestire sms. Per chiamare utilizzava il cellulare di un assistente.

Ma la scarsa dimistichezza dell’attuale presidente per la tecnologia ha un risvolto positivo: l’utilizza della posta elettronica da parte di Trump è pressoché nullo, quindi non c’è pericolo di cadere in trappole di phishing.

 
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Pubblicato da su 25 ottobre 2018 in news

 

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Il malware viaggia (anche) grazie ai social network

Il collettivo di hacker Turla – ritenuto legato ai servizi di intelligence russi – ha trovato un originale veicolo per diffondere e testare un nuovo malware: l’area commenti dell’account Instagram di Britney Spears.

Secondo Eset si tratterebbe di un classico malware che, appoggiato ad un’estensione di Firefox (che si presenta come un’opzione di sicurezza realizzata da un’azienda svizzera), crea sul computer una backdoor che consente l’accesso da remoto, ma l’aspetto interessante della vicenda è l’utilizzo di un social network per contattare i server che lo controllano, una strategia subdola che rende difficile identificare il traffico pericoloso.

 
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Pubblicato da su 9 giugno 2017 in security, social network

 

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Cyber-attacco, ci sono rivendicazioni

cyberattaccoottobre2016

Per il cyber-attacco di venerdì ci sono due rivendicazioni: una arriva dal gruppo New World Hackers e compare in una intervista pubblicata sul sito Anonymous Intelligence Group. Qui alcuni passaggi (liberamente tradotti dal sottoscritto):

Ogni anno organizziamo un power test e questa volta il nostro bersaglio è la Russia. Testare la nostra potenza è il punto chiave, per vedere quanta banda viene saturata ad ogni attacco.

La nostra botnet è un supercomputer costituito da oltre 100.000 dispositivi IOT.

Cosa ha spinto questa dimostrazione di forza?

E’ per una buona causa… La Russia, dichiarandosi migliore degli USA nell’hackerare qualunque cosa, sembra sul punto di scatenare una guerra. Mostreremo loro com’è una guerra.

Pensate che la Russia risponderà dopo un attacco di questa potenza?

La Russia dovrebbe rispondere, ma si fottano. Il nostro messaggio al mondo è quello di imparare la lezione

L’altra rivendicazione – che potrebbe essere una semplice constatazione – è di Anonymous, che su Twitter cita un brano dei Bloodhound Gang:

The roof the roof the roof is on fire
We don’t need no water let the motherfucker burn
Burn motherfucker burn

Che più o meno significa: Il tetto, il tetto, il tetto va a fuoco, non abbiamo bisogno di acqua lasciate bruciare il figlio di p…… bruci, brucia figlio di p…. brucia

SI è letto da più parti, inoltre, che entrambi i gruppi motiverebbero l’attacco con l’intento di manifestare contro il governo dell’Ecuador, reo di aver posto dei vincoli all’accesso a Internet a Julian Assange, a sua volta ritenuto colpevole di ingerenze nella campagna elettorale USA dopo la pubblicazione delle mail riservate di Hillary Clinton.

Certo sarebbe interessante poter approfondire queste dichiarazioni, che – per come sono state rilasciate – non sono pienamente verificabili e quindi possono generare molte perplessità sulla loro attendibilità. Ma la possibilità che simili attacchi possano essere sferrati coinvolgendo dispositivi IoT è più che concreta.

 
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Pubblicato da su 24 ottobre 2016 in news

 

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Cyber-guerra? Non è una novità, ma richiede sempre attenzione

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La cyber-guerra tra Stati Uniti e Russia – quella di cui si parla molto in questi giorni – non è esattamente una novità: probabilmente è in corso da quando esiste Internet, o quantomeno da quando la rete è diventata strumento e canale di comunicazione. E’ infatti ovvio che i servizi di intelligence (di tutti i Paesi, ma soprattutto di quelli con più risorse) abbiano sempre sfruttato le opportunità di intercettazione delle comunicazioni elettroniche e di intrusione nei sistemi altrui: con il passare del tempo, gli obiettivi degli attacchi informatici hanno cambiato e ampliato orientamento, passando dai dati personali a quelli di realtà aziendali e governative. La corsa alle elezioni presidenziali attualmente in corso negli Stati Uniti ha semplicemente amplificato e messo in maggior luce una “problematica” che esiste da sempre e che, probabilmente, in questa occasione si è fatta particolarmente intensa.

Qualcuno leggerà queste notizie con sorpresa e con il distacco di chi pensa siano cose lontane da se’, ma non mancheranno reazioni di apprensione e preoccupazione. Ricordiamoci, comunque, che nel digitale la sicurezza assoluta non esiste (mentre il business correlato alla cyber security è in crescita) e teniamolo presente quando si parla di Internet of Things, l’Internet delle cose: alla rete è possibile collegare gli elettrodomestici, la tv e altri dispositivi, ma anche elementi e componenti degli impianti di una utility. Pensiamo a cosa potrebbe accadere se un attacco informatico avesse per obiettivo il sistema di gestione di una rete di trasporto pubblico, un acquedotto, un metanodotto, la rete elettrica.

 
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Pubblicato da su 17 ottobre 2016 in news

 

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Chiavetta di lettura al G20

ChiavettaG20

ChiavettaG20b

E’ un po’ strana la notizia sui gadget spia (chiavette USB e caricabatterie per cellulari) che sarebbero stati distribuiti al G20 che ha avuto luogo in settembre a San Pietroburgo, in Russia: gli unici a diffonderla sono stati La Stampa e il Corriere della Sera. Le altre testate, anche straniere, citano esplicitamente i due giornali italiani, informati da non precisate fonti diplomatiche UE.

Il presidente del consiglio europeo Herman Van Rompuy – unico nome citato – rientrato a Bruxelles dal summit, avrebbe consegnato i dispositivi ai servizi di sicurezza per verificarli. I servizi di intelligence tedeschi avrebbero poi accertato l’idoneità di chiavette USB e alimentatori a catturare clandestinamente dati da computer e telefoni cellulari (pare attraverso due trojan-horse).

La Russia smentisce, ma la notizia viene data in pasto all’opinione pubblica, che la assimila perché verosimile, almeno in senso astratto: è difficile immaginare che operazioni di spionaggio e monitoraggio su larga scala vengano attuate solo da USA, Regno Unito e pochi altri. Anzi, dopo questa che coinvolge la Russia, ora mi aspetto la diffusione di notizie che facciano entrare in scena altri protagonisti: al momento girano rumors su altri Paesi occidentali (gli USA già dicono che molte informazioni riservate in possesso della NSA provengono da servizi di intelligence europei), ma non mi stupirei se, a breve, l’attenzione si dovesse spostare su nazioni medio-orientali e orientali. La bilancia del sospetto ritroverebbe un proprio equilibrio.

La notizia rimane di dubbia attendibilità, per essere più verosimile sarebbe opportuno approfondire qualche aspetto, ad esempio:

  • di questa notizia parlano solo due giornali italiani, ma il bubbone sembra sia scoppiato in seguito ai sospetti del presidente del consiglio europeo, perché nessun’altra testata europea è stata in grado di ottenere notizie di prima mano al riguardo?
  • quanti tipi di chiavette USB (e caricabatterie, non dimentichiamoceli!) hanno distribuito al G20? che caratteristiche hanno (cosa c’è dentro)?
  • è possibile capire se i dati catturati da questi dispositivi siano stati trasmessi (e a quali destinatari)?
 
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Pubblicato da su 30 ottobre 2013 in Inchieste, news, News da Internet

 

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