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Social detox

La pausa di riflessione (ah no, è stato un black-out) delle piattaforme social e di messaggistica della “Famiglia Facebook” che ha avuto inizio dal pomeriggio di oggi (lunedì 4 ottobre) potrebbe rivelarsi provvidenziale per dare consapevolezza – almeno ad una certa fascia di utenti – che nel mondo c’è altro. Sicuramente questo incidente non ha impensierito gli irriducibili di TikTok, ma il silenzio totale che per sette ore ha colpito Facebook, WhatsApp, Messenger e Instagram ha fatto sogghignare i fan di altre piattaforme come Telegram e Signal.

Chi si ostina a sognare una transumanza di utenti verso queste app di comunicazione resterà però deluso, più o meno come chi pensa di convertire alla realtà chi abbocca alle fake news: la verità è che influencers e influenced legati ai canali Instagram e Facebook non hanno alcuna intenzione di mollare quella parte di mondo virtuale a cui sono particolarmente affezionati e anzi, come negli episodi precedenti, sono rimasti in trepidante e fiduciosa attesa di poter sfogare appena possibile la propria socialità digitale repressa. Senza rendersi conto che questi episodi di imprevista pace digitale sono ottime occasioni di disintossicazione e di riscoperta della socialità reale, con buona pace del Codacons che in precedenza ha già tentato di dare eccessiva importanza a questo tipo di disservizio.

Ma cos’è accaduto in questa giornata di Facebookdown, MessengerDown, InstagramDown e WhatsappDown, in cui molti hanno riesumato il proprio account Twitter e riscoperto gli SMS, inutilmente illimitati in molti piani tariffari? Tech Crunch attribuisce l’incidente a un problema di DNS (“Domain Name Server”, il sistema che abbina i nomi dei siti web agli indirizzi IP corrispondenti), il cui disorientamento avrebbe comportato un (serio) problema di raggiungibilità dei siti web stessi. Escludendo l’eventualità di un attacco ricevuto dall’esterno (che verosimilmente avrebbe mirato su una delle piattaforme e non su tutte), l’inconveniente tecnico resta l’ipotesi più accreditabile.

 
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Pubblicato da su 4 ottobre 2021 in news

 

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Metterci la faccia

 

 

Il messaggio di Mike Lazaridis alla popolazione mondiale dotata di BlackBerry.

 
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Pubblicato da su 13 ottobre 2011 in Ipse Dixit, news, News da Internet, tecnologia, telefonia, TLC

 

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BlockBerry

E’ innegabile che i problemi lamentati dagli utenti BlackBerry negli ultimi giorni abbiano causato un notevole disagio, soprattutto per coloro che utilizzano lo smartphone per lavoro e non per trastullarsi. Per questo mi sembra che la frase “ci scusiamo per il disagio” (formula di cortesia presente solo nella nota di BlackBerry Italia), come pezza, stia cominciando ad andare un po’ strettina…

UPDATE: pare che tutto il problema fosse dovuto al malfunzionamento di uno switch.

UPDATE #2: EEEH?

 
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Pubblicato da su 11 ottobre 2011 in cellulari & smartphone, Internet, Mondo, news, News da Internet, tecnologia

 

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Guasto all’impianto e alla reputazione

Venerdì scorso un nuovo incidente ha causato numerosi problemi di accessibilità ai servizi erogati da Aruba.it. Secondo quanto comunicato dall’azienda, si è trattato di un guasto all’impianto elettrico, conseguenza imprevedibile dell’incendio verificatosi il 29 Aprile scorso nel power center della struttura interessata.

Se, per alcuni aspetti, questo black-out temporaneo è stato tecnicamente meno grave di quello che si è verificato a fine aprile, le sue conseguenze potrebbero avere su Aruba riflessi ancor più negativi: l’incidente di due mesi fa ha causato danni di rilievo e suscitato numerose perplessità su come l’azienda gestiva la sicurezza della propria server farm. Tuttavia, appena era stato possibile, non potendo informare gli utenti attraverso il proprio sito web, aveva aperto un canale di comunicazione alternativo (su Twitter e sulla propria pagina Facebook) per dare periodicamente l’aggiornamento della situazione, canale che i media avevano poi utilizzato e reso pubblico, aumentandone l’audience (oggi, su Twitter, l’account Arubait ha quasi 7.500 follower).

Successivamente, nella consapevolezza di aver creato problemi ai propri clienti, Aruba aveva poi lanciato alcune promozioni a loro beneficio (ad esempio sconti sui prodotti FotoAruba e attivazione gratuita di servizi premium).

Venerdì scorso, invece, il comportamento di Aruba è stato diverso: silenzio totale fino alle 22.05, ora in cui è stato pubblicato il comunicato con cui è stata data spiegazione del problema e sono state illustrate le nuove misure di sicurezza messe in atto dall’azienda per evitare il ripetersi di nuovi inconvenienti ai danni degli utenti.

Un’azienda può subire problemi, inconvenienti e incidenti? Assolutamente sì, l’importante è che tutto ciò avvenga nel rispetto degli utenti e degli accordi intrapresi con essi, che in questo caso si traducono nel rispetto degli SLA (Service Level Agreement) e quindi dei termini previsti dal contratto sottoscritto dalle parti.

Augurandomi che i termini previsti dai servizi Aruba siano stati rispettati, l’unico appunto che mi permetterei di muovere – con garbo e massimo rispetto per un’azienda che offre servizi a prezzi molto contenuti, lavora e da’ lavoro a molte persone – riguarda la strategia di comunicazione: da un provider, come da qualsiasi fornitore, gli utenti che hanno un’attività in Internet si aspettano chiarezza e trasparenza. Informare gli utenti è doveroso e Aruba, per comunicare con loro, ha scelto di farlo attraverso la sezione News della pagina Assistenza del sito aziendale, che non ha alcun richiamo diretto nella homepage e che non tutti gli utenti sanno di dover consultare in queste occasioni. Una sezione “News”, con un box visibile fin dalla homepage ad esempio, sarebbe molto più efficace.

Il fatto di aver informato i propri utenti in ritardo – e non tempestivamente come in occasione del black-out precedente – si trasforma quindi in un problema di immagine e di reputazione: è sufficiente leggere i commenti dei clienti su Twitter per vedere come, invece della comprensione, si preferiscano scherno e derisione, condite da espressioni più o meno colorite e dalle intenzioni di cambiare provider.

Certo, è difficile trovare presso altri provider i prezzi praticati da Aruba e l’aspetto economico (più di quello dato dalle nuove misure di sicurezza in corso di realizzazione) demotiverà molti utenti a traslocare. Ma molte aziende che hanno la propria attività su Internet ci penseranno…

 
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Pubblicato da su 11 luglio 2011 in Internet, news, News da Internet, security, tecnologia

 

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