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PS5? Xbox? Attenzione agli ecommerce anonimi

Fareste acquisti su un sito di e-commerce apparentemente italiano (con dominio .it registrato da pochi giorni), appena nato e quindi senza alcuna reputazione, ma che in primo luogo non offre alcun tipo di presentazione e informazione di sé (nemmeno la partita Iva, obbligatoria per legge insieme ad altre indicazioni che identifichino il venditore)? Probabilmente no, perché un sito web senza riferimenti può dare adito a sospetti: chi può garantire che non si tratti di una trappola per carpire i dati delle carte di credito, utilizzabili in seguito in modo fraudolento? Detto questo, vi spiego meglio il perché di queste considerazioni segnalando un esempio ben circostanziato e di estrema attualità, che motiva il titolo di questo post, il cui tema rimane comunque valido per ogni tipo di acquisto online, di beni o servizi.

Prologo: il 19 novembre 2020 è il giorno in cui Sony ha fissato il debutto sul mercato della nuova console PS5. Nella seconda metà di settembre è stato dato un primo via libera alle prenotazioni, chiuse nel giro di poche ore (se non minuti) a causa della disponibilità limitata di console preordinabili, soprattutto per la digital edition (che costa 399 euro, cioè 100 euro in meno della versione con lettore Blu-ray). Nei giorni successivi è stata poi aperta una seconda fase di prevendita, anch’essa chiusa con un sold-out in brevissimo tempo, che ha fatto rimanere a bocca asciutta tantissime persone.

Con questa prospettiva di mercato (domanda elevatissima, disponibilità limitatissima ed erogata con il contagocce) è chiaro che chiunque sia interessato attenda con “trepidazione” nuove possibilità di preordinare la nuova console, operazione che oggi – 6 ottobre – non è possibile effettuare online presso i punti vendita più accreditati: negli store online più conosciuti, come Amazon, Euronics, Gamestop, Mediaworld, Monclick e Unieuro ad esempio, non è disponibile e ogni operazione di prenotazione viene giustamente bloccata, senza possibilità di aggiungere il “preordine” nel carrello.

In questi giorni, però, è apparso sul web vipertechnology.it un nuovo sito di e-commerce, la cui homepage – oltre ad avere come logo lo stesso emblema di un’auto sportiva – ospita la dicitura “preorders aperti” e pubblicizza sia la nuova PS5 che la Xbox Series X. Per entrambe le console c’è una pagina in cui è possibile effettuare l’ordine. Considerata la situazione di mercato, l’opportunità sembra decisamente allettante, ma alcune domande sorgono spontanee:

Vipertechnology_it_NIC

  1. come è possibile che questo negozio online possa permettere un preordine di un prodotto indisponibile altrove? Certo, potrebbe avere canali di approvvigionamento privilegiati, ma qui entra in ballo un’altra perplessità (il punto seguente);
  2. perché dovrei dare la mia fiducia (quantificata in qualche centinaio di euro) a un negozio online presente su un sito web il cui nome a dominio è stato registrato il 26 settembre 2020 (vedere figura qui riportata, cliccare per ingrandire), che non offre alcun tipo di presentazione di sé, nessuna informazione sull’azienda che lo gestisce, e che come uniche possibilità di contatto fornisce un indirizzo mail e un form anonimo?

Il negozio online in questione ha una struttura abbastanza standard e si presenta con un normale carrello, la cui conferma fa scattare l’iter dell’ordine da inoltrare al venditore, con tanto di interfaccia per il pagamento online tramite Mastercard, Maestro e Visa e controllo della veridicità dei dati relativi alla carta di credito. Va detto che il sito risulta realizzato con Shopify, presumo dunque sia dotato di moduli e opzioni già pronti per un funzionamento standard, come un cliente online si attende. Le perplessità sopra descritte, però, non permettono di procedere con un acquisto sereno.

Prima di scriverne qui, per correttezza, ho sfruttato i contatti indicati (indirizzo mail e form compilato nella pagina “contattaci”) per chiedere di avere informazioni sull’azienda e sulla spedizione, confidando di ottenere una risposta, avendo letto il rassicurante invito che dice testualmente “Per qualsiasi domanda non esitare a contattarci compilando questo modulo, ti risponderemo entro 24 ore”. La risposta promessa, ahimé, non è arrivata. Io però la aspetto sempre con molta serenità.

Ho inoltre ricevuto una segnalazione da un amico che ha contattato la stessa azienda tramite Facebook (il link alla pagina indicata nella homepage del sito non funziona, ma con quel nome sono state aperte due altre pagine, aperte ai contatti via Messenger): l’azienda ha fornito risposte sul prodotto e la data di spedizione, ma alla richiesta di dati societari e partita Iva, l’unica risposta ottenuta è stata “ci spiace, prodotto esaurito”.

Personalmente sconsiglio caldamente di dare fiducia (e denaro) ad aziende non identificabili, e raccomando di ignorare quei siti di ecommerce che non permettono l’identificazione dell’attività commerciale. Un venditore in buona fede non ha alcun problema a fornire i propri dati anagrafici e fiscali, magari fornendo anche un numero telefonico a cui può essere contattato, oltre ovviamente a mail, moduli online e altre forme di comunicazione rintracciabili.

Evitate gente, evitate.

AGGIORNAMENTO: il 7 ottobre 2020 il negozio online non esiste più:

Ma noi, grazie a Internet, ne abbiamo memoria…

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Pubblicato da su 6 ottobre 2020 in news

 

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Attenzione agli acquisti online su siti sconosciuti (sempre, ma soprattutto in questo periodo)

Attenzione agli acquisti online su siti sconosciuti (sempre, ma soprattutto in questo periodo)

In questo periodo di emergenza sanitaria, social network e siti web pullulano di pubblicità di mascherine in vendita online, indicate – in modo da ingolosire potenziali acquirenti interessati – in quantità limitata e con promesse di consegna rapida. Gli annunci sono tutti abbastanza simili e si impegnano a decantare con enfasi le caratteristiche del prodotto nello stesso modo (approssimativo). Incuriosito da questa uniformità di presentazione, come già fatto in altre occasioni precedenti, ho seguito i link di alcuni di questi negozi online per controllarne le condizioni generali di vendita. Leggendole, non mancano le sorprese:

Non siamo responsabili se le informazioni disponibili su questo sito non sono accurate, complete o aggiornate. Il contenuto di questo sito è fornito solo a scopo informativo e non deve essere considerato come l’unica fonte di informazioni per prendere decisioni senza aver prima consultato fonti di informazione più accurate, complete e aggiornate. Se decidete di affidarvi ai contenuti presentati su questi sito, lo fate a vostro rischio è pericolo.

Ma stiamo scherzando? E chi ne deve essere responsabile? Io???

Questo sito può contenere alcune informazioni preliminari. Queste informazioni di base sono, per loro natura, obsolete e vengono fornite solo a scopo informativo.

Ma de che? In un altro sito ho trovato una variante con diversa traduzione:

Questo sito può contenere determinate informazioni storiche. Le informazioni storiche, necessariamente, non sono aggiornate e vengono fornite solo come riferimento.

E-commerce apparentemente differenti, con prodotti simili e condizioni di vendita (o termini di servizio) che sembrano frutto di copia+incolla con traduzione approssimativa. Già solo per queste condizioni un sito di commercio elettronico dovrebbe essere ignorato e non ritenuto affidabile: non può essere considerato accettabile che le condizioni contrattuali (perché di questo si tratta) indichino ad un potenziale acquirente che le informazioni potrebbero non essere accurate e che “se decidete di affidarvi ai contenuti presentati su questi sito, lo fate a vostro rischio e pericolo”. Non è diverso dal dichiarare che le informazioni sul prodotto offerto non sono attendibili, pertanto non c’è alcuna certezza che l’acquisto risponda alle esigenze dell’utente che lo sta effettuando. In parole ancora più semplici: se si sceglie un prodotto in quel sito, lo si mette nel “carrello” e lo si paga, non è detto che l’utente riceva a casa propria ciò che crede di aver acquistato.

Non acquistate da siti non affidabili. Leggete condizioni di vendita e termini di servizio, che solitamente in quei siti sono indicate con un link a fondo pagina. La raccomandazione è attuale e opportuna: sicuramente molti utenti la troveranno superflua, ma in questo periodo molte persone cercano di effettuare acquisti online avventurandosi sul web, facendo ricerche sui social network o attraverso piattaforme mai usate in precedenza e potrebbero cadere in qualche “trappola per principianti”. Fate attenzione, c’è gente senza scrupoli là fuori.

 
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Pubblicato da su 16 marzo 2020 in news

 

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Fiat, una vetrina su Amazon più trasparente di quella dell’autosalone

fiatstoreamazon

Non so quanto sia rivoluzionario scegliere un’auto tramite Amazon per poi ultimarne l’acquisto e ritirarla presso l’autosalone del concessionario scelto dall’acquirente (ovviamente non era pensabile che le auto partissero da quel magazzino da alta pressione che inibisce i lavoratori di Amazon all’uso della toilette). Sicuramente si tratta di una novità – anche se poi, si tratta di acquistare un’auto a prezzo scontato grazie ad un coupon – ma rimango leggermente perplesso da questa dichiarazione:

“Assieme ad Amazon innoviamo perché crediamo necessario un nuovo modo di vendita più trasparente e chiaro per i clienti”
(Gianluca Italia, responsabile FCA per il mercato italiano)

Quindi FCA ritiene sia meglio acquistare via web perché il tradizionale rapporto tra cliente e concessionario in autosalone non è abbastanza trasparente e chiaro? Questa è (s)fiducia 🙂

 
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Pubblicato da su 22 novembre 2016 in news

 

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Milano, sui mezzi pubblici si sale con il QR Code

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A Milano, dal 1° maggio, con un QR Code sarà possibile salire sui mezzi pubblici. Lo annuncia ATM:

Per la prima volta in Italia, il ticket acquistato con lo smartphone aprirà il tornello della metropolitana grazie al QR Code, la tecnologia che permetterà la convalida di questo biglietto virtuale. Attraverso la APP ATM MILANO, o anche con un semplice SMS, i possessori di un telefono di nuova generazione, dopo aver acquistato il titolo di viaggio, riceveranno un QR Code che servirà ad aprire i tornelli del metrò e a viaggiare sui mezzi di superficie senza necessità di ulteriore convalida.

Da ATM arriva inoltre una precisazione non scontata, i viaggiatori non conformi dovranno rimanere analogici e cartacei:
Per entrare in metropolitana, sarà sufficiente accostare l’immagine del QR Code che compare in primo piano sul display dello smartphone dopo aver effettuato l’operazione d’acquisto, al lettore del tornello. (NB: lo schermo del telefono deve essere integro. Nel caso in cui fosse danneggiato, impedendo la leggibilità del QR Code, si dovrà stampare il biglietto cartaceo dai distributori automatici presenti in stazione, inserendo il codice (PNR) ricevuto dopo l’acquisto del biglietto.)
Da me arriva invece un’altra precisazione. Il comunicato ATM recita:
Nessuna carta di credito. Nessun borsellino elettronico. Nessuna registrazione. Basta un sms o l’attivazione della APP ATM MILANO per poter viaggiare con comodità sui mezzi di superficie e in metrò.
Tuttavia, chi utilizza l’App è bene che sappia che i biglietti si pagano via PayPal o Carta di Credito.
 
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Pubblicato da su 14 aprile 2015 in news

 

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Bancomat, ok ai pagamenti online da marzo 2015

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Da marzo 2015 sarà possibile utilizzate il Bancomat per effettuare pagamenti online per operazioni di e-commerce. Appena letta la notizia ho immaginato che per la transazione fosse necessario inserire la tessera in un lettore di smart card e digitarne il PIN, ma proseguendo la lettura ho scoperto che andrà in un altro modo:

“Non ci sarà bisogno di inserire il numero identificativo della carta o dei codici di sicurezza on line. Una volta attivata in banca la funzione web sulla propria carta, non sarà necessario digitare il proprio pin ma al momento dell’acquisto si verrà reindirizzati al sito delle propria banca. Dopo le verifiche scatterà il via libera all’acquisto”

Quindi è una forma di Internet banking limitato ad operazioni di pagamento veicolate dalla piattaforma PagoBancomat.

 
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Pubblicato da su 1 dicembre 2014 in News da Internet

 

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In Internet c’è poco “Made in Italy” (ma molto spazio per crescere)

Internet offre enormi possibilità di comunicazione ed è un eccellente veicolo pubblicitario, eppure in Italia – il cui tessuto economico è costituito in prevalenza da piccole e medie imprese – è decisamente sottosfruttato: secondo quanto rilevato da Google, solo il 34% delle PMI ha un sito web e tre su dieci si avvalgono di soluzioni di e-commerce. Niente di nuovo, quel 34% corrisponde a dati diffusi ad ottobre 2013 dopo un’indagine svolta da Doxa Digital per Google.

Poco importa che le PMI attive sul web siano un terzo o la metà, come invece è stato calcolato a fine 2013 sempre da Doxa per Groupon (il cui sondaggio non ha però coinvolto aziende di produzione), e credo sia poco rilevante che, pochi mesi fa, secondo  Eurostat le PMI con un proprio sito web fossero il 63% (dato quasi specularmente opposto a quello indicato da Google). Questo dimostra solo che ogni indagine fa emergere risultati che sono conseguenza del campione preso in esame, al netto del punto di vista di chi la conduce.

Al di là di quanto ha indicato Google e che molte testate riprendono – modificando qualche parola rispetto a ciò che somiglia molto ad un comunicato stampa – è importate rilevare che esiste un potenziale da sfruttare per il Made in Italy. Lo dimostrano aziende che hanno saputo cogliere questa occasione con una strategia vincente che ha permesso loro di incrementare produzione e fatturato e questo non riguarda solamente grandi nomi o aziende multinazionali. In questo senso sono molto interessanti, ad esempio, le storie di YourMurano (sito di e-commerce per il ricercato vetro di Murano certificato col marchio d’origine garantita, descritto in questo articolo con data futuribile) o della Torrefazione Caffè Carbonelli (passata da un mercato pressoché locale al mondo intero, moltiplicando il fatturato, grazie al commercio elettronico), che dimostrano che anche le realtà artigiane possono trovare spazio di crescita al di fuori dei loro confini.

 

 
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Pubblicato da su 20 giugno 2014 in business, news

 

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