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Lotteria degli scontrini? Da febbraio… forse!

Un mese fa vi ho parlato della Lotteria degli scontrini, iniziativa governativa il cui inizio era previsto da gennaio. E invece no! Con il Decreto Milleproroghe (quello che, da italica tradizione, viene emesso a fine anno per posticipare tutte quelle scadenze che per i motivi più vari non è possibile rispettare in modo definitivo) è stato rinviato anche l’avvio della Lotteria, in risposta alle proteste degli esercenti sull’aggiornamento dei registratori di cassa telematici, ancora da attuare per molte attività. “Chi vende avrà così qualche settimana in più per adeguare il software del registratore di cassa telematico e chi compra avrà più possibilità di partecipare alla lotteria“.

Quindi quando inizierà? Forse a febbraio, ma al momento la data non è stata ancora ufficializzata, perché il Milleproroghe “affida la definizione della data di avvio a un provvedimento a doppia firma dei vertici dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e dell’Agenzia delle entrate. Chi vende avrà così qualche settimana in più per adeguare il software del registratore di cassa telematico e chi compra avrà più possibilità di partecipare alla lotteria”. L’avvio potrebbe anche essere ad aprile, dato che l’Agenzia delle Entrate ha posticipato al 1° aprile l’entrata in vigore dell’obbligo di utilizzare il nuovo tracciato elettronico per la trasmissione dei corrispettivi.

Per me si può anche cancellare, ma vedremo come andrà a finire. L’obiettivo ufficiale è l’incentivo all’uso della moneta elettronica (come per il cashback) finalizzato al contrasto all’evasione fiscale. Come già ho scritto un mese fa, in Italia sono già state varate altre misure in questo senso: la fatturazione elettronica, ad esempio, ha portato un aumento di gettito di quattro miliardi di euro, ma chi ha già sperimentato questo genere di lotteria sa che non ha effetti miracolosi…

 
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Pubblicato da su 5 gennaio 2021 in news

 

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Facebook fa la morale a Apple

Facebook ha avviato una campagna contro Apple acquistando intere pagine di giornale – su The New York Times, Wall Street Journal e Washington Post – alzando la voce per criticare con forza le nuove impostazioni relative alla privacy di iOS 14, il sistema operativo di prossima introduzione su iPhone. Le modifiche permetteranno agli utenti di non autorizzare (e quindi disattivare) la tracciabilità dei propri dati attraverso app e siti web, impedendo ai social network e ad altre aziende di raccogliere dati personali (interessi, preferenze, geolocalizzazione) per la profilazione dei consumatori. Il gruppo di Mark Zuckerberg promuove questa battaglia sostenendo che questa novità danneggerà le piccole imprese che perderanno visibilità pubblicitaria… che però è la base del fatturato di Facebook.

Andiamo con ordine: con iOS 14, ogni utente iPhone avrà la possibilità di bloccare la tracciabilità di ciò che fa su Internet. Di conseguenza sarà possibile scegliere di non trasmettere a nessuno i dati che riguardano l’attività svolta su Internet, cosa che avviene ad esempio quando fate una ricerca su un argomento o un prodotto, e in breve tempo – da siti web e pubblicità mostrate da app gratuite – si vedono banner pubblicitari che riguardano proprio l’oggetto di quella ricerca. Fra i maggiori attori sulla scena della raccolta pubblicitaria c’è proprio Facebook, che ovviamente è gratuito per gli utenti.

Sicuramente molti penseranno di utilizzare poco i social network e quindi di non essere il bersaglio ideale della pubblicità che veicola. Ma considerando che Facebook ha quasi 3 miliardi di utenti (e che il gruppo include anche Instagram e WhatsApp, su cui sono già in corso progetti pubblicitari), è certo che in questo insieme globale esista un mucchio di persone pronte a cliccare su banner pubblicitari e annunci sponsorizzati, dando linfa al suo business. Se una parte di questi iscritti smettesse improvvisamente di farsi tracciare e di condividere i dati sulle proprie attività in Internet, i numeri potrebbero cambiare parecchio: le inserzioni pubblicitarie generiche, non basate sulla profilazione degli utenti, generano il 60% in meno dei ricavi che invece vengono prodotti dagli annunci mirati ai consumatori (ossia, ad esempio, quelli che pubblicizzano pneumatici dopo che su Internet abbiamo usato un motore di ricerca per trovare informazioni su pneumatici, e visitato siti web di produttori di pneumatici o letto articoli pubblicati su siti web sull’automobilismo).

Facebook nelle proprie argomentazioni punta sempre a dichiarare che sarà Apple a beneficiare di queste iniziative: “Apple si sta comportando in modo anticoncorrenziale sfruttando il proprio controllo sull’App Store a vantaggio dei propri profitti, ai danni di artigiani e piccole imprese”. Proprio ad accuse di comportamento contrario alla leale concorrenza deve però rispondere la stessa Facebook, come è emerso nei giorni scorsi. Apple intende comunque andare avanti per la propria strada e difende la propria scelta, basata su un principio assolutamente condivisibile: gli utenti devono essere in condizioni di sapere quando i loro dati vengono raccolti e condivisi tra altre app e siti Web, e di scegliere se consentirlo oppure no.

Capito perché privacy non va d’accordo con gratuito? Perché la presunta gratuità in realtà si paga, ma con una diversa moneta: quella dei dati personali, che alimentano i consigli per gli acquisti a cui gli utenti vengono indotti, pagando di tasca propria. In conclusione: anche la gratuità ha un prezzo.

 
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Pubblicato da su 17 dicembre 2020 in news

 

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App IO in tilt per il Cashback? Per forza…

Una valanga di lamentele si è rovesciata nelle scorse ore sulla app IO: ieri, 8 dicembre, ha preso il via la fase natalizia del Cashback di Stato (che proseguirà a regime da gennaio) e per moltissimi utenti intenzionati a parteciparvi il suo utilizzo è stato un vero supplizio, tanto che ancora oggi si segnalano problemi. Lamentele giustificate? Sì, dal punto di vista degli utenti che si aspettano che un servizio, annunciato e attivato, debba funzionare nel suo complesso, anzi: nella sua complessità. Una complessità di cui però è necessario essere consapevoli per capire meglio i motivi per cui, come da ieri si sente spesso, “il cashback non va”.

Non ignoriamo che esistono utenti della app IO che non se ne lamentano, perché per loro funziona e non c’è stato alcun tipo di problema. Innanzitutto va detto che si tratta di utenti che verosimilmente avevano già scaricato la app in precedenza: non dimentichiamo infatti che non è stata realizzata solo per il cashback, ma per agevolare la digitalizzazione del rapporto fra cittadini e Pubblica Amministrazione in un più ampio contesto di servizi e iniziative. Questi utenti, dunque, sono riusciti ad inserire i propri dati prima del picco di contatti che si sono abbattuti sulla piattaforma in questi giorni. A chi è riuscito ad inserire tutte le informazioni necessarie, nel Portafoglio potrebbe apparire qualcosa del genere (oscuro i nomi di banche e circuiti):

Chi desidera che questi strumenti di pagamento siano considerati ai fini del cashback, non deve limitarsi ad aggiungerli alla app, deve attivarli. Per farlo è necessario aprire la app IO, selezionare Portafoglio dal menu in basso e poi il tab “Cashback”: lì si deve attivare ogni singolo strumento, spostando il cursore sulla destra. Senza questa attivazione, ogni acquisto effettuato con le carte o gli strumenti indicati non sarà calcolato per il rimborso che l’utente vorrà vedersi accreditare sul conto corrente (e a tale fine dovrà aver inserito il proprio Iban nella stessa sezione).

Anche per chi si è mosso con tempestività, tuttavia, non tutto è andato liscio: la app ha avuto (e continua ad avere) numerosi aggiornamenti proprio perché alcune funzioni non sono state disponibili fin da subito. L’attivazione del cashback ha avuto luogo lunedì scorso, un giorno prima della partenza effettiva dell’iniziativa. La possibilità di aggiungere le carte PagoBancomat, ad esempio, è stata aggiunta solo nelle scorse ore e pertanto, per molti utenti, gli acquisti effettuati con questa modalità non sono stati registrati ai fini del cashback fin dall’inizio. Si può dunque dire che uno dei problemi principali consiste nell’aggiunta di funzionalità essenziali avvenuta praticamente all’ultimo minuto, che ha reso inevitabile l’affollamento rilevato proprio in questi giorni sulla piattaforma e che ora rappresenta l’aspetto critico più rilevante, come avviene in un qualunque click day.

Alla base di tutto, quindi, ci sono tre elementi da considerare:

  1. la modalità di attivazione last minute di un’iniziativa annunciata da mesi e resa operativa per gli utenti solo poche ore prima della partenza;
  2. il dimensionamento dei sistemi, che nei momenti di picco fatica (molto) a reggere la mole di contatti che riceve. Di per se’, la app funziona, ma i problemi si presentano perché si interfaccia con altri sistemi;
  3. la qualità del servizio di connettività utilizzato, che può contribuire – se non molto performante – a rallentare il tutto.

Ma come dicevo sopra, non va dimenticata la complessità del sistema. Basti pensare, ad esempio, alla rilevazione automatica delle carte PagoBancomat: per aggiungerne una ai sistemi di pagamento, all’utente viene richiesto solamente di selezionare l’istituto bancario di riferimento. L’utente non sa – e non è tenuto a sapere – che ad inserire i dati di quella carta provvede un altro sistema, che rintraccia i collegamenti tra la banca selezionata e l’utente, con il compito di restituire il dato che corrisponde alla carta di cui è titolare. Non è la app a compiere direttamente questo link, ma è la app a darne il risultato ed è per questo motivo che non si può dar torto ad un cittadino che, avendo fornito le informazioni necessarie e rilevato un disservizio, dice “il cashback non va”. Soprattutto se si tratta di un utente “poco preparato” dal punto di vista digitale, che non ha modo di avere supporto da parte di qualcuno più esperto o smaliziato.

Per quanto riguarda il flusso di contatti contemporanei, la cui mole comporta saturazioni e rallentamenti, certamente l’attenzione va focalizzata al dimensionamento di un sistema che deve reggere servizi distribuiti a milioni di utenti. Chi è abituato a vedere il traffico che si abbatte sulle piattaforme di gaming potrebbe sorridere di fronte a questa empasse. Indubbiamente c’è molta strada da fare sulle infrastutture alla base dei servizi digitali per i cittadini, soprattutto nel contesto della Pubblica Amministrazione.

Passato il “picco” di queste ore si capirà se il sistema sarà più fluido e fruibile e, quindi, se tutti i problemi attuali sono realmente riconducibili all’ingente volume di contatti contemporanei che la piattaforma deve gestire. Nel frattempo a me sorgono un paio di osservazioni,:

  1. il cittadino deve fare sempre una coda: la digitalizzazione di un servizio permette – tra l’altro – di evitare di rimanere pazientemente in fila ad attendere davanti ad uno sportello, ma episodi come questi testimoniano che la necessità mettersi in coda (nel senso di attesa) rimane in ogni caso, senza neppure avere visibilità su quando sarà il proprio turno;
  2. in pochi giorni, la app IO è arrivata a 8 milioni di download; se questa è la misura del suo successo, si può dire che è stata sicuramente più apprezzata di Immuni. Per forza, verrebbe da dire, a velocizzare il tutto c’è stata la prospettiva di un cashback da riscuotere. Ergo, suggerimento per il governo: infilare Immuni nella app IO 😉

P.S: se avete trovato (su App store o Play store) una app a pagamento che si chiama Cashback di Stato o qualcosa del genere, sappiate che non è quella che vi permette di partecipare all’iniziativa.

 
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Pubblicato da su 9 dicembre 2020 in news, PA

 

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Lotteria degli scontrini: tutto chiaro?

Parte da oggi la possibilità di registrarsi per la Lotteria degli scontrini. Ne avrete sentito parlare, l’idea di base è semplice e ha un duplice obiettivo: incentivare i cittadini all’utilizzo della moneta elettronica e spingere i titolari delle attività commerciali a dotarsi del registratore telematico. Lo scopo dichiarato è il contrasto all’evasione fiscale, conseguibile attraverso la tracciabilità delle transazioni di pagamento effettuate e registrate con gli strumenti previsti: bancomat e carte di credito per i cittadini, registratore telematico per gli esercenti.

Ovviamente, essendo una “lotteria” sono previsti dei premi, per chi acquista e per chi vende… ma è sul consumatore che la campagna informativa preme di più. Ho comunque un paio di perplessità al riguardo, che spiegherò alla fine di questo post.

Il funzionamento in teoria è semplice: il cittadino – maggiorenne – deve andare sul sito https://servizi.lotteriadegliscontrini.gov.it/codicelotteria, inserire il proprio codice fiscale, confermare di aver preso visione dell’informativa sul trattamento dei tati personali, inserire il captcha di sicurezza (una serie di caratteri per accertare che l’utente sia una persona fisica e non un bot) e otterrà un codice personale, formato da un codice a barre e un codice alfanumerico, che può essere stampato e scaricato su pc o smartphone. L’esercente deve essere dotato di un registratore telematico (RT), che consente la trasmissione quotidiana dei corrispettivi all’Agenzia delle Entrate.

Ad ogni acquisto, del valore di almeno un euro, il cittadino deve esibire questo codice e pagare con la propria carta. L’esercente registrerà il codice ricevuto, che con il registratore telematico sarà così associato allo scontrino, in modo simile a quello dello scontrino emesso dalla farmacia che riporta il codice fiscale (ma nel caso dello “scontrino lotteria”, come detto, l’abbinamento avviene con il codice ottenuto in fase di registrazione).

All’acquirente spetterà un biglietto virtuale per ogni euro speso, fino a un massimo di mille biglietti, per acquisti di importo pari o superiore a mille euro: come si legge sul sito della lotteria, “10 scontrini possono quindi farti ottenere fino a 10.000 biglietti virtuali, 100 scontrini fino a 100.000 biglietti virtuali e così via”. Pertanto, se viene emesso uno scontrino di mille euro, si ottengono mille biglietti virtueli, e se uno scontrino è di 1.500 euro, i biglietti virtuali rimangono sempre mille. Se lo scontrino è di Eur 1,49, vale un solo biglietto virtuale. Se l’importo è di almeno Eur 1,50, vale due biglietti virtuali. Tutte le informazioni sulle estrazioni sono sempre sul sito, alla pagina (manco a dirlo) Estrazioni, che spiega quali saranno effettuate dal gennaio 2021 e con quali premi (che saranno esentasse, sia per i consumatori che per gli esercenti).

Per l’emissione degli “scontrini lotteria” è indispensabile che l’esercente sia dotato di un registratore telematico (per gli amici RT), in pratica un dispositivo come il “vecchio” misuratore fiscale (per gli amici MF), che però può inviare via Internet il resoconto giornaliero degli incassi all’Agenzia delle Entrate. Il dispositivo deve essere adeguato alle ultime “regole tecniche” legate alla normativa sullo scontrino elettronico, potrebbe quindi essere necessaria l’installazione di un kit di aggiornamento da parte dei tecnici fiscalizzatori.

Le perplessità, dicevo. La prima nasce da una prova che ho fatto per deformazione professionale e di conseguenza vi passo una raccomandazione: non registratevi due volte (cosa che potrebbe accadere, per errore, o nel dubbio di non avere ottenuto il codice per problemi tecnici o di connettività proprio durante la conferma della registrazione). Al momento non c’è controllo su codici fiscali già registrati, se vi registrate più volte otterrete più codici differenti. In tal caso quale dovreste utilizzare? Solo l’ultimo? E’ indifferente? Non si sa.

Update: mi correggo, ora si sa. In caso di smarrimento del primo codice registrato, potete registrarvi nuovamente e verrà generato un nuovo codice. Questo spiega quanto sopra… ma sembra sempre un’opportunità derivata da una pezza: va da sé che, se io scaricassi il codice in occasione della prima registrazione per poterlo stampare enne volte in seguito (anziché “stamparlo e basta”), non mi servirebbe registrarmi nuovamente. E poi, visto che la tecnologia lo consentirebbe, perché non mantenere una corrispondenza tra un codice fiscale e un codice univocamente generato?

La seconda perplessità riguarda l’effettiva efficacia. Lo scopo dichiarato di questa particolare lotteria, come detto inizialmente, è il contrasto all’evasione fiscale e va comunque considerato che in questo senso l’Italia ha inaugurato altre misure dall’impatto importante: nel primo anno di introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica, ad esempio, l’aumento di gettito è stato pari a quattro miliardi di euro. La lotteria sarà un’ulteriore misura. Altrettanto efficace? Chissà: tempo fa un articolo pubblicato dall’Economist riportava l’esperienza di alcuni Paesi che hanno introdotto il sistema della lotteria: fra questi ci sono la Slovacchia, che ha varato questa soluzione nel 2013 registrando nell’anno successivo un modesto incremento delle entrate, e il Portogallo che ha effettivamente registrato un incremento di gettito, ma dovuto ad un insieme di misure adottate per la lotta all’evasione fiscale. Staremo a vedere.

 
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Pubblicato da su 1 dicembre 2020 in news

 

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Sistri, un altro semaforo rosso

I rinvii che si sono susseguiti per l’entrata in vigore del SISTRI hanno raggiunto quota sette.

Qualche altro risultato, però, è stato raggiunto: una quindicina di interrogazioni parlamentari, svariati click day (giornate di test organizzate da imprese e associazioni di categoria), alcune inchieste ancora in corso.

E ora? Una nuova sospensione, probabilmente definitiva.

Solo in Italia si riesce a varare un sistema di tracciabilità dei rifiuti (in osservanza a normative europee) che naufraga in continuazione ancor prima di salpare?

 
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Pubblicato da su 13 giugno 2012 in news

 

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