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Facebook, addio alla criptovaluta

Anche nel mondo della tecnologia non tutte le ciambelle escono col buco: tra tutti i progetti varati da aziende come Google, Microsoft, o Apple possiamo trovare qualcosa che si è arenato, se non è addirittura naufragato. Ed è accaduto anche a Facebook (anzi, Meta) che ha ufficializzato l’abbandono del progetto di sviluppo di una propria criptovaluta, nata prima con il nome di Libra e, più recentemente, ribattezzata Diem.

Ma andiamo con ordine: nel giugno del 2019 Facebook aveva annunciato al mondo un progetto per la realizzazione di un nuovo sistema di pagamento, fruibile da miliardi di utenti per scambi di denaro online nell’ambito delle piattaforme social (Facebook, Instagram) e di messaggistica (Messenger, WhatsApp). Avrebbe dovuto trattarsi a tutti gli effetti di una criptovaluta e, all’epoca, il nome designato fu Libra. I toni trionfali, ma soprattutto le ambizioni notevoli, spinsero l’interesse da parte di protagonisti come VisaPayPal, Vodafone, Booking, Uber, Spotify, aziende con grandi bacini di utenza, pronte a contribuire all’utilizzo – e al successo – della nuova piattaforma.

Il progetto lievitò e la sua dimensione trasversale convinse il gruppo guidato da Mark Zuckerberg a trasferirne la gestione in una fondazione – la Libra Association – supportata da Calibra, una società appositamente costituita per palesare un distacco (almeno formale) dal social network, con l’obiettivo di un go-live nel 2020. Va osservato che questa iniziativa, guidata da un gruppo non proprio “immacolato” per quanto riguarda la gestione delle informazioni, non fu ben vista fin da subito dal mondo finanziario e dalle istituzioni: l’authority di regolamentazione USA non ha mai concesso alcuna approvazione, ravvisando in Diem potenziali distorsioni date dal “monopolio” di Facebook nel mondo dei social network, ma anche una potenziale facilità di utilizzo nell’ambito di operazioni di riciclaggio di denaro.

Persino dalla Federal Reserve giunsero puntualmente varie perplessità in merito alla stabilità finanziaria della moneta virtuale e, forse anche per questa esplicita e diffusa diffidenza, chi si occupava del marketing del progetto pensò ad un nuovo nome per la valuta e, conseguentemente, anche l’associazione fu ribattezzata Diem Association. L’obiettivo iniziale era legare Diem all’andamento di un “panel” di valute internazionali, per darle maggiore stabilità, ma nel corso del 2021 la fondazione stabilì di collegarne le sorti al dollaro USA. Per conferire affidabilità al progetto fu stato inoltre individuato anche un partner “bancario” (Silvergate), che avrebbe dovuto occuparsi di emettere la valuta vera e propria.

Ma nonostante questo la bontà dell’iniziativa è sempre rimasta in discussione, anche a livello interno, come testimoniano le dimissioni del numero uno del progetto Diem David Marcus. E il comunicato con cui la Diem Association spiega di aver ceduto a Silvergate tutte le tecnologie legate alla criptovaluta sancisce il fallimento di questo progetto.

 
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Pubblicato da su 1 febbraio 2022 in news

 

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Pensavo fosse un’app, invece era un trojan

A volte basta dare un’occhiata all’indirizzo web del sito che si sta visitando per accorgersi che è falso (quello riportato in figura è autentico). Tuttavia spesso non si pone questa attenzione ed è per questo che molti cadono nelle trappole realizzate attraverso false pagine web. Come è accaduto a molti utenti in Sud America, attratti da pagine web fasulle di Spotify, Microsoft Store e FreePdfConvert, reclamizzate da banner truffaldini.

Lo scopo è sempre quello di attirare l’attenzione delle persone con l’inganno, inducendole a visitare una pagina web che replica (più o meno fedelmente) quelle di servizi e aziende ritenute affidabili e, in questo caso, a scaricare un software che invece si rivela essere il trojan Ficker. Ma il fatto che questa vicenda abbia colpito utenti d’oltreoceano non deve fare abbassare la guardia a noi, anzi!

Eset, azienda slovacca specializzata in soluzioni di sicurezza, lo ha scoperto nei giorni scorsi, pubblicando un tweet di avvertimento su tre di queste trappole presenti sul web. Un esempio lo si vede nella figura che riporto qui , relativa alla pagina di download della app xChess 3 proposta dal falso Microsoft Store. Graficamente ben realizzata, ma identificabilissima dall’indirizzo web, che non ha nulla a che vedere con il Microsoft Store. E qui il download porta il malware in casa (o meglio, nel computer) dell’ignaro utente.

Analogamente avviene con il file che si presenta sotto le mentite spoglie della app Spotify disponibile al download da un altro sito artefatto, così come per la falsa versione di FreePdfConverter. Si tratta sempre del trojan Ficker, un malware che sostanzialmente rileva informazioni personali e, accedendo a informazioni memorizzate sul computer (inclusi documenti e portafogli elettronici), riesce a ottenere le credenziali degli account memorizzate nei browser, nei client FTP e nei software di messaggistica.

Promemoria utile a non cadere nelle trappole: 

  1. per prima cosa, evitare di cliccare su banner pubblicitari di questo tipo. In questo caso, selezionarli non è immediatamente pericoloso, perché l’utente viene condotto su un sito web che non attiva nulla di automatico, ma induce ad un download pericoloso;
  2. verificare sempre l’indirizzo web che compare nella barra del browser. Molto spesso ci si focalizza sul contenuto della pagina web, ma prima di un’operazione di download, o prima dell’inserimento di credenziali (soprattutto per acquisti online), è necessario essere sicuri di trovarsi dove si pensa di essere
  3. mantenere sempre aggiornate le soluzioni antivirus installate sul computer, e cambiare password con una certa frequenza (almeno ogni tre mesi). Password robuste, ovviamente.
 
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Pubblicato da su 22 aprile 2021 in news

 

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