
Risulta valido – agli occhi della app VerificaC19 – il QR Code corrispondente al Green Pass legato al nome di Adolf Hitler con data di nascita 01/01/1930, diffuso in rete nelle scorse ore. Al netto delle palesi incongruenze che questa “certificazione” può presentare – fra le quali quella di minore importanza è la data di nascita non attendibile – questa “validità” dimostra che qualcuno ha preso possesso delle chiavi private utili a generare Green Pass formalmente validi, portando alla luce un rilevante problema di sicurezza.
Raid Forums è la fonte in cui è comparso il primo QR Code “intestato” al Führer, con i dati di una vaccinazione somministrata in Francia in data 11/07/2021 con una dose del vaccino Janssen (Johnson & Johnson). E’ fuori discussione che si tratti di una contraffazione e nel forum un utente che si presenta come przedsiebiorca dichiara di poter realizzare – per 300 dollari – Green Pass rilevati come validi dalle app autorizzate a leggerne i QR Code.
Assodato che un normale cittadino europeo non può aver accesso al sistema in grado di generare i Green Pass, non è affatto detto che il pittoresco caso del certificato intestato ad Adolf Hitler sia un esempio isolato di un’iniziativa dimostrativa, tant’è che ne esistono varie versioni (anche con data di nascita 01/01/1900 ad esempio). E se la possibilità di emettere un Green Pass è in mani sbagliate – eventualità che nessuno ora può escludere – è verosimile pensare che esistano molti certificati fasulli, ma formalmente ritenuti validi dai sistemi abilitati a verificarli. Questo renderebbe necessario:
- annullare la validità di tutti i certificati emessi con le chiavi finora utilizzate
- cambiare le chiavi
- riemettere con tali chiavi nuovi certificati per i cittadini già in legittimo possesso di un Green Pass (che in tal caso se lo vedranno revocare e sostituire)
Ovviamente, in parallelo a quel “cambiare le chiavi” è assolutamente necessario capire in che modo sia avvenuto l’utilizzo abusivo delle chiavi e adottare tutte le soluzioni per risolvere il problema e fare in modo che l’eventualità non si ripresenti.
Aggiornamento (28/10/2021): il QR Code legato al nome di Adolf Hitler ora non risulta più “valido”
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: Adolf Hitler, certificato, certificazione, chiavi, coronavirus, covid-19, crittografia, cybersecurity, green pass, Raid Forums, sicurezza, verde, VerificaC19

L’estate 2021 verrà ricordata (anche) per l’introduzione dell’obbligo del Green Pass, (che formalmente non è un obbligo, ma poco cambia se una legge vieta l’accesso a determinati luoghi, servizi o eventi in assenza di questo requisito). In questa sede non ne discuterò l’opportunità o le caratteristiche vincolanti, ma illustrerò informazioni utile per coloro che fossero interessati all’argomento, partendo da quanto pubblicato nel sito dedicato alla Certificazione Verde Vovid-19: https://www.dgc.gov.it/web/.
Il certificato non è una patente di immunità, ma serve ad attestare che un cittadino (con età a partire dai 12 anni):
- si è sottoposto a vaccinazione anti COVID-19 (in Italia il Green Pass viene emessa sia dopo la prima dose che al completamento del ciclo vaccinale);
- è negativo ad un test molecolare o antigenico effettuato nelle ultime 48 ore;
- è guarito dal COVID-19 negli ultimi sei mesi.
La sua utilità deriva dal fatto che uno di questi tre requisiti permetterà, dal 6 agosto 2021, l’accesso a questi contesti:
- Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso
- Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi
- Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
- Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
- Sagre e fiere, convegni e congressi;
- Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
- Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
- Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
- Concorsi pubblici.
Questi contesti sono stabiliti dal Decreto-Legge 23 luglio 2021, n. 105, ma non è escluso che vengano definiti ulteriori aggiornamenti su nuovi ambiti, come ad esempio i trasporti. Al momento, comunque, il requisito del Green Pass riguarda solamente le fasce d’età che possono sottoporsi a vaccinazione contro il Covid, per questo motivo non è necessario se non si hanno 12 anni d’età.
Come ottenerlo? Per averlo esistono iter differenti: chi possiede un’identità digitale con SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica) ha più opportunità, chi ancora non ne è provvisto dovrà seguire un’altra strada e partirò proprio da questa, supponendo che le maggiori difficoltà siano legate alla mancanza di questo presupposto dell’identità digitale, sempre più necessaria per non essere tagliati fuori dalla possibilità di usufruire di vari servizi.
Chi non ha ricevuto il codice AUTHCODE (trasmesso ad esempio via sms a chi si è sottoposto alla vaccinazione) può chiamare a qualunque ora il numero 1500 che offre informazioni e, dal 12 luglio 2021, consente anche il recupero del codice che sblocca la possibilità di ottenere la certificazione. Oltre all’Authcode, è possibile ottenerla anche con uno dei codici univoci ricevuti con il tampone molecolare (CUN), il tampone antigenico rapido (NRFE) o il certificato di guarigione (NUCG). Per coloro che non hanno la possibilità di fare da se’ via web, il Ministero della Salute ha previsto la possibilità di chiedere supporto al medico e il farmacista che, accedendo con le proprie credenziali al Sistema Tessera Sanitaria, potranno recuperare la Certificazione verde COVID-19.
Per quanto riguarda invece le possibilità digitali per ottenere il certificato, ecco i canali disponibili:
Naturalmente per procedere è necessario avere le informazioni riportate sulla propria tessera sanitaria e, come visto sopra, uno dei codici univoci ricevuti in seguito a tampone o a guarigione, oppure il codice autorizzativo (AUTHCODE) ricevuto via e-mail o SMS ai recapiti comunicati in sede di prestazione sanitaria
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: 1500, app, certificato, certificazione, coronavirus, covid, covid-19, CUN, green pass, greenpass, NRFE, NUCG, qr code, verde, VerificaC19

New entry nel sistema di prenotazione delle Vaccinazioni Anti-Covid per la Regione Lombardia, il portale “Powered by Poste Italiane” è operativo da oggi e ancora non si è levato il coro di lamentele a cui siamo abituati quando viene attivato un servizio online di questo tipo. In realtà chi vi scrive ha riscontrato un sistema efficiente. Niente code online, nessuna titubanza. Tutto fattibile in pochi minuti, almeno stamattina.
Va anche detto che il nuovo sistema di prenotazione è distribuito su tre soluzioni: online, agli sportelli Postamat e tramite i portalettere che sono stati abilitati al servizio. Una scelta che va incontro alle esigenze dei cittadini che, in ogni caso, ricevono una conferma tempestiva dopo aver scelto luogo, data e ora dell’appuntamento, informazioni di cui in precedenza – nel sistema di prenotazione disponibile agli over 80, tuttora online – si rimaneva in attesa, essendo gestite e imposte dal sistema, con le criticità di cui si è molto discusso nei giorni scorsi e che ora si sperano superate.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: anticovid, aria, covid, covid-19, lombardia, poste italiane, prenotazioni, vaccinazioni, vaccini

Possibile che qualcuno abbia già il vaccino “anti-Covid-19″, mentre le organizzazioni sanitarie nazionali lo stanno ancora ordinando ai produttori? Non è facile crederlo, eppure su Vice World News leggiamo che sulla darknet si trovano venditori che lo propongono, anche a prezzi esorbitanti, ad esempio oltre 1.300 dollari per singola dose. Due dei venditori interpellati dichiarano addirittura di aver acquistato il vaccino tramite il governo americano e di averlo già venduto a più clienti.
Quanto è probabile che queste offerte siano attendibili? Già non è semplice acquistare un farmaco online presso un sito di e-commerce ordinario, figuriamoci nel dark web in cui sembra che qualcuno possa vendere il vaccino Pfizer-BioNTech. Innanzitutto si può serenamente dubitare di un sito web che vende un vaccino presentando solamente una foto facilmente reperibile con un motore di ricerca, tanto più che delle (false) vendite online di vaccini si era già parlato lo scorso aprile, quando cominciarono a spuntare le prime inserzioni pubblicitarie.
Vanno poi tenute presente alcune considerazioni, sia tecniche che etiche. Innanzitutto è noto che per quel vaccino è prevista la conservazione a -70°: potrebbe essere consegnato agevolmente, con un corriere attrezzato in tal senso? Inoltre si tratta di un sistema discriminatorio, che bypassa i sistemi sanitari (con le relative pianificazioni in base ad esigenze legate a fragilità dei pazienti, fasce d’età, eccetera) e privilegia acquirenti facoltosi. E tutto questo al netto del fatto che chi lo acquista non ha accesso alla documentazione sulla sperimentazione e sugli studi effettuati.
Per cui, alla domanda della persona che mi ha scritto “Si può trovare su internet il vaccino anticovid?”, la risposta per me è NO. Sulla salute non si specula.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: biontech, covid-19, dark web, darknet, farmaci, online, pfizer, salute, sicurezza, speculazioni, truffe, vaccini, vaccino, vendita

Al di là di ogni anticipazione diffusa a mezzo stampa, è sempre bene aspettare la pubblicazione ufficiale dei provvedimenti (decreti, ordinanze) per capire realmente cosa si può fare. Anche nelle scorse ore, però, le nostre istituzioni hanno continuato a manifestare sintomi di annuncìte, quel “disturbo” caratterizzato dal voler diffondere prima, anche a mezzo stampa, una serie di annunci (non sempre coerenti fra loro) per procedere solo in seguito con la pubblicazione vera e propria dei provvedimenti. Un esempio si è verificato nel pomeriggio di ieri, con alcuni comunicati del Ministero della Salute:
Comunicato n. 301
Data del comunicato 27 novembre 2020
Speranza firma nuova ordinanza: area arancione per Calabria, Lombardia e Piemonte, area gialla per Liguria e Sicilia
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, firmerà una nuova ordinanza con cui si dispone l’area arancione per le Regioni Calabria, Lombardia e Piemonte e l’area gialla per le Regioni Liguria e Sicilia. L’ordinanza sarà in vigore dal 29 novembre.
_____
Comunicato n. 302
Data del comunicato 27 novembre 2020
Speranza firma nuova ordinanza: rinnovate misure per Campania, Emilia Romagna, Friuli venezia Giulia, marche e Toscana
Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, firmerà una nuova ordinanza con cui si rinnovano le misure restrittive vigenti relative alle Regioni Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche e Toscana. L’ordinanza è valida fino al 3 dicembre 2020.
E l’ordinanza (o le ordinanze)? Al momento della diffusione di queste note, dei provvedimenti annunciati non si vedono tracce. I comunicati infatti nel titolo dicono “firma”, poi riportano “firmerà”. Non c’è ovviamente ragione di credere che nell’ordinanza ufficiale (o nelle ordinanze ufficiali) ci siano sorprese o contenuti differenti da quanto annunciato – d’altronde ciò che è consentito o vietato in funzione delle zone è sempre indicato negli scenari descritti nel DPCM 3 novembre 2020 – ma resta il fatto che i provvedimenti ufficiali arrivano sempre in seguito ad una serie di anticipazioni più o meno attendibili, che sembrano avere l’obiettivo di tastare il terreno presso esperti e opinione pubblica.
Di questo passo i cittadini riterranno sufficiente leggere le note, gli annunci, e non i provvedimenti di legge. Ma a livello comunicativo è un errore, perché con questa prassi si sottrae attenzione (e importanza) al provvedimento ufficiale, la cui ignoranza – per principio – non è ammessa. Per legge.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: annunci, arancione, coronavirus, covid-19, gialla, governo, ministero, ordinanza, rossa, salute, zona

Oggi un articolo di Repubblica firmato da Riccardo Luna e intitolato “La fine di Immuni”, riferendosi alla conferenza stampa di annuncio del nuovo Dpcm, lamenta che ieri sera “è morta la app Immuni. Mai citata. Mai. Come se non esistesse. Come nella prima ondata. Quando però non esisteva davvero”. Ora, se è vero che Immuni è stata scaricata da circa 9 milioni di italiani e che le notifiche di contagio veicolate da questa app sono circa 500 – a fronte di un numero di contagi ben più elevato – è palese che qualcosa non abbia funzionato.
Ma è a dir poco tardivo accorgersi ora di criticità che erano chiare fin dalla nascita di Immuni: senza un’attività coordinata e sollecita per il tracciamento e il collegamento tra rilevazioni di contagio e notifiche, non è possibile pensare che l’iniziativa abbia successo. Ora si è pensato ad obbligare per legge le aziende sanitarie ad agire, inserendo le positività rilevate nel sistema centrale collegato con la app. Chissà se l’obbligo inserito nel testo definitivo del nuovo Dpcm riuscirà nell’intento di rianimarla:
“(…) al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”.
Nel frattempo c’è chi tenta di sfruttare gli smartphone da un altro fronte: Google Maps prevede nuove funzionalità in grado di dare informazioni sui casi di Covid-19 individuati in una determinata zona.

Cliccando sull’icona Livelli e selezionando “Informazioni sul Covid-19”, sarà possibile avere le informazioni raccolte sulle rilevazioni di contagio, evidenziando un dato medio calcolato su una settimana. I dati vengono ricavati dalle informazioni diffuse da enti come i ministeri della salute, l’OMS e le aziende ospedaliere. Il nuovo Livello Covid-19, spiega Google, “mostra la media del numero di nuovi casi ogni 100.000 persone, calcolata su un periodo di 7 giorni. Indica inoltre se i casi sono in aumento o in diminuzione”. Questa la situazione nel nostro Paese in questo momento:

Inoltre, come anticipato nell’evento in streaming Search On 2020, sarà presto disponibile un servizio per dare informazioni in tempo reale sull’affollamento di negozi, ristoranti e altri luoghi pubblici. L’obiettivo dichiarato da Google è estendere la mole di informazioni sulle possibilità di affollamento di milioni di luoghi in tutto il mondo, in modo da informare l’utente mostrando queste informazioni sulla mappa, senza la necessità di cercare un luogo specifico per verificarne l’affollamento.
Mentre il Livello Covid-19 punta a mostrare dati a carattere globale basati su informazioni fornite da enti e istituzioni, i dati real time sull’affollamento dei luoghi pubblici si basano sulla rilevazione della presenza di utenti che hanno attivo il servizio di geolocalizzazione (lo stesso che consente a Maps di rilevare il traffico sulle strade). Anche in questo caso, quindi, il funzionamento del servizio si fonda sulle impostazioni che gli utenti hanno facoltà di attivare o disattivare, in funzione della propria propensione a fornire dati che molti, legittimamente, preferiscono non divulgare in nome della propria privacy. Con il tempo si vedrà quale sarà l’approccio vincente.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: comunicazione, contact tracing, contagi, coronavirus, covid-19, dpcm, focolai, google, immuni, maps, tamponi

Trattato come un cazzaro qualunque, Donald Trump si è visto cancellare un post da Facebook e addirittura sospendere da Twitter l’account @Trump2020, utilizzato dal suo staff per la campagna elettorale. Su entrambi i social network, gli account riconducibili al presidente avevano pubblicato un video in cui Trump, intervistato telefonicamente da alcuni giornalisti di Fox news, caldeggiava la riapertura delle scuole perché, a suo dire, i bambini sono praticamente immuni al Covid-19 perché “hanno un sistema immunitario molto più forte di noi, in qualche modo, per questo. E non hanno problemi. Semplicemente non hanno problemi”. Contenuti rimossi dalle due piattaforme social, per disinformazione.
C’era già stato un campanello d’allarme, poco più di due mesi fa, quando due tweet di Donald Trump erano stati indicati come non attendibili. Ora, dalla semplice notifica si è passati a provvedimento più drastici: Twitter ha deciso per la sospensione dell’account presidenziale fino a quando il post incriminato non sarà cancellato, mentre Facebook ha rimosso il post, che in circa quattro ora aveva registrato quasi 500mila visualizzazioni. Sorprendente, se si pensa che solo alcuni mesi fa non aveva fatto nulla per un altro video in cui Trump proponeva alla popolazione di bere candeggina per combattere il nuovo coronavirus.
La notizia ha due chiavi di lettura: la prima riguarda la scure del controllo sulla disinformazione che si abbatte anche su una figura di rilievo come il Presidente degli Stati Uniti. La seconda è legata al fatto che i social network sono intervenuti al posto dei giornalisti di Fox news, che per mestiere dovrebbero fare informazione, non contribuire alla disinformazione. Così facendo si assumono la responsabilità di veicolare messaggi errati o fuorvianti, semplicemente perché non alzano un dito – nemmeno a conversazione terminata – davanti al loro Presidente.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: candeggina, coronavirus, covid-19, donald trump, facebook, fox, giornalismo, social network, twitter

Immuni sarà pronta “per i primi di giugno”, parola del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto durante la trasmissione 24Mattino in onda su Radio24, a proposito della app che, ha aggiunto Soleri, “è un tracing importantissimo e quando sarà attivo darà ulteriori informazioni su tracciamento e diffusione della malattia”. Non è tutto: a giugno sarà attiva – per una fase sperimentale – in tre regioni italiane: Liguria, Abruzzo, Puglia. Oltre a queste è prevista la partecipazione delle sedi Ferrari di Modena e Maranello, in cui è stato varato il progetto “Back on Track” (patrocinato dalla Regione Emilia Romagna) per il riavvio dell’attività produttiva in sicurezza.
Al netto di ogni critica sulle problematiche legate alla riservatezza dei dati personali degli utenti, nonché di tutte le criticità evidenziate dal Copasir, si può vedere con favore il fatto che sia stato adottato un approccio open, ma non si può fare a meno di constatare che un punto critico di questa app potrebbe essere proprio la sua efficacia: iniziare un test a giugno, dopo un’oggettiva fase di rallentamento, in contesti di contagio che escludono le zone maggiormente coinvolte, senza alcun obbligo di utilizzo (che non può essere introdotto), sono tutti fattori che abbassano le probabilità di successo.
Altro nodo da sciogliere: nel momento in cui la app dovrà agire con gli alert in seguito al rilievo di contatti con soggetti “positivi”, i vari sistemi sanitari (regionali) dovranno affrettarsi a correlare i tamponi effettuati (auspicabilmente numerosi) agli utenti da avvisare affinché si possa provvedere al loro opportuno isolamento, e alla conseguente attivazione di nuove analisi (nuovi tamponi) per chi a sua volta è entrato in contatto con i soggetti posti in isolamento. Per puntare alla maggiore efficacia si dovrebbe lavorare in modo che non esistano barriere tra le regioni, soprattutto perché – anche in una fase di ridotta mobilità – vanno considerati anche i contatti avvenuti tra persone di regioni diverse, scenario non infrequente, soprattutto se riguarda aree di confine. E’ necessario che le regioni, con le loro aziende sanitarie, siano pronte e sollecite a queste operazioni, altrimenti sarà tutto inutile. Già una sperimentazione mirata a sole tre aree – non in contatto tra loro – abbatte in partenza queste opportunità.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: app, bending spoons, contagio, coronavirus, covid-19, efficacia, ferrari, immuni, nuovo, pierpaolo sileri, privacy

Questa grafica diffusa dall’ANSA contiene un sommario delle informazioni rese note al pubblico – su cui tutti stanno basando le proprie considerazioni, riflessioni e osservazioni – in riferimento a Immuni, la app per smartphone iOS e Android per il contact tracing dei cittadini risultati positivi al nuovo coronavirus, selezionata dalla task force istituita dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione e dal Ministero della Salute, responsabili della scelta.
Innanzitutto, c’è la contraddizione nel nome: si chiama “Immuni” e serve per individuare i soggetti infetti. Probabilmente la scelta di un nome più coerente come “Infetti” ne avrebbe minato l’attrattiva, perché in un nome – così come uno slogan – si deve evitare le negatività: “Positivi” per esempio sarebbe andato benissimo.
Digressioni a parte, il nome dell’app creata da Bending spoons compare sull’ordinanza datata 16 aprile in cui il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha disposto la stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso e di appalto di servizio gratuito. Secondo quanto indicato dal Ministero della Salute, non sarà obbligatoria (ma già si legge di possibili limitazioni negli spostamenti per chi non la vorrà utilizzare) e funzionerà tramite bluetooth, registrando la prossimità tra gli smartphone delle persone con i quali l’utente è venuto a contatto tramite dati “non direttamente idonei” a rivelarne l’identità, che “rimarranno all’interno del cellulare fino all’eventuale diagnosi di contagio”. Escluso l’obiettivo della geolocalizzazione, il fine dell’app è “tracciare per un determinato periodo di tempo degli identificativi criptati dei cellulari con il quale il soggetto positivo al virus è entrato in stretto contatto. Questo accade solo se in entrambi i cellulari è presente l’applicazione di tracciamento”. Tre le informazioni contenute dal “registro dei contatti” della app:
- dispositivo contattato
- distanza del contatto
- durata del contatto
L’elemento su cui convergono molte perplessità – e su cui al momento non sono disponibili dettagli tecnici – è in questo principio: i soggetti entrati in contatto con un utente risultato positivo al nuovo coronavirus, vengono informati di questo contatto con un alert dall’operatore medico autorizzato dal cittadino positivo (così spiega la nota del ministero).
Ma finché non saranno disponibili ulteriori informazioni concrete, inutile alimentare discussioni o fasciarsi la testa per qualcosa che potrebbe non essere di nostro gradimento o interesse. Meglio parlarne quando se ne saprà di più.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: bending spoons, contact tracing, coronavirus, covid-19, domenico arcuri, immuni, privacy, sicurezza

Questa mappa mostra come l’attuale emergenza sanitaria – con le obbligatorie restrizioni sugli spostamenti – stia esercitando una forte pressione sull’infrastruttura a banda larga attiva nel mondo. La crescita di e-learning, telelavoro e smart working, insieme alla maggiore fruizione di streaming HD e del gaming, mettono Internet sotto stress come mai prima d’ora.
Questa grafica è il risultato delle elaborazioni effettuate dal software sviluppato dalla società australiana KASPR Datahaus che raccoglie ogni giorno miliardi di dati sul traffico generato da attività svolte su Internet.
Bisogna pensare ad esempio che ogni streaming video (anche una videochiamata) è costituito da piccoli pacchetti di dati, che percorrono cavi di rame e fibra ottica per lunghe distanze. Se tanti pacchetti percorrono questi cablaggi, il traffico si intensifica e può arrivare ad essere congestionato. In queste condizioni tutto si rallenta. La mappa evidenzia che nelle scorse settimane questo fenomeno si è intensificato particolarmente in Italia, Spagna, Svezia, Iran e Malesia. Nel Regno Unito è in crescita.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: coronavirus, covid-19, e-learning, gaming, Internet, pressione, smart working, streaming, stress, telelavoro, tlc, traffico
In questo periodo di emergenza sanitaria, social network e siti web pullulano di pubblicità di mascherine in vendita online, indicate – in modo da ingolosire potenziali acquirenti interessati – in quantità limitata e con promesse di consegna rapida. Gli annunci sono tutti abbastanza simili e si impegnano a decantare con enfasi le caratteristiche del prodotto nello stesso modo (approssimativo). Incuriosito da questa uniformità di presentazione, come già fatto in altre occasioni precedenti, ho seguito i link di alcuni di questi negozi online per controllarne le condizioni generali di vendita. Leggendole, non mancano le sorprese:

Non siamo responsabili se le informazioni disponibili su questo sito non sono accurate, complete o aggiornate. Il contenuto di questo sito è fornito solo a scopo informativo e non deve essere considerato come l’unica fonte di informazioni per prendere decisioni senza aver prima consultato fonti di informazione più accurate, complete e aggiornate. Se decidete di affidarvi ai contenuti presentati su questi sito, lo fate a vostro rischio è pericolo.
Ma stiamo scherzando? E chi ne deve essere responsabile? Io???
Questo sito può contenere alcune informazioni preliminari. Queste informazioni di base sono, per loro natura, obsolete e vengono fornite solo a scopo informativo.
Ma de che? In un altro sito ho trovato una variante con diversa traduzione:
Questo sito può contenere determinate informazioni storiche. Le informazioni storiche, necessariamente, non sono aggiornate e vengono fornite solo come riferimento.
E-commerce apparentemente differenti, con prodotti simili e condizioni di vendita (o termini di servizio) che sembrano frutto di copia+incolla con traduzione approssimativa. Già solo per queste condizioni un sito di commercio elettronico dovrebbe essere ignorato e non ritenuto affidabile: non può essere considerato accettabile che le condizioni contrattuali (perché di questo si tratta) indichino ad un potenziale acquirente che le informazioni potrebbero non essere accurate e che “se decidete di affidarvi ai contenuti presentati su questi sito, lo fate a vostro rischio e pericolo”. Non è diverso dal dichiarare che le informazioni sul prodotto offerto non sono attendibili, pertanto non c’è alcuna certezza che l’acquisto risponda alle esigenze dell’utente che lo sta effettuando. In parole ancora più semplici: se si sceglie un prodotto in quel sito, lo si mette nel “carrello” e lo si paga, non è detto che l’utente riceva a casa propria ciò che crede di aver acquistato.
Non acquistate da siti non affidabili. Leggete condizioni di vendita e termini di servizio, che solitamente in quei siti sono indicate con un link a fondo pagina. La raccomandazione è attuale e opportuna: sicuramente molti utenti la troveranno superflua, ma in questo periodo molte persone cercano di effettuare acquisti online avventurandosi sul web, facendo ricerche sui social network o attraverso piattaforme mai usate in precedenza e potrebbero cadere in qualche “trappola per principianti”. Fate attenzione, c’è gente senza scrupoli là fuori.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag: commercio elettronico, corinavirus, covid, covid-19, e-commerce, ecommerce, ingannevole, mascherine