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Vodafone: I governi hanno accesso diretto alle telefonate

Un anno fa esplodeva il Datagate. Oggi, da un articolo di Martina Pennisi sul Corriere, leggiamo:

La rivelazione di Vodafone: «I governi hanno accesso diretto alle telefonate»

L’operatore britannico esce allo scoperto: «Cavi associati alle reti per ascoltare le conversazioni senza mandato». Dall’Italia il maggior numero di richieste di dati

L’Italia è il Paese che ha inoltrato a Vodafone il maggior numero di richieste di informazioni su indirizzi e numeri di telefono e su luogo, orario e contenuto di chiamate e messaggi nel 2013: 605mila. Il dato è stato pubblicato inizialmente dal Guardian, che ha contestualmente riportato come l’operatore britannico abbia rivelato l’esistenza di cavi associati alle sue reti che permettono alle agenzie governative di ascoltare le conversazioni e controllare gli scambi degli utenti in 6 dei 29 Paesi in cui opera. Accesso permanente e senza mandato alcuno, quindi […]

Seguono altri dettagli (tra cui il grafico che segue, relativo alle richieste ricevute da Vodafone dai vari Paesi). L’azienda a questo proposito ha pubblicato un report.

Teniamo presente che questi dati riguardano solamente una compagnia telefonica. Prepariamoci, potrebbe trattarsi dell’inizio di un nuovo diluvio estivo.

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Pubblicato da su 6 giugno 2014 in Inchieste, News da Internet, privacy

 

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L’occhio che spiava le webcam degli utenti Yahoo

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Altre novità in tema di Datagate: il Guardian riporta nuove rivelazioni di Edward Snowdenracconta l’operazione Optic Nerve avviata dal 2008 al 2012 dal GCHQ (l’intelligence inglese) per la registrazione delle riprese delle webcam di milioni di utenti di Yahoo! Utenti normalissimi, cioè non indagati ne’ sotto osservazione da parte delle autorità di polizia. L’obiettivo dichiarato dell’operazione era la raccolta di immagini che ritraessero il viso di persone che potessero essere di potenziale interesse.

La raccolta veniva effettuata intercettando le videochat degli utenti, catturando un fotogramma ogni cinque minuti e trasmettendo il materiale raccolto alla NSA. Una volta immagazzinate, le immagini venivano poi esaminate per identificare potenziali obiettivi. 

L’agenzia dichiara di aver agito nel rispetto della legge e di essere stata autorizzata alla raccolta di queste informazioni visive, anche se l’articolo del Guardian evidenzia la mancanza della prevista autorizzazione da parte del ministero competente. Yahoo si è dichiarata ignara dell’operazione (possibile?). Operazione che – a conti fatti – ha ottenuto il risultato di un database abbastanza inutile, pieno di immagini di contenuto pornografico, pubblicitario e famigliare. Tra l’altro, anche il sistema di analisi delle immagini si è dimostrato inaffidabile: il sistema è tarato per misurare la quantità di pelle visibile in una foto e, superato un certo limite, la classifica come pornografica. Tuttavia, tale classificazione sembra aver riguardato molti ritratti di volti di persone. 

Solo ritratti? Messaggi niente?

Cui prodest?

Ne sentiremo ancora?

 
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Pubblicato da su 28 febbraio 2014 in privacy, security, tecnologia

 

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Una Internet “europea”?

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Lo scandalo esploso l’anno scorso con il nome di Datagate continua a partorire conseguenze più o meno prevedibili. L’ultima – ma solo per ora, in ordine di tempo – è l’idea espressa da Angela Merkel di realizzare una rete di comunicazioni europea, separata dagli USA e non controllabile dai servizi di intelligence d’oltreoceano. La cancelliera intende approfondire questo progetto con il presidente francese Francois Hollande in occasione del loro incontro a Parigi, prefigurando la costituzione di una sorta di asse franco-tedesco che guidi l’Europa verso una Internet indipendente.

Al pari di quelle di molti altri rappresentanti di Stato, anche le conversazioni telefoniche di Angela Merkel sono state intercettate nell’ambito del programma PRISM lanciato dalla NSA, ma anche dal programma TEMPORA avviato dal GCHQ britannico. Una vicenda che ha fatto scroprire alla Merkel che una fetta enorme del traffico di telecomunicazioni generato dall’Europa passa dagli USA, per questioni fondamentalmente economiche, dato che in America esistono infrastrutture di telecomunicazioni che permettono di veicolare le informazioni a condizioni molto convenienti. E come riporta il settimanale tedesco Der Spiegel, la Germania – legittimamente – non può tollerare di essere in grado di assicurare alla giustizia un borseggiatore e di non riuscire neppure ad aprire un’indagine sulle intercettazioni al cellulare della cancelliera.

Da queste vicende (ma non solo) parte l’idea di realizzare una rete di telecomunicazioni europea, un progetto che però dovrà considerare di dover prendere una posizione nei confronti della Gran Bretagna, che non si trova oltreoceano e che è parte dell’Europa. Dovrà considerare anche gli accordi dell’intesa chiamata Safe Harbor, siglata tra Stati Uniti ed Europa, che alle aziende americane che operano su Internet con clienti europei offre una certa flessibilità sul rispetto delle normative privacy in vigore nel Vecchio Continente.

Inoltre non potrà trascurare che l’avvento delle moderne tecnologie di comunicazione, e quindi della Internet che conosciamo, quella per cui risulta più conveniente far passare dagli Stati Uniti persino un messaggio di posta elettronica spedito da Milano a Roma, ha abbattuto i confini geografici e cambiato il concetto di sicurezza nazionale. Soprattutto ha reso più complesso quello della sicurezza dei dati e delle informazioni: le operazioni di spionaggio da parte dei servizi di intelligence americani non costituiscono un problema esclusivamente europeo. Anche alcuni servizi europei vi hanno preso parte e gli spiati non sono solo europei. E ciò è stato reso possibile con la collaborazione più o meno volontaria delle aziende di cui tutti sfruttano i servizi di comunicazione, nonché grazie alla conoscenza di tecnologie per eludere o escludere i sistemi di sicurezza adottati sulle reti. Questi fattori si ripresenterebbero con la stessa criticità anche se venisse realizzata una rete di telecomunicazioni esclusivamente europea, pertanto il problema della sicurezza verrebbe trasferito, anzi “localizzato”, ma non eliminato.

Merkel e Hollande forse non conoscono personalmente questi aspetti, ma nel loro entourage annoverano sicuramente consiglieri ed esperti che li conoscono a fondo e che sono perfettamente consapevoli delle difficoltà tecniche, politiche ed economiche che questa idea incontrerà. Ma in questo momento, probabilmente, è più importante annunciare il progetto per dare alla cittadinanza europea l’impressione di un interessamento concreto. Sull’opportunità e sulla fattibilità dell’idea si ragionerà più avanti. Forse.

 
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Pubblicato da su 17 febbraio 2014 in Internet, istituzioni, news, security

 

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Comunicazione criptate? Non per tutti

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La NSA (National Security Agency, l’agenzia americana per la Sicurezza Nazionale) e il GCHQ (Government Communications Head Quarter, l’ente britannico per la sicurezza nelle comunicazioni) sono in grado di acquisire informazioni dai sistemi di comunicazione anche quando i dati sono criptati.

E’ quanto riportato ieri da GuardianNew York Times e Pro Publica, citando ancora una volta Edward Snowden come fonte. Significa che queste organizzazioni di intelligence sono in grado di aggirare le soluzioni di crittografia, e di questo forse non dovremmo stupirci, visto il tipo di attività che svolgono le agenzie e – soprattutto – alla luce di quanto è emerso negli ultimi mesi.

La cosa che tuttavia può risultare più inquietante è il programma di collaborazione che NSA ha sviluppato con alcune grandi aziende d’oltreoceano che si occupano di tecnologia. Nell’ambito di questo programma, a quanto pare, è prevista una partecipazione – più o meno attiva – al progesso di progettazione e sviluppo dei prodotti, allo scopo di conoscere (o inserire ad hoc?) backdoor e punti deboli nei sistemi di cifratura, per poterli poi sfruttare e accedere alle informazioni protette dagli stessi sistemi. La stessa agenzia, negli ultimi anni, avrebbe inoltre operato affinché, nella stesura dei protocolli di comunicazione e delle regole di cifratura utilizzate come standard a livello internazionale, venissero inserite vulnerabilità appositamente studiate per agevolare operazioni di intelligence.

Non c’è scampo dunque? Non è esattamente così: se riteniamo attendibili le dichiarazioni finora rilasciate da Snowden, le possibilità di accesso non sono infinite e la NSA non ha conoscenza totale di tutti i sistemi di sicurezza. Un primo fatto certo, però, è che non tutte le informazioni che circolano al mondo sono interessanti e, quindi, non è detto che tutto sia suscettibile di intercettazione (quindi non temete che la mail innocentemente spedita all’amico possa essere utilizzata contro di voi). Un secondo fatto certo è che le novità su questo argomento non sono finite. Un terzo fatto certo – in realtà il più importante, da non dimenticare mai – è che, nel mondo digitale, non esiste la sicurezza assoluta al 100% che la segretezza di un’informazione non possa essere violata.

 
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Pubblicato da su 6 settembre 2013 in comunicazione, Internet, istituzioni, Mondo, news, privacy, security, TLC

 

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