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Collegarsi a Internet a volte implica un sacrificio. Inconsapevole

AccessPointWiFi

La password WiFi sarà fornita solamente se il destinatario acconsentirà a cedere il proprio primogenito all’azienda, per la durata dell’eternità. 

Il testo che avete appena letto è la Clausola Erode inserita nelle condizioni di servizio da accettare per essere abilitati ad utilizzare un hotspot WiFi pubblico a Londra, nell’ambito di un’indagine investigativa basata su un esperimento organizzato da F-Secure ed Europol e realizzata dal Cyber Security Research Institute con gli specialisti di sicurezza di SySS. La singolare clausola, che naturalmente non è mai stata applicata, è solo l’elemento più eclatante della disattenzione e della mancanza di consapevolezza degli utenti  nell’utilizzo di servizi di connettività, concetti che l’esperimento aveva l’obiettivo di evidenziare.

Oltre al rischio di accettare e sottoscrivere clausole tutt’altro che chiare annegate nelle condizioni contrattuali, che troppo spesso vengono completamente ignorate per utilizzare un servizio, l’indagine ha fatto emergere che è sufficiente una spesa minima per mettere in funzione un accesso WiFi che, nel consentire l’accesso a Internet, possa spiare tutta l’attività dell’utente connesso.

F-Secure ha chiesto a Finn Steglich della SySS di realizzare un kit WiFi portatile, affinché potesse essere attivato agevolmente in un punto qualunque della città. Con una spesa di circa 200 euro è stato realizzato un piccolo sistema perfettamente funzionante e presentato in rete con un nome “credibile”.

Il primo obiettivo era rilevare quanti utenti avrebbe agganciato uno hotspot sconosciuto una volta posizionato e reso disponibile.

AccessPointWiFi2

In mezz’ora sono stati rilevati 250 dispositivi, 33 dei quali si sono connessi, 21 sono stati identificati. Sono stati captati 32 MB e sei utenti hanno accettato la clausola erode prima che venisse disattivata la pagina in cui erano riportare le condizioni di servizio.

In ogni caso, chi ha utilizzato il servizio per navigare in Internet si è sottoposto ad una rilevazione costante di tutta l’attività svolta online durante tutto il collegamento. Il rischio esiste, anche in considerazione del fatto che su molti smartphone è attiva per default la ricerca e l’aggancio del miglior accesso WiFi disponibile in zona. Se l’access point è aperto e non protetto, il collegamento può avvenire senza che l’utente se ne accorga e nel frattempo – se esiste un’attività di cattura dei dati in transito sul dispositivo – questi dati possono essere rilevati e memorizzati (smartphone o tablet lavorano anche quando rimangono in una borsa, quando ad esempio sono attive la ricezione di mail e altre app che ricevono o trasmettono informazioni).

La conclusione: il WiFi è molto utilizzato (laddove disponibile), ma gli utenti non sono a conoscenza delle possibilità e dei rischi derivanti da un uso incauto di queste tecnologie. L’avvertimento di F-Secure è chiaro: nessuno deve dare per scontata la sicurezza di un WiFi pubblico, che è un servizio da utilizzare con consapevolezza e, qualora la sicurezza dei dati sia critica, è opportuno adottare soluzioni di sicurezza, dalla VPN ad altre soluzioni ad hoc in grado di proteggere i dati.

E come conclude oggi Federico Guerrini nel suo articolo, per quanto riguarda coloro che hanno accettato la clausola Erode, “F-Secure, bontà sua, non ha intenzione di far valere i propri diritti (che comunque sarebbero difficili da sostenere in tribunale). È probabile, però, che d’ora in poi i genitori facciano un po’ più di attenzione”.

Nel video (con audio in inglese), il racconto dell’esperimento.

 
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Pubblicato da su 10 ottobre 2014 in cellulari & smartphone, Internet, security, WiFi

 

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Il confine con la banalità è labile

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Bello (quanto una tavanata galattica) questo servizio del TG1 intitolato La nuova ossessione (nel video inizia al minuto 30:30) . Si parla del fatto che “sono sempre di più gli italiani che non rinunciano ad internet neanche in riva al mare” e ad un certo punto – dopo aver visto gente in spiaggia con smartphone, tablet e notebook – la giornalista si affretta a dire con tono ansiogeno:

La vacanza che corre sul web, gli amici sono quelli rimasti in città, sms continui, suonerie che irrompono nella tranquillità di una mattinata al mare. Il confine con la maleducazione è labile, ma l’ansia da connessione è tale che, ci spiegano, anche la scelta del lido passa dalla potenza della rete WiFi.

Un momento: gli SMS continui e le suonerie che irrompono nella tranquillità ci sono dagli anni ’90, da quando i telefonini hanno cominciato a diffondersi e i supercafoni hanno cominciato ad ostentarli senza rispetto per la quiete altrui. Che non ha nulla a che fare con il fatto di volersi connettere ad Internet sempre e comunque (per scelta o per dipendenza, anche se quest’ultima effettivamente può portare l’utente ad alienarsi).

P.S. Lulgio (anziché Luglio) lo trovate scritto sul sito web del TG1

 
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Pubblicato da su 22 luglio 2013 in news

 

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Se Asus fa il Trio, Apple farà il MacPad?

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Mi domando: se Asus riesce a fare il Transformer Book Trio – ossia un laptop con Windows 8, che staccando la tastiera diventa un tablet con Android 4.2 e che, attaccato ad una docking station, diventa un desktop pc a tutti gli effetti con storage da 1 TB – quando vedremo Apple presentare un… MacPad?

 
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Pubblicato da su 3 giugno 2013 in computer, tablet, tecnologia

 

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Google, pulizie di primavera fuori stagione

In un’operazione battezzata pulizie di primavera fuori stagione, Google ha preso la decisione di chiudere progressivamente tutti quei progetti che non hanno dato i risultati sperati. Insieme alla già annunciata soppressione di servizi come Google Web Security, Notebook, Sidewiki, Code Search, Buzz, Jaiku e le iGoogle social features, la roncola di Mountain View colpirà nelle prossime settimane anche Bookmarks Lists , Friend Connect, GearsSearch Timeline, Wave, Knol e l’ambizioso progetto sulle rinnovabili chiamato Renewable Energy Cheaper than Coal (RE<C).

Google potrà così investire su qualcosa di più promettente, come il mondo della connettività mobile, quello del social networking e dei servizi cloud-based, e non dimentichiamoci che il catalogo di Google Music ha bisogno di molto spazio…

 
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Pubblicato da su 24 novembre 2011 in business, Internet

 

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