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Un “virus informatico” può essere un’arma letale

10 settembre – Düsseldorf (Germania): la rete informatica dell’ospedale universitario della città tedesca viene bloccata da un attacco informatico. Una paziente, bisognosa di cure immediate, viene così trasferita al più lontano ospedale di Wuppertal, ma le sue condizioni sono troppo gravi e muore proprio perché non è stato possibile curarla tempestivamente. Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, si tratterebbe del primo caso di morte conseguente ad un ransomware, un malware che attiva un blocco sui contenuti dei computer colpiti, che possono essere sbloccati in seguito al pagamento di un vero e proprio riscatto.

21 settembre – Milano, Belluno, Padova – la rete di alcune sedi di Luxottica subisce un attacco sferrato allo stesso scopo (criptare i dati aziendali). L’azione non ottiene l’effetto sperato da parte dei malintenzionati, ma causa disagi che spingono l’azienda a disattivare alcuni servizi online e sospendere l’attività di alcuni reparti produttivi. Nel giro di alcune ore un problema analogo viene segnalato dal gruppo Carraro: attività lavorativa bloccata, settecento dipendenti in cassa integrazione per alcuni giorni, fino al ripristino dei sistemi informatici dell’azienda.

Sono solo due esempi recenti di quanto pericolisi possano essere attacchi di questo tipo. Gli ultimi in ordine di tempo, ma del tutto simili ad altri che sono accaduti in precedenza, ai danni di molte altre aziende, più o meno note al grande pubblico. Molto spesso – da chi non ha mai subìto conseguenze di rilievo – il “virus informatico” viene ritenuto un problema di lieve entità, con conseguenze superabili, da risolvere con un backup effettuato senza troppa attenzione. La realtà è ben diversa e naturalmente i problemi sono maggiori se l’attività dell’organizzazione ha importanza critica, coinvolge molte persone e viene svolta con un’infrastruttura complessa.

Non è necessario spiegare la criticità dell’attività di un ospedale, che si impegna nel curare e salvare vite umane (e si attendono conferme sulla possibilità che in un ospedale americano siano deceduti quattro pazienti per motivi analoghi), ma non deve sfuggire che un’azienda manifatturiera o di servizi che non può accedere alle proprie informazioni, può essere messa improvvisamente in ginocchio con conseguenze paragonabili alle peggiori crisi di mercato. Gli imprenditori, che sanno cosa significa avere un’azienda ferma e sanno cosa comporta dover mandare a casa i propri dipendenti, comprenderanno sicuramente la necessità di dotarsi di misure di sicurezza adeguate, che non devono più essere considerate un costo, ma un investimento.

Ma anche chi gestisce un servizio di interesse collettivo può cogliere l’occasione di riflettere su quanto possa essere a rischio un’attività il cui funzionamento tutti danno per scontato: dagli acquedotti agli enti che distribuiscono la corrente elettrica, fino alla gestione della viabilità di una città (semafori inclusi), i servizi che possono andare il tilt e creare danno estremamente seri sono moltissimi.

Proporzionalmente, questa necessità riguarda tutti noi: anche il privato cittadino ha solo da perdere, se non mette al sicuro i propri dati. Quindi cominciamo a vedere la sicurezza dei dati come una necessità, non come qualcosa in più.

 
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Pubblicato da su 28 settembre 2020 in news

 

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SMS che infettano la fiducia dei cittadini

Era causato da un errore informatico l’sms inviato dalla ATS Milano per comunicare ad alcuni cittadini “lei risulta contatto di caso di Coronavirus”. Senza un perché, senza un contatto a cui rivolgersi, quel messaggio – francamente scritto anche in modo discutibile – forse non poteva essere scambiato per un tentativo di truffa, ma certamente qualcuno avrebbe potuto pensare ad uno scherzo (di cattivo gusto): il numero telefonico del mittente di un sms o di una telefonata può essere falsificato piuttosto facilmente ed “è un attimo” che qualche malintenzionato possa trarre ispirazione da questo “errore informatico” per attuare qualche idea ansiogena.

 
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Pubblicato da su 27 Maggio 2020 in news

 

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Sapessi com’è strano cercare via web un parcheggio libero a Milano

Parcheggi a Milano, Coronavirus e iPhone sono stati gli argomenti più gettonati ieri su questo blog, almeno stando ai contatti rilevati su due post:

  1. Milano, c’è parcheggio? Online i posti disponibili (ma non tutti lo sanno) – pubblicato il 15 aprile 2015, solamente ieri ha raggiunto 4.739 visualizzazioni;
  2. Effetti collaterali del Coronavirus, Apple venderà meno iPhone – pubblicato il 18 febbraio 2020 (cioè ieri), ha sfiorato quota 3mila visualizzazioni.

Ovviamente non mi stupisco che alcune parole chiave siano più attraenti di altre, soprattutto se legate ad argomenti di attualità (il Coronavirus e l’Apple iPhone, smartphone iconico di cui è atteso un nuovo modello “economico”). Ma se su un post di cinque anni fa il livello di attenzione si mantiene alto, significa che l’argomento è ancora attuale e di interesse pubblico. E indubbiamente, in una città come Milano, la situazione dei parcheggi interessa a moltissime persone. E devo dire che il post in questione, al netto del picco di ieri e del giorno precedente, mantiene sempre una quota di contatti interessanti:

Se posso accorgermene io, sicuramente può rendersene conto anche chi si occupa di rilevare visite e visualizzazioni del sito web del capoluogo lombardo, a cui approderanno molti visitatori. Il problema è che l’utilissimo portale muoversi.milano.it varato nel periodo di Expo 2015, che forniva proprio le ricercatissime informazioni sulle disponibilità in tempo reale dei parcheggi di interscambio Milano, non c’è più.

Ignoro i motivi per cui quelle informazioni non siano più pubblicate, ma – dal consenso che riscuote l’argomento – deduco che il loro ritorno sarebbe un servizio molto apprezzato. A conforto di questa convinzione ci sono i risultati che un motore di ricerca come Google restituisce se si prova a cercare “parcheggi disponibili a milano”, da cui emerge il post che vi ho indicato:

Non sarebbe male se il servizio informativo sulla disponibilità dei parcheggi di interscambio venisse ripristinato dal Comune di Milano (o dall’ATM). Io ho chiesto informazioni. Appena ne so di più vi faccio sapere…

 
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Pubblicato da su 19 febbraio 2020 in news

 

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Tempestività non significa qualità

Il Televideo che stamattina, alle 8.00 del 25 giugno, a pag. 261 riporta ancora la notizia dell’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 alla Svezia (assegnazione avvenuta a favore dell’Italia poco dopo le 18.00 di ieri) ci trasmette un messaggio sul mondo dell’informazione al giorno d’oggi.

È evidente e ragionevole che una redazione, per essere tempestiva, possa predisporre diverse versioni di una notizia da diffondere, per poi pubblicare con immediatezza quella effettiva, eliminando appena possibile i contenuti superflui. Fino alle 18 di ieri le possibili assegnazioni dei giochi olimpici invernali erano due: Milano-Cortina o Aare-Stoccolma. La redazione di Televideo ha prepubblicato la notizia effettiva (a pag. 260) senza cancellare la seconda possibilità (pubblicata a pag. 261), che è rimasta online almeno per 14 ore.

La chiave di tutto è la tempestività, che nel mondo dell’informazione è una caratteristica premiante, ma che non raramente si trasforma nel presupposto di una attendibilità scadente. Lo testimonia l’alto numero di articoli contenenti inesattezze, refusi, invenzioni su articoli scritti e pubblicati di corsa, per arrivare prima degli altri. Ma che senso ha arrivare prima degli altri riportando notizie non esatte? Perché non privilegiare la principale caratteristica premiante, cioè la qualità?

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2019 in media

 

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Per campioni di Limbo

TENSIONE IN METROPOLITANA A MILANOIl signore che vedete non è incastrato, si sta rovinando l’abito perché sta passando sotto una serranda abbassata dal personale dell’ATM in sciopero. Perché i treni ci sono e lui vuole prenderne uno…

 
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Pubblicato da su 2 ottobre 2012 in news

 

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