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Ferragnez arruolati da Giuseppe Conte. E allora?

A coloro che si scandalizzano per la scelta del presidente Giuseppe Conte di chiedere la collaborazione di Fedez e Chiara Ferragni – in quanto personaggi con notevole visibilità – per “esortare la popolazione, soprattutto quella più giovane, nell’utilizzo delle mascherine”, vorrei ricordare la vastità della loro platea, l’obiettivo che deve raggiungere una campagna di sensibilizzazione e che ogni epoca ha i suoi influencer: due anni fa Roberto Burioni dichiarò in un’intervista che gli sarebbe piaciuto vedere Fabio Rovazzi testimonial pro-vax, seguendo l’esempio del capitano della nazionale di pallavolo Ivan Zaytsev, “che ha vaccinato il figlio e ha messo la foto sui social”. D’altronde, quanti di noi sapevano che Elvis Presley nel 1956 fu chiamato ad un ruolo analogo per sensibilizzare la popolazione ad aderire alla campagna di vaccinazione contro la poliomielite? Da 58mila casi, nell’arco di dieci anni si arrivò a 910, un risultato difficile da raggiungere rimanendo nell’ambito di una comunicazione tradizionale a livello sanitario.

Qual è l’obiettivo di una campagna di sensibilizzazione? Raggiungere e convincere il maggior numero di persone possibile. E, francamente, dal momento che il fine è il contributo ad una causa che riguarda la salute pubblica, questo è uno dei mezzi più efficaci. Attenzione, questa non deve essere considerata semplicemente come una prova del fallimento della comunicazione di istituzioni e fonti autorevoli: chi si occupa di intrattenimento e spettacolo ha più presa sul pubblico di quanta ne possa avere una figura accademica. Da sempre. Per la ricerca di un testimonial, ciò che conta è quanto pubblico attrae.

 
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Pubblicato da su 20 ottobre 2020 in news

 

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Fazio fa uno spot? Boom!

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La scelta di Fabio Fazio – in quanto giornalista pubblicista – di fare da testimonial di TIM in apparente contrasto con la Carta dei doveri del Giornalista non dovrebbe fare notizia, ne’ suscitare particolare clamore: la polemica è plausibile e non si tratta del primo episodio, vista la partecipazione precedente dell’interessato ad altri spot (per un detersivo e per il gioco del lotto) in seguito ai quali non risulta siano stati provvedimenti disciplinari, ma si tratta di una classica vicenda all’italiana in tutti i sensi, a cui si allinea anche il fatto che Fazio abbia informato l’Ordine dei Giornalisti chiedendo “di essere cancellato dall’albo in caso di incompatibilità”, prestando la propria immagine alla campagna TIM prima di ricevere una risposta dall’Ordine e dal Consiglio di Disciplina.

La questione è seria, ma in realtà si ridimensiona molto se si alza lo sguardo e si considera che la polemica è stata sollevata nel contesto di una quantomeno discutibile qualità dell’informazione offerta dalla stampa negli ultimi tempi, dove nel panorama del giornalismo – cartaceo, online, radiofonico e televisivo – non è raro trovare servizi e notizie su commissione, o informazioni distorte perché scritte in modo approssimativo e frettoloso, quando non volutamente subdolo e fazioso, configurand talvolta veri e propri abusi dello strumento di informazione.

Al netto della questione relativa all’opportunità di abolire l’Ordine dei Giornalisti, evidentemente il problema da analizzare è più ampio, perché se è vero che esiste una regola è altrettanto vero che debba essere rispettata e che, in caso di violazione, sia necessario prendere provvedimenti. Leggendo le carte deontologiche (un insieme di normative valido anche dal punto di vista etico a cui chi si occupa di informazione dovrebbe fare riferimento, indipendentemente dall’iscrizione all’OdG), a qualcuno potrebbero venire alla mente altri casi che meriterebbero uguale o maggior attenzione.

Ma se tutti i giornalisti seguissero scrupolosamente quelle carte, vivremmo in un mondo dell’informazione perfetto, in cui sarebbe legittimo lamentarsi di un giornalista che fa pubblicità, o di un non giornalista che fa interviste in TV. Tra l’altro è curioso constatare che, se Fazio abbandonerà l’OdG e continuerà a farne, si porrà professionalmente sullo stesso piano di Barbara D’Urso, criticata proprio perché intervistando svolge attività giornalistica senza essere iscritta all’Ordine.

 
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Pubblicato da su 18 gennaio 2016 in news

 

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