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Lombardia, vaccini prenotati con Poste Italiane

New entry nel sistema di prenotazione delle Vaccinazioni Anti-Covid per la Regione Lombardia, il portale “Powered by Poste Italiane” è operativo da oggi e ancora non si è levato il coro di lamentele a cui siamo abituati quando viene attivato un servizio online di questo tipo. In realtà chi vi scrive ha riscontrato un sistema efficiente. Niente code online, nessuna titubanza. Tutto fattibile in pochi minuti, almeno stamattina.

Va anche detto che il nuovo sistema di prenotazione è distribuito su tre soluzioni: online, agli sportelli Postamat e tramite i portalettere che sono stati abilitati al servizio. Una scelta che va incontro alle esigenze dei cittadini che, in ogni caso, ricevono una conferma tempestiva dopo aver scelto luogo, data e ora dell’appuntamento, informazioni di cui in precedenza – nel sistema di prenotazione disponibile agli over 80, tuttora online – si rimaneva in attesa, essendo gestite e imposte dal sistema, con le criticità di cui si è molto discusso nei giorni scorsi e che ora si sperano superate.

 

 
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Pubblicato da su 2 aprile 2021 in news

 

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Informiamoci per disintossicarci dai pregiudizi

Ma quando un paziente moriva dopo essersi sottoposto alla vaccinazione antinfluenzale, o successivamente ad un altro trattamento, dov’erano tutti coloro che oggi puntano il dito accusatorio contro AstraZeneca (ma tranquilli, già spuntano anche quelli contro Pfizer)?

Beninteso: è sempre necessario fare luce sulle cause di morte di un paziente, sia che si presumesse fosse sano, sia che avesse problemi di salute conosciuti. L’obiettivo è la salvaguardia della salute di tutti e solo con studio e ricerca è possibile migliorare, fatto salvo un principio granitico: la sicurezza assoluta non esiste e l’opportunità di una terapia deriva dall’analisi del rapporto tra i possibili benefici ed effetti dannosi conseguenti.

Certo – penseranno alcuni – al giorno d’oggi è possibile avere una mole di informazioni tempestive che un tempo non era così agevolmente accessibile. “Un tempo certe cose nemmeno si sapevano”, mentre oggi riceviamo frequentissime informazioni sui progressi della situazione sanitaria (tamponi, contagi, ricoveri, indici, rapporti, decessi, talvolta anche guarigioni), sulle evoluzioni dei vaccini (risultati dei ricercatori, nomi di aziende produttrici, percentuali di efficacia, numero di dosi disponibili), per non parlare delle parole di medici, esperti, addetti ai lavori e opinionisti che vengono interpellati da giornali, telegiornali, trasmissioni televisive e chiamati – anche tutti insieme – ad esprimersi su dati oggettivi e opinioni, non raramente in contrasto tra loro.

Questa è quella che io chiamo iperinformazione non gestita, ne’ da chi la genera, ne’ da chi la riceve: il risultato è un’eccessiva e scoordinata diffusione di informazioni, che genera confusione e disorientamento tra i cittadini che, di conseguenza, maturano una propria posizione sulla base di quei dati ricevuti in quantità altrettanto eccessiva e in modo altrettanto scoordinato. Colpa di Internet? Ancora una volta: no. Colpa della mancanza di obiettività e di senso critico: io sono ignorante in materia medica (posto che sia giusto esprimere così la mia mancanza di conoscenza al riguardo), ma non per questo devo maturare fiducia o diffidenza solamente sulla base di “notizie” e informazioni non argomentate che ricevo da qualunque fonte.

Se è vero che Internet agevola la diffusione di informazioni, dando voce a chiunque abbia la possibilità di esprimersi sull’argomento, è altrettanto vero che permette a chiunque verificare dati e informazioni. Ma se siamo ignoranti in materia – ossia se non abbiamo gli strumenti culturali a comprenderne tutti gli aspetti – non possiamo esprimere giudizi e spacciare certezze che non abbiamo. “Io non mi vaccino perché non so cosa c’è dentro” è una considerazione di una superficialità assurda (non volevo scrivere cazzata, ops), se espressa da una persona che non ha competenze e da chi, ad esempio, non si pone alcun problema a a cibarsi di schifezze o a fumare.

Visto che Internet offre la possibilità di informarsi, rimaniamo su una questione semplice, ampiamente argomentata e alla portata di tutti: il fumo da sigaretta (causa di 70/80mila vittime ogni anno nel nostro Paese). Con gli strumenti che ho a disposizione – gli stessi che chiunque può utilizzare per commentare sui social a ragione o a vanvera, per capirci – posso cercare informazioni e qualche dato riesco a trovarlo. E scopro che:

  • In una sigaretta ci sono tabacco, nitriti, nitrati, ammoniaca, acetaldeide
  • La combustione di una sigaretta sprigiona nicotina, monossido di carbonio, acido cianidrico, toluene, acetone, catrame, acroleina, acrilonitrile, cianuro di idrogeno, metilammina, formaldeide, benzene, cumene, arsenico, cadmio, cromo, berillio, nichel, ossido di etilene, cloruro di vinile e polonio-210.
  • Cinque sigarette inquinano quanto una locomotiva a vapore. 

Tornando alla vexata quaestio di partenza, sempre potendoci documentare grazie a Internet, scopriamo che:

  • in Gran Bretagna tra 11 milioni di persone “vaccinate Astrazeneca” sono stati riscontrati 45 casi di trombosi. Su 11 milioni di “vaccinati Pfizer” i casi rilevati sono stati 48; è un’incidenza dello 0,00045% (allineata a quella riscontrabile al di fuori della campagna vaccinale);
  • in Italia, ogni trimestre, su 100mila pazienti che assumono anticoagulanti orali muoiono 2mila persone per emorragia, spesso cerebrale; è un’incidenza del 2%, ma non per questo ne viene bloccata la prescrizione;
  • a Napoli il 13 gennaio una persona è stata colta da malore (e purtroppo è poi deceduta) pochi minuti prima di accedere alla sede vaccinale; fosse accaduto pochi minuti dopo la vaccinazione, la correlazione causa-effetto sarebbe rimasta infondata, ma l’avremmo pensata tutti;
  • ogni giorno muoiono 800 persone anziane che si sono vaccinate contro l’influenza, senza che esista alcun legame tra vaccino e decessi.

Non cerchiamo conforto nelle notizie che assecondano un pregiudizio che non ha basi oggettive. Non fermiamoci ad informazioni che non hanno fondatezza adeguatamente supportata. E’ vero, è accaduto in moltissime occasioni di leggere o sentire opinioni e informazioni contrastanti da medici e persone professionalmente competenti, e questo è dovuto a quella iperinformazione non gestita che sarebbe meglio non esistesse, non in quella forma scoordinata e raffazzonata. Ma che possiamo tentare di gestire con più senso critico, come quando vogliamo riconoscere bufale e fake news,  non diversamente da quello che dovremmo applicare di solito, non solo in questo periodo di emergenza, ma sempre.

NB: non si tratta di una difesa verso questo o quel vaccino, ma di una considerazione nei confronti delle motivazioni contrarie viste finora. E l’ultima cosa da fare è interrompere il percorso che può portare ad una soluzione favorevole.

 
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Pubblicato da su 17 marzo 2021 in news

 

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Ferragnez arruolati da Giuseppe Conte. E allora?

A coloro che si scandalizzano per la scelta del presidente Giuseppe Conte di chiedere la collaborazione di Fedez e Chiara Ferragni – in quanto personaggi con notevole visibilità – per “esortare la popolazione, soprattutto quella più giovane, nell’utilizzo delle mascherine”, vorrei ricordare la vastità della loro platea, l’obiettivo che deve raggiungere una campagna di sensibilizzazione e che ogni epoca ha i suoi influencer: due anni fa Roberto Burioni dichiarò in un’intervista che gli sarebbe piaciuto vedere Fabio Rovazzi testimonial pro-vax, seguendo l’esempio del capitano della nazionale di pallavolo Ivan Zaytsev, “che ha vaccinato il figlio e ha messo la foto sui social”. D’altronde, quanti di noi sapevano che Elvis Presley nel 1956 fu chiamato ad un ruolo analogo per sensibilizzare la popolazione ad aderire alla campagna di vaccinazione contro la poliomielite? Da 58mila casi, nell’arco di dieci anni si arrivò a 910, un risultato difficile da raggiungere rimanendo nell’ambito di una comunicazione tradizionale a livello sanitario.

Qual è l’obiettivo di una campagna di sensibilizzazione? Raggiungere e convincere il maggior numero di persone possibile. E, francamente, dal momento che il fine è il contributo ad una causa che riguarda la salute pubblica, questo è uno dei mezzi più efficaci. Attenzione, questa non deve essere considerata semplicemente come una prova del fallimento della comunicazione di istituzioni e fonti autorevoli: chi si occupa di intrattenimento e spettacolo ha più presa sul pubblico di quanta ne possa avere una figura accademica. Da sempre. Per la ricerca di un testimonial, ciò che conta è quanto pubblico attrae.

 
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Pubblicato da su 20 ottobre 2020 in news

 

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