RSS

Archivi tag: riconoscimento facciale

Instagram saprà la tua età guardandoti in faccia

Per un social network è importantissimo conoscere l’età dei propri utenti, sia per questioni legali (in Italia agli under 14 non è possibile aprire un profilo social) che per presentare agli utenti contenuti appropriati. Come sappiamo, fidarsi dai dati dichiarati all’iscrizione non è sufficiente e per questo motivo Instagram, per capire l’età dei propri utenti, ha annunciato che tenterà la carta del riconoscimento facciale.

Meta, il gruppo di cui Instagram fa parte insieme a Facebook, WhatsApp e altri servizi, potrebbe sicuramente investire in questa tecnologia e non è detto che non lo stia facendo. Per il momento ha preferito appoggiarsi a Yoti, azienda specializzata nel settore, che fornirà una soluzione di intelligenza artificiale con questo obiettivo. La funzione verrà impiegata inizialmente per gli utenti USA e poi verrà verosimilmente estesa al resto del mondo, e questa potrebbe essere la prima fase dell’introduzione di questa tecnologia anche sulle altre piattaforme social, in aggiunta ai sistemi di verifica già utilizzati, come il caricamento della carta di identità – che sappiamo non essere un sistema del tutto affidabile – e la richiesta di un “aiuto da casa”, altrimenti conosciuto come social vouching (la conferma dell’età da parte di tre follower maggiorenni dell’utente).

Chi volesse fare un test e verificarne l’affidabilità, può cliccare questo link: https://yoti.world/age-scan/. Come vedete nell’immagine che apre il post, con me è stato di manica larga 😆

The Verge riporta che le stime di Yoti sono meno accurate per utenti con carnagione scura, di sesso femminile e di età inferiore ai 24 anni, mentre Engadget alza il sopracciglio perché non ci sono informazioni sulla tecnologia utilizzata.

Riuscirà Meta ad impedire ai minorenni di accedere a contenuti per per adulti o servizi come Facebook Dating? Dite di sì? Anche quando davanti alla webcam metteranno la foto del nonno, ignaro di tutto?

 
Lascia un commento

Pubblicato da su 28 giugno 2022 in news, social network

 

Tag: , , , , , , ,

Amazon Astro, il “follower” elettronico

Si chiama Astro ed è stato presentato ieri da Amazon come un simpatico robot domestico, che gira per casa come un cucciolo curioso, muovendosi grazie alle sue tre ruote e con la sua testa – uno schermo – con due occhioni che cercano di dargli espressività. In pratica è un Echo Show con il “dono” della mobilità, che in più può “obbedire” al comando di spostarsi verso una determinata posizione della casa e riconoscere una persona (che Astro può identificare con un sistema di riconoscimento facciale), per portarle un oggetto, oppure per interagire attivando videochiamate o ancora trasmettere avvisi e allarmi relativi a compiti di videosorveglianza.

Al netto del design – più simpatico che sofisticato – sono però emerse molte perplessità sul “prodotto”, evidenziate da Motherboard: l’importanza del riconoscimento facciale per il suo funzionamento è nel mirino di coloro che sono più attenti alla tutela della riservatezza dei dati personali (per gli amici, la privacy) e lo stesso vale per le informazioni che Astro raccoglie in merito al comportamento dell’utente. Soprattutto perché, a quanto pare, questo “cucciolo elettronico” soffre di alcuni “problemi di gioventù” tutt’altro che trascurabili.

Tra le funzionalità che avrebbero necessità di migliorie, se non di un upgrade di rilievo, ci sarebbe innanzitutto il sistema di riconoscimento delle persone (che analizza e memorizza i volti di ogni persona rilevata nell’ambiente in cui si trova), che sarebbe “decisamente difettoso” e renderebbe quindi non affidabili alcune caratteristiche, come le funzioni di videosorveglianza. Altri aspetti critici consisterebbero nella possibilità di identificare ostacoli o pericoli sul suo percorso, per la presunta incapacità di Astro di riconoscere correttamente una scala e, quindi, di muoversi con il banale rischio di cadere. Quindi, stando a quanto dicono su Motherboard, vede poco e rischia di fare danni.

Vedremo in seguito se Amazon sarà in grado di risolvere i dubbi (non di poco conto) sollevati. Per quanto riguarda le perplessità sulla riservatezza, non c’è nulla di nuovo o diverso da quanto scritto da me in un post di due anni fa, dal titolo: si chiamano assistenti vocali perché assistono.

Si chiamano assistenti perché assistono

 
Commenti disabilitati su Amazon Astro, il “follower” elettronico

Pubblicato da su 29 settembre 2021 in news

 

Tag: , , , , , , , , , , , ,

Un americano su due è schedato con riconoscimento facciale. Prossimamente anche in Italia?

image11

Metà della popolazione americana è schedata attraverso sistemi di riconoscimento facciale, secondo quanto emerge da una ricerca americana sui sistemi di riconoscimento facciale condotta da The Center on Privacy & Technology, istituto della Georgetown University che, nell’ambito del dipartimento di Giurisprudenza) si occupa, come si intuisce dal nome, di studiare il complesso rapporto esistente tra tecnologia e privacy. E’ possibile trovarne risultati e considerazioni sul sito dedicato a tale ricerca, The Perpetual Line-up, il cui titolo richiama i Line-up, i confronti all’americana.

In questo caso, però, il riconoscitore è un software che riceve un’immagine, estrapolata dalle riprese di una telecamera, e la confronta con un database di foto, alla cui formazione concorrono le fototessere delle patenti di guida e foto di volti ripresi da sistemi di videosorveglianza cittadini, un archivio composto da dati appartenenti prevalentemente da cittadini incensurati.

Su La Stampa di oggi leggiamo che questi sistemi, stando ad un’azienda leader del settore, hanno un tasso di accuratezza che può arrivare al 95%. Di conseguenza, se le forze dell’ordine ne dovessero fare uso per identificare un sospetto, avrebbero una probabilità di errore minima del 5%.

Anche l’Italia vuole dotarsene, con l’obiettivo dichiarato di un potenziamento dei sistemi di sicurezza nazionale, e a questo scopo lo scorso anno ha indetto una gara pubblica da 56,7 milioni di euro, sulla cui aggiudicazione, però, nulla è stato reso noto. Se venisse adottato dalle forze dell’ordine del nostro Paese, è verosimile pensare che il database di confronto potrebbe essere formato dalle foto di documenti di identità digitali (carta di identità, patente, eccetera), e abbinato ai dati degli altri sistemi digitali di identificazione. Una volta a regime, pertanto, la schedatura potrebbe avere copertura completa, ossia riguardare tutti i cittadini censiti nei sistemi anagrafici pubblici.

Una prospettiva da tenere sotto controllo.

 
Commenti disabilitati su Un americano su due è schedato con riconoscimento facciale. Prossimamente anche in Italia?

Pubblicato da su 21 ottobre 2016 in news

 

Tag: , , , , , ,

Vuoi pagare? Mettici la faccia

Uniqul

Fare acquisti, osservare la cassa automatica e allontanarsi, avendo già pagato. Fine dei contanti, dei bancomat, delle carte di credito. Pagare solamente mettendoci la faccia: è l’idea alla base del progetto dell’azienda finlandese Uniqul.

Il sistema di pagamento si basa su una sofisticata applicazione di riconoscimento facciale: una fotocamera scatta un ritratto del cliente che si presenta alla cassa con i propri acquisti, il terminale confronta il ritratto con il database degli account e, una volta riconosciuto l’acquirente, lo abbinerà alla lista dei prodotti acquistati, chiedendo un “OK” per conferma.

Uniqul assicura che la transazione avviene in meno di cinque secondi e che – oltre alla foto- l’applicazione crea un modello matematico del volto,  a prova di riproduzioni fotografiche in grandezza reale e di fratelli gemelli.

 
Commenti disabilitati su Vuoi pagare? Mettici la faccia

Pubblicato da su 7 agosto 2013 in news

 

Tag: , , , ,

Google Glass, qualcuno si sta svegliando

brin-sergey-google-glass-foto-twitter--258x258

La tecnologia non va frenata, ma è necessario conoscerne tutti gli aspetti affinché ognuno sia consapevole sia dei rischi che delle opportunità derivanti dalle innovazioni. I Google Glass non sfuggono a questa esigenza: fin dalla loro presentazione, gli Occhiali di Google hanno suscitato – oltre ad un certo entusiasmo – molte perplessità proprio per la loro attitudine tecnologica all’elaborazione elettronica dei dati e ai possibili problemi di privacy che il loro utilizzo può comportare.

Non si tratta solamente di un paio di occhiali speciali, ma di un dispositivo indossabile collegato a Internet, con sistema operativo Android, dotato di microcamera, microfono e modulo GPS. Dal punto di vista del prodotto è giusto pensare alle opportunità da cogliere: ci sono aspetti di design come quelli sottolineati da Luca (L’occhialeria italiana ci pensa? e Il prodotto, una sfida) e quelli legati allo sviluppo di applicazioni. C’è anche chi tenta di  diventare competitor di Google in questo campo con prodotti più o meno analoghi, come provano a fare l’azienda italiana GlassUp, oppure Epson con il visore multimediale Moverio e Recon con i Jet.

C’è però un fattore molto importante da considerare: il progetto che ha portato ai Google Glass è molto articolato e alle sue spalle c’è un’azienda con molte risorse, economiche e tecnologiche (incluso, ad esempio, il know-how per il riconoscimento facciale) e con alcuni precedenti in tema di mancata tutela della privacy. Per questo motivo le Autorità di protezione dati di diversi continenti, riunite nel GPEN (Global Privacy Enforcement Network), hanno scritto una lettera a Google sullo sviluppo dei suoi Glass.

Tra le questioni sollevate, a cui si chiede risposta, troviamo domande legittima:

  • Quali informazioni raccoglie Google attraverso i “Glass”, i famosi occhiali a realtà aumentata?
  • Con chi le condivide?
  • Come intende utilizzarle?
  • Come viene  garantito il rispetto delle legislazioni sulla privacy?
  • Come pensa Google di risolvere il problematico aspetto della raccolta di informazioni di persone che, a loro insaputa, vengono “riprese” e “registrate” tramite i Glass?

Tutto sommato, i Google Glass non raccolgono informazioni diverse da quelle che già oggi possono essere acquisite da un moderno smartphone. Ma rispetto a quest’ultimo, l’utilizzo è molto più agevole e consente un’acquisizione continua (batteria permettendo) e non facilmente identificabile da chi viene ripreso. Tra le Authority che si sono rivolte a Google c’è anche il nostro Garante della Privacy. Il presidente Soro osserva:

Chiunque  finisse nel raggio visivo di chi indossa questi occhiali potrebbe, a quanto è dato sapere, venire fotografato, filmato, riconosciuto e, una volta avuto accesso ai suoi dati sparsi sul web, individuato nei suoi gusti, nelle sue opinioni, nelle sue scelte di vita. La sua vita gli verrebbe in qualche modo sottratta per finire nelle micro memorie degli occhiali o rilanciata in rete. Ci sono già norme che vietano la messa on line di dati personali senza il consenso degli interessati”.

Il passaggio chiave ricorda un concetto di cui parlo spesso anch’io

 “Ma di fronte a questi strumenti le leggi non bastano: serve un salto di consapevolezza da parte di fornitori di servizi Internet, degli sviluppatori di software e degli utenti. E’ indispensabile ormai riuscire a promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie”.

Last but not least, sarebbe interessante capire se esistono realmente eventuali rischi anche per la salute: trattandosi di un prodotto completamente nuovo, oggi non ne esiste esperienza e quindi non esiste nemmeno uno studio al riguardo. Il loro utilizzo, se comporta movimenti continui e differenti esigenze di messa a fuoco, a me farebbe pensare quantomeno ad uno stress da affaticamento visivo, ma c’è già chi parla seriamente di distrazioni potenzialmente pericolose e disturbi delle capacità cognitive.

Per concludere queste osservazioni con un sorriso, ecco cosa potrebbe accadere indossando i Google Glass senza la dovuta accortezza…

 
3 commenti

Pubblicato da su 19 giugno 2013 in news, tecnologia

 

Tag: , , , , , , , , , , , , , ,

Faccia da Google

Nella competizione tra Facebook e Google+ c’è sempre da aspettarsi qualche novità, anche se il primo – nato sette anni fa, al momento giusto – è difficilmente raggiungibile nel campo dei social network generalisti (ossia non orientati ad una particolare fascia di mercato). Il secondo, comunque, ha un enorme margine di crescita e studia ogni occasione per conquistare utenti. L’ultima novità si chiama Find my face (trova la mia faccia) e permette ad un utente di trovare, nelle cerchie del social network, le foto che lo ritraggono. Guardando più in là del proprio naso (e avendo già superato quello di Facebook, che aveva introdotto la stessa funzione inaspettatamente senza pensare alla privacy degli utenti), Google ha pensato bene di mantenere questa opzione disabilitata per default.

 
Commenti disabilitati su Faccia da Google

Pubblicato da su 12 dicembre 2011 in Internet, news, News da Internet, privacy, social network

 

Tag: , , , , ,

Questo volto non mi è nuovo…

Prendere la fotografia di un illustre sconosciuto, farla esaminare ad un software e ottenere la sua identità in pochi minuti. Fantascienza? Roba da CSI? Niente affatto: il software si chiama PittPatt ed è nato anni fa nell’Heinz College della Carnegie Mellon University, ma oggi è parte di un gruppo il cui nome è noto a chiunque conosca il web (continua a leggere su The New Blog Times)

 
Commenti disabilitati su Questo volto non mi è nuovo…

Pubblicato da su 7 ottobre 2011 in business, Internet, Mondo, mumble mumble (pensieri), news, News da Internet, privacy, security, social network

 

Tag: , , , ,

 
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: