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Il business al tempo del coronavirus

Vanno oltre le ricadute sanitarie gli effetti collaterali della diffusione del nuovo coronavirus (enfatizzo “nuovo” perché il termine “coronavirus” indica un genere di virus scoperti da tempo, il nome corretto di questo virus identificato nel 2019 è SARS-CoV-2). Non essendo un virologo da tastiera non mi soffermerò certo su temi medici, ma solo su alcuni fatti specifici che ho rilevato finora, che inquadro in quello che qui chiamerò coronabusiness, ossia il legame tra la diffusione di questo virus e alcuni aspetti economico-sociali.

Una parte della cittadinanza sembra essere intenzionata a procacciarsi un po’ di tutto e si è lanciata all’assalto dei supermercati, che dallo scorso weekend stanno registrando sicuramente un fatturato inaspettato, ma si trovano anche in difficoltà nella gestione delle presenze del personale e nel riassortimento della merce (problema parzialmente evitabile limitando, per certi articoli, il quantitativo massimo acquistabile per cliente). Chi invece si è concentrato a procurarsi strumenti di prevenzione, ha assistito fin dai primi giorni all’exploit dei disinfettanti in gel come l’Amuchina, reperibile anche online a prezzi inspiegabilmente elevati (il medesimo prodotto è reperibile talvolta nello stesso marketplace a prezzi sensibilmente differenti). Anche la vendita delle mascherine sta registrando riscontri interessanti: si possono trovare sia presso improvvisati venditori ambulanti (visti anche a Milano nei pressi della stazione Centrale) che online, dove pullulano annunci pubblicitari mirati.

Sciacallaggio? Forse queste iniziative possono esserne una forma. Di sicuro sono sciacalli i malintenzionati che si spacciano per operatori sanitari a domicilio e, presentandosi per effettuare il test con il tampone o per fantomatiche verifiche sulla possibile contaminazione dell’acqua del rubinetto, entrano nelle case di cittadini spaventati per rubare denaro e oggetti di valore. Altra forma di sciacallaggio è la diffusione di fake news che, facendo leva su curiosità e ansia, giovano solo agli interessi di chi le pubblica, perché catturano l’attenzione dei lettori e fanno ottenere agli autori un guadagno dai click sugli articoli e sugli annunci pubblicitari che li corredano.

Una sfumatura di questo deplorevole fenomeno, a mio parere, è rappresentata da “furbate” come questa dell’Ansa, che sui social pubblica il lancio di una breaking news per annunciare la scomparsa dell’ex presidente Hosni Mubarak, premettendo senza fondate motivazioni l’hashtag del momento, che probabilmente assicura qualche click in più:

 
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Pubblicato da su 25 febbraio 2020 in business, news

 

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