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Libero? No, ancora occupato

Enorme disagio per gli utenti di Libero e Virgilio che da domenica sera stanno subendo le conseguenze di un guasto che ha colpito i servizi di posta elettronica, rendendoli indisponibili. Un disservizio di quattro giorni (almeno fino ad oggi) che non ha precedenti nel nostro Paese e che mina pesantemente la reputazione di affidabilità dell’azienda.

Secondo quanto comunicato dallo staff di Libero i disservizi che hanno interessato circa nove milioni di utenti non sono stati provocati da un attacco informatico, ma da un problema tecnico derivato dall’introduzione – come spiega l’azienda – di “un’innovativa tecnologia di storage a supporto delle nostre caselle mail, fornita da un vendor esterno, un produttore di tecnologie di storage utilizzato da alcune delle più grandi società al mondo”. Il problemone sarebbe quindi causato da “un bug del sistema operativo” di questa nuova tecnologia, a cui “il vendor sta lavorando incessantemente per la risoluzione del problema”.

Nessun attacco informatico dunque (i leak in circolazione non sembrano legati a questa vicenda, come si legge su Cybersecurity360), nessuna violazione da parte di malintenzionati: “solo” (si fa per dire) un bug, un difetto, la cui sistemazione sta però richiedendo più tempo del previsto. Ma per la legge – GDPR in primis – si tratta comunque di un data breach perché si è verificata una delle eventualità che lo definiscono, come spiega bene il Garante per la Privacy, cioè “l’impossibilità di accedere ai dati per cause accidentali o per attacchi esterni, virus, malware, ecc.”.

Il tentativo di trasferire la responsabilità al vendor esterno ha l’evidente obiettivo di non assumersi la colpa esclusiva del fatto, ma per gli utenti non conta nulla: nei loro confronti la responsabilità dell’incidente è a tutti gli effetti di chi gestisce il servizio, Italiaonline SpA, azienda che si definisce la prima internet company italiana, controllata dalla Libero Acquisition S.à.rl., società che a sua volta fa parte del gruppo Orascom. Non è un provider di secondo piano e sicuramente anche il fornitore della tecnologia di storage al centro della vicenda è un’azienda all’altezza della situazione, gli incidenti possono capitare. Ma un “blackout” così lungo rappresenta un grosso problema.

Attenzione a un aspetto, però: Libero non offre solo servizi mail gratuiti, fornisce anche servizi premium a pagamento utilizzabili per finalità commerciali o professionali come Mail Business e Mail Pec che non risentono di alcun disservizio e quindi evidentemente non sono toccati dal problema che ha colpito la nuova tecnologia di storage. Oltre a questi – sempre a pagamento – offre anche Mail Plus, un servizio non destinato a finalità commerciali che consente di avere più spazio di storage e anch’esso inaccessibile, esattamente come la versione free. Per cui è confermato che il problema riguarda gli account legati a servizi non commerciali o professionali, mentre i servizi rimasti attivi – verosimilmente – non sono stati interessati dagli aggiornamenti legati alla tecnologia di storage di cui parla Libero (forse a motivo di una diversa tecnologia adottata, oppure perché l’update è stato introdotto prima sugli account free e plus per essere estesa agli altri in un secondo momento).

Precisazione non banale: nelle condizioni generali di contratto di Mail Plus sono previste alcune voci con cui l’azienda si deresponsabilizza in caso di disservizio, esonerandosi dall’obbligo di un risarcimento qualora un utente lamenti di aver avuto danni economici. Eccone tre passaggi:

  • I Servizi sono destinati ad un uso esclusivamente non commerciale.
  • L’utente è quindi informato ed accetta che Italiaonline fornisce il proprio servizio “com’è”, “con i possibili difetti” e “come disponibile”. Italiaonline non garantisce l’accuratezza o la tempestività delle informazioni disponibili tramite i servizi. L’utente dà atto e accetta che i sistemi informatici e di telecomunicazione non siano a tolleranza d’errore e che si verifichino tempi di inattività. Italiaonline non può garantire che i servizi saranno ininterrotti, puntali, sicuri, o esenti da errori.
  • Fermo restando quanto previsto dalle normative imperative di legge, Italiaonline non sarà responsabile verso l’Utente, nonché verso soggetti direttamente o indirettamente loro connessi e verso i terzi per i danni, le perdite di profitti e i costi sopportati in conseguenza di sospensioni, interruzioni, ritardi, malfunzionamenti dei Servizi.

Di conseguenza, se un utente utilizza la posta di Libero per un uso professionale o commerciale, lo fa a proprio rischio, anche se si tratta della versione a pagamento Mail Plus. Codacons e Altroconsumo non ci stanno ed esortano l’azienda a ripristinare il servizio e a risarcire gli utenti, considerando la possibilità di una class action per tutelare i loro diritti. Potranno ottenere soddisfazione in questo senso? Se venisse dimostrato che l’incidente è avvenuto per dolo (volontarietà) o colpa grave potrebbero avere opportunità più concrete, ma attualmente sembra alquanto difficile che si verifichi questa prospettiva.

Va però considerato che oggi l’indirizzo mail è un contatto personale molto utilizzato e un utente potrebbe far valere le proprie ragioni dimostrando di aver subìto un danno morale o materiale per non aver ricevuto tempestivamente una comunicazione importante, come una bolletta o un altro documento che prevede un’azione obbligatoria come un pagamento non automatico. Ma questa eventualità sarebbe specifica per ogni utente, da analizzare caso per caso, e quindi difficilmente contemplabile in una class action.

Suggerimento: per utilizzi professionali o commerciali è necessario avvalersi di piattaforme realmente premium, che offrano garanzie e tutele superiori a quelle di un’azienda che nelle condizioni di contratto esclude le proprie responsabilità in caso di malfunzionamenti.

 
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Pubblicato da su 26 gennaio 2023 in news

 

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Wind spiega il blackout di venerdì scorso

Lo scorso venerdì 13 giugno, gli utenti di Wind hanno subìto numerosi disservizi pressoché globali (assenza di connessione Internet e impossibilità ad effettuare conversazioni telefoniche ed SMS). L’azienda, dopo aver informato gli utenti di aver fatto il possibile per ripristinare la normalità, spiega così il problema:

windblackout

 

Wind sottolinea che il disservizio, verificatosi il 13 giugno, sulla rete fissa e mobile, è stato un evento anomalo di carattere eccezionale, durato poche ore e che non ha mai interessato l’intero territorio nazionale.

L’anomalia è stata causata dal blocco progressivo, per problemi di configurazione, degli apparati (router IP) dell’esteso backbone internet di collegamento tra i nodi delle reti fissa e mobile: si tratta di un evento unico ed irripetibile. L’azienda si è immediatamente messa in moto, grazie all’intervento tempestivo della propria macchina operativa e dei propri tecnici di rete che hanno individuato l’anomalia, ne hanno verificato gli impatti sulle tratte geografiche della rete per bloccarne la diffusione. Solo a quel punto, si è potuto procedere alla graduale, ma veloce, eliminazione del problema ed al ripristino della piena funzionalità del servizio nelle diverse aree territoriali. Queste azioni, unitamente al fatto di disporre di tecnologie sofisticate e all’avanguardia, hanno consentito di ridurre il tempo del guasto solo a poche ore.

Per incidenti di simile natura, verificatisi su reti di telecomunicazioni che hanno dimensioni analoghe nel mondo, i tempi di risoluzione sono stati molto più lunghi con impatti decisamente più pesanti.
Nei confronti di questa eccezionale anomalia sono state poi intraprese tutte le azioni necessarie per prevenire l’eventuale ripetersi di casi simili.
Wind, inoltre, ha fornito, con tempestività e trasparenza, una corretta informazione ai 25 milioni di clienti (22 di telefonia mobile, 3 per il fisso) con progressivi aggiornamenti sui vari canali di comunicazione e attraverso le proprie strutture che gestiscono la relazione con il cliente: customer care, negozi, agenzie e social media.

È opportuno ricordare, infine, che la rete fissa di Wind è composta da asset di notevole importanza: oltre 21.600 km di backbone in fibra ottica, circa 4.900 km di anelli urbani (MAN) e oltre 400 nodi di rete IP. La rete mobile, capillare e tecnologicamente all’avanguardia, comprende circa 13.600 stazioni radio, di cui 12.000 relative alla copertura 3G. Per quanto riguarda la rete di nuova generazione 4G, il servizio è stato già lanciato nelle principali città italiane.

Wind si scusa ancora per il disagio.

La considerazione centrale ha un sapore di “siamo stati rapidissimi” (“Per incidenti di simile natura, verificatisi su reti di telecomunicazioni che hanno dimensioni analoghe nel mondo, i tempi di risoluzione sono stati molto più lunghi con impatti decisamente più pesanti”), ma chi legge non ha argomenti per confermare o smentire, quindi la annullo.

Un problema può sempre verificarsi e chi si occupa di telecomunicazioni in Italia lo sa bene, perché le condizioni della rete non sono esattamente eccezionali. L’importante è che il problema venga risolto nel minor tempo possibile e che vengano messe in atto tutte le misure preventive per evitare che si ripeta.

Il disagio patito dagli utenti è innegabile, ma l’azienda potrebbe attenuarlo con qualche iniziativa a valore aggiunto e senza scadenza… 😉

 
1 Commento

Pubblicato da su 16 giugno 2014 in telefonia, TLC

 

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