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Social detox

La pausa di riflessione (ah no, è stato un black-out) delle piattaforme social e di messaggistica della “Famiglia Facebook” che ha avuto inizio dal pomeriggio di oggi (lunedì 4 ottobre) potrebbe rivelarsi provvidenziale per dare consapevolezza – almeno ad una certa fascia di utenti – che nel mondo c’è altro. Sicuramente questo incidente non ha impensierito gli irriducibili di TikTok, ma il silenzio totale che per sette ore ha colpito Facebook, WhatsApp, Messenger e Instagram ha fatto sogghignare i fan di altre piattaforme come Telegram e Signal.

Chi si ostina a sognare una transumanza di utenti verso queste app di comunicazione resterà però deluso, più o meno come chi pensa di convertire alla realtà chi abbocca alle fake news: la verità è che influencers e influenced legati ai canali Instagram e Facebook non hanno alcuna intenzione di mollare quella parte di mondo virtuale a cui sono particolarmente affezionati e anzi, come negli episodi precedenti, sono rimasti in trepidante e fiduciosa attesa di poter sfogare appena possibile la propria socialità digitale repressa. Senza rendersi conto che questi episodi di imprevista pace digitale sono ottime occasioni di disintossicazione e di riscoperta della socialità reale, con buona pace del Codacons che in precedenza ha già tentato di dare eccessiva importanza a questo tipo di disservizio.

Ma cos’è accaduto in questa giornata di Facebookdown, MessengerDown, InstagramDown e WhatsappDown, in cui molti hanno riesumato il proprio account Twitter e riscoperto gli SMS, inutilmente illimitati in molti piani tariffari? Tech Crunch attribuisce l’incidente a un problema di DNS (“Domain Name Server”, il sistema che abbina i nomi dei siti web agli indirizzi IP corrispondenti), il cui disorientamento avrebbe comportato un (serio) problema di raggiungibilità dei siti web stessi. Escludendo l’eventualità di un attacco ricevuto dall’esterno (che verosimilmente avrebbe mirato su una delle piattaforme e non su tutte), l’inconveniente tecnico resta l’ipotesi più accreditabile.

 
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Pubblicato da su 4 ottobre 2021 in news

 

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Linate, imbarchi rallentati dall’acqua?

Nel 2017 abbiamo la possibilità di avere in tasca uno smartphone classificato IP68 (completamente stagno per la polvere e protetto dall’acqua per immersione fino ad un metro di profondità), ma le centraline Telecom Italia possono essere invase dall’acqua, come racconta il Corriere:

Il problema che ha improvvisamente mandato in tilt per gran parte della mattinata la rete Internet dell’aeroporto di Linate era sottoterra, nei pozzetti delle centraline Telecom di Novegro. Erano completamenti invasi dall’acqua, che i tecnici dell’azienda di telecomunicazioni ha aspirato con pompe idrovore, fino a riportare tutto alla normalità del ventunesimo secolo

È la prima volta che sento parlare di simili disagi allo scalo milanese e mi domando da dove provenga tutta quell’acqua che ha invaso i pozzetti di Novegro. Un nubifragio? Non pervenuto. Una perdita senza precedenti nella rete idrica? Qualcuno verificherà. E pensare che, proprio in questo periodo, il rischio di disagi ai passeggeri era stato considerato – ma escluso – per motivi completamente differenti:

 
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Pubblicato da su 13 luglio 2017 in news

 

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WhatsDown e le crisi di astinenza da chat

Ieri sera, poco dopo le 22.00, WhatsApp ha iniziato a mostrare segni di cedimento che, poco dopo, si sono rivelati sintomi di un blackout che si è protratto per alcune ore. Ore di panico per alcuni e ore di pace per altri, dice questo articolo di Rai News, rilevando le reazioni degli utenti che hanno evidenziato il disservizio su Twitter, Facebook e altre applicazioni.
Indipendentemente dal fatto che esistano alternative che svolgono egregiamente la stessa funzione, il rilievo globale che questa notizia ha raggiunto ci dà la misura di quanto il mondo sia sempre più attento alle sciocchezze e sempre meno incline a dare il giusto peso a cose ed eventi.

Se WhatsApp smette di funzionare – temporaneamente o definitivamente – il mondo va avanti, la vita continua e le persone possono comunicare ugualmente. Gli unici legittimati a preoccuparsene sono Mark Zuckerberg e chi lavora con lui. Coloro che, da utenti, hanno legato la propria sorte ad un servizio di messaggistica, dovrebbero porsi qualche domanda e farsi aiutare a trovare le risposte giuste.

Comunque teniamo sempre presente che buona parte di noi ha un’ottima scorta di SMS inutilizzati.

 
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Pubblicato da su 4 Maggio 2017 in Mondo, news, pessimismo & fastidio

 

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Blackout Wind, rimborso condizionato

Non è affatto brillante, da parte di Wind, la mossa di offrire un risarcimento per il blackout dello scorso 13 giugno solo agli utenti che ne hanno fatto richiesta entro il 16 luglio.

La decisione è stata presa ieri in seguito ad un incontro tra l’azienda, l’AGCOM e le associazioni di consumatori: per le ricaricabili il rimborso consiste in un bonus da 1 GB di navigazione per coloro che hanno attivo un piano dati, più un altro bonus pari al 20% per tutte le ricariche effettuate nelle 48 ore seguenti all’attivazione, fino ad un valore massimo di 50 euro (bonus fruibile entro 30 giorni dalla data dell’attivazione e sarà consumato con priorità rispetto al credito pagato). Gli abbonati dei servizi di telefonia fissa o mobile si troveranno, entro due mesi in una prossima fattura, un abbuono di 2,50 euro più 1 GB di navigazione gratis per le utenze business.

Va detto che l’operatore è tenuto ad indennizzare automaticamente gli utenti per un importo pari a 2,50 euro per ogni giorno di mancata erogazione del servizio. Altroconsumo dichiara vittoria, Codici e Movimento Difesa del Cittadino non demordono.

 
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Pubblicato da su 17 luglio 2014 in news

 

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Wind spiega il blackout di venerdì scorso

Lo scorso venerdì 13 giugno, gli utenti di Wind hanno subìto numerosi disservizi pressoché globali (assenza di connessione Internet e impossibilità ad effettuare conversazioni telefoniche ed SMS). L’azienda, dopo aver informato gli utenti di aver fatto il possibile per ripristinare la normalità, spiega così il problema:

windblackout

 

Wind sottolinea che il disservizio, verificatosi il 13 giugno, sulla rete fissa e mobile, è stato un evento anomalo di carattere eccezionale, durato poche ore e che non ha mai interessato l’intero territorio nazionale.

L’anomalia è stata causata dal blocco progressivo, per problemi di configurazione, degli apparati (router IP) dell’esteso backbone internet di collegamento tra i nodi delle reti fissa e mobile: si tratta di un evento unico ed irripetibile. L’azienda si è immediatamente messa in moto, grazie all’intervento tempestivo della propria macchina operativa e dei propri tecnici di rete che hanno individuato l’anomalia, ne hanno verificato gli impatti sulle tratte geografiche della rete per bloccarne la diffusione. Solo a quel punto, si è potuto procedere alla graduale, ma veloce, eliminazione del problema ed al ripristino della piena funzionalità del servizio nelle diverse aree territoriali. Queste azioni, unitamente al fatto di disporre di tecnologie sofisticate e all’avanguardia, hanno consentito di ridurre il tempo del guasto solo a poche ore.

Per incidenti di simile natura, verificatisi su reti di telecomunicazioni che hanno dimensioni analoghe nel mondo, i tempi di risoluzione sono stati molto più lunghi con impatti decisamente più pesanti.
Nei confronti di questa eccezionale anomalia sono state poi intraprese tutte le azioni necessarie per prevenire l’eventuale ripetersi di casi simili.
Wind, inoltre, ha fornito, con tempestività e trasparenza, una corretta informazione ai 25 milioni di clienti (22 di telefonia mobile, 3 per il fisso) con progressivi aggiornamenti sui vari canali di comunicazione e attraverso le proprie strutture che gestiscono la relazione con il cliente: customer care, negozi, agenzie e social media.

È opportuno ricordare, infine, che la rete fissa di Wind è composta da asset di notevole importanza: oltre 21.600 km di backbone in fibra ottica, circa 4.900 km di anelli urbani (MAN) e oltre 400 nodi di rete IP. La rete mobile, capillare e tecnologicamente all’avanguardia, comprende circa 13.600 stazioni radio, di cui 12.000 relative alla copertura 3G. Per quanto riguarda la rete di nuova generazione 4G, il servizio è stato già lanciato nelle principali città italiane.

Wind si scusa ancora per il disagio.

La considerazione centrale ha un sapore di “siamo stati rapidissimi” (“Per incidenti di simile natura, verificatisi su reti di telecomunicazioni che hanno dimensioni analoghe nel mondo, i tempi di risoluzione sono stati molto più lunghi con impatti decisamente più pesanti”), ma chi legge non ha argomenti per confermare o smentire, quindi la annullo.

Un problema può sempre verificarsi e chi si occupa di telecomunicazioni in Italia lo sa bene, perché le condizioni della rete non sono esattamente eccezionali. L’importante è che il problema venga risolto nel minor tempo possibile e che vengano messe in atto tutte le misure preventive per evitare che si ripeta.

Il disagio patito dagli utenti è innegabile, ma l’azienda potrebbe attenuarlo con qualche iniziativa a valore aggiunto e senza scadenza… 😉

 
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Pubblicato da su 16 giugno 2014 in telefonia, TLC

 

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NSA, urgono ingegneri ed elettricisti

NSA-DataCenter-Diagram

Problemi elettrici per la NSA, l’Agenzia americana per la sicurezza nazionale che – dall’esplosione del Datagate ad opera di Edward Snowden– si è guadagnata la fama di Grande Fratello: il suo grande data center di Bluffdale, nello Utah, costato oltre un miliardo di dollari, ha l’impianto elettrico in tilt. Pare che guasti, incidenti ed episodi di corto circuito siano all’ordine del giorno, al punto che la struttura sarebbe pressoché inutilizzabile. I problemi sarebbero riconducibili ad una realizzazione non esattamente a regola d’arte, ma le imprese che hanno lavorato al cantiere – così come i tecnici dell’esercito – non sono ancora riuscite a venirne a capo.

Nel frattempo, però, potrebbero almeno modificare il messaggio di benvenuto che compare all’ingresso della struttura…

NSA-DataCenter-WelcomeSign

Chi tiene alla propria privacy sarà contento, chi deve tenere alla tutela della sicurezza nazionale americana un po’ meno.

 
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Pubblicato da su 8 ottobre 2013 in news

 

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Un caso di Website Facebook Addiction

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Se un malfunzionamento di Facebook Connect può bloccare mezza Internet – eventualità che si è verificata la scorsa settimana – significa che ci troviamo di fronte ad un problema di dipendenza da Facebook da parte di molti siti web e questo impone una riflessione.

 
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Pubblicato da su 11 febbraio 2013 in Buono a sapersi, Internet

 

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